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Autore: Ili_sere_nere    17/10/2011    22 recensioni
Chi a Capodanno non dice "Anno nuovo, vita nuova" sperando che accada qualcosa di sconvolgente e di inaspettato che ti cambi la vita in meglio? Anche la nostra protagonista, Andrea Belmonti, 21 anni originaria dell'Italia, se lo è augurato. Ed è accaduto. La sua semplice vacanza,fatta per riposare e pensare un po' a sè, si trasformerà in qualcosa a cui non aveva assolutamente pensato. Punto di partenza del nostro viaggio? Atlanta. Punto di arrivo? Ancora tutto da decidere...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Never Let Me Go'
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Video Trailer

Epilogo

Dicembre, 24 2012 

Aprii gli occhi quando ormai il giorno aveva lasciato il posto alla notte. Mi stropicciai gli occhi sporgendomi, poi, verso il comodino per vedere che ore fossero. “18.27”. Mi portai seduta e mi passai le mani prima sul viso e poi tra i capelli. Scesi dal letto andando in bagno per darmi una svegliata completa e quando uscii, il mio sguardo andò a finire sulla bacheca di legno appesa al muro della mia camera. Era la bacheca che i ragazzi mi avevano regalato per il compleanno. Mi avvicinai e con le dita sfiorai foto dopo foto e quando raggiunsi quella con Ian, una stretta allo stomaco mi prese. Erano passati sei mesi dal mio ritorno in Italia e in quei mesi avevo rifiutato di collegarmi su Internet o sullo stesso Facebook, incapace di sopportare la vista delle foto di Ian. Come una scema, però, non potei rinunciare a vedere The Vampire Diaries. Ogni scena con Ian era una pugnalata al cuore che mi procurava sempre una serie infinita di pianti che preoccupavano anche mia madre. Veniva sempre a sedersi accanto a me e mi stringeva a sé, mormorandomi che andava tutto bene ed io, stanca, le rispondevo sempre male. So che lo faceva per me ma non riuscivo a stare meglio.

*Inizio Flashback*
Ian era appena passato sullo schermo ed io ero scoppiata a piangere. Mia madre, come sempre nell’ultimo periodo, venne accanto a me e mi cinse le spalle con un braccio.
<< Tesoro, calmati >> mi disse con tono dispiaciuto.
<< E come faccio a calmarmi, eh? Come faccio, dimmelo! – i singhiozzi mi squarciarono il petto – Lui è dall’altra parte dell’oceano, dovrei essere lì con lui >>
<< Allora perché sei qui? >>
Smisi di respirare. << Non.. Non potevo restare >>
Mia mamma mi guardò seria. << Te lo dissi, tesoro, che ero scettica ma tu.. >>
<< Volevo sbatterci i denti contro e ora li ho sbattuti, sei contenta? >>
<< Andrea, come potrei essere contenta di vedere mia figlia soffrire per amore?! >>
Mi portai le mani sul viso lasciando alle lacrime scorrere lungo le guance. << Mamma – alzai lo sguardo incrociando i suoi occhi – lo sai perché sono tornata in Italia >> le dissi ormai rassegnata.
Mi accarezzò la schiena. << Lo so, tesoro. Lo so ma sai anche che non condivido il fatto che tu non abbia detto nulla ad Ian. Non se lo meritava >> mi disse bonariamente.
La guardai prima di spostare lo sguardo verso la finestra. Chi ha inventato la frase ‘E vissero felici e contenti’ meriterebbe di essere preso a calci nel culo, violentemente.
*Fine Flashback*

