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Autore: Jo_March_95    21/09/2011    1 recensioni
Alors, questa fanfiction l'ho scritta un pò di tempo fa per un contest che poi non si è cacato nessuno, quindi dopo taaanto tempo ho deciso di postarla qui su EFP.
Il titolo della storia è anche quello della canzone inserita, è di Tong Hua (o qualcosa del genere, non ho dimestichezza con i nomi cinesi D8)
Per quanto riguarda il metodo di scrittura è tutta fatto volontariamente, e mi riferisco al colore, ai numerosi e lunghi dialoghi, alla semplicità delle parole e delle frasi. Ho voluto scrivere questa storia pensando di raccontarla a dei bambini, gli unici che forse capiscono ancora qualcosa (Sì chi mi conosce sa che non li sopporto molto e li reputo esseri immondi e malefici, ma una volta non erano così U_U )
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Capitan Uncino, Peter Pan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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‘C’era una volta un’Isola. Non un’isola qualunque, non la solita isola dove la gente va in vacanza, quella era l’Isola Che Non C’è. Un’ Isola abitata da Bambini Che Non Volevano Crescere, da Fate, da Tribù Indiane e da Feroci Pirati. Uno di questi bambini si chiamava Peter Pan, e uno di quei pirati si chiamava Capitan Uncino. Questi due si odiavano e si facevano i dispetti in continuazione, la notte progettavano vendette e il giorno le mettevano in pratica, ma ancora nessuno dei due era riuscito ad avere ragione dell’altro. E per loro andava bene così, perché - anche se nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso - l’unico motivo per cui combattevano era il piacere di trascorrere del tempo insieme. Ma un giorno le cose cambiarono, perché furono loro a trasformarsi. ‘
Un ragazzo sulla trentina, con i capelli rossicci e la barba da tagliare, portò il suo flauto alla bocca e iniziò ad intonare una melodia.


Forgot how long  it's been since
I last heard
you telling me
'bout  your favorite story
thought for a long time,
began to worry.
Is it me who did something wrong?



‘Apparentemente era un giorno come gli altri, ma in realtà non ci fu nulla di normale in quella giornata e negli avvenimenti che ne seguirono. Peter Pan aveva progettato con accuratezza la sua missione. Con lo spadino in una mano e la mappa del covo del Pirata nell’altra attendeva nell’ombra il momento di entrare in azione. O sarebbe meglio dire attendeva con la sua ombra. Da quando quella strana bambina gliel’aveva cucita alle scarpe non l’aveva mai più persa. Ma ormai Wendy non c’era più, e non sarebbe tornata. Così gli avevano spiegato. Perché quando una persona diventa troppo adulta và via, per dare la possibilità ad altri bambini di venire al mondo. << Altrimenti sulla Terra non ci sarebbe abbastanza spazio >> gli avevano detto. Ma quando anche Jane era andata via Peter aveva smesso di andare sulla Terra. La odiava, e odiava le stupide regole che vigevano lì, e che poco a poco gli avevano portato via tutti quelli che conosceva. L’unica certezza che gli era rimasta ormai era quel Pirata. Lui ci sarebbe sempre stato. O almeno così credeva il fanciullo.’
Il ragazzo pronunciò l’ultima parola e si portò nuovamente il flauto alla bocca. Era fatto di canne, intagliate a mano da lui stesso, molto tempo addietro. Troppo tempo addietro. Ma nonostante tutto lo strumento ancora rimaneva intatto.

You cried and said to me
that fairytales are all just lies.
I couldn't be your fairytale prince.
but you don't understand
since you gave me your hands
stars in my sky began to shine.


