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Autore: LadySaiyan    10/09/2011    3 recensioni
La vita difficile di un saiyan di infimo livello, sotto il comando di colui che odia di più al mondo. Colui che gli ha rovinato la vita, uccidendo chi amava.
Ora ha solo una speranza: suo fratello.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bardack, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Blood and Tears'
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RICORDI E FERITE


Dall'oblò della piccola navicella entrava la luce delle miliardi di stelle che brillavano incessantemente nell'universo. Quanto era immenso il cosmo, quante galassie e quindi quante forme di vita esistevano. L'impero sayan avrebbe dovuto impadronirsi di tutto ciò, sterminare popolazioni intere e fare suo ogni cosa. Avrebbe dovuto, perchè di quel popolo erano rimasti solo in quattro. Infatti il pianeta Vegeta era saltato in aria. Secondo la tesi ufficiale era stato distrutto da un impatto con un gigantesco meteorite, ma in molti, segretamente, sapevano che non era andata così.

A Radish avevano sempre detto che l'ex pianeta Plant era scomparso sotto l'impatto con un asteroide e ci aveva sempre creduto, almeno fino a qualche anno fa. Fino a quando lui e i suoi due compagni, Vegeta e Nappa, avevano conquistato il pianeta Shikk in soli tre giorni e si aspettavano una grossa ricompensa dal Potente Freezer, ma così non fu
.
"Davvero? Oh ma che bravi" fu l'esclamazione del tiranno, quando Vegeta gli parlò della missione conclusa "bene, quindi se non vi dispiace potete andare, ho da fare!" continuò. Vegeta rimase impassibile mentre Nappa si alzò di scatto furente. "Aspetta un momento! E la nostra ricompensa? Ci abbiamo messo solo tre giorni per conquistare quel dannato pianeta! Ci meritiamo un bottino!" Freezer gli rise in faccia, insieme a Zarbon e Dodoria. "Dimmi Zarbon, quanto ci avresti messo a conquistare il pianeta Shikk?" "Un giorno" rispose il complice. A quella risposta anche Radish si alzò con una voglia tremenda di spaccare le ossa a quei tre alieni che si divertivano a beffeggiarli. Il colosso sayan abbassò lo sguardo deglutendo per la rabbia. Alzò di nuovo gli occhi senza riuscire a tenere a freno la rabbia. "Eh no! Non non ce ne andiamo!" urlò per poi iniziare a correre per cercare di vendicarsi. A quell'attacco del compagno, Vegeta si alzò preoccupato che il gigante potesse fare sciocchezze. "Nappa!" gridò. Bastò la sua voce per fermare il sayan inferocito. "Grande Freezer scusalo, ora noi andiamo" disse serafico.
Nappa evidentemente sconvolto dal comportamento del principe, con una leggera esitazione seguì i due compagni che si erano già avviati all'uscita del palazzo.
Radish aveva capito il comportamento di Vegeta. Sapeva che non avrebbero potuto far niente contro l'alieno e per evitare di iniziare una battaglia inutile aveva fermato Nappa, che al suo contrario non lo aveva capito. Infatti il colosso aveva un'intelligenza piuttosto precaria, non era affatto riflessivo e faceva fatica a contenere la rabbia, cosa molto importante da mantenere durante un combattimento. Quella era una cosa che lo svantaggiava rispetto ai giovani compagni.
Radish non chiese nulla al principe, tanto sapeva già la risposta, perciò se ne stava zitto ad ascoltare le continue lamentele del compagno più vecchio.
"Senti Vegeta, ho sentito una cosa che riguarda noi sayan!" fece all'improvviso il grosso guerriero "riguarda il nostro pianeta, e della sua distruzione".
Quelle parole lo colpirono. "Che cosa intendi dire?" domandò. Nappa si voltò e con un'espressione alquanto strana si rivolse a lui.
"Ci hanno mentito sulla distruzione del nostro pianeta, Freezer ci ha mentito!" "Perchè? Su cosa ci ha mentito?" domandò di nuovo, ma questa volta il colosso rivolse lo sguardo verso Vegeta che nel frattempo si era fermato. "Ora ascoltami bene Vegeta! Non è come ci hanno sempre detto! Il pianeta Vegeta è stato distrutto da Freezer perchè temeva che la forza che cresceva di noi sayan! Ha distrutto il pianeta e ucciso tuo padre, il nostro re!" urlò tutto d'un fiato.
Radish non volle crederci. Era stato quel maledetto che li aveva sempre usati e trattati come schiavi, a distruggere la loro casa, ad uccidere tutti i sayan.
La gola gli si seccò e il sentì il suo battito cardiaco accelerare. Lui stesso non voleva credere al fatto di essere tanto sconvolto alla luce di  quella tremenda verità.
"L'ho sempre saputo" fu la risposta sconvolgente di Vegeta. Quell'esclamazione fu come un pugno nello stomaco per lui e probabilmente anche per Nappa, a giudicare dalla sua faccia. "Come lo sapevi? Non ti interessa che ha distrutto il nostro pianeta? Ha ucciso tuo padre!" gli urlò il colosso, serrando i pugni. "Non m'importa che abbia distrutto il mio pianeta natale e neanche che abbia ucciso mio padre, non me ne frega nulla" continuò come se nulla fosse. Radish non riuscì nemmeno a replicare, troppo sconvolto dalle parole del principe. Spalancò solo gli occhi e strinse forte i denti. "Ora non potrei mai confrontarmi con lui, ma col tempo io diventerò sempre più forte così potrò battere Freezer e tutto l'universo sarà sotto il mio potere!" continuò a dire "Sarò io il padrone dell'universo!" Radish non voleva credere a quello che Vegeta stava dicendo. Era impossibile che non gliene fregasse nulla della terribile sorte che era capitata alla sua gente. Le sue parole però erano piene di sicurezza e i suoi occhi pieni di speranza. Spostò lo sguardo su Nappa, scioccato quanto lui.


