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Autore: Walpurgisnacht    15/10/2011    1 recensioni
[EIP: Extreme Improvisation Project. Una storia round robin scritta via messenger, senza alcun controllo sul testo e sulla grammatica. Se trovate orridi typo, sapete il perché.]
Maledette parole che detenevano potere di vita o di morte su tutte loro.
Mousse, un giorno, dopo un evento che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse accadere, prende una decisione che potrebbe avere grandi influenze su Ranma, Akane, Shan-Pu e tutti i matti che frequentano Nerima.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ranma aspettò la pausa pranzo per andare in infermeria a trovare Ukyo e Shan-Pu. Era in ansia per entrambe, quella psicolabile di Hinako le aveva attaccate senza pensarci due e volte e soprattutto senza alcun motivo... beh, non che a Hikano servissero motivi per attaccare qualcuno. Lo faceva e basta. C'era pur sempre una pestifera ragazzina nascosta in quel corpo di donna.
Giunto in infermeria venne accolto da Akane e Ukyo, intente a conversare amabilmente come fosse la cosa più normale del mondo. Doveva ammettere che era una scena inquietante, per certi versi... vedere quelle due insieme a complottare era una prospettiva più preoccupante di qualunque nemico si fosse mai trovato davanti.
"Ucchan, vedo che ti sei ripresa! Stai meglio? Ho portato qualcosa da mangiare, ho pensato che nessuna di voi due avesse ancora avuto modo di pranzare!" disse, sventolando un sacchetto pieno di anpan. Le due ragazze, evidentemente in vena di sarcasmo, gli rivolsero sguardi sconvolti. "Chi sei tu, dov'è il vero Ranma Saotome?!" disse Ukyo, scoppiando a ridere all'unisono con Akane. "Se avete tanta voglia di sfottere me ne vado... con gli anpan!" rispose borbottando, poi notò un particolare. "Ragazze ma... dov'è Shan-pu? Non dovrebbe essere nell'altro letto?"
Le due ragazze si scambiarono un'occhiatta, poi Akane rispose. "E' scappata giù dalla finestra. Ha... sentito alcuni nostri discorsi." "Hm? Che discorsi?" chiese Ranma. Le due ragazze evitarono di rimarcare sulla sua solita mancanza di intuito quando si trattava di affari di cuore, fornendo invece un breve riassunto. A racconto concluso Ranma sospirò, grattandosi la nuca. "Dovevo immaginare che avrebbe reagito così... l'avrebbe fatto anche in una situazione normale, ma con tutto il trambusto di questi giorni dev'essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso." disse, mentre Ukyo e Akane si limitarono ad annuire. Rimasero a chiacchierare qualche altro minuto, prima delle lezioni pomeridiane. Al termine delle lezioni Ranma chiese ad Akane di accompagnare Ukyo a casa, per sicurezza. Lui aveva una cosa da fare, e a poco servirono le proteste della fidanzata per sapere di cosa si trattasse. Per fare prima saltò sui tetti e corse lungo le ringhiere, come era sua abitudine, e in pochi minuti si trovò nei pressi del Nekohanten. Voleva solo assicurarsi che Shan-pu non fosse troppo distrutta... o che commettesse stupidaggini.
Era già in prossimità dell'ingresso, ancora sventrato dal poderoso calcio di Shan-Pu di quella stessa mattina. Chissà se la vecchia aveva già chiamato qualcuno per farlo aggiustare. Ripensò ai continui danni che il dojo dei Tendo subiva e, per una volta, fu contento che non fosse successo lì e non per colpa sua.
Ma che vado a pensare? Non è il momento per le porte sfondate.
"Ragazzo, che ci fai qui?". Riconobbe immediatamente la sgradevole voce alle sue spalle. Cologne.
Si voltò, aspettandosi per qualche motivo una bastonata sulla testa che però non arrivo. E quel che vide... gli scaldò il cuore?
Davanti c'era la mummia, al solito zompettante sul suo pezzo di legno. Appena dietro di lei avanzavano lenti Shan-Pu e Mousse. Lui era senza occhiali ma, nonostante il grave handicap, pareva essere sicuro nella camminata. Questo perché, non mancò di notare, era Shan-Pu a fargli da bussola. Tenendo un braccio attorno alla sua vita.
