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Autore: xlairef    29/09/2011    1 recensioni
Sirene affamate, marea crescente, una Pizia indisponente…Tempi duri per Janus e Leanne, impegnati nella ricerca del Cristallo dell’Ultimo Drago…Sarà bene tenere a mente qual è la cosa più preziosa per ognuno… Seconda classificata al contest "The indoors fantasy" di schwartzlight
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leanne non aveva dubbi su dove avrebbe voluto essere in quel momento: tra le braccia di un affascinante gentiluomo, durante il ballo d’Inverno, nel salone della sua casa, con le note di un valzer come sottofondo musicale.

Suo padre ogni anno era pronto a spedire gli inviti non appena fosse caduta la prima neve; per Leanne era uno dei momenti migliori del lungo, lunghissimo periodo invernale: quale modo migliore per far morire d’invidia le amiche grazie agli abiti e alle acconciature più raffinate della regione?
 

Sì, decise la ragazza: il Ballo d’Inverno sarebbe il massimo, in questo momento.
Certo, rispetto al trovarsi in una grotta labirintica sotto il livello del mare, inseguiti da un’orda di sirene affamate appena uscite dalla pubertà, e bloccati da una parete di granito e da un precipizio, qualunque cosa sarebbe stata fantastica, ma non c’era il tempo per cavillare sulla questione.
“Janus! Che cosa stai facendo? Trova una via di fuga: è un ordine!” Strillò Leanne al suo fido servitore e compagno di viaggio, il quale tentava faticosamente di arrampicarsi sulla parete rocciosa che sbarrava l’accesso al tunnel di roccia successivo.
“Un istante solo, Miss Leanne…” Ansimò Janus, evitando per un soffio di mancare la presa su uno spuntone di granito, e quindi la caduta da venti metri di altezza.
“Stai usando troppi istanti: se non ti sbrighi, sarò costretta a decurtarti il salario!” Leanne fissò nervosa lo strapiombo ai suoi piedi: l’acqua continuava a salire all’aumentare della marea. Non appena avesse raggiunto il livello del tunnel, le sirenette, che per ora si trascinavano strisciando in fondo al corridoio pietroso, sibilando di rabbia (età difficile, la pubertà, specie per le sirene), avrebbero potuto nuotare, raggiungendo Leanne e Janus in meno di uno schiocco di dita.
“Miss Leanne, da questa parte! Ho trovato un passaggio!” Il servo si sbracciava da un buco nel granito, molto più in alto di quanto Leanne potesse pensare.
“Scordati che io mi arrampichi fin lì!” Urlò, leggermente isterica, stringendosi ancor di più alla lunga cappa blu che l’avvolgeva completamente, nascondendo perfino il suo volto. “Torna qui e portami in braccio!”
“Ma, Miss, come…”
“Non discutere!”
Janus si lambiccò il cervello, e si guardò intorno per cercare soluzioni pratiche. “Miss Leanne, aspetti un istante…” Si inoltrò nello stretto buco.
“Dove stai andando, servo?” Sbraitò Leanne, indignata. Alle sue spalle, le sirenette ringhiavano e sputavano veleno dalle loro bellissime boccucce, perdendo squame a furia di arrancare sui propri gomiti per raggiungere il probabile pasto.
Un attimo dopo un ammasso di alghe limacciose colpì la testa di Leanne, protetta fortunatamente dal pesante cappuccio. Fu comunque una grande emozione.
“Janus! Hai tentato qualcosa contro i miei capelli, vero?”
Janus sospirò. “No, Miss…Vi ho solo lanciato una corda fatta di alghe: afferratela e vi tirerò su.”
La giovane fissò il cumulo putrido: “Non se ne…” Iniziò, ma le prime ondate d’acqua nel tunnel la fecero cambiare idea. Mentre le sirenette ululavano di piacere, sguazzando nell’acqua a velocità folle, Leanne afferrò saldamente le alghe e in pochi secondi fu al sicuro, venti metri più in alto, con grande scorno per le affamate adolescenti marine.
Senza indugiare oltre, Leanne strisciò all’interno del passaggio.
“Siamo sulla strada giusta, vero Janus?” Domandò con alterigia.
“Beh, suppongo di sì…”
“Non ti pago per delle supposizioni.”