Quell'episodio lo aveva segnato profondamente. Da quel giorno Radish aveva cominciato ad odiare ancora di più il loro tiranno. Per colpa sua aveva perso tutto e tutti. Il suo pianeta, suo padre, sua madre e tutte le persone a cui teneva. Gli era rimasto solo suo fratello, Kakaroth. Un fratello dal quoziente combattivo talmente basso da essere stato mandato in un pianeta remoto abitato da esseri non pericolosi per un cucciolo sayan. Terra, era il nome del pianeta su cui era stato spedito ben ventiquattro anni prima, quando era solo un neonato di qualche giorno di vita. Ed ora Radish si stava proprio dirigendo verso quel corpo celeste che avrebbe dovuto esser stato distrutto dal fratello minore.
Kakaroth però non si era mai fatto sentire, non aveva nemmeno provato a cercare i suoi simili, davvero strano. Al ragazzo veniva quasi il dubbio che il suo caro fratellino avesse fallito la missione. Ma tutto ciò sembrava inverosimile: non aveva mai sentito che un neonato dal livello bassissimo venisse sconfitto dagli abitanti del pianeta da conquistare. Sarebbe stata una vera vergogna per la sua famiglia. Anzi quel Kakaroth era già un disonore. Tutti avevano beffeggiato il livello del bambino. Anche Radish, a quel tempo pure lui ancora un cucciolo, si era vergognato di quel fratellino tanto debole. Se si vergognava lui, non poteva immaginare l'imbarazzo di suo padre, Bardak. Grande guerriero, ammirato e rispettato da tutti. Alla nascita possedeva un quoziente piuttosto basso ma con il tempo si è rafforzato moltissimo, fino a raggiungere la forza di guerrieri di prima classe.
Quando si nasceva deboli però, si era marchiati come terza classe per tutta la vita.
Radish ammirava e rispettava suo padre con tutto se stesso.  Nato anche lui di terza classe, ma abbastanza per essere giudicato come "moccioso dal livello non male".
Bardak ne era orgoglioso e amava moltissimo quel figlio, seppur senza dimostrarlo. Non si era mai preoccupato molto del suo primogenito tuttavia quando non era in missione ci teneva ad allenare il figlio, insegnandogli molte tecniche e rafforzandolo molto. Radish non se ne sarebbe mai dimenticato. Non avrebbe mai dimenticato suo padre, l'unico uomo che ammirava dal profondo del suo cuore. Un po' lo temeva. Temeva di non essere all'altezza di essere il suo primogenito. Temeva che lo rifiutasse. Un giorno però Bardak aveva manifestato l'amore per suo figlio.