Proprio la finestra in quel momento stavo guardando. Ritornai nel presente e mi diressi al piano inferiore. Scesi le scale arrivando in cucina. Mamma era intenta a preparare le varie stuzzicherie che avremmo mangiato quella sera.
Sentendo i miei passi, si voltò. << Buongiorno dormigliona, ti sei svegliata >>
Le sorrisi. << Avevo bisogno di riposare. Non dormo molto in questi giorni >> dissi sarcastica.
Lei ridacchiò. << Ci farai l’abitudine, tranquilla >>
<< Speriamo – sospirai – ma.. dov’è? >> chiesi guardandomi intorno, sentendo la casa troppo silenziosa.
<< E’ con tuo padre a fare un giro >>
<< A quest’ora? Gli verrà un accidente! >> dissi andando alla ricerca del telefono di casa per chiamare mio padre.
<< E’ coperto dalla testa ai piedi, Andrea! >>.
<< Non mi interessa, a quest’ora si gela! >> dissi componendo il numero.
Stavo per dare l’avvio alla chiamata quando la porta d’ingresso fu aperta e chiusa. << Io ed il campione siamo tornati! >>
Scattai verso il corridoio. << Papà, ma ti pare l’ora di portarlo fuori? >> chiesi stizzita andandogli incontro.
Lui mi guardò confuso. << Tu riposavi e lui si stava agitando >>
Scossi la testa rassegnata mentre mi piegavo verso il passeggino. << Vieni qui, amore della mamma >> sorrisi stringendo al petto Dean. Mi sorrise contento, tendendo le manine verso il mio viso.
<< Credo sia contento di rivederti >> disse mamma.
<< Ti sono mancata amore? >> gli chiesi mentre gli baciavo le guance paffute. Perché avevo lasciato l’America? Per lui. Le analisi che feci avevano si detto che non era nulla di grave ma avevano constatato che ero incinta, in quei giorni, di ben tre mesi. Ecco spiegato il perché dei miei continui malesseri. Avevo nascosto a tutti questo particolare. Dean aveva poco più di un mese. Era nato, infatti, ai primi di novembre, precisamente il 6, e alla nascita pesava tre chili per quarantaquattro e quattro centimetri. Aveva i capelli scuri e gli occhi di un tenue verdino. Sul collo spiccava una voglia di cioccolato. Perché avevo lo strano presentimento che avesse preso tutto dal padre e nulla da me? Ma era semplice da capire: il padre era decisamente bello e il figlio non poteva che essere come lui. “Tale padre, tale figlio”. Gli sfiorai il naso con il polpastrello dell’indice poco prima che iniziò ad agitarsi.
<< Credo cha abbia fame >>
<< Dici? – mi feci un rapido conto delle ore dall’ultima poppata – Si, credo tu abbia ragione >> presi Dean e salii in camera e, una volta messa sul letto, gli diedi da mangiare. Guardandolo mangiare mi venne in mente quando Nina venne a conoscenza di Dean.

*Inizio Flashback*
Erano le 3 di notte quando il telefono prese a squillare. << Ma che diavolo.. ? >>. Cercai il telefonino con la mano e risposi senza vedere chi fosse. << Pronto? >>
<< Wow, quanto sei contenta di sentirmi >>
Corrugai la fronte, confusa. Parlava in inglese, era una voce femminile. << Ehm.. Nina? >>
<< Ti sei già scordata di me? Ma bene! >>
Mi passai la mano tra i capelli. << Nina è notte fonda, sto dormendo – sbuffai affondando il viso nel cuscino – Come stai? >>
<< Bene, te? Come è stato il tuo ritorno alla vita di tutti i giorni? >>
<< Nina.. >> iniziai sospirando.
<< Ok, cambio domanda. Come stai? >>
<< Da schifo. – sospirai – Lui? >>
<< Da schifo. Julie sclera con lui ogni 3x2. Non è concentrato, non è lui, Andrea. Non è più lui. Non sorride, sta sempre solo. Dell’Ian di qualche mese fa non ne è rimasto proprio nulla >> Abbassai lo sguardo sentendomi in colpa. Lo sapevo che in quel momento avevo tutto il cast contro per via di quella situazione e me lo meritavo. Ero pronta a farle un’altra domanda quando il pianto acuto di Dean mi precedette. Spalancai occhi e bocca in preda al panico. << Andrea chi è che piange? >>
Mi alzai di scatto andando verso la culla. << Nessuno >> dissi in fretta.