“Veramente non mi pagate affatto…” Sussurrò il giovane, ma per sua fortuna non venne udito.
“Se invece di trovare la Pizia mi hai trascinato alla morte per annegamento e/o divorata da quelle cose laggiù, io, io…”
Janus alzò gli occhi al cielo, approfittando dell’oscurità, minata solamente dalla fioca luce della lampada a gas che Sargon gli aveva lanciato prima di entrare nelle grotte della Pizia.
“Non osare alzare gli occhi al cielo in quel modo!” Sbuffò Leanne. “E’…inelegante.”
“Si Miss…”
 
Dopo un lungo strisciare, finalmente i due giunsero in una caverna più ampia delle precedenti. Le stalagmiti e le stalattiti, toccandosi, fungevano da colonnato e sostenevano l’immensa volta, di cui la lampada non riusciva a illuminare le esatte proporzioni. Una pozza d’acqua marina si trovava proprio al suo centro.
“Deve essere qui…” Ipotizzò Janus, scostando dalla fronte la frangia castana e sudata per il lungo cammino.
Leanne si chiuse maggiormente nel suo mantello. “Andiamo.” Ordinò secca.
I due si avviarono lungo il bordo dell’acqua, cercando quello che Sargon e Vivianne avevano definito “una specie di gong fatto con pelli e ossa umane”.
“Rivoltante.” Commentò Leanne, una volta trovato lo strumento. “Janus! Suona quel... quel coso…”
Il giovane servo deglutì. “Miss Leanne, è proprio sicura di voler…”
“Non discutere, muoviti! Ora!” Lo investì lei, lasciando che uno sguardo furioso trapelasse dalla pesante cappa e incenerisse l’altro, che subito impugnò una tibia istoriata e la batté contro il timpano rivestito di pelle. Pelle tatuata.
Un suono sordo si innalzò fino al soffitto sgocciolante.
Poi calò di nuovo il silenzio.
“Tutto qui?” Chiese Leanne. “Janus, il tuo stipendio sarà notevolmente ridotto, quando torneremo in superficie…”
Uno spruzzo d’acqua le finì in bocca, costringendola ad interrompersi.
“Allora? Chi è che rompe questa volta? E’ la terza volta in questo secolo: avete così tanta voglia di suicidarvi?” La voce proveniva dalla pozza d’acqua.
Janus sporse la lanterna per vedere meglio. “Dove…?”
Una mano afferrò la lanterna e la spense. Dopodiché si allungò ad afferrare la testa di Janus e a chinarla verso di sé. “Proprio sotto il tuo naso, tesorino.”
Come per magia, la caverna si illuminò di una luce verdastra fosforescente, che rivelò la vera estensione della grotta e la creatura che faceva capolino dall’acqua: una sirena adulta, in cui solo i capelli di un blu scurissimo permettevano di intuirne l’età avanzata. Per il resto era bellissima e splendente dalla coda alle squame azzurre del viso, arricchito in quel momento da un sorrisetto ironico, mentre fissava il ragazzo che aveva tra le grinfie.
“Hai un desiderio, tesoro? Un’informazione che vuoi ottenere? Un nemico da abbattere?” Bisbigliò la Pizia all’orecchio di Janus, sotto l’influsso della sua magia. “Dimmi cosa vuoi…”
“Non è lui che vuole qualcosa da te: sono io.” Leanne, cessando di sputare l’acqua inghiottita, prese in mano la faccenda e spinse in là Janus, il che ebbe l’effetto involontario di spezzare l’incantesimo che la Pizia stava tessendo su di lui. Il giovane scosse più volte la testa, come uscendo da un sogno.
La sirena sbuffò, indispettita, e si rivolse alla ragazza incappucciata. “Beh, e chi saresti tu? Che vuoi da me?”
“Mi hanno detto che hai una risposta per ogni cosa.”
“Detta così mi fa sembrare un’enciclopedia…”
“Voglio una soluzione per il mio problema.”
“E chi ti dice che io voglia dartela? Ti sembro una dama di carità, ragazza?”
A quel punto, Leanne esplose. “Non ho percorso tutta questa strada perché una specie di pesce parlante mi venga a dire…”
“Non ti azzardare a chiamarmi pesce, ragazzina, altrimenti io…”
“Signore, calmatevi, per favore…” Intervenne Janus, evitando la strage.
