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Autore: lalledy    02/10/2011    5 recensioni
"Vi guardaste, in un silenzio rumoroso che sapeva di ingiustizia e incredulità.
Lei provò a parlare, ma nient’altro le uscì dalla bocca se non un alito di morte.
Tu semplicemente crollasti, su te stesso, portandola via con te.
Poi fu il nulla."
Bulma e Vegeta del Futuro. Una storia tormentata, infelice, purtroppo sconosciuta. Io l'ho immaginata così...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Light

 

La prima cosa che notasti fu che era bianco.

Era tutto teatralmente bianco.

La luce intensa che d’un tratto ti aveva investito, ancora faceva a pugni coi tuoi occhi di brace, il suo tepore ti cullava lievemente, la sua purezza ti avvolgeva in una morsa mortale.

La seconda cosa fu il silenzio.

Un silenzio che a tratti pareva far rumore.

Pesante e immobile raccontava di una pace che non avevi mai assaggiato, ti riempiva i timpani, la gola, ti divorava lento, con un piacere tutto calcolato.

La terza fu che tu, in quel luogo, ci eri già stato.

Ti alzasti di scatto, guardingo, il respiro mozzato prigioniero nei polmoni, la risata maligna di madame sconfitta a un centimetro ormai dal tuo cuore.

Oh sì, principe eremita, sciocco, eletto mortale, il ricordo non ingannava e i tuoi sensi avevano già visto più lontano: eri di nuovo nel passaggio, eri di nuovo a un passo dalla morte.

La risata di Freezer e il ghigno dei cyborg riempirono la tua testa come un tuono.

“Vegeta… Vegeta...”

Il sussurro che ruppe d’improvviso quella quiete tetra fu così flebile che ti parve un gemito.

Per un attimo pensasti fosse la tua mente, solo la tua mente, votata alla follia…

“Vegeta… Vegeta…”

Bulma…

Ti guardasti intorno, incredulo della tua stessa deduzione e ancora più sorpreso quando la trovasti lì, a pochi metri da te, bella sì, ma stonata in quel gran bianco come la nota stridula di un accordo in do maggiore.

I capelli le incorniciavano il volto rendendolo un istmo di terra in mezza al mare, le sue spalle vibravano in terremoto e le lacrime le solcavano il volto come rocce franate.

Non ti accorgesti nemmeno di esserle andato incontro finchè i suoi occhi grandi, in tempesta, quasi non ti trapassarono.

Ricordasti tutto, in pochi istanti.

Il colpo.

La sorpresa.

Il sangue.

Il tuo.

Il suo.

Il buio crudele che vi aveva ingoiato.

Sondasti il tuo stomaco alla ricerca del dolore, ma né quello né liquido scarlatto risultò al tuo sondaggio.

Strano, l’altra volta entrambi ti accompagnarono per tutto il viaggio.

“Dove siamo… cos’è successo…” chiese tremando la creaturina, rapendoti dai tuoi pensieri un po’ strani.

Ti accorgesti che guardarla, a lungo, ti faceva male.

“Io… i cyborg ci avevano colpito… ci avevano… non dovevo distrarti! Non dovevo venire lì! mi dispiace! Mi dispiace… ho così tanta paura… così tanta, ma… dove siamo?”

Tremando e piangendo, Bulma si portò al tuo fianco, fissandoti in attesa.

Stavi per dirgliela la verità, non è vero principe?

Stavi per dirgliela tutta, senza fronzoli, senza scappatoie, perché a mentire sono solo gli sciocchi o i vigliacchi e tu non appartenevi a nessuno dei due, tuttavia…

Era che qualcosa ti prendeva l’orecchio.

Era che qualcosa ti pungeva il cuore.

Era che mai, mai in vita tua, l’avevi vista così piccola, così fragile, così terrena…

Sì, Vegeta.

Era questo il sapore della pietà.

“Non lo so, dimmelo tu.”

“Cosa?”