Quel giorno Radish aveva compiuto da poco sei anni, e si trovava in un cortile ad allenarsi con il padre. Bardak era forte, si muoveva velocissimo e il figlio non riusciva mai a colpirlo. Il ragazzino stava cominciando a demoralizzarsi e anche a provare vergogna quando il padre gli urlò severamente "Moccioso! Vuoi farmi vergognare?! Tira fuori un po' di grinta!" Il piccolo sayan amava combattere ed era uno dei più forti ragazzini di quella base. Contro suo padre era diverso. La paura di sbagliare lo pietrificava e lo sguardo dell'uomo, così freddo e severo, lo bloccava di più ancora. Bardak decise che era il momento di dargli una svegliata. Partì con una raffica di pugni, al viso e allo stomaco ed infine una serie di calci  misero al tappeto il giovane sayan. L'affascinante guerriero sapeva sfoderare dei colpi violenti senza mettere in pericolo gli avversari, senza lesionare gli organi vitali. Gli aveva fatto male, senza alcuna intenzione di ucciderlo. Non lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai represso una sua creatura. Radish era a terra, poi si sedette, abbassò lo sguardo aspettando che l'avversario tornasse all'attacco. Per punirlo. Era stato uno sciocco.
Ora l'uomo che lo aveva messo al mondo si vergognava di lui. Non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Nei scuri e impenetrabili occhi neri del guerriero.
Lo sentì avvicinarsi,lentamente. Doveva affrontare lo sguardo. Sentiva il sangue, il suo sangue, scorrere lungo le guancie, quasi fossero lacrime. Alzò gli occhi.
E quando vide l'espressione del padre quasi non ci credé. Bardak aveva allungato il braccio in segno di aiutarlo ad alzarsi. Teneva la mano aperta, leggermente rannicchiato. E sorrideva. Non era il suo solito sorriso maligno, no era diverso. Un sorriso da padre verso il figlio. Il piccolo guerriero sentì il cuore in gola per quel gesto insolito da parte dell'uomo. Radish  ricambiò il sorriso gettandosi fra le braccia di Bardak, abbracciandolo.
Il sayan ricambiò senza dire nulla, affondando la mano tra i folti capelli nerissimi del bambino.
"Non ti devi bloccare. Non ti faccio niente anche se non riesci a combattere contro di me, ci sono passato anch'io alla tua età" sussurrò alle orecchie del figlioletto.
Lui lo guardò. "Sono stato uno stupido, padre" fu la sua risposta con voce soffocata dalla malinconia.
"Non c'è nulla di irrimediabile. Tu sei forte, sono orgoglioso di te, figlio mio" disse Bardak senza mostrare il benché minimo imbarazzo per quell'esclamazione mai detta, tuttavia spesso dimostrata attraverso gli sguardi. "Vogliamo continuare Radish?" esclamò poi alzandosi assumendo di nuovo la sua solita espressione dura. Il bimbo saltò in piedi pieno d'entusiasmo.


Quando il ragazzo ricordava quell'episodio non poteva fare a meno di reprimere un gemito di malinconia, di mancanza di quei bei momenti. Durante i viaggi in navicella, se non dormiva, pensava. Riviveva tutti i ricordi ancora vivi e limpidi nella sua mente. Ricordi ma anche ferite. Ferite corporee ma anche dell'anima. Ferite che ancora sanguinavano, altre si erano chiuse, ma non del tutto. Mai avrebbe dimenticato il motivo per cui non aveva dovuto subire la sorte degli altri suoi simili. Era il secondo, nuovo cagnolino di Vegeta. Oltre a Nappa serviva che qualcun altro facesse "compagnia" al principe, perciò Freezer decise di avere un altro marmocchio sayan al suo diretto servizio. C'erano le selezioni: ogni bambino sayan dai sei anni ai dieci, con un quoziente abbastanza elevato, doveva presentarsi al palazzo del re, dove avrebbe avuto modo di disputare un duello con il principino in persona. Tra quei cuccioli c'era Radish.