“Se me lo chiedi tu, tesoro…” La Pizia si accoccolò semiseduta sulla riva della pozza d’acqua. “Va bene, ragazza, dimmi…Qual è il tuo problema?”
“Questo.” Leanne si levò la cappa, rivelando una chioma biondo miele screziata di blu, due occhi verdi e un viso delizioso…ma ricoperto per metà di minuscole squame azzurre.
La Pizia la fissò. “Non vedo nessun problema.”
Cosa!?!” Leanne scoprì i denti, aguzzi e sottili quanto quelli della sirena.
“Sei una mezza-sirena, e allora? Nessuno può scegliersi i genitori…”
“Senti, mostro: fino a qualche tempo fa la mia vita era perfetta: avevo genitori ricchi, una casa comoda, una posizione sociale, una schiera di corteggiatori…finché, il giorno del mio sedicesimo compleanno…”
“Sì, sì, lo immagino…Ti si è squamata la pelle, i tuoi occhi hanno cambiato colore, e così i capelli, e bla bla bla, adesso ti ritrovi con forconi e torce alle calcagna…E’ l’adolescenza: gioca brutti scherzi a noi sirene…Molto triste, suppongo…” La interruppe la Pizia, sguazzando annoiata tra le increspature della polla.
“Triste? Triste? E’ stata una catastrofe!” Inveì Leanne, pestando i piedi. “Perfino mio padre – mio padre- si è unito alla caccia! Mi è rimasto solo questo servo.” Disse, indicando Janus. “Non ho più niente, niente!”
“Questa è la vita della mezza-sirena: raminga nel mondo, estranea per tutti, umani e sirene…Dalle stelle alle stalle: la caduta è dura, eh?”
“Non se risponderai alla mia domanda: dove si trova il Cristallo dell’Ultimo Drago?”
La Pizia trattenne il fiato.
“Oh-oh-oh…” Sussurrò, abbandonando l’aria annoiata. “Senti senti…Cosa sai tu del Cristallo?”
“Solo che è in grado di guarirmi.”
“Ma bene…” La sirena prese a nuotare in tondo nella pozza, più fonda di quello che ci si poteva aspettare.
Janus ne approfittò per avvicinarsi a Leanne. “Miss, se lasciassimo perdere la questione? Forse vostro padre, se gli parlaste…”
“Taci, idiota…Non servirebbe a nulla…” Lo zittì la ragazza, amareggiata. “E comunque ho deciso. Perciò, mostro, smetti di gingillarti e rispondi alla mia domanda!”
“Ogni risposta ha il suo prezzo…” La Pizia emerse e con un salto atterrò ai piedi dei due ragazzi.
“Che cosa intendi?”
“Intendo…” E la sirena, rizzandosi sulla coda, si portò occhi negli occhi con Leanne. “…Che per saperlo dovrai pagarmi salato…”
“Ma non è giusto!” Diede in escandescenze la ragazza. “Dopo tutto quello che ho passato per arrivare fin qui, tu…”
“Prendere o lasciare, ragazzina.” La Pizia tese la mano. “Dopotutto la vita da mezza-sirena non è così male…se accantoni per un momento lance e forconi…”
Leanne la fissò con rabbia, infine allungò a sua volta la destra.
“Andata…” Ghignò la Pizia. “Passiamo al pagamento…In cambio di un’informazione così preziosa, esigo qualcosa di altrettanto valore…” La sirena si passò la lingua affilata sulle labbra blu.
“Oro? Gioielli? Spade magiche?” Si informò Leanne, e sussurrò a Janus, che le si era avvicinato: “Prepara subito un elenco di tutto quello che Sargon ha razziato negli ultimi due mesi…”
“Qualcosa di personale, non mi piacciono le carabattole: occupano spazio e sono perlopiù inutili…” La bloccò la Pizia. “Qualcosa da cui non potresti mai separarti, qualcosa di talmente importante da rasentare l’idiozia…Ah, l’atarassia è sprecata con voi umani…”
“Prego?” Janus era perplesso.