Che stava succedendo? Perché quei due erano così vicini? Non meno di quattro ore fa si erano praticamente giurati odio eterno ed erano arrivati a tanto così da sfidarsi a duello mortale. E ora sembravano due piccioncini a spasso per la città.
Altra cosa che non mancò di attirare la sua attenzione era la faccia della cinese più giovane: un disastro. Arrossata, con gli occhi gonfi e giusto il minimo indispensabile di presentabilità.
Aveva proprio fatto bene ad andare a dare un'occhiata, lei sembrava averne un gran bisogno.
"Ebbene, Ranma? Ti ho fatto una domanda e gradirei una risposta" gracchiò ancora Cologne, ridestandolo dalle sue considerazioni.
"Volevo... volevo solo sapere come stava Shan-pu. Dopo l'attacco di Hinako era piuttosto malmessa..." rispose, non riuscendo a staccare gli occhi da quei due. Che diamine era successo in quel breve lasso di tempo?
"Si, in effetti quella pazza ci è andata giù pesante. Devo ricordarmi di farle avere i miei personali... ringraziamenti" disse Obaba, quasi sussurrandolo, ma tutti avevano sentito. E sapevano bene che non sarebbero state belle sorpresine, per la professoressa Ninomiya. D'altronde non poteva sperare di attaccare la nipotina di Obaba e sperare di passarla liscia...
"Io sta bene Ranchan, tu non preoccuparti! Shan-pu si rimette presto!" disse la ragazza, con un tono di voce più allegro rispetto a quello spento e triste che aveva avuto negli ultimi due giorni. Mousse, accanto a lei, sorrideva. Ranma non sapeva ancora cosa fosse successo tra quei due, ma qualunque cosa fosse sembrava avere effetti miracolosi sulla cinesina... anzi, su entrambi. Avrebbe chiesto spiegazioni al primo momento utile, ma in ogni caso era davvero felice che la ragazza si stesse riprendendo.
Il silenzio venne interrotto da Obaba, che dopo quell'uscita sarcastica - ma non troppo - su Hinako, era tornata improvvisamente seria.
"Fate silenzio ora, e se dovete parlare cercate di non farlo qui attorno." disse "Qualcosa non quadra, e il mio sesto senso non è ancora così arruginito come le mie vecchie ossa."
Si diresse verso il retro del ristorante, aggiungendo "Shan-pu, Mousse, cercate di non farvi vedere insieme qui attorno, come stabilito. Non siamo ancora in grado di agire liberamente, quindi non abbassate la guardia!". Detto questo, entrò.
Dopo qualche minuto Ranma si rivolse ai due ragazzi cinesi. "Allora... uno di voi due sarebbe così cortese da spiegarmi cosa sta succedendo?" chiese, con un mezzo sorriso stampato sul volto.
Per un attimo tutto quello che ottenne dai due fu un imbarazzato silenzio. Persino lui, notoriamente un tontolone in quel campo, notò che gli sguardi rivoltigli dai due erano impacciati e poco propensi alla spiegazione.
Mousse decise di uscire dall'impasse e, scostandosi gentilmente dal braccio di Shan-Pu e reclamando indietro i propri occhiali, si portò di fronte a Ranma. Li inforcò per essere sicuro di non star rivolgendosi a un palo della luce. E finalmente rispose: "Saotome, va tutto... meglio. Io e Shan-Pu abbiamo... parlato. E siamo giunti a un... accordo, più o meno".
Non che il giapponese non fosse attento a quel che l'anatroccolo gli stava dicendo, ma più di una volta cercò lo sguardo di lei per una conferma su quelle parole. Lui era rimasto a minacce di morte e "ti odio, maledetta arpia". Era un cambiamento troppo radicale per essere avvenuto in così poco tempo e solo con una chiacchierata.
Lei notò la sua silenziosa richiesta e gli rispose con un cenno affermativo del capo. Non aveva senso nascondergli quegli sviluppi, prima o poi se ne sarebbe accorto da sé. Più dopo che prima probabilmente, considerato l'elemento, ma sarebbe successo.
La bocca di Ranma si piegò in un sorrisetto smargiasso mentre avvolgeva un braccio attorno alle spalle di Mousse. Si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò: "Dì un po'. Hai fatto o detto qualcosa di particolarmente carino alla tua promessa sposa? Non l'ho mai vista così propensa a starti vicino senza un martello in mano". Il tono era scherzoso. Quella voleva essere una semplice uscita amichevole fra persone che se le possono permettere fra di loro. Ranma credeva, a ragione, di essere ormai prossimo a quel punto nel suo rapporto con Mousse, sempre ammesso che non ci fossero già arrivati.