Bardak lo accompagnò a palazzo, portandolo nei pressi di una sala d'allenamento. All'interno c'era Vegeta. Con Nappa, che osservava ogni piccolo sayan che combatteva. Doveva segnalare a Freezer i migliori dopo di ché, quest' ultimo avrebbe deciso chi dei selezionati avrebbe avuto il posto.
Radish non ne era convinto. Aveva la stessa età del principe, però sapeva che non avrebbe avuto possibilità di torcergli un capello. Immaginava di essere stato chiamato solo perchè era figlio di Bardak.
"Chissà che cosa si aspettano da me? Sono il figlio di Bardak!" pensava tra sé e sé.
Il padre non disse nulla durante tutto il tragitto verso il ring, nonostante ciò  sentiva il malessere del figlio e ne capiva il perchè. Quando giunsero videro un uomo che portava in braccio un bambino, probabilmente suo figlio, piuttosto mal ridotto. Radish si immaginava al suo posto. Ne era certo: avrebbe fatto quella fine.
"Vai! Fa vedere al principe di che pasta siamo fatti!" lo incitò Bardak mettendogli una mano sulla spalla. Quel gesto incoraggiò il ragazzino che ritrovò la forza.
"Certo padre!"
"Ti aspetto qui" Il bambino annuì col capo prima che le porte si aprissero.
Entrò in una sala enorme, completamente metallizzata. Delle forti luci illuminavano la camera da combattimento, illuminata ancor di più con il riflesso delle pareti e del pavimento. Al centro, immobile, stava il Principino Vegeta.
Era la prima volta che lo vedeva così da vicino. Al primo impatto nessuno avrebbe detto che fosse dotato di una forza straordinaria: poco più alto di Radish e non eccessivamente muscoloso.
La cosa che lo colpì di più era lo sguardo di quel ragazzino. Gli occhi fissi sull'avversario, tenebrosi, impregnati di malvagità.
Lo sguardo di un assassino in poche parole. Che impressionava di più addosso ad un bambino come quello.
Poco più lontano, sedeva il colosso di Nappa. Al contrario di Vegeta portava un sorriso beffardo, quasi come volesse ridere in faccia a colui che stava per battersi con il suo allievo. Radish rimase immobile, a distanza di circa due metri dal principe. Tuttavia lo osservava negli occhi. Cercava di capire quanto odio covasse quel ragazzino della sua stessa età. Occhi impenetrabili. Come quelli di suo padre. E come quelli di tanti altri sayan.
"Sei il figlio di Bardak, giusto?" tuonò improvvisamente Nappa.
"Si...il mio nome è Radish"
"Lo so come ti chiami...adesso fa vedere se sei degno di essere il figlio di tuo padre!"
Il giovane sayan non replicò, rivolse lo sguardo verso Vegeta che entro pochi attimi lo avrebbe attaccato.
In una frazione di secondo il principe gli fu addosso sferrandogli una violenta serie di pugni, di cui alcuni Radish riuscì a schivarli o a fermarli. Allora l'avversario alzò una gamba facendo partire un calcio che gli colpì l'addome lanciandolo tre metri più avanti. Il cucciolo sayan si rialzò di scatto e generò un'onda energetica nella direzione di Vegeta, che rispose a sua volta con un'altra onda. Quella del principe dopo un po' ebbe il vantaggio fermando la sua.
Radish non si fermò. Attaccò ancora ma senza successo. Pugni, calci e gomitate a raffica, cercando di usare tutti i colpi insegnatigli nei pochi anni della sua vita appena iniziata. Però Vegeta era troppo forte. Era solo riuscito a fargli qualche graffio, cosa che sembrava divertire il gigante che li stava a guardare.
"Ok, ora basta giocare mi sono stancato. Adesso ti faccio vedere di che cosa sono capace. IO il principe dei sayan!" esclamò d'un tratto con un ghigno da far paura. Radish capì che non avrebbe potuto fare niente per fermare la furia omicida del temibile avversario.
Vegeta lo colpì con pugni violentissimi allo stomaco e al torace. Il ragazzino sentì le costole rompersi, sentì la pelle lacerarsi, sentì l'odore e il calore, del suo sangue che veniva versato in ogni punto del pavimento. Cadde pesantemente a terra, senza nemmeno la forza di urlare dal dolore. Il principe gli fu di nuovo sopra. Gli pestò la faccia.
Il naso andò in frantumi. Radish sentì il sangue colare lungo tutto il viso. Continuò per un bel pezzo. Ad  un certo punto il giovane sayan non riusciva nemmeno a sentire il dolore. Era quasi incosciente.
"Vegeta avresti potuto risparmiarti un pochino...non credi?" disse beffardamente Nappa avvicinandosi alla pozza di sangue in cui giaceva mezzo morto Radish.
"Beh almeno mi sono divertito" fu la riposta sadica del principino mentre si toglieva i guanti impregnati del sangue dell'avversario.
"Sarà meglio chiamare Bardak che venga a prendere il suo moccioso" annunciò Nappa dirigendosi verso il portone.
Radish, praticamente immobilizzato, vide la figura di suo padre entrare. Fu come un'ancora di salvezza poterlo vedere.
Non riusciva a capire che cosa si dicessero, bensì vide l'espressione tra la preoccupazione e la rabbia dell'uomo che lo aveva messo al mondo.
L'ultima cosa che vide fu il viso di Bardak mentre lo prendeva in braccio per portarlo fuori da quel posto di massacro.
Si risvegliò dopo una settimana.
Davanti a lui c'era solo il viso di sua madre.


