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Autore: elrohir    23/06/2006    13 recensioni
Ehi Kaede… Sposto lo sguardo dal tramonto al mio letto. A te. Ci stai? Ti sollevi sui gomiti, mi fissi dritto in faccia. Sei nudo, a parte i jeans riabbottonati in fretta. Sei spettinato. E stai coricato tra le mie lenzuola. Mi fissi. Poi sorridi. Sì.
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehi Kaede…

Ehi Kaede…

Sposto lo sguardo dal tramonto al mio letto. A te.

Ci stai?

Ti sollevi sui gomiti, mi fissi dritto in faccia.

Sei nudo, a parte i jeans riabbottonati in fretta. Sei spettinato. E stai coricato tra le mie lenzuola.

Mi fissi. Dritto in faccia.

Poi sorridi.

Un sorriso pigro, sensuale, un sorriso di sfida, un sorriso provocante, un sorriso tenero, luminoso, un sorriso breve e assolato. Un sorriso sfuggente, un sorriso veloce, un sorriso eterno e trasparente. Un tuo sorriso.

Sì.

Sì. Ci stai.

A fare cosa, non lo so neanche io. Ma ci stai.

E ci starai sempre, amore mio, come sempre ci sei stato.

Ci stai.

Torni a sprofondare nei cuscini, il tuo broncio di nuovo distratto, e io allungo una mano a sfiorarti la guancia, a toccarti la pelle, le labbra.

Ci stai.

Una volta pensavo che rispondessi così soltanto a chi ti proponeva una partita.

Quante volte ti ho visto, con questa luce negli occhi, annuire a qualcuno che ti aveva sfidato. Quante volte sono stato io, questo qualcuno.

Adesso, ti conosco meglio. Conosco un Kaede più vero.

Conosco il vero Kaede. Io, e forse pochi altri.

E so che rispondi così sempre. Qualunque sia la pazzia che uscirà dalla mia mente, tu ci starai.

Tu ci sei stato.

Da quella prima volta. Con la luna che ballava nel cielo e il vento che gonfiava queste tende. E  la pioggia che gonfiava i tuoi occhi.

Ci sei stato. Ti sei abbandonato alla vita. Mentre io mi abbandonavo a te.

L’avevo già capito, allora, che una sfida non la sapevi rifiutare.

E certe volte il desiderio era talmente forte, che quasi lo facevo. Quasi ti sfidavo.

A quello.

Mi ero girato il film mille volte, nella testa. Mi ero immaginato ogni sfumatura dei tuoi occhi, l’azzurro farsi blu, tingersi d’orgoglio, e le tue labbra sulle mie, le tue labbra fiere, libere. Le tue labbra assassine.

Ma non volevo portarti a letto, Kaede. Non mi bastava.

Io volevo amarti.

E ti ho amato, in ogni giorno di questi mesi eterni, ti ho amato sempre, ogni volta che mi rispondevi di sì.

Sì, a una nuova sfida. Sì, a una diversa partita. A una corsa nei campi, o per strada.

Sì, a lanciarti nel mare quanto il sole tramontava, e il vento d’aprile asciugava il sudore.

Sì, a lanciarti contro il cancello di casa per battermi in velocità.

Sì.

Sì a spogliarti lentamente, con gli occhi fissi nei miei, e il cuore che batteva all’impazzata, e minacciava di schizzarmi via in ogni momento.

Sì a spogliarti febbrilmente, senza neanche vedermi, con le mani che vagavano ovunque, affamate di stringere, bisognose di accarezzare.

Sì.

Ci stai Kaede?

E un sorriso fugace, mentre portavi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e ti infilavi nella doccia. E aprivi l’acqua. E il sudore della partita andava via, così come le tracce del sole, così come la tua stanchezza.

Rotolo al tuo fianco, poso la guancia sul tuo stomaco.

Sento le tue dita tra i capelli, li pettinano lente, sensuali. Pigre.

Sei pigro, amore. E dormiglione.