La sirena sventolò una mano in aria, noncurante. “Non importa: non siete minimamente in grado di capirmi, poverini…Dicevamo: qualcosa di importante, di necessario, di personale…Qualcosa senza di cui non potresti vivere…”
Senza che i due ragazzi se ne accorgessero, la Pizia era arrivata davanti a Janus, che alle parole della sirena aveva involontariamente gettato lo sguardo su Leanne, per poi riabbassarlo.
La Pizia gli sollevò il mento e lo scrutò nel fondo degli occhi. “Ah…Tu si che potresti offrirmi un pedaggio degno di me…”E nel dire questo sorrise maligna. “Potrei divertirmi, oh, se potrei! Sarei in grado di farti sprofondare nella follia più nera, e di farti pentire dei tuoi desideri…” Janus deglutì.
“Ma non sei tu la mia preda oggi.” Sospirò la Pizia, e si staccò da lui, per strisciare verso Leanne, che sbuffava d’impazienza.
“Forza: dimmi cosa vuoi, e non farmi perdere altro tempo con questi discorsi inconcludenti.”
“Voglio ciò a cui tieni di più.”
“E se non volessi dartelo?”
“Me lo prenderei comunque, senza darti una risposta.” La sirena sorrise, e guardò verso Janus. “Non importa se è oggetto o persona, dammela.”
Leanne mosse involontariamente gli occhi verso una tasca del suo mantello. Prese il medaglione in essa contenuto e lo serrò nel pugno.
“Allora?” La incalzò la Pizia, sempre con gli occhi fissi su colui che supponeva essere il prezioso compagno di Leanne, poi si girò e vide la mano chiusa della ragazza.
“Che cosa nascondi in quella mano?”
Leanne indietreggiò. La Pizia allungò una mano, da cui emanò un raggio di luce viola, che si posò proprio sul pugno di Leanne.
“Capisco…” La sirena alzò gli occhi al cielo (ovvero alla volta della grotta). “Vuoi avere la tua risposta?”
Sembrò che in Leanne venisse combattuta una durissima battaglia interiore: “Yahhh…Ihhhhh…Nonvogliononvoglio…” Infine, con un ultimo strillo isterico, la ragazza si decise. “E va bene! Ma prima la risposta!”
“Prima il pagamento.”
“Non mi fido di te.”
“Posso ammazzarti prima che tu sbatta di nuovo le ciglia.”
Le due si fissarono per un po’.
“Va bene…” Decise alla fine la Pizia. “Dopotutto, il dolce viene alla fine… Dove si trova il Cristallo? Difficile, ma non impossibile: si trova nel luogo in cui tutto ha avuto inizio.”
“Che sarebbe…?” Domandò Leanne.
“Questa è un’altra domanda.”
“Non scherzare, mostro!” Esplose Leanne, e agguantò la Pizia per i capelli, con sommo stupore di quest’ultima. “Voglio indicazioni precise!”
La sirena si liberò dalla presa della ragazza. “Che modi…Va bene, ma non credere di cavartela: il Cristallo si trova nel Mare della Fine, ai confini del mondo. Lì i draghi rinchiusero il traditore Ghaltar, che poi sarebbe diventato l’Ultimo Drago. E’ laggiù che tutto ebbe inizio e che tutto avrà una fine. Profezia della Viverna, capitolo sei, paragrafo settantadue…” Recitò la Pizia, annoiata.
“E adesso, il mio pagamento.”
Leanne fece per aprir bocca ancora, ma si fermò dinanzi allo sguardo inflessibile della sirena. Con estrema riluttanza, a poco a poco allungò il braccio, alzò la mano, schiuse le dita lentamente e infine depose nel palmo aperto della Pizia il medaglione.
“Finalmente!” La Pizia agguantò l’oggetto bruscamente. “Che cosa conterrà? I capelli di tua madre? I fiori del tuo primo amore? Non preoccuparti, ne farò buon uso…nei miei incantesimi su di loro!” E aprì con forza il medaglione.
“Ma…che…cosa?” Boccheggiò la sirena, sbalordita.
L’interno del medaglione era occupato da uno specchio.
“E’ il mio specchio da viaggio…” Janus e la Pizia la guardarono. Leanne si inalberò. “Cosa c’è? Non posso assolutamente farne a meno! Il mio viso è rovinato, per cui è imperativo che almeno i miei capelli siano al meglio! Sempre!”
La sirena scaraventò lo specchio a terra.