‘Con un urlo il fanciullo entrò nel covo, credendo di cogliere il Pirata di sorpresa. Ma quello che trovò fu un’altra cosa. Il Capitano era visibilmente affaticato, seduto sulla sua sedia a torso nudo. La vita stretta era fasciata con spesse bende, in una mano piena di lividi reggeva una tazza mentre con l’altra sosteneva la testa, come se gli pesasse. Un rivolo di sudore scendeva dalla fronte e i capelli voluminosi e ricci che lo caratterizzavano erano tenuti in una coda, per non dargli fastidio. Il bambino rimase spiazzato, ma cercò di prendere coraggio e disse: < < A che gioco stai giocando Uncino? Stai pur certo che non mi farò mettere nel sacco da te! > >
Il Pirata alzò la testa lentamente e lo fissò: < < Ti aspettavo, sai Peter Pan? > >
Peter si guardò intorno spaventato. < < Hai piazzato qualche diavoleria da adulti per catturarmi? > >
Un colpo di tosse fece piegare in due il Capitano e un rivolo di sangue rosso scivolò giù dalla sua bocca.
Il bambino spaventato gli si avvicinò, per la prima volta senza timore, e lo afferrò per le spalle, un gesto che gli venne spontaneo: < < UNCINO! > >
< < Non è niente moccioso! -Disse il pirata scrollandosi di dosso le braccia del fanciullo.- Nulla che ti riguardi! > >
< < Perché non dovrebbe riguardarmi?! > > Rispose Peter incrociando le braccia al petto e imbronciandosi, con gli occhi ancora attenti in caso il Bucaniere si sentisse nuovamente male.
< < Perché noi siamo nemici, ricordi? > > Rispose quello in tono burbero.
< < Due nemici non possono volersi bene? -mormorò il bambino guardando verso il basso.- Non possono aiutarsi? > >
< < Se si volessero bene non sarebbero nemici, testa di rapa! > >
< < Come mi hai chiamato? Te la farò pagare! > >
Peter era deluso, e Uncino sentiva dentro di sé il desiderio di abbracciarlo e consolarlo.
Ma come era possibile? Lui, un uomo burbero e cinico non si era mai permesso certe libertà. Non aveva mai pensato ad amare ed essere amato.
Ma l'amore non è una cosa che si pensa, e questo il Capitano lo aveva scoperto da poco.’

Di nuovo il ragazzo attaccò col flauto. Un discreto gruppetto di persone si era fermato ad ascoltare la sua storia, incuriosito dal modo avvincente che aveva di alternare la musica alle parole e interessato ad ascoltare quella strana storia, che sembrava una favola ma che non aveva nulla di fiabesco.


I'm willing to change into
The angel in those fairy tales
Just turn my arms into wings and hold you near.
You must believe, believe that we will be like a fairytale,
ending with happiness and love.



‘Peter era rimasto a fissare Uncino per un po’, indeciso su come comportarsi. Anche il Pirata si sentiva a disagio. Voleva che quel moccioso lo lasciasse solo, ma allo stesso tempo voleva godere un altro po’ della sua presenza rassicurante. Fu il bambino a fare il primo passo, si sedette per terra e incrociò le gambe. Uncino rimase esterrefatto.
< < Cosa stai cercando di fare? > > Tuonò
. < < Mi siedo e aspetto. > > Rispose il bambino con semplicità togliendo lo spadino dal fodero.
< < Ma non sarò ingenuo. > > Aggiunse.
< < Vai via, oggi non è giornat- > > Un altro colpo di tosse lo fece vacillare. E sangue fresco si unì al sangue raffermo. Il bambino spalancò gli occhi terrorizzato. Quello che stava accadendo era nuovo per lui e non sapeva cosa fare. Non sapeva neanche quale nome dare a quella sventura. Si alzò lentamente, le mani inermi lungo i fianchi e lo sguardo basso, e si avviò verso l’uscio. Uncino lo guardò malinconicamente per un secondo, poi abbassò gli occhi sulle proprie mani cercando di distogliere i pensieri da Peter Pan. Quest’ultimo invece di imboccare la porta deviò verso un tavolino e, presa una pezza, la bagnò in una ciotola piena d’acqua. Quando la posò sulla fronte di Uncino,il Pirata sussultò sorpreso e Peter capì per la prima volta quanto fosse diventato fragile. Le braccia, sottili ma muscolose, del Bucaniere erano ricoperte di lividi, e non sembravano le stesse che molte volte lo avevano buttato in mare. Gli occhi erano cerchiati e stanchi e i capelli meno radi. Malato. Pensò il bambino. Capitan Uncino è malato. Sono stato io a farlo ammalare? Il Corsaro strappò la pezza dalle mani del bambino, ma quel gesto lo sfinì, e il panno cadde per terra. Il fanciullo si piegò silenziosamente e lo raccolse, lo andò a bagnare nuovamente e poi lo posò sulla fronte del Pirata.
< < Perché mi aiuti? > >
< < Non posso permettermi di perderti, Uncino. > > Disse il bambino con un filo di voce.
Il cuore del Capitano si fermò udendo quelle parole, e un brivido di piacere lo percorse. Avrebbe voluto sorridere, avrebbe voluto dirgli grazie, che era contento che fosse rimasto, ma nessuno gli aveva mai insegnato ad esprimere i suoi sentimenti, quindi tacque.’

