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Autore: _Lightning_    12/10/2011    4 recensioni
Morte, ti diverte tutto questo?
Non avrò mai risposta.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Death is an old friend of mine
 
 

Intorno a me è buio.

Un buio denso come pece, tangibile, lo sento scorrermi addosso come acqua venefica che mi opprime e mi fa sentire sporco, dannato.
Dovunque posi lo sguardo, vedo solo una lastra nera e uniforme. Ho come l'impressione di non esistere: non riesco a vedere neanche il mio corpo e se portassi le mani al volto non riuscirei a distinguerne i contorni.

Sono diventato parte dell'oscurità.

Anche volendo, non potrei farlo, perchè una mano è stretta convulsamente sull'elsa della spada, l'altra è avvinghiata al massiccio scudo rotondo che mi appesantisce il braccio rendendolo insensibile.
Sono diventate strumenti di morte.
In realtà, nel buio che sembra così impenetrabile, una luce c'è, in fondo a quel corridoio interminabile. 

E' la soglia che ci condurrà nell'Ade. 

L'ingresso dell'arena, dove si consumeranno le vite di molti di noi, probabilmente anche la mia.
Almeno, lo spero.
Sento, come se provenisse proprio dall'Ade, da un mondo popolato di anime straziate e in eterna pena, la voce di Proximo che ci raccomanda con parole crude, aspre e dirette, di non farci ammazzare, perchè ha speso soldi per comprarci e l'idea di averli buttati al vento non gli sorride affatto. 
Tutto questo con epiteti molto meno gentili.
Mi fa ricordare cosa siamo ora: schiavi
Non siamo altro che schiavi, oggetti senza anima nè sentimenti, merce scambiabile e facilmente eliminabile.
Io vorrei non sentirmi tale. 
Lo vorrei davvero, ma mi sembra di aver perso la mia identità, di averla nascosta o dimenticata alle mie spalle in qualche recondito angolo del mio essere.

Mi sembra tutto così confuso. 

Fino a poche settimane prima ero un Generale che aveva sulle spalle le vite di migliaia di persone, ero temuto e rispettato perfino dall'Imperatore stesso, con alleati fedeli e una famiglia che mi aspettava a casa.
Poi il mondo si è sgretolato sotto ai miei piedi, diventando la sabbia dell'arena e trascinandomi in questo abisso oscuro.
Sono stato tradito, punito ingiustamente e ho perso tutto quello per cui avevo resistito fino ad ora.
Adesso sono un gladiatore che ha come unico scopo quello di uccidere.

Sulle spalle porto solo la mia vita vuota. 

Ironicamente, come uno scherzo del destino, il mio compito è sempre quello di uccidere altre persone.
Prima come Generale sterminatore degli invasori barbari, eroe della Repubblica e adesso come Gladiatore, un portatore di morte insensata per capriccio di spettatori invasati e assetati di sangue.
Gli stessi che tra poco mi ritroverò davanti.
Da quando sono diventato schiavo, mi sono rifiutato di combattere a costo di farmi bastonare.

Ma adesso?

Sarò costretto a uccidere se voglio sopravvivere, anche se in fondo la morte non mi si prospetta così terribile come lo sembrava poco tempo fa. 
Non dopo averla sfiorata così da vicino.
Non dopo che mi è passata accanto tenendo per mano mia moglie e mio figlio, come una madre che riporta a casa i propri figli.
 
Sento la presenza della cicatrice sulla spalla, lì dove c'era il marchio dell'esercito. 
Anche se la ferita è guarita, adesso la sento ardere intensamente; è un pezzo del mio passato che non sarà mai rimosso completamente
Ora mi sento stupido e vigliacco ad averla cancellata. 
E' come se non volessi più guardare in faccia quel che sono stato.

Sto fuggendo. 
Fuggendo da me stesso. 

Sono considerazioni che mi riempiono la mente da giorni, ma non riesco o non voglio mai trarne una conclusione o un obiettivo.
Sto scivolando in un mare di apatia, senza più uno scopo.
E adesso sarò costretto a uscirne per impugnare una spada che non voglio, per uccidere uomini come me e divertire gente che neanche conosco.

Morte, ti diverte tutto questo?
Non avrò mai risposta.

Mentre sono immerso in questi pensieri, Proximo continua a parlare monotono, camminando avanti e indietro davanti a noi, nello stretto corridoio che riempe con la sua figura massiccia.
Ci guarda uno a uno, con un cipiglio minaccioso.

-Alcuni di voi pensano di non voler combattere. Altri di non poter combattere.- si ferma davanti a me e mi trapassa con lo sguardo, come se sapesse perfettamente quel che sto pensando, i miei dubbi e i miei conflitti interiori.

E finalmente i miei pensieri trovano una parvenza di ordine e capisco la sorgente di tutti i miei dubbi.
Ha ragione. 

Io non posso combattere. 

L'ultima volta è stato per l'Imperatore, nel quale credevo ciecamente. 
Ma adesso che lui è stato ucciso a tradimento e io stesso sono stato pugnalato alle spalle da quelli che ritenevo amici, o perlomeno alleati, adesso, se combattessi ancora romperei quel vincolo di lealtà che mi univa a lui, sarebbe come tradirlo, e tradirmi, una seconda volta. 

Morire una seconda volta.

-Ma vi ricrederete, una volta nell'arena!- tuona Proximo, riscuotendomi e continuando il suo discorso al quale non avevo prestato più attenzione, finchè non si ferma di nuovo di fronte a me, puntandomi l'indice teso sul petto.

