Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Walpurgisnacht    06/09/2011    1 recensioni
[Spin-off di Unforgivable Sinner, what if de L'Orrore, a sua volta what if della serie originale] [E' consigliato leggere le altre storie, ma non necessario]
Sayaka ha espresso il desiderio di salvare Mami -e questa è stata la sua rovina.
Legata indissolubilmente all'altra, quando Hitomi ha annunciato loro del suicidio di Kyosuke è diventata una strega, trascinando con sé anche Mami.
Una strega molto più potente infesta ora la città -uno scenario che Homura non aveva mai incontrato.
E dovrà affrontarla da sola dato che Kyoko ha qualche piccolo problema...
[Homura centric] [Citati tutti gli altri personaggi]
Genere: Azione, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Homura Akemi
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Puellaception!'
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Ave Maria

Storia di Nyappy

“Akemi Homura” era scritto sulla targa vicino alla porta, l’ottone brunito che riluceva piano nell’oscurità.
Lei si scostò i lunghi capelli scuri dal viso, fissandola.
Akemi Homura.
Il suo nome.
No, non più.
Era stato il suo nome, lo era stato –adesso non era nient’altro che abitudine.
Ricominciare tutto dall’inizio, ogni volta, vedere i grandi occhi di Madoka spenti, prima di svegliarsi di nuovo, ancora una volta
Si allontanò da casa fissando la luna.
Aveva una missione, quella notte.

*

«Abbiamo un problema.»
Una voce acuta la fece trasalire. Si stava riposando prima di riprendere ad analizzare i dati su Walpurgisnacht –si voltò di scatto, pronta a trasformarsi.
Era Kyubey.
«Cosa vuoi.»
Homura si sistemò la gonna dell’uniforme, drizzandosi sulla sedia.
E così quell’Incubator era riuscito ad identificare la sua abitazione, l’unico luogo fuori dal tempo di quella dimensione.
«E’ successo quello che non doveva succedere.» fu l’enigmatica risposta.
Dalle sue spalle sbucò Kyubey, un sorriso affettato sul muso chiaro; questo agitò la coda nell’aria.
Homura si voltò per guardarlo, invitandolo a proseguire.
«Kyoko Sakura è arrivata in città, come ben sai.» iniziò zampettando vicino al centro della stanza «Per proteggere Mami Tomoe e Madoka, Sayaka Miki è diventata una Puella Magi.»
Homura represse una smorfia.
Ogni volta che Sayaka accettava il contratto di Kyubey, ogni volta che desiderava che quel Kamijo guarisse… quante volte Homura aveva visto la sua forma di strega?
Gli fece cenno di proseguire, lanciando una veloce occhiata ai ritratti di Walpurgisnacht che la sua memoria aveva raccolto.
La sua copertura doveva rimanere intatta.
«E’ da poche ore diventata una strega.» come Homura aveva previsto «Assieme a Mami Tomoe.»
Trasalì.
Questo… non le era mai successo. Mai.
Tornò a guardare Kyubey, impassibile come sempre.
Non c’era motivo per cui mentisse, no? Allora…
«Così ci sono due streghe in città.» notò con voce ferma.
Che strano. Cosa centrava Mami con il desiderio di Sayaka?
«Non è esatto.» Kyubey agitò la coda, confondendosi con le pareti luminose della stanza, tappezzate di dati e appunti.
Homura sbatté gli occhi.
«Sayaka Miki ha desiderato di salvare Mami Tomoe.»
Stupida! Homura soffocò un’imprecazione.
Kyubey balzò su un divanetto, sedendosi composto «Ha legato la sua mente con quella dell’altra Puella Magi.»
Cosa le aveva fatto cambiare idea? Il suo desiderio era sempre stato quello…
«La loro Soul Gem è esplosa. Sono diventate un’entità unica.»
Homura sbarrò gli occhi.
Era ormai abituata all’impassibilità di Kyubey, ma quello… non aveva mai incontrato due streghe in una.
E se la forma corrotta di Sayaka era gestibile… chissà quanta sarebbe stata la sua potenza, combinata a quella di Mami.
Aveva la necessità di sbarazzarsene prima dell’avvento di Walpurgisnacht.
Ci avrebbe pensato con calma.
«Da quanto ti dedichi a spiare i miei movimenti?» chiese a Kyubey, ma questo era sparito.
Homura si guardò attorno, appoggiandosi allo schienale del divano.
Poteva chiedere a Kyoko di aiutarla… no.
La ragazza aveva abbandonato l’abitazione poco prima, le mani ridotte a moncherini sanguinati.
Avrebbe impiegato troppo tempo per recuperare e Homura era certa di una cosa: in quella situazione non ne avrebbe avuto.
Mami e Sayaka streghe potevano persino attirare Walpurgisnacht prima… non aveva mai considerato Sayaka una variabile, ma si era ricreduta.
Avrebbe fatto di tutto per evitare che Madoka contrattasse con Kyubey –incluso nasconderle la verità.