Stavolta il ragazzo cantò senza introdurre le parole con la musica.


You cried and said to me
that fairytales are all just lies.
I couldn't be your fairytale prince.
but you don't understand since you gave me your hands
stars in my sky began to shine.


‘ < < Quando hai iniziato a stare male? > > Il fanciullo si era seduto di nuovo per terra, e teneva le testa inclinata. > >
< < Ricordi la prima volta che ci siamo visti? > > Capitan Uncino sviò il discorso in una direzione totalmente diversa.
< < Tu eri arrivato all’Isola Che Non C’è pensando che ci fosse un tesoro – Peter si era alzato in piedi, preso dal racconto e aveva iniziato a mimare i gesti - ci incontrammo la prima volta al laghetto delle Sirene. E ti diedi una bella lezione, oh sì! > >
< < Alla fine l’ho trovato il mio tesoro.. > > Mormorò a bassa voce il Pirata, con gli occhi umidi.
< < Cosa hai detto? > > Chiese il fanciullo grattandosi la testa.
< < Oh niente, solo che la volta successiva sono stato io ad umiliarti. > > ‘

Ormai erano un bel po’ le persone che volevano ascoltare la storia del Bambino e del Pirata, c’erano adulti, infanti, anziani e persino qualche adolescente che aveva deciso di abbandonare la corazza di rabbia e odio che di solito si porta addosso. Il ragazzo dai capelli rossi era contento di vedere così tante persone, e il suo cuore si commuoveva osservando le facce degli spettatori, mentre la sua voce, un po’ malinconica, alternava versi parlati alla musica, e le melodie al canto.

I wish to be your fantasy.
The angel that you used to love.
Just turn my arms into wings
and hold you near.
You must believe,
believe that we will be like a fairytale,
ending with happiness and love.



‘ < < Che fine ha fatto la tua amichetta? > > Parlare gli costava fatica, tanta fatica, ma Uncino non voleva stare zitto ora che aveva scoperto il piacere del comunicare.
< < Non lo so. E’ andata via. > > Peter era diventato improvvisamente triste e Uncino se ne accorse.
< < Dove.. dov’è andata? > > Chiese con un fil di voce il Bucaniere, sperando di capire meglio la situazione.
< < A volte le persone devono andare via, per dare la possibilità ad altri di andare sulla Terra. Così mi hanno detto, ma io lo trovo stupido.                                                                                   Qui c’è posto per tutti, perché sulla Terra no? > >
< < Gli adulti occupano un sacco di spazio. > > Disse semplicemente Uncino stando ben attendo a non inserirsi nella categoria.
Lui non si era mai sentito Adulto, ma neanche Bambino. Lui era un Pirata e basta. Ma ormai non poteva essere neanche quello, per via della malattia che lo aveva colpito. All’inizio non aveva capito cosa fosse, ma da quando Peter Pan era entrato nel suo covo tutto gli era apparso più chiaro. La ragione del suo malessere ormai non gli faceva più paura. E non gli faceva paura neanche la fine, ormai. ‘




I want to be your fantasy
The angel that you used to love.
Just turn my arms into wings and hold you near.
You must believe, believe that we will be like a fairytale,
ending with happiness and love.