Non hai voglia di svegliarti un po’?

Poso un bacio sulla tua pancia. Ti sento ridacchiare.

Ti mordo, allora, chiudo i denti sulla tua pelle elastica. E le dita tra i miei capelli si fanno meno distratte.

Sorrido, con il naso scendo a sfiorare la cerniera dei tuoi jeans.

-Che ne dici di toglierli, koi?

Prendo in bocca un bottone, e tu ridacchi.

-Si può fare.

Sono diventato paziente, in questi mesi. Ho imparato che a volte la fretta non serve. A volte non serve la frenesia.

A volte è più divertente prendere tutto con calma, perché quando corri non puoi guardarti intorno. E tu, honey, sei un paesaggio che non mi perderei per niente al mondo.

Abbasso la cerniera fissandoti negli occhi. Sei arrossito.

Non è imbarazzo, il tuo, lo so. Kaede Rukawa non è mai imbarazzato.

Non lo era nemmeno mentre, nel mezzo del campo, un giocatore avversario gli sussurrava sulle labbra –Voglio scoparti.

Casomai infastidito. Perché sapevi che io sarei andato da lui, dopo, a dirgli qualche parolina. E i miei complimenti per la tua partita avrebbero ritardato di qualche minuto.

Non è imbarazzo, il tuo. Casomai, placida eccitazione.

Hai voglia di giocare, Kaede?

Ci stai a questo gioco, che sembra così poco ma che invece non lo è?

Che domanda.

Ti sfilo i jeans, tu sollevi il bacino. Ti poso una mano dietro la schiena, per riaccompagnarti sul letto.

La tua pelle è bollente. Tu sei bollente.

Allarghi le gambe, io ci scivolo in mezzo. Ti sorrido, tu ti sporgi per baciarmi.

Amo la tua bocca, Kaede. L’ho sempre amata. Dal primo, fottuto momento. L’ho amata. Come ho amato te.

Sei un angelo sensuale, Kaede. Combinazione letale.

Tu sorridi, e mi offri il collo. Lo mordo come se fosse l’unico modo per restare vivo. Con dolcezza.

Ti muovi sotto di me, sinuoso, sottile. Hai un corpo magnifico, honey, un corpo che non mi stancherò mai di baciare, leccare, amare. Un corpo snello, eppure forte. Flessuoso. Come un albero giovane, o lo stelo di un fiore.

Poso la mano in mezzo alle tue gambe. E tu gemi e rovesci la testa, e ti sento sorridere, mentre mi allacci le caviglie alla schiena. È il mio turno di gemere.

-Ci stai, Kaede?- ti chiedo, per il puro gusto di vederti rabbrividire. E sollevare il capo. E annuire.

Faccio scorrere le mani sui tuoi fianchi. Hai la pelle d’oca amore. Chiudo le labbra sulla tua clavicola, assaggio il sapore della tua pelle. E finalmente mi decido e scendere.

Quando ti prendo in bocca, ti inarchi. E io vorrei fermare questo momento, fotografarlo, per poterlo riguardare con calma, più tardi. La meravigliosa curvatura della tua schiena. L’arco perfetto costruito dal tuo corpo, attraversato da brividi elettrici. Brividi creati dalla mia lingua. Dai miei denti.

Invece chiudo un attimo gli occhi, e con una mano risalgo il tuo petto, mi fermo sul cuore.

Batte. Sei vivo.

Sei vivo, e sei con me.

E io ti sento vivere, bevo la tua vita, mordo la tua vita, la succhio, la bacio. La vivo.

Ti lasci cadere sulle lenzuola. Hai le labbra socchiuse, e gli occhi spalancati.

Respiri affannoso. Quante volte ti ho guardato ansimare, a fine partita, e ho pensato che così dovevi essere dopo l’amore? Troppe.

E quante volte ti ho visto riprendere fiato in questo letto, e ho desiderato non lasciarti mai andare? Ancora troppo poche.

