È così che nasce la musica
Londra, 1969
Ted aveva una scritta sulla maglietta la prima volta che erano usciti
insieme, a sedici anni.
Andromeda era sgattaiolata furtivamente fuori di casa nelle ore più calde del
pomeriggio, quando tutti riposavano e nessuno l'aveva fermata per chiederle che
ci facesse fuori dalla sua stanza, con le scarpe in una mano e la sottana
raccolta nell'altra perché non facesse rumore strisciando sul pavimento. Aveva
attraversato l'atrio di casa in punta di piedi, aveva pregato che la porta non
cigolasse sui cardini ed era fuggita di corsa, scalza e scarmigliata, senza
curarsi di cosa poteva pestare lungo la strada.
Ted l'aspettava all'angolo e l'aveva salutata con la mano, ridendo un po' quando
lei gli si era fermata di fronte, sudata e con il fiato corto, del tutto diversa
dalla ragazza dignitosa che era sempre a scuola. Andromeda sentiva il gusto
della ribellione sulla lingua e assaporava la libertà, improvvisa ed insperata;
Ted le aveva fermato una ciocca scura di capelli dietro l'orecchio,
accarezzandole il viso.
-Sei bella- le aveva detto. Andromeda per poco non era scoppiata a ridere per
l'assurdità di quelle parole, ma il cuore in gola per la corsa e la presenza di
lui avevano soffocato qualsiasi protesta. Era in condizioni pietose, sì, ma per
la prima volta nella sua vita vedeva Ted al di fuori di Hogwarts e l'emozione
per il complimento l'aveva fatta arrossire di botto.
Ted era così diverso senza divisa. Sembrava un'altra persona; non indossava
nemmeno il mantello da mago con cui invece si copriva a scuola per via del
freddo scozzese al quale non si sapeva abituare. La baciò sulla bocca prima che
lei potesse guardarlo bene, ma poi, quando si incamminarono lungo la strada mano
nella mano, Andromeda ebbe il tempo di confrontare l'abituale camicia malmessa e
la cravatta storta con lo strano abbigliamento babbano che faceva sembrare Ted
Tonks tutta un'altra persona. L'avevano sorpresa i pantaloni larghi in fondo
fino a coprire le scarpe, ma ne aveva già visti di simili. Più interessante era
la maglietta colorata di Ted, decorata da una specie di runa e da una scritta.
Ted aveva una scritta sulla maglietta, e Andromeda non aveva mai visto nulla di
simile così da vicino. Solo qualche passo dopo lo fermò e gli si mise davanti,
per leggere la frase.
"Io metto insieme le note che si amano", diceva. Sembrava tratta da una poesia.
-Cosa significa?- chiese Andromeda. Nessun mago di sua conoscenza portava
addosso una frase in quel modo. Doveva essere un'usanza babbana e Andromeda
voleva capirne il senso, come voleva sempre, ormai da mesi, capire tutto quello
che riguardava Ted.
Lui le sorrise.
-Che sono un musicista- disse. -Non bravissimo, ma suono un paio di strumenti-.
Andromeda era affascinata. Da Ted, certo, ma anche da quelle sue abitudini così
babbane. Per anni aveva guardato dall'alto in basso i Sanguesporco che, secondo
i suoi genitori, infestavano la scuola; da brava figlia Purosangue dei Black non
aveva mai provato altro che disprezzo per i segni inequivocabili ed indecenti
del loro essere babbani che loro non facevano nulla per nascondere.
Finché Ted Tonks non l'aveva baciata dietro la capanna di Hagrid a febbraio,
dopo cinque anni di dispetti reciproci, insofferenza e distanze accuratamente
mantenute. Andromeda era cambiata in tanti sensi, da quel bacio, anche se la sua
prima reazione era stata quella di dare a Ted uno schiaffo in pieno viso per
aver osato posarle le mani addosso.
Poi, però, man mano che lo sguardo e le mani di Ted si facevano strada
inesorabilmente nei suoi affetti, anche la sua visione del mondo aveva
cominciato a cambiare. C'era una strana magia nelle cose babbane che lei non
aveva mai visto prima; aveva cominciato a scoprirla solo di recente e ne subiva
il fascino, soprattutto quando era con Ted.
