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Autore: mercutia    14/09/2011    5 recensioni
Questa fanfiction narra ciò che nelle ultime puntate della serie muta i cuori di Rei e Fukiko e il precario equilibrio tra l'odio e l'amore che le lega.
Nel totale silenzio di quella notte di luna piena, la voce malferma di Rei giunse chiaramente da fuori.
Fukiko uscì veloce sul terrazzino di camera sua, sbattendo le mani sul parapetto in marmo con fare che riconobbe collerico. Prima di guardare giù, si impose di calmarsi: incrociando le braccia sotto il petto, si rimise dritta e composta e prese un profondo respiro. Rei stava barcollando in strada, probabilmente imbottita di quei calmanti di cui abusava. Nel vedere Fukiko si bloccò e cadde in ginocchio. La consueta soddisfazione che le dava vederla in quello stato era frenata da inopportune emozioni che si insinuavano con la stessa ostinazione con cui lei le rifiutava. Era furiosa per il comportamento di Rei e ancor più per la fastidiosa morsa di inquietudine da cui non riusciva a liberarsi da quando le aveva ceduto, da quando qualcosa dentro di lei si era spezzato, ammise. Non voleva pensarci, doveva continuare a tenere lontani quei ricordi per poter essere padrona di sé stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anche se non era affatto necessario, prima di uscire si soffermò ancora una volta davanti allo specchio per sistemare il cerchietto nero che le teneva indietro i capelli. S'immobilizzò a guardare la propria immagine riflessa: il tailleur cadeva perfetto, i boccoli biondi risaltavano sul tessuto scuro e incorniciavano un viso imperturbabile, dagli occhi freddi, che nessuno avrebbe potuto pensare fossero stati colmi di lacrime solo fino a pochi minuti prima.
Fukiko si sentiva immensamente vuota, avulsa dalla realtà continuava a fissare il proprio riflesso allo specchio come se appartenesse ad un'altra persona. Dietro di lei un oggetto terribilmente familiare riluceva sullo scrittoio, si girò a guardarlo, nuovamente indecisa se prenderlo o meno, sospirò, poi uscì dalla stanza.
Gli altri membri della sua famiglia l'attendevano in sala già pronti per andare al funerale. Nel vederla arrivare, suo padre si alzò velocemente per andarle incontro, ma mentre apriva le braccia a cingerla in un gesto di conforto, lei lo rassicurò
“Sto bene papà. Possiamo andare”
Takashi osservò la scena senza dire una parola, quindi si alzò per chiamare l'autista.

[Riferimento all'episodio 35]