Risalgo il tuo corpo. Mi sdraio su di te. Tu tieni ancora le gambe aperte, ma non accetterò il tuo invito. Non adesso.

-Ci stai?- ti chiedo, e tu ridi e scuoti la testa, e d’improvviso mi tiri giù, in un bacio affamato, un bacio in cui annaspo e annego e affondo. Mi lasci andare e fai combaciare le nostre fronti.

Il respiro pesante entrambi, ci guardiamo.

-Sempre, amore. Sempre.

 

Boh, io la finirei qua. Non so se dirvi chi è a parlare.

Anzi, facciamo così. Io ve lo metto come commento, se volete saperlo andate a vedere.

Però adesso non fatevi venire degli attacchi d’ansia, non è, che so, un Fukuda-ru (o un Akagi-ru, o orrori simili…) Voglio dire… ce ne sono migliaia, di fic del genere, in inglese soprattutto.

Diciamo che sono così circospetta perché se io leggessi una fic, e scoprissi alla fine che è una Senhana, potrei suicidarmi. Piuttosto, preferisco non saperlo. E continuare a illudermi che a parlare sia Ru. Per farvi capire a che livello arriva la mia avversione verso quella coppia, vi dico solo che quando nel manga, durante l’amichevole Shohoku-Ryonan Sendoh fa cenno a Sakuragi di entrare in campo, sorridendo, vorrei girargli la faccia a forza piagnucolando –Ma noooo… Aki non lo devi guardare Hana…

Però QUESTO pairing io lo adoro.

E l’altro giorno, ho risentito questa canzone di Goran Kuzminac. E mi sono subito venuti in mente loro.

Comunque, ditemi cosa ne pensate, se vi va. E provate a indovinare, magari….

Poi se mi gira faccio il sequel e vi dico tutto! (anzi, è molto probabile, perché ci sono mille spunti che non ho usato…)

Qui c’è il testo della canzone. Chiaramente è dedicato a una donna… eppure io ho visto Kaede, mentre l’ascoltavo. Sarò pazza… in ogni caso secondo me ha un testo tenerissimo, che dite?

Un’ultima cosa. Io non sono abituata a scrivere songfic. La maggior parte di quelle che ho letto mettevano le strofe della canzone come intermezzi… però non mi convinceva, l’idea. Perché poi mi conosco, e finiva che ripetevo semplicemente le immagini della canzone, magari ampliandole… quindi ho preferito usarla solo come ispirazione. Anche se non sapete la fatica, a non riscrivere pari pari certe frasi… che dite, il risultato è accettabile?

 

EHI CI STAI

Ehi ci stai a farti una risata,
a vivere ogni tanto
la tua vita alla giornata.
Ehi ci stai
a far due passi insieme,
su campi di trifoglio
sotto cieli di cotone

ci stai a fare un rock
portarlo per la strada,
ci stai ad esser sempre tu
qualunque cosa accada
ci stai un po' per gioco
a toglierti la gonna,
a metterti nel letto
con la gioia di esser donna
ma ci stai o no
a credere in qualcosa
volare rasoterra
senza chiedere mai scusa
ehi ci stai
a far la doccia insieme
impegno o disimpegno
un po' di fresco ci sta bene
ci stai a rotolare
nel fango della strada
a stare in equilibrio
sulla lama di una spada
Ci stai a scatenarti,
a farti un giro in pista
con i blue jeans a pelle
ed il seno bene in vista
ma ci stai o no
ci stai a questo gioco
che sembra cosi' poco
ma che invece non lo e'

Ehi ci stai
a farti una bottiglia,
parlare ad un amico
senza dirgli che si sbaglia
ehi ci stai
a fare penitenza
scontare i tuoi peccati
senza averli confessati
per goderli un po' di piu'

Ci stai a fare un rock
portarlo per la strada
ci stai ad esser sempre tu
qualunque cosa accada
ci stai un po' per gioco
a toglierti la gonna
a metterti nel letto
con la gioia di esser donna
ma ci stai o no?

 

   
 
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