‘Molto spesso sottovalutiamo i bambini. Loro sanno più di quanto danno a vedere, e capiscono molto di più di quello che noi vorremmo fargli conoscere. Così accadde a Peter Pan, quando comprese che il suo amico Uncino non sarebbe stato con lui a lungo. Forse lo capì prima del Capitano stesso, forse lo capirono simultaneamente, o forse entrambi avevano sempre saputo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato.
< < Senza di te mi annoierò, Uncino. > > Era calata la sera sull’Isola. Un imbrunire come tutti gli altri, che sorprendeva le Fate chiacchierone in lotta con le Sirene, i Bambini che rincorrevano gli scoiattoli e gli Indiani che si raccontavano storie davanti al fuoco.
< < No Peter, senza di me potrai finalmente vivere sereno. > > Rispose Uncino mestamente. Era consapevole del fatto che a volte si era spinto troppo oltre con quel Bambino, che spesso lo aveva messo seriamente in pericolo.
< < Non è vero! Anche se abbiamo combattuto per tutti questi anni io.. io.. > >  Peter si era alzato in piedi, rosso fino alla punta delle orecchie, cercando di far capire al Corsaro quanto fossero stati importanti gli anni passati insieme. Ma non c’era un vocabolo che potesse esprimere tutti i suoi pensieri, e non c’era tempo per mille parole.
< < Da quanti anni combattiamo Peter? E' giunto il momento che io me ne vada. > > La voce del Pirata diventava sempre più debole e si udiva a stento. Ma Peter non avrebbe mai perso nessuna delle sue parole.
< < NO! Io non voglio, voglio stare con te, voglio farti i dispetti, voglio scappare da te e ritornare. E vederti ritornare, come tutte le volte. > >
Wendy, Jane, Gianni, Michele.. perché ora anche Uncino doveva andare via? Cosa avrebbe fatto Peter?
< < Ma adesso non sarà come tutte le volte, Peter. Adesso ci sarà un finale diverso. > >
< < Odio le cose diverse. > > La vista del bambino era offuscata dalle lacrime. Scendevano copiose da quegli occhi che avevano visto così poco del mondo.
< < No,-lo corresse Uncino- sono io l'unico che odi. > >
In realtà Peter non sapeva che cosa volesse dire odiare, ma quella era una frase che ripeteva spesso ad Uncino.
< < Eppure odiarti è l'unica cosa che voglio fare. > > Ancora ora il bambino ignorava il significato di quel termine. Però per lui rappresentava la normalità. La normalità dal punto di vista di una bambino.
< < Potrai odiare il mio ricordo. > >
< < Il tuo ricordo non mi potrà rispondere, il tuo ricordo non è la stessa cosa che averti. > > Piagnucolò ancora il fanciullo.
< < Anche tu mi mancherai Peter. > > Era la prima volta che Uncino esprimeva i suoi sentimenti. Non era il massimo, ma per il Pirata fu come togliersi un macigno dallo stomaco. Se avesse avuto la forza forse avrebbe detto dell’altro, ma il suo corpo debole non glielo permise.
< < Credo che ti darò un bacio. > > Mormorò il bambino, ricordandosi del suo primo incontro con Wendy.
Cos’è un bacio? Pensò il Capitano.
< < Se.. se non sai cos’è.. bhé.. sta a vedere. > > Peter Pan si asciugò gli occhi portandosi le braccia al viso, poi si avvicinò piano alla bocca del Pirata che tante volte aveva combattuto, e vi posò un bacio delicato. Quando le labbra si toccarono il Capitano sentì crescere dentro di sé un calore che dapprima lo riscaldò, poi lo infiammò, e infine lo consumò.
Peter Pan non vide mai più Capitan Uncino. Non poté mai più combattere con lui, ma fece in modo che tutti venissero a conoscenza della loro storia, anche sulla Terra, dove gli adulti hanno paura di sognare, e i bambini hanno paura dei Pirati.
C’era una volta un’Isola. Non un’isola qualunque, non la solita isola dove la gente va in vacanza, quella era l’Isola Che Non C’è. Un’ Isola abitata da Bambini Che Non Volevano Crescere, da Fate, da Tribù Indiane e da Feroci Pirati. Uno di questi bambini si chiamava Peter Pan, e uno di quei pirati si chiamava Capitan Uncino. Questi due si odiavano e si facevano i dispetti in continuazione, la notte progettavano vendette e il giorno le mettevano in pratica, ma nessuno dei due riuscì mai ad avere ragione dell’altro. E per loro va bene così, perché - ormai tutti e due l’hanno capito- l’unico motivo per cui combattevano era perché si amavano.’

Il ragazzo ripose il flauto nella cinta marrone che serviva a tenere i pantaloni verdi con i quali era vestito. Solo quando sorridendo si grattò la testa, imbarazzato, la gente si accorse delle sue orecchie leggermente a punta, e dello spadino che teneva alla cintola. Le scarpe sembravano da cartone animato e il cappellino verde che indossava sembrava troppo piccolo per la sua testa.

< < Andiamo > > Disse il ragazzo rivolgendosi ad un bambino dell’età di tre anni da tempo immemore, con lunghi capelli neri e ricci, vestito da pirata nonostante Carnevale fosse passato da un pezzo.

< < Ciao ciao Peter Pan, ciao ciao Capitan Uncino > > Li salutò silenzioso un bambino dalla folla.
  
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