Mousse si tirò indietro, visibilmente rosso in viso. "S-saotome! Cos-co-cosa...! Ma che vai dicendo?!" fu la risposta del cinese, imbarazzato. Aveva evidentemente frainteso le parole di Ranma, che intanto ridacchiava di gusto. "Amico rilassati, hai decisamente travisato le mie parole!" cercò di calmarlo, tra una risata e l'altra "Non intendevo nulla di... audace, diciamo così. Calmati ora, su!"
L'altro lo guardò attraverso le spesse lenti, imbarazzatissimo, e non per le parole travisate. Non aveva ancora avuto il tempo di abituarsi alla nuova situazione, e sembrava che bastasse una battuta di troppo per agitarlo. Doveva decisamente calmarsi.
Shan-pu intanto li osservava poco più indietro, con un'espressione interrogativa dipinta sul volto. Non capiva esattamente cosa stesse succedendo per via del suo giapponese altalenante, ma soprattutto non capiva cosa ci fosse da ridere ed agitarsi allo stesso tempo. Erano impazziti forse?
Maschi. Probabilmente non li avrebbe mai capiti.
"Io non vuole interrompere vostri strani discorsi da maschi" li interruppe "ma forse meglio fare come dice nonna e spostarci da qui prima che Xi-Lin vede noi insieme."
I ragazzi si scambiarono un'occhiata, poi annuirono verso Shan-pu, e insieme si allontanarono dal ristorante.

Lasciati i ragazzi fuori a parlare, Obaba era impegnata a capire cosa il suo sesto senso stesse cercando di farle capire.
Quella nuova situazione tra Shan-pu e Mousse, doveva ammetterlo, l'aveva tranquillizzata parecchio. Non era un matrimonio ma era comunque un passo avanti, qualcosa su cui lavorare.
Purtroppo c'era altro di cui preoccuparsi.
Perlustrò il ristorante da cima a fondo, ma di Xi-Lin neanche l'ombra.
Allora cos'era che non andava?
Che l'amazzone avesse deciso di tornare in Cina senza nemmeno avvisarli? Aveva scoperto Mousse e Shan-pu e progettava vendetta? Aveva sistemato qualche trappola lì dentro?
Eppure, dopo aver controllato minuziosamente ogni angolo, non trovò nessun trucchetto o trappola, e i pochi bagagli di Xi-Lin erano ancora lì.
Eppure, qualcosa continuava a non quadrare.
"Oh beh, mi sarò sbagliata. L'età comincia davvero a farsi sentire per questa povera vecchia" si trovò a lamentarsi con l'aria.
Non c'era nulla fuori posto. Proprio nulla. La ricerca era stata a vuoto e Xi-Lin era ancora nei paraggi, quindi non stava tornando imbufalita a Joketsuzoku denunciandoli come dei perversi corrotti dai costumi occidentali, o qualche scemata del genere. Pur non manifestandolo mai apertamente, difatti, era sempre stata urtata dall'estrema ottusità mostrata dal Gran Consiglio della tribù, così inflessibile e mai disposto a un'eccezione.
Fra un po' sarà ora di pranzo, pensò, e questo ristorante fa pena. C'era la porta da sostituire e un sacco di ciarpame ancora in giro.
Per prima cosa telefonò a una ditta specializzata per farsi portare il prima possibile un ingresso sostitutivo, pattuendo una conspicua mancia se il lavoro fosse stato rapido e ben fatto. Poi, sempre in tema porta, fece che sradicare del tutto quella buttata giù da Shan-Pu. Spaventò molto alcuni passanti ma non se ne curò. La portò sul retro e la abbandono lì. Ci avrebbe pensato Mu-Si, sorrise soddisfatta fra sé e sé.
Successivamente si dedicò a mettere un po' in ordine tutta la carta sparsa per la sala grande. Aveva rovesciato bauli su bauli alla ricerca di una soluzione e, per fortuna, tutta quella fatica non era stata inutile.