Dunque la frase sulla maglietta del suo ragazzo la colpì particolarmente, quel
giorno d'estate. Ted la portò a prendere un gelato che non aveva sopra briciole
di Pallini Acidi, ma solo noccioline che non pizzicavano la lingua; Andromeda lo
vide sorridere alla vecchietta che guardava l'abito di Andromeda con evidente
stupore e spiegarle qualcosa su uno spettacolo in costume, mentre le faceva
l'occhiolino. Tornarono fin troppo presto verso casa, mano nella mano; per tutta
la giornata Andromeda continuò a chiedersi se lei e Ted potessero essere, forse,
due di quelle note da mettere insieme.
Cardiff, 1971
Andromeda voleva sprofondare. Il rossore partiva dalle sue guance e si
diffondeva addirittura giù per la sua gola, facendola bruciare di imbarazzo.
Incapace di muoversi, continuava a fissare con le lacrime agli occhi il padre di
Ted, che aveva appena offeso terribilmente rifiutandosi di stringerli la mano
per presentarsi e, di seguito, lasciandosi scappare come fosse una scusa di non
aver mai toccato prima un Babbano.
L'uomo, alto, imponente e con uno sguardo gentile, la fissava battendo le
palpebre. Ted era alle spalle di Andromeda e lei non poteva vedere la sua
faccia, ma temeva che fosse orribilmente disgustata; le faceva paura persino
pensare a quanto la sua tracotanza da Purosangue fosse evidente in quel momento.
Si chiese se Ted la odiasse per l'insulto rivolto a suo padre proprio nel
momento in cui la famiglia Tonks la stava accogliendo con gentilezza e calore.
Tremando di vergogna, non riusciva a smettere di guardare Mr. Tonks, chiedendosi
come aveva potuto essere così stupida e sperando contro ogni logica che lui
potesse perdonarla.
Poi il padre di Ted cominciò a ridere.
Quando Ted rideva Andromeda non riusciva ad evitare di guardarlo affascinata:
tirava indietro la testa e si abbandonava all'ilarità come un bambino, senza
nulla della dignità che era stata instillata in Andromeda fin dalla più tenera
età. Suo padre rideva allo stesso modo, sguaiatamente e senza decenza;
nonostante la circostanza, quella risata le piacque immediatamente.
-Accidenti, ragazzo- disse Mr. Tonks, rivolto a suo figlio. -Mi avevi detto di
questa cosa dei Babbani, ma nessuno al mondo mi aveva mai chiamato così!-
Andromeda sentì Ted ridere alle sue spalle e quando si voltò a guardarlo si
accorse immediatamente che non era arrabbiato ed offeso, come aveva pensato.
Sembrava divertito e le prese la mano, mettendosi al suo fianco e rassicurandola
abbastanza da farle pensare che forse non aveva poi offeso la famiglia Tonks
così irrimediabilmente.
-Te l'ho detto, papà- disse Ted, stringendole le dita e sorridendo, mentre suo
padre si ricomponeva. -Andromeda non c'è abituata-.
-Certo, certo- rispose Mr. Tonks, asciugandosi le lacrime con una mano e
rivolgendo alla ragazza un sorriso aperto, che ricordava davvero tanto quello di
suo figlio. -Non ho dimenticato la prima volta che tua madre ed io ti abbiamo
accompagnato a Diagon Alley. Guardavo tutto a bocca spalancata come un pesce e
avevo paura che mi sarei trasformato in un rospo se avessi toccato la cosa
sbagliata. Tutto questo deve sembrarti altrettanto assurdo, Andromeda-.
-Mi dispiace- riuscì finalmente a rispondere lei, con una voce debole e insicura
che avrebbe fatto venire istantaneamente i capelli bianchi a sua madre.
Mr. Tonks scosse la testa. -Non scusarti- le disse. -Finché sei in questa casa,
sentiti libera di chiedere qualsiasi cosa ti sembri strana, d'accordo? Vorrei
che ti sentissi come a casa tua, ma comincio a sospettare che ci vorrà un po'.
Però voglio che tu ti senta in famiglia, d'ora in poi-.
-Sei in famiglia- lo corresse Ted. Le sorrise ed Andromeda, inevitabilmente, lo
ricambiò.
Mr. Tonks sorrise ad entrambi. -Bene!- proclamò, facendo segno ai ragazzi di
seguirlo in cucina. -È ora di preparare un buon caffè per tutti. Andromeda, hai
mai visto come funziona una caffettiera?-
-Tuo padre è stato davvero gentile, prima- disse Andromeda, mentre salivano
le scale verso la camera di Ted.
