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Autore: Freya Crystal    16/09/2011    0 recensioni
Se Bella avesse fatto un'altra scelta, diversa da quella che tutti noi conosciamo. Se avesse scelto di morire?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Le espressioni di Carlisle, Esme, Alice e Jasper comunicavano una tensione difficilmente mascherabile. Edward fissava la sorella e ne leggeva la mente per cercare di capire cos’era successo. Impaziente, agitata e preoccupata, m’azzardai a prendere parola: << Dove sono Emmett e Rosalie? >>
Edward e Carlisle si lanciarono un’occhiata. Sembrava stessero affrontando il difficile dilemma di scegliere chi tra i due avrebbe dovuto rispondere. Il silenzio iniziava a spazientirmi. Esme, seduta sul divano immacolato del salotto, si coprì il volto con le mani, tremante. Allarmata, la raggiunsi e le posai una mano sul braccio, bisognosa di donarle conforto con una carezza, poi mi rigirai verso Edward e Carlisle. << Io voglio sapere che cosa è successo >>, intimai.
<< Bella, >> Fui assalita dal panico: Edward, la fronte corrugata, teneva lo sguardo perso nel vuoto, attraversato da un muto e letale dolore. << … Emmett e Rose… >>
Fu Carlisle a continuare al suo posto.
<< Sono morti, Bella. >>
 

**

 
Fissavo oltre il vetro del finestrino cercando di  disimpegnare la mente. Non volevo pensare all’imminente futuro. Volevo sperare in una soluzione immediata al problema di cui dovevo ancora conoscere la fonte.
<< Siamo quasi arrivati. >>
Edward dal canto suo guidava a velocità umana, come se a giustificazione della sua calma volesse dimostrarmi che ai Cullen non fosse accaduto nulla di grave. Eppure non aveva parlato quasi mai durante il viaggio di ritorno dalla luna di miele. In quel momento parve avermi letto nel pensiero. Mi sfiorò la mano e mi rivolse un sorriso tranquillo. Ricambiai, impegnandomi a scacciare la voglia libidinosa che quel semplice gesto aveva fatto scattare in me. Dovevo cercare di contenermi almeno per un poco.
Non avevo nemmeno avvisato Charlie del mio ritorno a Forks.Prima ancora di decidere se telefonargli o no, eravamo già davanti a casa Cullen.
Fu Carlisle ad aprire la porta. << Bentornati, ragazzi. >> Ci sorrise dolcemente e ci abbracciò, seguito da Esme, Alice e Jasper - che evitò di abbracciare me, limitandosi ad un sorriso impacciato. Avevo avvertito dai loro corpi rigidi che gli stava risultando difficile mantenere il controllo della situazione. Edward fissò Alice come se non la stesse vedendo realmente. Compresi di essere la sola inconsapevole. Colta da una violenta paura, mi guardai attorno. Jasper era sul divano con Alice seduta sulle sue gambe, Esme era loro affianco e teneva le braccia incrociate al petto: tutto ciò che mi circondava mi ricordava l’incubo che avevo fatto prima di partire. Mi ero svegliata sudata e affannata, e Edward era corso in camera da letto in meno di mezzo secondo. Gli avevo fatto prendere un enorme spavento, lui mi aveva stretta a sé, cullata e baciata fino a che non mi ero calmata come una bambina, abbandonata tra le sue braccia.
Non avevo il coraggio di chiedere dove fossero Emmett e Rosalie. Scelsi parole diverse, ma fui comunque io la prima a fare domande. << Possiamo sapere che cosa succede? >>
<< Succede che dovremo diventare presto esperti fuggiaschi. >> Era stato Jasper a rispondere.
<< Cosa significa?>> Guardai tutti negli occhi. Dov’erano Emmett e Rosalie? << Parlate chiaro! Non ho voglia di tirarla per le lunghe! >>
<< Bella, calmati. >> Edward mi cinse per la vita e mi sfiorò la fronte con le labbra.
<< No, non mi calmo. Se hai letto le loro menti, spiega anche a me. >>
<< Tu ed Edward sarete al sicuro. >>
<< Questo non è sufficiente a tranquillizzarmi, Carlisle. >>
Prima che qualcun altro potesse aggiungere qualcosa, due avvenenti figure silenziose apparvero sulla scala. Spalancai gli occhi. Siete vivi!, pensai. Mi accorsi subito che Rosalie reggeva qualcosa tra le braccia. Aveva una strana espressione. Emmett era il più sconvolto di tutti, il sorriso che rivolse a me ed Edward non era quello che lo caratterizzava. La vampira bionda ci raggiunse, seguita dal marito, senza distogliere lo sguardo dal fagottino che teneva con sé.