“Dimmelo tu dove siamo… è il tuo sogno, non il mio.”

“Ma… ma come? No! No! I cyborg… ci hanno colpiti… ti ho distratto… noi… stiamo morendo!”

“Certo che ne hai di fantasia terrestre!”

La donna ti osservò sospettosa, scomposta e tremula come un albero spezzato.

Cercò nei tuoi occhi l’inganno, la menzogna, ma tu eri più bravo.

Arresa e fiduciosa infine ti sorrise e asciugandosi le lacrime, si incamminò al tuo fianco.

 

La dottoressa Rose Brown quella mattina si era svegliata con uno strano formicolio nella pancia.

Una di quelle sensazioni gravi, di pericolo, che somigliano in tutto a campanelli d’allarme, il cui suono in realtà era un invito a non lasciare il proprio letto per affrontare il mondo circostante.

A voler essere sinceri, Rose aveva anche accarezzato l’idea di barricarsi in casa, ciò nonostante si era risolta a constatare che non era una codarda, ma un chirurgo e la sua intera esistenza in effetti era un gara.

Così, armata di coraggio e cappuccino, si era vestita in tutta fretta, aveva indossato il camice e rassegnata aveva iniziato le sue visite in attesa del dramma.

Dramma che arrivò con un po’ di ritardo, sì, ma con un’inesorabilità tutta da apprezzare.

“Cosa abbiamo?” chiese al paramedico che si affaccendava tra le barelle dell’ambulanza.

“È orribile! Due giovani, un uomo e una donna, stanno seminando il panico a nord dell’isola! Sono in arrivo altre emergenze! Preparatevi!” rispose quello,agitato.

“E loro?”

“Maschio e femmina, sulla trentina! Sono gli unici vivi, i loro compagni sono morti, ma hanno perso molto sangue! Hanno entrambi una ferita al di sopra dell’addome!”

“Va bene, lasciate fare a me!”
Seguita da infermieri e praticanti, la dottoressa Brown portò in sala operatoria i nuovi arrivati, tamponando loro il sangue e analizzando la situazione.

“Il battito dell’uomo è irregolare, ma forte nonostante la ferita sia più profonda. Possiamo operarlo! Ha davvero la pellaccia dura! Come sta la donna, Brian?”
“Ha perso troppo sangue!” affermò il giovane medico preoccupato “Il battito è debolissimo! Il colpo le ha preso di striscio il cuore, ma il polmone sta cedendo!” 

“Oh mio Dio! So chi è lei! È Bulma Brief, delle Capsule Corporation!” strillò l’infermiera bionda d’un tratto.

“Non mi interessa chi è, Nancy! Sta morendo!”

“Dottoressa, siamo in arresto cardiaco!”

“Attaccate un monitor all’uomo per controllarlo! Brian va a prendere un defibrillatore! Nancy vai con l’adrenalina! Sarah, 20 cc di epinefrina! Forza!”

Mentre i suoi aiutanti si affaccendavano a eseguire gli ordini, Rose Brown fece una cosa che in dodici anni di onorata carriera non aveva fatto mai.

Guardò prima il volto del giovane, incosciente, ma ugualmente altero e pensò che avesse qualcosa di regale e di superbo e che fosse bello, dopotutto, sopra ogni dire.

Poi guardò Bulma e in un istante capì.

“Ok, Bulma Brief, oggi io e te facciamo un patto: io ce la metto tutta a curarti e tu a guarire! Non puoi arrenderti, mi senti! Non puoi! Quell’uomo ti ha protetto! Probabilmente non lo sai e non lo sa neanche lui, forse è stato per caso, forse per istinto, ma è successo! Lo ha fatto! Perciò non ti azzardare a morire, Bulma Brief. Non in questo modo! Non questa volta!”

 

 

E siamo al secondo round! Grazie a tutti per i commenti e le visualizzazioni!

Cosa succederà ai nostri eroi adesso??

   
 
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