La chiesa era gremita: parenti, amici, studentesse del Seiran, pianti, singhiozzi e condoglianze. La cerimonia funebre fu lunga e impeccabile: la processione delle studentesse che portavano il loro ultimo saluto fu lenta e commovente, le parole del sacerdote toccarono il cuore di tutti, le rose bianche che decoravano il feretro erano stupende. Rei. Al centro di tutto questo c'era Rei, erano per lei quei fiori, per lei le lacrime, per lei il dolore di tutte quelle persone. Fukiko si trovò a fissare la bara, immagine tangibile dell'incubo che stava vivendo, si sentì sul punto di impazzire o forse fu solo quello che si augurò mentre s'imponeva di distogliere lo sguardo per direzionarlo di nuovo davanti a sé verso un punto impreciso dell'altare, mentre reclinava appena la testa in segno di ringraziamento alle condoglianze. Non avrebbe mostrato loro il suo dolore, non avevano diritto di vedere le sue lacrime.
Il vuoto e la profonda desolazione erano le sole sensazioni che continuava a provare, forti e angoscianti, la chiesa era stracolma di persone, ma Fukiko non si era mai sentita tanto disperatamente sola. Rei.
Quando la funzione terminò, l'eco rimbombò dei passi della folla che lasciava la cattedrale, mentre Fukiko si avvicinava al letto di rose bianche su cui giaceva il corpo di sua sorella. Un formicolio le intorpidì gli arti al punto da paralizzarla, i pensieri turbinarono cercando vie di fuga da ciò che significava vederla lì, i battiti del cuore mutarono in un tremito convulso, ma mantenne la compostezza.
C'era silenzio attorno a lei ora. Non poteva e non voleva togliere gli occhi da Rei, per quanto facesse male, il desiderio di seguirla l'assillava, torturandola insieme alla vergogna di non avere il coraggio di farlo. Come avrebbe potuto vivere senza di lei? Come avrebbe convissuto con la vergogna di averla lasciata andare sola? Come avrebbe sopportato i rimorsi e i rimpianti per tutto quello che stupidamente non aveva fatto? Guardando il volto di Rei, le chiedeva perdono per tutte le sue mancanze, per quel dannato orgoglio che non le aveva consentito di amarla come avrebbe meritato, per non averle concesso il suo amore se non in quegli ultimi giorni, giunti stupendi ma così imperdonabilmente in ritardo.
Fukiko scusami, è ora
La voce gentile e premurosa di suo fratello provenne da dietro, distogliendola dai suoi pensieri.
Non è necessario che tu ti scusi, capisco benissimo” rispose lei senza voltarsi, ancora incapace di muoversi.
Fukiko
Puoi... puoi farmi un favore? Puoi concedermi ancora qualche minuto? Vorrei poter rimanere da sola con lei, se non ti dispiace, per darle un ultimo saluto. Soltanto noi due
Ci fu un attimo di silenzio, poi Takashi acconsentì
Si certo
Lo sentì camminare lungo la navata e respingere le richieste degli addetti dell'impresa funebre. Poi la porta si richiuse e fu di nuovo silenzio.
Il volto di Rei era sereno, il suo corpo era lì, ma lei non avrebbe potuto essere più distante. Sentì la disperazione divorarla mentre metteva a fuoco ancora una volta quella terribile realtà.
Posò una mano su quelle di sua sorella, incrociate sul torace: il freddo contatto la ferì, ma aveva bisogno di parlarle, quindi si fece forza.
Hai visto sorella? L'hai notato vero? Sono stata brava: non ho versato lacrime durante il funerale e non ho perso il controllo neanche per un minuto. Certo, sono rimasta in piedi ad accettare le interminabili condoglianze di tutti col mio solito orgoglio. Vedi? Sono ancora quell'orgogliosa bambina che hai conosciuto in giardino e di cui andavi fiera
Il dolore si fece spazio prepotente e prese il sopravvento sul suo autocontrollo, facendola cadere in ginocchio. La voce sempre meno ferma continuò il triste dialogo al corpo senza vita della persona che aveva amato.
Perchè non devo mostrare le mie lacrime ad altri che a te, che mi comprendevi così bene. Il mio pianto” disse faticosamente tra i singhiozzi “Il mio pianto è unicamente per te, dolce sorella mia
Le lacrime sgorgavano violente
Rei” gridò dolorosamente, protendendosi verso la sorella, cercando di abbracciarla e scontrandosi così più amaramente con quel corpo che non le rispondeva, che, freddo e immobile, non contraccambiava più il suo amore.
Rei, io ti ho amata così tanto! Perchè mi hai lasciata?” sfogò tutto il suo dolore in un pianto straziante.
Lentamente si calmò, si staccò da Rei e si risollevò. Guardandola dolcemente in volto, si rese conto che quella era davvero la fine, che quello sarebbe stato l'ultimo momento in cui l'avrebbe vista. Il rimpianto per il tempo perso a soffocare stupidamente i loro sentimenti sarebbe rimasto come un'indelebile cicatrice, il rimorso per non averle mai detto quanto l'amava avrebbe sempre continuato a far male. Sarebbe stata la sua punizione, l'eterna pena che aveva meritato. Il volto di Rei, bagnato dalle lacrime di Fukiko, assisteva sereno ed imperturbabile a quel dolore. L'accarezzò
Adesso è arrivato il momento di dirci addio” disse chinandosi su di lei “Mi mancherai” e la baciò, per l'ultima volta. Labbra fredde che le strapparono via per sempre una parte di sé.

Lo sgomento negli occhi di Rei fu la scossa che la fece svegliare di soprassalto. Aprì la bocca annaspando per cercare aria che sembrava non bastare a farla respirare. Nella scarsa luce della stanza alle 3:00 di notte Fukiko si fissò le mani convinta che vi avrebbe visto il sangue che un attimo prima aveva sentito sgorgare dalla ferita inferta al cuore di Rei. Era un incubo, quello era un incubo. Per un attimo s'illuse che tutta la storia della morte di sua sorella lo fosse, una maledetta finzione della sua mente. Fece un lungo sospiro nel constatare quella che era invece la realtà, poi portò le mani al viso e pianse, ancora una volta.
Con fare quasi meccanico poi si alzò, si vestì, scese e uscì dalla villa. Senza riflettere su nulla, senza pensare, camminò fino al palazzo in cui aveva vissuto Rei. Salì. Davanti alla porta indugiò, spaventata dal dolore che sapeva le avrebbe dato vedere quell'appartamento vuoto, consapevole per di più di entrarvi nutrendo ancora la vana speranza di trovarci invece colei che lo aveva abitato.
Entrò. Il silenzio la trafisse.
Vagò senza meta per il piccolo e tetro appartamento, soffermandosi ad osservare gli oggetti della vita di Rei. Come poteva accettare l'idea che non l'avrebbe mai più rivista, che avrebbe dovuto convivere con quella solitudine e i senti di colpa? Come? Giunta in sala, prese una sedia e si mise a guardare il panorama dalla grande vetrata sul terrazzo: la città dormiva ancora, il canale era una lingua nero lucido picchiettata di luci colorate, sopra il quale il cielo cominciava lentamente a perdere la piatta oscurità della notte. Era tutto così calmo e immutabile da regalarle un po' di pace.