Persi un battito. Forse avevo visto male. Altrimenti come spiegare il fatto che avessi visto una minuscola manina candida spuntare fuori?
<< Avvicinatevi. >>
Il dolce invito che Carlisle rivolse a me ed Edward non fu accolto da Rosalie, la quale strinse al petto il fagottino di coperte, come se stesse difendendo il suo cuore ritrovato. L’occhiata ostile che scoccò a me in particolare mi fece raggelare. << Rosalie, non gli faranno del male… Nessuno di noi, qui, ha intenzione di farlo. >>
<< Non mi fido di lei >>, replicò quest’ultima a denti stretti. Non aveva smesso di fissarmi torva.
Fu come ricevere una pugnalata. Nonostante mi fossi sposata con suo fratello, e fossi entrata ufficialmente a far parte della sua famiglia, Rosalie non mi accettava. Da quel suo sguardo di fuoco appurai che se prima ero solo una fastidiosa presenza nelle sue giornate difficile da sopportare, adesso mi odiava. Tuttavia non ne comprendevo il motivo.
<< Non essere ridicola, Rose. E’ Bella! >> sbottò Alice.
<< Bella non potrebbe mai fargli del male >> la rassicurò Esme.
<< Io fare del male a qualcuno, circondata da sette vampiri… Questa sì che è buona >>, ammisi.
I lineamenti del volto di Rosalie si distesero un poco, senza però abbandonare l’espressione rabbiosa. Edward mi rivolse un cenno d’assenso, ed insieme ci avvicinammo a lei.
Il fagottino di coperte azzurre ci rivelò la vista del bambino più bello che fosse mai nato. Il visino niveo incorniciato da fitti e corti capelli lucenti come spighe di grano al sole, occhi chiusi dalle ciglia lunghe e scure, boccuccia rosata e piena, nasino leggermente arrossato punteggiato da lentiggini: un bambolotto di porcellana che dormiva sonni beati, protetto da una leonessa madre inferocita, Rosalie.
<< E’ un… bam…bino. >>
<< Che perspicacia. >>
<< Rose! >>
<< Stanne fuori, Edward. >>
<< Lascia stare, amore. Cosa ci fa qui questo piccolo? >>, domandai.
<< Alice e Jasper lo hanno trovato nella foresta mentre erano a caccia. Sembra che nessuno fosse nei paraggi al momento. Così siamo giunti alla conclusione che sia stato abbandonato >>, spiegò Carlisle.
<< Abbandonato? Ma perché mai avrebbero dovuto farlo? >>
<< Guardalo meglio, Bella. >>
Fissai Emmett interrogativa, ma lui non aggiunse altro. Feci come mi aveva detto, senza fare caso al disagio crescente di fronte alle occhiate di fuoco di Rosalie. E allora compresi come avesse inteso Emmett. La perfezione di quel bambino ricordava quella che predatori come i vampiri avevano insita in loro, di fronte a me avevo un baby vampire. C’era poco da scherzare, perché malgrado stesse dormendo e respirando, quel bambino, la consapevolezza mi stava scivolando addosso, non era umano.
<< State dicendo che questo piccolino… Ma respira! >>, sbottai, incredula.
<< Sì, respira. E ha anche gli organi vitali, se è per questo >>, m’informò Carlisle.
<< Ma è anche forte e bello come un vampiro >>, specificò Esme.
<<… Un bambino immortale. >>
<< Esatto, Edward. Ho fatto delle ricerche, mentre tutti noi aspettavamo che tu e Bella foste tornati, e integrato le informazioni acquisite nel corso degli anni sulle leggende dei mezzi vampiri alle nuove scoperte. Non ci sono dubbi, ormai: questo bambino è stato concepito da una creatura umana e da un vampiro. >>
Emmett fece schioccare le nocche delle mani. << A volte le leggende si avverano. >>
<< Ma Carlisle… com’è possibile? Credevo che… >>
Ero sconvolta. Fissavo tutti e credevo di starli guardando davvero per la prima volta. Non sapevo cosa pensare, mi sentivo tradita. I vampiri erano bravi a farti credere quello che volevano, sapevano mentire quanto sapevano correre. Mi soffermai su Edward. Sembrava preoccupato, aveva intensificato lo sguardo e cambiato espressione in risposta alla mia reazione. Ero curiosa di vedermi allo specchio, per realizzare quanto il riflesso del mio sconcerto si fosse manifestato sul mio viso.