Quando riprese in mano la pergamena su cui era vergata la legge che, almeno per il momento, stava salvando tutti i loro sederi... il suo senso d'allarme prese a suonare all'impazzata. Molto più forte di prima.
Si mise a rileggerla.
Quando arrivò in fondo era un tremito unico.
"No. No. Come ho potuto...".
Non bastavano i suoi tre secoli di vita per giustificare un simile, grossolano errore.
Doveva trovare quei due ragazzi e metterli al corrente delle funeree novità.
Schizzò come un fulmine all'esterno del Nekohanten con la stupida speranza di trovarli ancora lì, dimenticandosi persino che era già uscita qualche minuto prima e loro erano già spariti.
Si fiondò in strada e corse veloce tra i vicoli e i tetti di nerima, dando fondo a tutte le sue energie, augurandosi che non fosse troppo tardi.

"Che cosa diamine sta succedendo?"
Era l'ennesima volta che Ukyo rivolgeva questa domanda a Ranma, sottovoce.
Indecisi su dove andare a parlare tranquillamente, Ranma propose di andare al ristorante di Ukyo. Voleva assicurarsi che stesse bene, e inoltre, anche se rischiavano che Xi-Lin decidesse di andare a far "visita" ad Ukyo, sarebbe stato sicuramente più semplice dover sostenere quella pantomima tutti insieme, piuttosto che dover lasciare tutto sulle spalle della sola Ukyo, come già era successo a Shan-pu. Ovviamente la nuova situazione tra i due ragazzi cinesi non aveva mancato di lasciare di stucco anche Akane e Ukyo. Erano così... carini. Mousse così protettivo, Shan-pu persino... felice?
"Il mondo sta proprio girando al contrario..." disse Ukyo, fissando i due ragazzi seduti a un tavolo, mentre preparava okonomiyaki per tutti.
"Domani pioveranno rane" aggiunse Akane, sempre sottovoce.
"Ragazze, da voi non mi aspettavo tanto acido! Dovreste essere contente per loro!" le ammonì Ranma. Le due lo guardarono, e scoppiarono a ridere. "Ranma guarda che lo siamo, sul serio! Ma ammetterai che nessuno si aspettava una conclusione simile dopo che Mousse l'aveva minacciata di morte no?" disse Ukyo, intenta a decorare le sue famose e deliziose okonomiyaki.
"Sei proprio tardo, non c'è speranza per te" aggiunse provocatoria Akane.
Capendo - tardi - di essere stato preso in giro da quelle due, il ragazzo rivolse loro la peggiore delle occhiatacce, arrossendo d'un colpo. "Taci, maschiaccio senza sex-appeal!" "A chi hai dato del maschiaccio, pervertito?!" lo minacciò Akane acchiappando una delle spatole di Ukyo e usandola come arma non convenzionale - come se avessero mai usato qualcosa di convenzionale per picchiarsi, poi.
"Ragazzi per favore, non c'è bisogno di picchiarsi! Non ne avete abbastanza? Io direi di rilassarci, visto che prima o poi ci ritroveremo davanti quell'amazzone..." intervenì Mousse, con l'intenzione di placare gli animi. Intenzione lodevole, peccato che stava rivolgendo le sue attenzioni alle stampe appese alle pareti del locale.
"Shan-pu ti prego, rendigli le sue lenti o continuerà a parlare con gli oggetti, spaventandomi i clienti!" disse Ukyo tra una risata e l'altra, rivolgendosi alla cinesina; quest'ultima intanto sghignazzava alle spalle di Mousse, godendo un pò della situazione di disagio del ragazzo. Era bello vedere che qualcosa non era cambiato. Anche se, nel modo in cui lo osservava, qualcosa di diverso c'era. Sorrise, per poi rimettere gli occhiali di Mousse al proprio posto, sul naso del ragazzo, che subito si allontanò dalle stampe. "Non potevate dirmelo prima?!" sbuffò, prima di sedersi con gli altri attorno al piatti preparati da Ukyo. Quest'ultima si allontanò un attimo dal bancone per recarsi sul retro, per rifornirsi della salsa che usava solitamente per condire abbondantemente le okonomiyaki preferite di Ranma.
Nonostante la mattinata atroce, si sentiva molto meglio. Più serena, più leggera. E quella strana rimpatriata - che era probabilmente la cosa più vicina a un pranzo tra amici che avesse mai condiviso con loro - le piaceva davvero.