-Non ti preoccupare- rispose lui. -L'avevo avvisato che vieni da un mondo molto
diverso; comunque è così ammirato all'idea che tu te ne sia andata di casa per
me, che credo accetterà persino il tuo calderone in garage, anche se mi ha
sempre minacciato una morte dolorosa se provo a far qualcosa che possa far
saltare in aria la casa-.
Andromeda ridacchiò al pensiero. -Mi piace la tua famiglia-.
-E non hai ancora visto mia madre- rispose Ted. -Ti metterà fin da subito
terribilmente in imbarazzo. Vieni, camera mia è questa- aggiunse, indicando una
porta chiusa. -Dopo di te-.
Andromeda aprì la porta ed entrò nella stanza di Ted, trovandosi improvvisamente
in un mondo incomprensibile quanto la cucina babbana al piano inferiore, ma allo
stesso tempo familiare, in qualche modo, per come sembrava racchiudere l'essenza
di lui.
Riconobbe il letto in mezzo alla stanza nonostante fosse coperto di quadrati di
cartone decorati con immagini colorate, e l'armadio ricoperto di fotografie,
alcune delle quali erano stranamente immobili. Il resto della stanza le era
estraneo, però: c'erano disegni e poster alle pareti, zeppi di cose che lei non
conosceva, mucchi di vestiti di tutti i colori possibili sparsi un po' ovunque,
una scatola con sopra un braccio meccanico simile a quello del grammofono dei
suoi genitori. L'oggetto più strano era in un angolo: un'accozzaglia di
gigantesche scatole rotonde e piatti d'ottone tenuti insieme da sbarre di ferro,
che incuteva ad Andromeda una vaga paura. Si avvicinò per guardare meglio, e
scoprì che sul muro dietro lo strano oggetto c'era un foglio di carta appeso, su
cui Ted aveva scritto "Io metto insieme le note che si amano" con una specie di
piuma dalla punta molto larga.
Ricordava la frase: l'aveva letta sulla sua maglietta il giorno in cui aveva
cominciato a pensare di essere davvero innamorata di Ted Tonks; le fece uno
strano effetto ritrovarla lì, proprio il giorno in cui si trasferiva in casa
sua, lasciando la sua famiglia definitivamente per non aver voluto rinunciare a
quell'amore.
-Avevo notato che ti era piaciuta quella frase- spiegò Ted, sfiorando la scritta
con le dita, quando vide che Andromeda la guardava. -Mi fa sempre pensare a
noi-.
Lei sorrise: stava pensando esattamente la stessa cosa.
-Questa cos'è?- chiese poi, cedendo alla curiosità di capire la funzione di
quella strana accozzaglia di scatole e piatti.
Ted spostò l'attenzione dalla scritta sul muro all'oggetto che Andromeda stava
indicando.
-È la mia batteria- disse, fiero. -Te l'ho detto che sono un musicista, no? È
uno strumento babbano. Suono anche la chitarra, ma la batteria è la mia
preferita-.
-Suoneresti per me?- chiese Andromeda. Non sapeva quali note si potessero trarre
da uno strumento del genere, ma era curiosa di tutto quello che faceva Ted e le
sembrava anche una cosa molto romantica poter finalmente ascoltare la sua
musica.
-Sicura?- chiese lui. -Non ha un suono molto... tradizionale-.
Andromeda annuì e Ted, esitando appena un po', si sedette sul panchetto che
evidentemente faceva parte della batteria, impugnando due bastoni di legno un
po' più lunghi delle normali bacchette.
-Vai a sederti sul letto- disse ad Andromeda, con un sorrisetto.
Lei avrebbe preferito restare dov'era, di fianco a Ted, e godersi la musica
abbastanza vicina da vedere ogni dettaglio, ma fece come lui le aveva detto: non
sapeva bene come dovessero ascoltarsi gli strumenti babbani e per un giorno solo
aveva fatto abbastanza figuracce, in quel campo.
Ted le sorrise e le lanciò un bacio, poi il suo viso assunse l'aria concentrata
che aveva sempre durante le ore di Pozioni, e sollevò le bacchette.
Andromeda chiuse gli occhi, aspettando la musica.
