L'orologio continua a ticchettare.

Incessantemente.

Quel rumore mi innervosisce, non riesco a sopportarlo.

Riversi per terra giacciono i cadaveri del mio quasi fidanzato e della sua amante.

Mi provocano agitazione.

Non volevo ucciderli, ma trovarli insieme mi ha fatto perdere la testa.

Menzogne.

Menti per dimenticare.

Volevi ucciderli eccome.

Ancora quel maledetto orologio.

Alla fine mi stanco, mi alzo dalla poltrona dove sono seduta e raggiungo la parete su cui è appeso quell'affare.

Gli impreco contro.

Gli urlo di fare silenzio, ma quello non mi da ascolto.

Prendo una sedia e la posiziono sotto di esso.

Ci salgo sopra e l'istante dopo l'aggeggio infernale si infrange sul pavimento in mille pezzi.

Rotto, irrimediabilmente.

Bene.

Ora non mi disturberà più.

Torno a sedermi sulla poltrona con un sospiro e afferro la borsa dal tavolino di mogano alla mia sinistra.

Il bastardo lo fece scegliere a me quando andammo a comprare i mobili per la nostra casa.

Scuoto la testa e una smorfia di puro odio contrae il mio viso.

Da tempo sapevo che c'era qualcosa che non andava, era diventato freddo e restava raramente insieme a me, nel nostro appartamento.

Ma ora ci rimarrà eccome, insieme alla sua.. Amichetta.

Dalla borsetta prendo il pacchetto delle mie sigarette.

Ne afferro una e la accendo.

Guardare le volute di fumo che si innalzano verso il soffitto mi rilassa.

Inizio a pensare alla rapidità con cui ho eliminato quei luridi vermi.

Storco il naso, la scena nella mia mente è confusa ma ricordo perfettamente la sensazione del coltello che affondava nella loro carne, che trapassava il SUO cuore e lo spezzava, come lui ha spezzato il mio.

Rompi il mio cuore ed io in cambio prenderò il tuo.

Gioia perversa.

Sangue ovunque.

Devo smettere di pensare e iniziare ad agire.

Raggiungo la cucina dopo aver scavalcato i corpi.

Apro lo scaffale sotto il lavandino ed inizio a rovistarci dentro.

Tiro fuori dei grandi sacchi neri per la spazzatura e uno straccio per pulire.

Non ho intenzione di far sporcare ulteriormente il salotto.

Non vorrei dover portare il tappeto in tintoria.

Rimbocco le maniche e con un lieve sbuffo posiziono la busta ai piedi del mio, ormai ex, compagno.

Inizio a tirarla su quando all'improvviso il campanello suona.

La fastidiosa voce nasale della mia vicina chiama il nome di lui.

A quanto pare il porco si faceva tutto il vicinato.

Chiudo gli occhi e aggrotto la fronte, la mia mano si muove sul parquet fino ad incontrare la fredda lama del coltello.

Con un sorriso gelido mi sollevo da terra e vado ad aprire la porta, l'arma nascosta dietro la schiena, il candido golfino di lana impregnato di sangue.

Del loro sangue.

Male.

Ora invece di due sacchi ne serviranno tre.

Odio lo spreco.