“Tu…” E fece per lanciarsi su Leanne, ma all’ultimo si bloccò, riflettendo. Poi sorrise crudelmente.
“Dopotutto, non sarà necessario che io mi sporchi le mani…”
“Miss, forse è meglio affrettarsi…” Sussurrò Janus, portandosi alle spalle di Leanne, che aveva già iniziato ad indietreggiare cautamente.
Alle parole della Pizia tuttavia la ragazza si fermò. “Non sarà necessario?”
La sirena sorrise di nuovo.
“Non lo hai notato?” E indicò il terreno sotto ai loro piedi. “La marea si sta alzando…” Detto questo emise un suono stridulo, che riecheggiò a lungo sotto le volte della grotta.
“Il richiamo! Sta richiamando le sirenette!” Esclamò Janus.
“Non dirmi quel che già so.” Lo rimbeccò Leanne, mettendosi a correre verso le pareti scoscese.
Al richiamo risposero centinaia di strida più deboli.
“Dove pensate di scappare?” Rise la Pizia. “Non esiste una via d’uscita: chi entra per consultare me, è destinato alla morte!”
L’acqua raggiungeva ormai le caviglie dei due ragazzi. Incollata alla parete, Leanne incitò Janus.
“Sei intenzionato a farci morire entrambi? Salvami, fa qualcosa!”
Janus esplorò la superficie delle pareti, che, sfortunatamente per lui, era del tutto liscia e inaccessibile.
“Allora?” Sbraitò Leanne, mentre l’acqua raggiungeva le sue ginocchia.
Dal passaggio da cui i due erano entrati pochi minuti prima sbucò una testa minuta.
La sirenetta uscì dal pertugio facendo forza sulle braccia e ricadde nell’acqua che copriva il terreno. Reclinò il capo all’indietro e aprì la bocca, mostrando i dentini affilati come diamanti, e lanciò di nuovo il richiamo, colma di esultanza.
Immediatamente dal passaggio iniziarono a sbucare fuori decine e decine di sirenette, chiassose e affamate.
“Andate, sorelline…Buon appetito!” Disse loro la Pizia, prima di inabissarsi nei recessi della sua polla sotterranea.
“Siamo morti.” Constatò Janus.
Le sirenette iniziarono a nuotare verso di loro.
“Non è possibile! Ti ordino di fare qualcosa!” Strillò la sua padrona. “Sei solo un…”
Improvvisamente Janus le mise una mano sulla bocca.
“Mmpff….” La ragazza si dibatté e infine si liberò. “Non ti permetto certe libertà, nemmeno in punto di morte!”
Le sirenette li avevano quasi raggiunti.
“Miss Leanne, lei crede ai miracoli?”
Subito dopo ci fu un boato.
Tutti si bloccarono: il soffitto della caverna, squarciato dall’esplosione, lasciò entrare a piene mani i raggi del sole, che illuminarono a giorno le volte.
“Ma che cosa…?” Leanne tossì a causa del fumo e della polvere dei detriti.
Una grossa corda cadde dallo squarcio: “Ehi, laggiù, che ve ne è parso del mio nuovo esplosivo?”
“Sargon!” Esultò Leanne. “Sapevo che sarebbe venuto a salvarmi…”
“Sbrigatevi, non abbiamo tutta la giornata, mocciosetti!”
L’esultanza di Leanne si spense. “Vivianne…”
Le sirene, confuse, decisero di ignorare il nuovo sviluppo degli eventi e di continuare quel che stavano facendo: procurarsi il pranzo.
Janus prese in mano la situazione: “Miss Leanne, mi segua!” E le afferrò il polso.
Insieme i due ragazzi corsero tra l’orda affamata, calpestando code e mani ed evitando chiostre di denti grondanti saliva blu, fino a raggiungere più o meno indenni la corda.
“Janus, fammi salire!”
“Subito Miss.”
Leanne si aggrappò a Janus, che si aggrappò alla corda e iniziò a salire assieme ad essa. Sotto di loro le sirenette saltavano cercando di afferrare le loro gambe, ma invano.
L’ultima cosa che videro fu la sagoma dei due ragazzi che scomparivano oltre lo squarcio del soffitto, lasciandole a bocca asciutta.
 
 
  

  
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