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Autore: millyray    08/10/2011    2 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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INTRODUZIONE

Ciaoooooooo!!!!! Millyray è tornata a scassare con una nuova fanfiction!!!! 

Lettori: nooooo!!!! Vattene via!!!!!!

Milly: ahahah, calma ragazzi. Non scannatemi perché comunque non vi libererete di me neanche se mi mandate qui Chuck Norris quindi calmate gli animi e sopportatemi.

Chi ha già letto le mie altre fanfiction mi conosce già, sa come scrivo, o almeno così credo. Mentre, chi non mi conosce, beh, avrà modo di scoprirlo presto, se deciderà di leggere questa storia.

E non so se sia un male o un bene… boh, lo scoprirete voi XD.

Prima di iniziare a pubblicare però, devo fare una piccola premessa: questa fanfiction è ispirata a Came back to the hell di Ino Chan (vi consiglio di andare a leggere le sue storie perché sono veramente molto belle, soprattutto Came back, se non l’avete ancora fatto) quindi, per chi avesse letto la sua storia, troverà alcuni personaggi che appartengono a lei e forse anche qualche scene. Per chi invece non l’ha letta, beh, pazienza, meglio per me. Ihihih… :p io naturalmente ho chiesto il permesso a Ino di pubblicare questa storia e lei me lo ha concesso molto volentieri.

Ci tenevo a fare questa precisazione perché non voglio essere accusata di plagi o robe del genere. Voglio essere una persona giusta, soprattutto nel campo della scrittura che secondo me è una cosa molto personale.

Spero comunque che voi leggerete lo stesso la mia storia perché, anche se ispirata a un’altra fic, penso che comunque valga la pena di leggerla, non in quanto a bravura della scrittrice o bellezza della storia, ma semplicemente perché una storia, anche se ispirata a un’altra, vale comunque la pena di leggere. Tutte le storie che si scrivono sono in un certo senso personali e ogni scrittore è diverso.

Quindi, se avete aperto questa pagina, provate a dare un’occhiata al prologo e al primo capitolo che ho già pubblicato e allora decidete se vale veramente la pena di leggerla.

Basta, ho finito di rompere. Vi auguro solo buona lettura e lasciatemi anche qualche commentino, così so se posso continuare o se è meglio lasciar perdere.

An sì, prima però anche un po’ di pubblicità. Eh sì, ci vuole.

Per la categoria di Harry Potter ho già pubblicato S.Potter, ancora in fase di completamento. Per la categoria di Twilight ho pubblicato The Power of the Love e Stessi occhi stesso sangue. Invece, per la categoria di Maximum Ride, per chi di voi la conoscesse, può dare un’occhiata a La luce dei miei occhi.

Adesso ho veramente finito.

Un bacio.

Kisskiss, Milly.  

PROLOGO

I was riding shotgun with my hair undone
In the front seat of his car
He’s got a one-hand feel on the steering wheel
The other on my heart
I look around, turn the radio down
He says “baby is something wrong?”
I say “nothing I was just thinking how we don’t have a song”
And he says

Sì, rieccola, quella sensazione che provava tutte le volte che suonava la sua chitarra e che sentiva la sua voce uscire dalle sue corde vocali. Quella sensazione che le dava un po’ di brividi, ma anche emozione e adrenalina. Quando cantava si sentiva più forte, più potente, come se niente potesse abbatterle in quel momento perché era una cosa che le riusciva facile e bene e c’erano pochi che la potevano battere in questo.

Our song is the slamming screen doors,
Sneakin’ out late, tapping on your window
When we’re on the phone and you talk real slow
’cause it’s late and your mama don’t know
Our song is the way you laugh
The first date “man, I didn’t kiss her, and I should have”
And when I got home before I said amen
Asking God if he could play it again.

Alzò lo sguardo e puntò di nuovo i suoi profondi occhi grigi in quelli del ragazzo che la stava guardando con un sorriso sghembo che sembrava dire: “Visto che ce l’hai fatta? L’avevo detto io”. E le pareva uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto, così come i suoi occhi. E no, assolutamente non c’era niente che adesso avrebbe potuto buttarla giù perché stava cantando… ed era con lui.

I was walking up the front porch steps
after everything that day
Had gone all wrong and been trampled on
And lost and thrown away
Got to the hallway, well on my way to my lovin’ bed
I almost didn’t notice all the roses
And the note that said

In quel momento c’erano soltanto loro due, loro due e nessun altro, loro due e i loro occhi che continuavano a puntarsi. E i loro volti sorridenti. Perché quella canzone faceva sorridere, era una canzone allegra, una canzone allegra che non pensava sarebbe riuscita a cantare ora come ora. Anzi, pensava che non sarebbe mai più riuscita a cantare canzoni allegre. Ma quella canzone la rispecchiava.

Our song is the slamming screen doors,
Sneakin’ out late, tapping on your window
When we’re on the phone and you talk real slow
’cause it’s late and your mama don’t know
Our song is the way you laugh
The first date “man, I didn’t kiss her, and I should have”
And when I got home before I said amen
Asking God if he could play it again.

L’aveva composta lei quella canzone, poco tempo fa tra l’altro, quando aveva avuto la sua prima cotta, una cotta che adesso le sembrava ridicola e stupida. Però la canzone le piaceva lo stesso, perché rappresentava i momenti più importanti della sua vita. Ogni testo delle sue canzoni è collegato a qualcosa, a qualche momento, a qualche evento…

I’ve heard every album, listened to the radio
Waited for something to come along
That was as good as our song

Cause our song is the slamming screen doors,
Sneakin’ out late, tapping on your window
When we’re on the phone and he talks real slow
’cause it’s late and his mama don’t know
Our song is the way he laugh
The first date “man, I didn’t kiss her, and I should have”
And when I got home before I said amen
Asking God if he could play it again
Play it again.

Ed era stato un momento felice quello, quando aveva composto quella canzone, il momento di un periodo particolarmente felice e spensierato. Una felicità che avrebbe tanto voluto avere anche adesso, ma non ci riusciva.

Beh, forse quello era un primo passo. Aveva ripreso a suonare e… c’era lui con lei.

I was riding shotgun with my hair undone
In the front seat of his car
I grabbed a pen and an old napkin
And I wrote down our song.

  
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