Un fracasso terribile di tamburi e piatti sbattuti le si rovesciò addosso quando
Ted cominciò a suonare, incredibilmente diverso da qualsiasi cosa si fosse
aspettata di sentire ed incredibilmente più rumoroso di qualsiasi musica lei
conoscesse. Non era nemmeno musica: non c'erano note che potessero amarsi in
quel suono, solo una grande confusione senza senso. Istintivamente si coprì le
orecchie con le mani, e dopo qualche istante il rumore cessò. Quando aprì gli
occhi e si azzardò ad abbassare le mani, Ted era davanti a lei e rideva.
Andromeda lo fulminò con lo sguardo. Era uno scherzo? Ma Ted continuò a ridere
come un cretino, finché lei non si allungò a dargli un pizzicotto.
-Mi prendi in giro?- chiese, offesa. Ted era un burlone, ma in genere riusciva a
scherzare senza farla arrabbiare.
-Scusa- disse Ted, scuotendo la testa. -Ti aspettavi della musica, vero? Ci ho
pensato solo dopo. La batteria è uno strumento a cui bisogna abituarsi: non
produce note, ma ritmo-.
-Ritmo?- chiese Andromeda, incuriosita. In quella che ormai sembrava essere la
loro frase non si parlava di ritmo.
-Il ritmo serve alle note per tenere la giusta distanza- spiegò Ted, come se
capisse perfettamente cosa stava pensando Andromeda in quel momento. -Serve a
capire quali sono più lente e quali più veloci, quando devono avvicinarsi e
quando invece possono essere lontane e stare comunque bene insieme-.
Era incredibile, pensò Andromeda, come con Ted la cosa più banale potesse
diventare d'improvviso così romantica e significativa. Il ritmo, dunque, serviva
a quelli come loro: l'amore non bastava a mettere insieme due mondi così diversi
e due caratteri così strani e forti. Ci volevano i litigi, le discussioni e le
passeggiate mano nella mano a costruire un equilibrio che permettesse loro di
amarsi. La loro storia aveva un suo ritmo, a ben pensarci, fatto di risate e
bisticci, baci e dispetti, affetto, rabbia, amore e scelte difficili, che li
avevano portati fin lì. Aveva senso.
Annuì, e Ted si sporse verso il letto a baciarla. Andromeda se lo tirò contro,
passandogli le braccia attorno al collo e perdendosi nel suo odore di cui ormai
era inevitabilmente innamorata, ascoltando il suono delle sue parole mentre
scivolavano piano l'una tra le braccia e nei sensi dell'altro, e tra le lenzuola
del letto, creando una musica che era solo loro.
La madre di Ted scelse il momento perfetto per rientrare in casa ed aprire la
porta della camera del figlio, per salutarli.
Per la seconda volta nell'arco di una mattina Andromeda provò il desiderio di
sprofondare da qualche parte e non farsi vedere mai più. Anche se non esitò un
attimo nello stringere la mano alla sua futura suocera babbana, la figura
peggiore della giornata fu senza dubbio fare la sua conoscenza vestita solo di
un lenzuolo.
Cardiff, 1979
-Io... metto insi... eme le no... le note... Mamma! Come si legge questo?-
strillò Ninfadora ed Andromeda si chiese, non per la prima volta, se la passione
della bambina per ascoltare suo padre alla batteria non la stesse rendendo
sorda. Ma probabilmente quel suo urlare continuo era solo colpa della vivacità e
dell'amore per tutto ciò che era caos e confusione, che sua figlia aveva
decisamente ereditato dal padre.
-"Io metto insieme le note che si amano"- recitò Andromeda, sorridendo alla
bambina.
Ninfadora la guardò; i suoi capelli cominciarono ad arrossarsi alle radici, ed
il colore si diffuse in pochi momenti fino alle punte, segno che stava
riflettendo intensamente su qualcosa, sforzandosi di capirlo. Andromeda sorrise:
sua figlia era una piccola peste, ma non si poteva dire che fosse difficile
capire cosa pensava. Attese pazientemente la domanda, inevitabile a quel punto.
-Ma che cosa vuol dire?- chiese.
Andromeda si trattenne dal ridere solo perché sapeva bene che Ninfadora tendeva
ad essere permalosa.
-È una frase che piace a tuo padre- rispose. -E anche a me- aggiunse. -Vuole
dire tante cose, ma la più importante è che quando le persone si vogliono bene
davvero imparano a capirsi, a trovare un ritmo per stare insieme-.