[Riferimento all'episodio 35 - dal minuto 1:30 del video]

Non sapeva da quanto tempo era li, quando sentì la porta aprirsi e sussultò sbarrando gli occhi. Un lampo di speranza fu presto domato dalla razionalità e poi respinto definitivamente dalla squillante voce di Nanako alle sue spalle.
Sei tornata Saint Just!
Poi quasi un sussurro deluso e stupito.
Lady Miya
Anch'io lo speravo” disse Fukiko senza muoversi “Quando tu sei entrata in casa, pensavo che fosse lei
Mi dispiace
Non importa” Fukiko sospirò, poi si alzò.
Questa notte ho creduto che la morte di mia sorella facesse parte di un orribile incubo e quando ormai ero felice che fosse un sogno, mi sono svegliata e sono venuta automaticamente qui” continuò girandosi poi a guardare Nanako.
La ragazzina si limitava a fissarla con aria stupita, senza dire nulla.
Fukiko notò un piccolo mazzo di rose bianche posato sul tavolo. Lo sistemò con cura, eliminando i petali e le foglie avvizzite, poi prese la rosa più bella e si diresse verso la camera da letto.
Suppongo che la relazione tra me e Rei ti sarà sembrata molto strana, non è vero?” disse, rompendo il silenzio, mentre appoggiava la rosa sul cuscino di sua sorella.
Tu sai bene che l'amavo moltissimo e che non mi sarei sentita sicura finchè non avessi avuto la certezza che mi pensava sempre, continuamente” era strano come all'improvviso le fosse venuto il bisogno di aprire il suo cuore e di spiegare quello strano quanto profondo legame che l'aveva unita a Rei, fino a diventare incontrollabile. Fukiko stessa si stupiva della naturalezza con cui le uscivano quelle confidenze, ma ne sentiva l'esigenza e Nanako sembrava così pura e innocente da poter essere degna di fiducia, di poterle dire qualcosa almeno.
Uscì dalla stanza e camminò in silenzio fino al terrazzo, dove si lasciò incantare dalle luci di quell'alba che veniva ad illuminare un nuovo giorno che doveva affrontare da sola. Era cominciato tutto esattamente una settimana prima, soltanto una settimana prima e ora era già finito tutto.
Sentì Nanako piangere alle sue spalle. Fukiko non era la sola a soffrire per quella perdita: la sua morte aveva lasciato segni profondi nel cuore di molte ragazze, Nanako, con la sua tenera fragilità, era forse quella che più di tutte ne avrebbe sentito la mancanza. Si girò e la raggiunse, inginocchiandosi accanto a lei, faticando nel trattenere le lacrime.
Nanako, se c'è qualcosa che ti piacerebbe avere... mio fratello e mio padre verranno qui oggi per prendere tutti gli oggetti di mia sorella, ma prima che lo facciano, vorrei che prendessi l'oggetto che maggiormente potrebbe aiutarti a ricordarla. Io sono convinta che lei sarebbe felice se volessi accettare: Rei ti voleva bene, me lo ripeteva spesso”.
Nanako, che si era calmata per ascoltarla, la guardò negli occhi e scoppiò di nuovo in lacrime, gettandosi sulle sue ginocchia. Quando riuscì nuovamente a tranquillizzarsi, andò nella camera di Rei e sollevò la bambola che lei le aveva regalato anni prima.
Puoi tenerla tu, sei ti fa piacere. Sai Nanako, sono stata io a regalare questa bambola a mia sorella tanti anni fa” disse Fukiko carezzando i capelli di quel vecchio giocattolo, mentre la sua mente veniva colpita dal ricordo di quel giorno sotto la neve su al nord, lei e Rei sulla spiaggia pronte a scambiarsi quella promessa di morte che le aveva poi legate in quel rapporto d'odio e amore che si era orribilmente spezzato proprio nel momento in cui stava per mostrare la sua vera e profonda natura.
Non disse altro, tornò nella sala ora potentemente illuminata dal giorno appena sorto, il suo sguardo indugiò a lungo su quel luogo, la sua memoria cavalcò tra i ricordi, per un momento risentì sulle labbra il primo stupefacente contatto con Rei, chiuse gli occhi e riassaporò le calde sensazioni di quella mattina così vicina eppur così lontana ora. Sospirando riaprì gli occhi, prese il telefono a chiamò a casa per farsi venire a prendere.