*

Era davanti alla casa di Mami, la porta chiusa.
La Soul Gem nella mano di Homura brillava, illuminando di viola l’ambiente circostante, nella semi-oscurità.
La strega era lì.
Il pattern magico era confuso –brandelli di Sayaka, frammenti di Mami– ma Homura sentiva che la strega era già sazia.
Un odore quasi metallico le solleticava il naso –sangue.
C’era una persona normale con loro al momento della trasformazione –non Madoka, di questo era sicura– ma prima di combattere aveva bisogno di controllare che niente la intralciasse.
 
Era davanti alla casa di Madoka, una villetta molto luminosa con un giardino curato.
Tutte le luci erano spente, bene.
Percorse il vialetto con calma, lanciando un’occhiata ai fili d’erba che accompagnavano con il loro movimento la tenue brezza notturna.
Giunta a pochi passi dalla porta flesse le ginocchia e spiccò un balzo, raggiungendo il piano superiore.
Si aggrappò con le mani al marmo sotto la finestra della stanza di Madoka, risalendo senza sforzo, i muscoli tesi e pronti.
Sedendosi nello spazio stretto, appoggiò le mani al vetro per guardare l’interno.
La camera di Madoka era semplice, come la ricordava, sommersa di peluches.
Su un ripiano spiccavano due occhi rossi: era Kyubey. Così la vegliava anche di notte?
Abbassò lo sguardo sul letto sotto la finestra.
La luna illuminava debolmente il letto, le coperte chiare che nascondevano il corpo di Madoka, accoccolata su se stessa, i capelli sciolti sul cuscino.
Perfetto.
 
Era davanti alla porta –scardinata– che dava alla stanza di Kyoko.
Sentiva delle urla indistinte –imprecazioni mescolate a ringhi e suppellettili calciate.
Chiuse gli occhi, concentrandosi.
Sentì un calore propagarsi dalla mano: quando aprì gli occhi l’uniforme scolastica era sparita, sostituita dalla sua tenuta da battaglia da Puella Magi.
Si scostò i capelli dal viso, stringendo appena gli occhi.
In quel momento regnava il silenzio.
Afferrò la porta con le mani e la sollevò, lasciandosi sfuggire uno sbuffo.
Era pesante. Girò su se stessa per appoggiarla alla parete, ritrovandosi davanti uno spettacolo inusuale.
Kyoko era bloccata al centro della stanza, in equilibrio su un piede solo.
A terra era un disastro: pacchetti di patatine aperte, il contenuto sparso un po’ ovunque, o-dango schiacciati e carte di snack sul divano.
I lunghi capelli scarlatti di Kyoko erano sospesi in aria, le coprivano il viso rendendole visibile solo un occhio e una porzione di guancia.
Anche così Homura poteva ben capire il suo stato d’animo: era furiosa.
Le bende con cui aveva cercato di fasciarle i moncherini si erano allentate, imbrattate di sangue come il resto degli abiti, la felpa ed i pantaloncini.
Kyoko non l’avrebbe disturbata, né sarebbe stata in grado di aiutarla.
Stringendo le labbra, si avvicinò nuovamente alla porta, pronta a sollevarla di nuovo.
 