-E quando succede,- continuò Ted dalla porta, -per quanto diverse siano, quello
che creano è magico e bellissimo: è così che nasce la musica-.
Ninfadora guardò i suoi genitori abbracciarsi e, anche se non aveva proprio
capito tutto del loro discorso, sorrise.
Questa fanfic ha partecipato al contest "Scegli la melodia - Accorda la penna", indetto da SereILU e Vavvina sul Forum, (prompt: Ted/Andromeda, batteria e la citazione "Io metto insieme le note che si amano") classificandosi quarta, vincendo questo bellissimo bannerino nonché il premio intonazione, e intascando questo giudizio:
4° Classificata:
È così che nasce la musica di Miki_tr
Grammatica e Sintassi: 9.45/10
Poco da dire, bella grammatica davvero. Perfetta per la storia, hai solo fatto
qualche piccolo errore.
-era sgattaiolata furtivamente fuori di casa nelle ore più calde del pomeriggio,
quando tutti riposavano e nessuno l'aveva fermata per chiederle che ci facesse
fuori dalla sua stanza [Dopo riposavano ci va la virgola. -0.15]
- senza curarsi di cosa poteva pestare lungo la strada. [Il condizionale ci
sarebbe stato meglio. ‘avrebbe potuto pestare’. -0.25]
- guardare il Mr. Tonks [Qui o usi l’italiano, che sarebbe stato meglio, o togli
l’ ‘il’. -0.15]
Lessico/Stile: 9.70/10
Quasi nulla da dire, lessico e stile praticamente perfetti. Bello anche il modo
in cui hai rappresentato le tre scene. Brava!
- Andromeda sentiva il gusto della ribellione sulla lingua [Ci sarebbe stato
meglio ‘sapore’. -0.10]
- allo stesso tempo familiare, in qualche modo, per come sembrava racchiudere
l'essenza di lui [Quel come rende la frase un po’ difficile, se avessi usato ‘il
modo in cui’ sarebbe stato meglio. 0.10]
- Andromeda se lo tirò contro [Non è bella come costruzione, potevi fare di
meglio. -0.10]
Originalità: 9/10
Complimenti, perché la tua storia è davvero originale. Non si trovano molte
storie che parlino del primo incontro tra Ted e Andromeda, né tantomeno che
raccontino l’incontro con i genitori. Molto d’effetto anche la scelta di
dividere il racconto in tre momenti fondamentali della loro storia, il risultato
è davvero ottimo!
Caratterizzazione e IC: 9/10
Ci siamo, decisamente. Benché non si sappia molto dei due, emergono i lati del
loro carattere di cui siamo certi, perciò l’IC c’è, così come è molto ben fatta
la caratterizzazione. Bella Andromeda, testarda e ribelle, scapestrata e
‘vergogna della famiglia’ che scappa con un Mezzosangue, imbarazzata come
qualunque ragazza che faccia la conoscenza dei futuri suoceri. Ben fatto anche
Ted, così diverso da lei, solare ed estroverso, anche se poteva essere un po’
più approfondito. Complimenti, perché di storie con una buona caratterizzazione
non se ne trovano molte!
Gradimento personale: 4.25/5
°vavvina°: 4.5/5
Complimenti, ho apprezzato davvero molto la tua storia! Sono poche le
Ted/Andromeda che mi piacciono, e devo dire che questa rientra nella categoria.
Ho trovato originale l’idea di scegliere tre tappe fondamentali della loro
storia, tutte in qualche modo legate dalla citazione. Per non parlare
dell’apparizione finale di Tonks! Scorrevole e fluida, pochissimi errori… che
altro dirti?
SereILU: 4/5
Bella, davvero. Nonostante non sia la prima Ted/Andromeda che leggo la tua mi è
piaciuta , soprattutto per l’originalità e l’ultima scena, davvero molto molto
carina la piccola Dora!
Utilizzo pairing/strumento: 4/5
Il pairing è perfetto, nulla da dire. Tuttavia, avrei preferito che la batteria
fosse un po’ più presente, o che avesse almeno avuto un ruolo appena più
centrale.
Utilizzo citazione: 2/2
Che vuoi che ti dica? È perfetta. È il fulcro della storia, e torna in ognuna
delle tre parti. Ottimo uso!
TOTALE: 47.4/52