<< Tesoro, che ti prende? >>
<< Mi avete mentito! >>
<< Non urlare, o sveglierai il bambino >>, ringhiò Rosalie.
Trasalii.
<< Bella crede che noi le abbiamo mentito riguardo al fatto che i vampiri non possono procreare >>, intervenne Alice, che era stata zitta per tutto il tempo. Fu in grado di sorprendermi anche quella volta. Perfino in circostanze inaspettate, riusciva ad essere se stessa. Apparentemente superficiale a livello caratteriale, di fatto Alice era un pezzo di ferro. Alice era rimasta Alice, ecco tutto. O forse aveva già visto che in futuro non ci sarebbero state complicazioni. Già, dopotutto non c’era da stupirsi se si stava dimostrando imperturbabile, per lei era tutto prevedibile.
Edward mi sfiorò una guancia.  << Non ti abbiamo mentito, adesso non saremmo sconvolti, se così fosse. >>
<< Un vampiro può mettere incinta un’umana >>, rivelò Carlisle. << Il motivo per cui ti dissi che da Edward non avresti mai potuto avere figli >> Rosalie scosse la testa, rammaricata << … è che un bambino originato da un vampiro, per nascere diventa l’assassino della sua stessa madre; la sua presenza disumana è insopportabile per un corpo fragile e vulnerabile di donna, nonché lo spazio per lui all’interno insufficiente, perciò una volta che non si sente più a suo agio, per uscire, buca la pancia della madre coi denti, già formatisi. Avrei preferito non dirtelo, ma a quanto pare ho dovuto. >>
Rabbrividii.
<< So cosa stai pensando, Rose, ma- >>
<< No, invece non lo sai. Mentre io so cosa stai pensando tu: che questo bambino è… >>
Un mostro.
<< … un mostro. Mi sbaglio? >> Rosalie indietreggiò. << Non azzardarti a fare un solo passo, Edward. Il mostro sei tu, sei stai anche solo pensando di fargli del male. >>
<< Non puoi tenertelo! Lo sai che cosa succederà? >> Edward era furibondo, malgrado stesse mantenendo un tono di voce quasi impercettibile.
Tremai.
<< Vai al diavolo. >>
Emmett si frappose fra i due litiganti e posò una mano sulla spalla della moglie. << Smettetela adesso. Andiamo, a tutto c’è una soluzione, prima o poi la troveremo. >>
<< Stavamo aspettando il vostro ritorno >>, rivelò Esme << … per sapere cosa ne avrebbe pensato Edward. Io e Carlisle, Rosalie ed Emmett siamo per tenere questo bambino e lasciare che questi ultimi se ne prendano cura; Alice e Jasper, e a quanto pare anche te, Edward, siete per abbandonarlo al suo destino. >>
Mi avevano esclusa dalla scelta. Si parlava di un problema sovraumano in senso letterale, per cui la mia opinione non sarebbe valsa nulla. Cosa potevo saperne io delle conseguenze che l’arrivo in famiglia di un bambino vampiro avrebbero potuto significare?
<< Ditemi, ragazzi, che fine pensereste di lasciargli fare? Avrà abilità straordinarie, ma resta pur sempre un bambino… >>
Esme aveva ragione. Mi avvicinai a lei e le posai una mano sulla spalla, in segno di sostegno. Il fagottino tra le braccia di Rosalie sembrava così indifeso, era una creatura innocente e ignara. Avrei fatto il possibile per persuadere chi non era d’accordo a cambiare idea. << Io sono d’accordo con Esme. Voi non siete crudeli e insensibili. >> Mi soffermai su Alice, la quale si limitò a sospirare come faceva ogni qualvolta m’intestardivo su qualcosa. Poi guardai negli occhi mio marito: Edward, il vampiro angelo, dolce e romantico, protettivo e geloso nei miei confronti, voleva sbarazzarsi di un bambino? Bastava guardare quella creatura addormentata per provare tenerezza ed innamorarsene. E lui… non lo riconoscevo. << Tesoro, tu parli così perché non sai. >>
<< E allora parla. >>
Edward digrignò i denti e la mascella fece un guizzo. << Se i Volturi vengono a sapere dell’esistenza di un bambino immortale lo distruggono immediatamente; a coloro che decidono di nasconderlo e proteggerlo viene riservato lo stesso trattamento. E’ la legge. >>
Impallidii. I Cullen mi avevano parlato dei Volturi e in parte immaginavo cos’erano capaci di fare. I racconti di Jasper, il più vissuto della famiglia, erano stati i più sconcertanti; mentre quelli di Carlisle, che vi aveva convissuto, mi avevano portata direttamente a vivere con loro.