-Non farmi pentire della mia lungimiranza, Ispanico.- 

Io mi limito a fissarlo di rimando e capisco di non avere scelta. 
Combattere o morire.
Lo sa anche Proximo. 
Lui è stato gladiatore, glielo si legge negli occhi.
Se non mi ha costretto a combattere fino ad ora, vuol dire che ha capito di non trovarsi di fronte a uno schiavo qualsiasi. 
Forse ha anche capito che ero un pezzo grosso dell'esercito e adesso vuole vedere come me la caverò, scaraventandomi direttamente nell'arena senza un minimo di preparazione.
Se riesco a impressionarlo, potrebbe decidere di portarmi a Roma, nel Colosseo. 
Sebbene l'idea in sé non mi piaccia, è una possibilità da prendere in considerazione, e anche l'unica che riesco a formulare in questo momento.
L'importante è avere uno scopo da raggiungere, uno scopo per cui vivere.

Anche se in questo caso significa rinnegare me stesso.

Proximo mi fissa per un altro istante, poi sbuffa e si porta alle nostre spalle, incitandoci ad andare.
Iniziamo a camminare, lentamente, come a centellinare quei pochi attimi prima degli Inferi
Le mie gambe sono pesanti come piombo: ogni passo mi costa una fatica immane.
Mano a mano che la luce si fa più vicina, mi sento soffocare e vorrei solo voltarmi e fuggire di qui.
Riconosco un sentimento che incombe su di me da tempo, da quando la mia vita è finita.

Paura.

E' sempre stata lì, serpeggiante, viscida, in agguato, e adesso mi assale con violenza, cancellando qualunque altro pensiero e lasciandomi a galleggiare in una pozza di terrore.
Il cuore mi batte dolorosamente contro le costole in un ritmo irregolare; ancora pochi passi e l'ultimo barlume di razionalità sarà buttato al vento.

Oltrepasso quella sottile linea di confine che mi separa dal mio destino e vengo investito con violenza da un turbine di suoni, colori e sensazioni.
Mi guardo attorno spaesato: la folla si sporge dagli spalti e ci incita con foga, chiedendo il suo tributo di sangue.
Il boato degli spettatori mi stordisce, nonostante sia stato spesso in situazioni di caos assoluto, ma allora c'erano solo il rumore di spade, le grida dei feriti e i tonfi secchi delle frecce che si piantavano nelle carni avversarie.
E poi il silenzio della morte, quando dopo la battaglia si camminava lentamente su quei terreni devastati, tra i lamenti dei moribondi e le nenie dei canti funebri.
Qui è diverso: ci sono grida e battiti di mani, c'è un'atmosfera quasi gioiosa. 

Un'atmosfera malsana.

Davanti a me vedo i gladiatori avversari, omoni di due metri con corazze spesse tre dita e armi esageratamente grandi. 

Non sono molto diversi dai barbari, penso.

Guardo di sottecchi Yuba, lo schiavo che mi è stato assegnato e al quale sono legato con una catena. 
Adesso tra noi c'è un vincolo di vita e di morte.
Lui ricambia il mio sguardo, e vedo nei suoi occhi, oltre la paura, che non ha nessuna intenzione di morire qui. 
Quindi anche stavolta non ci sarà in gioco solo la mia vita.
Faccio un lieve movimento con la testa, accennando agli avversari e lui annuisce, spostando a sua volta lo sguardo su di loro.

Restiamo uniti, dice quello sguardo.

Il rumoreggiare della folla si affievolisce, fino a spegnersi del tutto. 
Ora esistono solo la mia spada e il nemico di fronte a me. 
E' come tornare indietro nel tempo.
Sono di nuovo con il mio esercito, lassù al Nord, con un'orda di barbari che si stende davanti ai miei occhi e la prospettiva di tornare presto a casa.
Sì, anch'io potrò tornare presto a casa.

Per sempre.

Mi perdo in questa piacevole finzione e mi scaglio senza preavviso sui gladiatori, seguito da Yuba, senza più pensare a nient'altro se non a parare, schivare e affondare.
Non mi preoccupo della morte.
Non perchè non mi importi della vita: adesso, non ho intenzione di farmi uccidere senza lottare, perchè so che dall'altra parte c'è qualcuno che mi aspetta. 
Morte, vecchia amica che mi hai seguito per tutti questi anni, sfiorandomi e danzandomi intorno, graziandomi e diventando parte di me... ti raggiungerò prima o poi. 
Non so dove, nè quando ma so che non morirò dimenticato e che non sarai terribile come molti ti dipingono, non dopo aver imparato a conoscerti così bene, non ora che so che qualcuno mi aspetta nella tua dimora. 

E finalmente capisco le parole dell'Imperatore:
 
La morte sorride a tutti, un uomo non può far altro che sorriderle di rimando.

Sorrido.

Prenditi cura di loro.

Io arriverò presto.


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Nota Dell'Autrice:

Vediamo... questa Shot è rimasta a marcire nella mia cartella dell'oblio per circa quattro mesi °-°
Quindi forse noterete che lo stile è leggermente diverso da quello attuale, nonostante abbia cercato di adattarla.
Diciamo che è un'enorme pippa mentale, per usare finezze. Insomma, non è che convinca tanto neanche, ma, come disse Manzoni, scriverò versi peggiori di questi, ma come questi mai <3
Però la frase del caro vecchio Imperatore mi è sempre piaciuta da matti e... eccola applicata u.u

Ringrazio chiunque recensirà o anche solo leggerà :)

-Light-

 


-La storia e i personaggi appartengono a Ridley Scott, che ne detiene i diritti; questa storia è scritta senza scopo di lucro.-
   
 
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