Non passò molto tempo quando Freezer decise di scegliere Radish come seconda giovane scorta.
Lo stesso Radish non era molto contento di questo:
non riusciva a capire perchè avesse scelto proprio lui. Del resto non era così forte. Non era ai livelli di Vegeta, neanche lontanamente.
Era un semplice, inconsiderabile, moccioso di terza classe. Cosa aveva di speciale? Perchè era il figlio di Bardak? Perchè suo padre era forte quanto un sayan di prima classe, nonostante fosse nato con un livello decisamente basso? Perchè Freezer volle fare un dispetto a Bardak? Togliendogli un figlio a cui era profondamente affezionato?
Radish, ancora adesso, si tormentava con questa domanda. Perchè l'aveva scelto? Forse non lo avrebbe mai saputo. Ricordava benissimo quando suo padre andò da Freezer in persona, per protestare. Non voleva che suo figlio andasse nelle sue mani. Bardak lo aveva sempre considerato un mostro. Un approfittatore, un Tiranno. Con la T maiuscola. Tentò il tutto per tutto, invano. Freezer considerava Radish come una merce, o qualcos'altro. Radish si consolò all'idea che l'uomo che lo aveva messo la mondo, in fondo, lo amava. Niente convinse Freezer, perciò dovette unirsi alla squadra del principe. Furono mesi durissimi. Gli scontri e gli allenamenti con Nappa erano tremendamente duri e sanguinosi. Non faceva altro che beffeggiarlo e a ricordargli che era inutile. E che se era stato scelto era solo per la pietà di Freezer. Trattenne tutto il dolore cercando di non pensare. Appena ebbe il permesso se ne tornò a casa.

Corse verso il refettorio per vedere se trovava i suoi genitori. Quando giunse trovò solo i compagni di squadra di sua madre.
Gli riferirono che ella si trovava nelle sue stanze così Radish senza perdere tempo andò da lei. La porta era semiaperta. Guardò dentro.
La figura della donna che lo aveva messo al mondo era in piedi, davanti alla finestra, gli dava le spalle perciò non poté vedere che espressione avesse.
Silenziosamente scivolò dentro. Era da tanto tempo che non la vedeva.
"Mamma..." la invocò. La donna si girò di scatto.
Era bellissima Taanipu.
Portava lunghissimi e folti capelli nerissimi che incorniciavano un viso dai lineamenti fini, un po' insoliti per un sayan.
Aveva degli intensi e grandi occhi neri
che risaltavano ancora di più la sua bellezza. Taanipu era una vera guerriera sayan.
Spietata in battaglia, forte e astuta. Aveva un gran carisma, come Bardak del resto. Era sicuramente una delle donne più belle e forti della base.
Un sogno erotico per qualsiasi sayan. Con Radish però era diversa. In alcuni momenti era molto severa e autoritaria in altri era una vera madre.
Non era come alcune donne che i figli li mettevano al mondo e basta. No, sapeva essere una sanguinaria guerriera e una madre protettiva.
A lui regalava i sorrisi, le carezze, e i baci che a nessuno permetteva.
"Radish!" esclamò sorpresa.
Il bambino non riuscì a trattenere le lacrime. Si gettò fra le sue braccia e si lasciò andare. Le lacrime salate gli bagnavano il viso asciugandolo contro il petto caldo e morbido di sua madre. Lei lo strinse a sé accarezzandogli i folti capelli che lei stessa gli aveva fatto ereditare.
"Non voglio più tornare lì, ho paura di loro" continuava a ripetere tra gli singhiozzi e le lacrime. Era la prima volta che piangeva in quella maniera.
"Un sayan non piange mai" gli sussurrò la giovane donna ad un orecchio. Dolcemente, continuava a stringerlo al suo petto.
"Lo so...ma io..."
"Shhh...calmati...lo so..." Solo con quel caldo e tenero abbraccio, un abbraccio che solo il calore materno poteva dare, Radish trovò la calma interiore.
"Non dirlo a nessuno mamma" la pregò.
"Ma certo...E a chi potrei dirlo scusa?"
"A mio padre...non voglio che pensi che sono come uno di quelli di razza inferiore..."
"Non lo saprà...". Il giovane guerriero non poté fare a meno di notare una certa rotondità in Taanipu.
Appoggiò la mano nel basso ventre della madre.
"Perchè hai la pancia?" la sayan sorrise. "Fra pochi mesi avrai un fratello"
"Uh? Davvero? Un fratello?"
"Già..."
"Cresce dentro alla tua pancia?"
"Si...anche tu sei stato dentro alla mia pancia" Quella risposta fece sorridere Radish.
"E come si chiamerà?"
"Kakaroth..."
"Perchè proprio Kakaroth?"
"Beh...non so nemmeno io il perchè...Mi è venuto in mente e basta"
"Ok...credo che gli starà bene...Kakaroth..."