Stava per tornare in sala, quando un rumore la colse alla sprovvista. Ma ancora più stupefacente fu scoprire la fonte del rumore.
"Vecchia Obaba! Mi ha fatto prendere un colpo! Come sapeva che eravamo tutti qui?"
La vecchia zompò verso di lei sul suo bastone, visibilmente agitata.
"Non importa come lo sapessi, importa solo che siete in pericolo. Ci serve un posto sicuro, e né qui né al Nekohanten lo siamo più."
Ukyo si agitò nel sentire le parole della vecchia amazzone. "Obaba... cosa sta succedendo? Perchè siamo in pericolo?"
"Ho commesso un imperdonabile errore" disse "Xi-Lin non è venuta in Giappone solo per controllare Shan-Pu... ho travisato quanto dicevano i documenti, e ora tu e mia nipote siete in pericolo. Temo di avervi condannate a morte."
"La prego, respiri. In queste condizioni le verrà un infarto" disse Ukyo, seriamente preoccupata per la vecchia. Paonazza e col fiato che più corto non si poteva.
Quella scosse la testa: "Non importa, non importa. Fammi strada per il ristorante, devo avvisare tutti" ansimò.
Quando i capelli bianchi di Cologne si impressero sulle retine dei presenti c'era ancora un clima gioviale e allegro. Qualcosa che, si trovò a pensare in un momento di distrazione, non si sarebbe mai aspettata di vedere fra loro. Specialmente la sua cara nipote che rideva a più non posso insieme a Mousse.
Poveri ragazzi. Ora che forse stavano raggiungendo un equilibrio fra di loro...
"Vecchia! Vieni a farti due ghignate insieme a noi!" proruppe Ranma con voce acuta, neanche fosse pieno di sakè fino all'orlo delle orecchie. Suonava davvero come un ubriaco allo stadio terminale.
"Ranma! Ti pare il modo di rivolgerti alla signora Cologne?" lo apostrofò Akane con un sorriso a novemila denti.
L'amazzone anziana si trovò seriamente a pensare che quei maledetti giovinastri si fossero dedicati all'alcool. Non li riconosceva. Erano tutti ebbri di ilarità.
Ci sarebbe mancato pure quello. Convincere della gente brilla che la loro vita era in pericolo.
"Fate un po' di silenzio!" urlò con tutto il fiato che riuscì a raccattare. Bastò quella dimostrazione di autorità per quietarli. Le serviva che capissero bene quanto stava per dir loro.
"Scusate se ho interrotto il vostro bel convivio, ma porto pessime novità".
E, così come fino a pochi minuti prima l'Okonomiyaki Ucchan era stato il ritrovo di quattro adolescenti in vena di spensieratezza, così fu sufficiente quella singola frase a gettarli in un cupo timore.
"Non c'è tempo da perdere. Vi spiegherò strada facendo. Akane Tendo, andiamo a casa tua. È probabilmente il posto più sicuro in cui Ukyo e Shan-Pu possano rifugiarsi".
Nessuno ebbe da ridire. Si alzarono tutti, silenziosi e preoccupati.
Mentre procedevano Cologne disse cosa fosse successo di tanto catastrofico: "Ho letto male la pergamena con la legge sulle amazzoni... diverse. È vero che possono non sposarsi, ma quel che succede dopo è... diciamo che è poco piacevole".
"E cosa sarà mai? Le uccidono?" fece Ranma, col chiaro intento di scherzare.
Il silenzio di lei, accoppiato con lo sguardo di chi vorrebbe scherzare ma non può, fu sufficiente a gelargli il sangue.
Arrivati al dojo dei Tendo si radunarono in palestra. La vecchia si premurò di esplicitare al meglio delle possibilità le reali conseguenze del vicolo cieco in cui si erano ficcati.
Ukyo e Shan-Pu furono, ovviamente, quelle che la presero peggio. D'altronde per gli altri la questione si sarebbe risolta in un nulla di fatto, tanto la pelle scuoiata non sarebbe stata la loro.
Suonò il campanello.
Quando Ranma aprì la porta si sentì come se gli fosse caduta una trave di titanio direttamente sulla testa.
"Salve, bel ragazzo giapponese. Sono qui Ku-Lun e Shan-Pu, per caso?" disse Xi-Lin con aria innocente.
   
 
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