Quando scese dalla palazzina, seguita da Nanako, l'autista le andò incontro concitato
Signorina! Finalmente! L'ho cercata dappertutto!
Fukiko gli sorrise debolmente, poi si girò per invitare Nanako
Coraggio, sali in macchina, ti accompagniamo a casa
Grazie” rispose lei
Si accomodarono sul sedile posteriore e nessuna delle due parlò per quasi tutto il viaggio, finchè Fukiko ruppe il silenzio, senza distogliere lo sguardo placido e fisso davanti a lei
Nanako
Sì?
C'è qualcosa che non ho mai confessato a nessuno prima d'ora, ma sento che di te posso fidarmi e voglio assolutamente che tu lo sappia perchè è troppo importante.
Attese un attimo prima di continuare
La verità è che io e Rei non abbiamo madri diverse: noi siamo figlie naturali degli stessi genitori. La mia matrigna, la signora Ichinomiya, che fino ad allora avevo considerato la mia vera madre, mi confessò la verità poco prima di morire. Fu uno choc tremendo per me: mio padre, che avevo sempre venerato, aveva avuto un'altra donna! Non soltanto, ma quella che credevo fosse mia madre non lo era affatto, era la mia matrigna. Io ero la figlia dell'amante e per di più avevo anche una sorella!
Si fermò di nuovo per un breve istante nel ricordare il rumore delle perle della collana spezzata che rimbalzavano a terra mentre tutto il suo elegante e rispettabile mondo cadeva a pezzi.
Ecco perchè odiavo Rei con tutto il cuore... o dovrei dire cercavo di odiarla
Il paesaggio scorreva imperturbato fuori dal finestrino.
Non potevo, non riuscivo a farlo: lei nonostante tutto era mia sorella, sangue del mio stesso sangue.
E più mi sforzavo d'odiarla, più le infliggevo crudeltà per allontanarla, più lei prendeva possesso del mio cuore, più il legame che volevo a tutti i costi rifiutare si stringeva e mi spingeva a lei. Questo lo pensò soltanto, sarebbe stato troppo da confessare.
Inoltre non potevo dirle la verità perchè avrebbe sofferto di più, ma se l'avesse saputo forse mi avrebbe vista sotto una luce completamente diversa
E non mi avrebbe amata fino a star male, ma anche questo fu solo un pensiero che non giunse fino alle sue labbra.
Non guardò apertamente Nanako, ma sentiva i suoi occhi sbigottiti che la fissavano, mentre stringeva al petto la bambola che aveva tenuto in ricordo di Rei. Non disse nulla e quando la macchina si fermò, si limitò a scendere silenziosamente, ringraziando e inchinandosi educatamente, ma trattenendo nello sguardo un nuovo velo di tristezza.
Casa Ichinomiya era avvolta dallo splendere del caldo sole estivo, quando vi giunse. Scese dalla macchina e risalì in camera sua rispondendo silenziosamente ai saluti dei servitori che già si affaccendavano tra il giardino e i corridoi. Varcata la porta della stanza da letto, la richiuse alle sue spalle e procedette solenne fino allo scrittoio: lentamente sollevò il bracciale dorato che era appartenuto a Rei e lo chiuse attorno al suo polso destro a stringere un legame che la morte non avrebbe cancellato. Ancora una volta quel bracciale avrebbe celato una cicatrice, una ferita che nessun occhio avrebbe mai potuto vedere, ma che avrebbe sempre continuato a sanguinare dolorosamente nel ricordo più intimo e profondo di Fukiko.


FINE

---
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Le parti indicate in corsivo sono volutamente prese dalla serie animata Oniisama e... (Caro Fratello) per esigenze di trama.

In memoria di Osamu Dezaki

scomparso il 17 aprile scorso, mentre scrivevo questa storia, mentre completavo a modo mio l'opera magistrale dell'impareggiabile Riyoko Ikeda, che lui ha contribuito a farmi amare così tanto.
Eternamente grata a coloro che mi hanno permesso queste fantasie, a coloro che mi hanno regalato questo magico mondo che mi ha stregata e fatta sognare, è a loro che vorrei poter dedicare queste pagine, augurandomi che siano un bel regalo.
Grazie di cuore a Chiara, Marco e Amanda che mi hanno seguita e supportata con i loro calorosi commenti: spero di avervi fatto capire quanto siano significati per me! Chiara, in particolare, che partecipi con impeccabile puntualità ad ogni mia perdizione, non so davvero come dirti GRAZIE!
Grazie a Mai Valentine e principe delle stelle per le recensioni, sperando che me ne concediate altre.
A tutti coloro che hanno letto senza dirmi nulla, grazie comunque, ma vorrei potervi dare almeno un nome e spiegarvi quanto sia bello sapere cosa pensate di quanto ho scritto.
E infine a tutti coloro che leggeranno e magari si prenderanno un minuto di tempo per lasciarmi un'opinione, anticipo il mio sentito ringraziamento.

   
 
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