L'idea di avere un fratello divertiva molto Radish all'epoca. In quei momenti non immaginava neanche lontanamente quello che aveva dovuto subire sua madre, per cercare di proteggerlo. Difatti Taanipu si era presentata a Zarbon in persona per cercare di convincere quest'ultimo a non "comprare" il giovane sayan. Visto l'attacco della donna, il braccio destro di Freezer non si limitò a darle una dura lezione a pugni. No, si era divertito con lei. L'aveva violentata. Radish lo scoprì molti anni dopo, proprio dallo stesso Zarbon, quando lui, insieme a Nappa e a Vegeta, avevano scoperto la verità sulla distruzione dell'ex pianeta Plant. Il ragazzo aveva fatto esplodere la sua rabbia attaccando Zarbon, invano. Il suo compagno gigante lo fermò, per evitare che si facesse ammazzare. Anche se in fondo non gli sarebbe dispiaciuto morire. Ma la dichiarazione del verde alieno lo aveva disgustato nel profondo. Non era riuscito nemmeno a trattenere le lacrime, davanti agli sguardi dei suoi compagni, che, intelligentemente non lo avevano preso in giro per il suo pianto. In parte, si sentiva in colpa per quello che era accaduto a Taanipu. Dopotutto aveva subito tutto quello per lui. Si sentiva dilaniato dal nervoso e dalla disperazione.
Quella fu una delle ferite che ancora sanguinavano, come sanguinava ancora  quella della perdita della sua gente.

"Il pianeta Vegeta è stato distrutto sotto l'impatto con un immenso meteorite".
Quella frase gli rimbombava nella testa, pulsava nelle sue vene.
Era partito dal pianeta Vegeta poco meno di un ora prima della sua distruzione, Freezer aveva voluto che si unisse ai suoi due compagni, per assegnare loro l'ennesima missione. Era partito poco tempo dopo di suo fratello. Se fosse partito un'ora più tardi sarebbe morto con tutti gli altri. Invece il destino aveva voluto che lui vivesse. Il destino che si chiamava Freezer.
"Mi dispiace per voi sayan...eravate degli ottimi alleati" fu l'ipocrita frase del tiranno.
"Ora continuerete a fare quello che il vostro popolo non ha potuto continuare a fare".
Vegeta alla tremenda notizia aveva mantenuto la sua espressione indifferente e dura. Si era limitato con un "E allora? Ci sono altre notizie?" Nappa, al suo contrario, era evidentemente turbato e colpito.
Radish non voleva crederci. Fu come un pugno allo stomaco, seguito da una tremenda nausea.
Appena poté scappò in bagno, a vomitare tutto il dolore. Scoppiò a piangere. Si lasciò rotolare a terra, la disperazione aveva preso il sopravvento.
Si accovacciò in un algolo della stanza, portando le gambette al petto, continuando a versare lacrime sulle ginocchia.
 Fu lo shock più grande della sua vita. Per questo probabilmente cominciò ad impazzire.


Kakaroth, il fratello di cui sapeva appena il nome, era la sua ultima speranza.
Con lui avrebbe combinato qualcosa? La sua vita avrebbe avuto un svolta?
Radish non lo sapeva, ma Kakaroth, di Bardak, loro padre, aveva solo lo sguardo.




Nota dell'autrice: Eccomi con un'altra fanfic! Questa volta con una lunga one-shot, spero di non avervi annoiato!
Ho deciso di trattare il personaggio di Radish perchè non è molto presente nelle fanfic e a me piace molto, anche se si sa veramente poco su di lui.
Quindi mi sono inventata qualcosina ;) Spero di non aver pubblicato una cavolata!
Un'altra cosa: siccome gli argomenti trattati sono un po' forti, se fosse necessario alzare il rating al rosso fatemelo sapere, così provvederò ad alzarlo^^
Alcune parti sono collegate ad un'altra mia shot, Ferite Profonde, ma in questa sono sotto il punto di vista di Radish.
Detto questo, grazie per aver letto^^

   
 
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