Capii i genitori che avevano abbandonato il loro piccolo. Tuttavia non li giustificai, al posto loro avrei dato la mia vita nel tentativo di salvarlo.
<< Ma non possiamo lasciarlo morire! Alice, tu cos’hai visto? >>
<< Se lo teniamo, i Volturi ci troveranno. Ho visto ciò che non ho il coraggio di raccontare. >> Jasper strinse Alice a sé, permettendole di nascondere il viso sul suo petto. << Non puoi immaginare… Non chiedermi di riviverlo. Mi dispiace che io, Jasper ed Edward la pensiamo a questo modo, ma evidentemente preferiamo salvare la nostra famiglia anziché vederla morire… >>
<<… per una causa già persa in partenza >>, concluse Edward con amarezza.
Sentivo qualcosa ribollire e risalire dentro di me. Era la manifestazione della rabbia.
<< E allora lasciatelo a me! Io non sono una vampira, no? Dirò che l’ho trovato nel bosco. E quando i Volturi mi troveranno… non potranno uccidermi. >>
<< Ma uccideranno il bambino comunque! >>
Ero disgustata.
<< Bella, capisco che per te abbandonare un bambino sia una soluzione inaccettabile, ma a volte nella vita certe scelte vanno prese. Fuggire per l’eternità per salvare un bambino immortale sarebbe bello, ma da incoscienti. >>
<< Non ci credo. L’uomo che ho sposato… E’ questo l’uomo che ho sposato?! >>
Edward rimase pietrificato. Spalancò gli occhi, ferito, e distolse lo sguardo. Non disse più nulla.
Ci ero rimasta male. Ma a dire il vero non sapevo se più per quello che gli avevo detto o più per la sua decisione.
In sala era calato un silenzio denso di sensi di colpa. Jasper aveva detto che saremmo dovuti diventare una squadra di esperti fuggiaschi: intendeva dire che se volevamo proteggere il bambino avremmo dovuto nasconderci dai Volturi; pensavo al “noi”, benché io ed Edward ci fossimo sposati e trasferiti altrove, perché lui – e d'altronde anche io – eravamo parte della famiglia, e in famiglia bisognava aiutarsi a vicenda.
<< Ciao… Ciao, splendore. >> Non avevo mai udito Rosalie sussurrare parole dolci con una voce così morbida. La guardai stupefatta.
<< E’ sveglio! >>, squittì Alice.
Allungai il collo. Come per effetto di un incantesimo, tutta la tensione accumulata in sala, parve svanire in un soffio di primavera. La medicina furono due cangianti occhi scuri spalancatisi curiosamente alla vita.
Rosalie era abbagliata. Passarono secondi, minuti, forse anni. Quando io ed Esme facemmo per avvicinarci a lei ed Emmett, non s’azzardò nemmeno ad indietreggiare e a lanciarmi occhiate ostili. Forse aveva capito che per una volta, entrambe eravamo dalla stessa parte. A giudicare dall’aspetto radioso e florido, quel bambino non sembrava fosse stato abbandonato nel bosco, ma raccolto da un ombreggiato frutteto che gli aveva fatto da casa sino ad un paio di mesi dalla sua nascita.
<< Non possiamo… Non possiamo farlo morire >>, sentenziò Esme.
Carlisle era pensieroso. Emmett sorrideva, come se tutto si fosse già risolto. Jasper pareva perso nel vuoto, mentre Alice era imbronciata; sul volto di entrambi scorgevo l’ombra del ripensamento, una nuova determinazione stava prendendo forma.
Guardai Edward.  Sentimenti incontrastati lottavano in lui, riflessi nel suo sguardo. Paura, sorpresa, confusione, tenerezza. Ma c’era qualcosa che lo stava silenziosamente soffocando.
Non ci credo. L’uomo che ho sposato… E’ questo l’uomo che ho sposato?!
Il dolore che le mie parole gli avevano causato. 
  
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