La casa di Mami.
Nulla era cambiato da pochi minuti prima, anche se il pattern magico era diverso: ora le trame di Sayaka e Mami si erano sovrapposte, uniformi –e questo non era un bene.
Forse se avesse affrontato la strega quando ancora era instabile… allontanò quei pensieri dalla mente.
Doveva agire.
Sfiorò con la mano il legno, chiudendo gli occhi.
La loro fine era iniziata.
Quando li riaprì si ritrovò in un’enorme stanza tappezzata di foto.
Si guardò attorno, guardinga.
Nessun’orchestra di violini, nessuna piccola figura femminile a danzare, solo foto.
Si concentrò su una a terra: era Mami assieme ad una donna bionda –sua madre?
Passò alla successiva: Sayaka seduta vicino ad un grande letto bianco d’ospedale.
Sayaka e Mami assieme, di nuovo la donna bionda che stringeva un frugoletto urlante, Madoka dall’aria terrorizzata.
Un ruggito le fece sollevare la testa, le foto iniziarono a staccarsi dalle pareti.
Spiccò un balzo indietro, la mano pronta a tirare fuori una granata.
Tutte le immagini vorticavano assieme, avevano assunto la forma di un tornado.
Un battito di ciglia, il vento che la spingeva verso la parete.
Un battito di ciglia, tutte le foto erano sparite, sostituite dalla strega.
“Ma cosa…”
Non era la solita forma di Sayaka, no.
Homura si concentrò, stringendo i denti.
“Fermati.”
Il vento non la disturbava più.
Fece un passo in avanti, pronta a studiare la strega, quando qualcos’altro oppose resistenza.
Si voltò: la gonna scura era rimasta appiccicata alla parete bianca e lucida.
Colla.
Afferrò l’orlo con le mani, tirandolo: nulla, la stoffa a pieghe era rimasta intrappolata nella colla.
“Maledizione.”
Infilò una mano nello scudo. Aveva bisogno di un coltello.
Quando la tirò fuori, stringeva tra le dita un grosso coltello dal manico nero e la lama spessa.
Lo avvicinò alla gonna, iniziando a tagliare la stoffa con difficoltà.
Quello scenario non era dei migliori.
Non doveva assolutamente avvicinarsi alle pareti.
Quando si liberò una grossa porzione della gonna era andata, ma non poteva farci nulla.
Ripose il coltello nello scudo, alzando lo sguardo verso la strega.
Era diversa, sì.
L’elmo era il solito, con l’aggiunta di piume sulla sommità ed un fiocco rosa simile a quelli di Madoka.
Il mantello della strega era dorato, gli orli di ermellino che cingevano anche il collo della creatura.
L’armatura che le proteggeva il petto era diverso, con un mirino disegnato grossolanamente in giallo.
Le braccia della creatura erano bloccate nel loro ondeggiare, con delle lame affilate che spuntavano dai gomiti.
E l’arma… quella strega aveva sempre impugnato due sciabole, come la Sayaka originale.
Nel combinarsi con Mami queste erano diventate dei fucili, dei fucili a baionetta, simili ai modelli eleganti dell’altra Puella Magi.
La strega ne impugnava uno in mano, mentre l’altro era dietro la schiena, pronto ad essere estratto.
Non le piaceva, non le piaceva per niente.
La coda di pesce era sempre colorata, ma…
Homura strinse i pugni.
Non andava affatto bene.
Sembravano esserci degli scomparti, due sui fianchi erano aperti.
Lanciamissili.
Sostenuti da braccia meccaniche, due lanciamissili spuntavano dai lati dell’essere.
E la pinna… Homura si concentrò su quella.
Era sempre stata a forma di cuore, il cuore che Sayaka si era ritrovata ogni volta spezzato, per quel Kamijo.
Lo era sempre stata.
Fece una smorfia, leggermente impressionata.
Due torsi umani sostituivano la pinna della strega: uno maschile, i muscoli definiti che spiccavano, tesi, e uno femminile, prosperoso e dalle curve morbide.
Quella strega sarebbe stata difficile da sconfiggere.
Tirò fuori dallo scudo due granate, una in ogni mano.
Si preparò a spiccare un balzo, avvicinandosi all’elmo della creatura.
In aria, avvicinò le granate alla bocca.
Un proietto, poi l’altro, li lasciò cadere a terra, attivandole.
Le lanciò verso la creatura, concentrandosi appena un istante prima dell’impatto per fermarle.
Ormai era abituata.
Atterrò flettendo le ginocchia, allontanandosi dalla strega per non essere vittima dell’esplosione –non finire appiccicata contro il muro sarebbe stata una sfida.
“Scorri di nuovo.” ordinò al tempo prima di avere un’idea.
Si sdraiò velocemente a terra, rabbrividendo per il contatto tra il pavimento freddo e la pelle protetta solo dalle calze leggere.
Si tappò le orecchie, sentendo l’esplosione –il terreno vibrava, la strega stava ruggendo, la voce distorta e sporca.
Fece per rialzarsi quando un fischio la fece guardare in alto: missili.
“Fermati!” bloccò nuovamente il tempo, tornando in piedi.
Una pioggia di missili invadeva la stanza –tutti diretti contro di lei.
Corse alle spalle della strega, facendo fluire nuovamente i secondi.
“Vai!”
Il corpo dell’essere la protesse dall’impatto, che la fece cadere in ginocchio.
La coda della strega si agitò, i due torsi sulla pinna iniziarono a contorcersi –altri missili, immaginò Homura.
 
Ogni fibra del suo corpo bruciava.
Era intrappolata alla parete, i vestiti a brandelli, i capelli appiccicati al viso.
Il sapore acre e metallico del sangue le aveva invaso la gola, così come la puzza di bruciato il naso.
Stava perdendo.
La strega ondeggiò ancora, ringhiando qualcosa.
Stringeva i due fucili in mano –puntati su di lei.
Homura aveva già provato a bloccare il tempo, in uno sprazzo di lucidità tra il fuoco che le ustionava il viso e il sangue che le impediva di vedere bene.
Tutto inutile.
Il suo scudo sembrava rotto, come se sapesse già la fine che le aspettava.
Non respirava più.
Non stava respirando –non entrava aria nei polmoni, solo fumo.
La strega agitò il mantello dorato, il mirino sul suo petto iniziò a brillare –una luce dorata che le sembrava così bella in quel momento….
 
Aprì gli occhi.
Era sdraiata su un materasso morbido, il corpo protetto da una spessa coperta.
Conosceva quel luogo.
«Diavolo!» imprecò coprendosi il viso con le mani.
Aveva fallito, aveva fallito ancora.
Non poteva continuare a farlo.
Madoka… si ritrovò a piangere come non faceva da settimane.
Stava piangendo.
Perché in quel momento lei poteva scegliere ancora una volta.
Homura Akemi, la Puella Magi cattiva che voleva impedire a Madoka di fare un contratto con Kyubey.
Oppure…
Poteva essere chiunque volesse. Poteva fuggire, poteva fare tutto.
Invece si rialzò a fatica, braccia e gambe indolenzite.
Madoka aveva bisogno di lei.


Questo è lo spin-off di Unforgivable Sinner, what if di L'Orrore, che è un what if a sua volta. La storia fa parte della serie Puellaception!
Allora... io odio Homura. La ritengo stupida e incosciente, ma ho cercato di calarmi nei suoi panni.
Un paio di spiegazioni riguardo alla strega: è una "mamizzazione" di Oktavia von Seckendorff, da me ribattezzata Oktavia Winchester -dal fucile.
Ho cercato di mescolare gli elementi di Mami -sempre sola, ha bisogno di amici, si è salvata ma ha lasciato morire i propri genitori- senza modificare troppo Oktavia.
Sono abbastanza soddisfatta del risultato, ho pure fatto un disegno! Forse lo posterò :)
Il titolo deriva dalla canzone che stavo ascoltando, l'Ave Maria di Bach appunto.
   
 
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