<< Sembra un bambino >>
<< Un bambino in casa mia alle tre di notte che piange? Ma che idee ti vengono in mente! >>. Cercai in ogni modo di far tranquillizzare Dean ma fu tutto completamente inutile. << Nina dammi qualche minuto >> posai il telefono sul cassettone e mi sporsi a prendere Dean. In un primo momento si agitò di più poi, però, iniziò a calmarsi non appena iniziai a sussurrargli una ninna nanna. Dopo qualche minuto si riaddormentò tra le mie braccia. Tenendolo stretto a me, recuperai il telefono. << Nina.. >>
<< Devi dirmi per caso qualcosa? >> chiese serissima e molto arrabbiata.
<< Mettiti comoda perché è un po’ lunga come cosa >>
<< Ho tutto il tempo che vuoi >>
*Fine Flashback*

<< Andrea! Silvia è arrivata! >> la voce di mia madre mi riportò al presente. Facendo molta attenzione, presi Dean, risistemandomi, e scesi al piano inferiore. Trovai Silvia seduta in cucina che parlottava con mia madre.
<< Voi due, avete finito di complottare non so cosa? >>
Mia mamma roteò gli occhi tornando a cucinare mentre Silvia si avvicino a Dean. << Ma ciao amore di zia! >> mi strappò dalle braccia Dean, iniziandolo a coccolare.
<< Silvia, per favore, non è un Cicciobello! >>
<< Ma ci assomiglia. Vero tesoro mio che sei un piccolo CiccioBello versione reale? >> disse con voce da bambina. Sapevo che le persone davanti agli animali e/o ai bambini si rincoglionivano molto ma non credevo così tanto. Mi ripresi subito però in quanto parlavo di Silvia.
<< Perché invece di perdere tempo non prendete i piatti e andate a mettere la tavola? >>
<< Mamma ma se saranno le sette scarse >> esclamai riprendendo Dean tra le braccia.
<< Ehm – fece Silvia – a dire il vero sono quasi le otto >>. La guardai scioccata. Quanto tempo ero stata ad allattare Dean? Dio, perdersi nei ricordi oltre a far male, come nel mio caso, faceva perdere la cognizione del tempo.
Silvia ed io ci spostammo in sala. Silvia si dedicò a mettere i piatti in tavola mentre io badavo a Dean. All’inizio non me ne ero resa conto ma oltre a me e alla mia famiglia, dovevano esserci Silvia, Chris e le corrispettive famiglie, come sempre avevamo fatto. Corrugai la fronte non vedendo Christian.
<< Silvia, ma Chris? >> chiesi sfiorando il capo di Dean.
Silvia scrollò le spalle. << Stavo per uscire per andarlo a prendere quando mi ha scritto che aveva un contrattempo e che ci avrebbe raggiunti qui. Altro non so >>. Annuii lasciando correre.
<< Un contrattempo? Strano. Chris non ha mai contrattempi, è sempre troppo organizzato >> mormorai scrollando le spalle.
Verso le 21 ci raggiunsero le famiglie di Silvia e di Christian e ancora una volta di Christian neanche l’ombra.
<< Antonella – mi rivolsi alla madre di Chris – ma Christian? >> chiesi anche a lei sperando di ottenere più informazioni.
<< Tesoro, a dire il vero non lo so neanche io. E’ uscito di corsa di casa verso le sette dicendo che aveva una questione da risolvere e che probabilmente avrebbe tardato di qualche minuto >>
<< Oh, ok. Allora in caso ora lo chiamo >>. Chiesi a mia madre di tenermi Dean e mi spostai un attimo lungo il corridoio. Composi il numero di Chris. Il telefono squillò a vuoto. Riprovai altre tre volte e tutte le volte nessuna risposta. “Se non risponde neanche questa volta, il telefono glielo faccia ingoiare!”. Sbuffando leggermente innervosita provai per l’ultima volta.

<< Pronto? >>
<< Dove cazzo sei? >>
<< Buongiorno finezza, eh? >>
<< Fai meno il simpaticone. Sono le nove e dieci, dove diavolo sei? >>
<< Sto.. Sto arrivando >>
Socchiusi gli occhi percependo qualcosa che non andava. << Che stai nascondendo? >>
<< Io? Nulla! >> rispose svelto.
<< Christian Carpi parla altrimenti vengo a prenderti a calci nel sedere da qui fino all’eternità! >>
Lo sentii respirare un po’ affannato. << Senti, invece di rompermi perché non mi apri che fuori fa freddo? >> e così dicendo chiuse la chiamata.
Mi diressi alla porta d’ingresso, aprendola. << Ti farei restare qui fuori al freddo al gelo >>
Lui ghignò. << Mi ami troppo per farlo >>
Inarcai un sopracciglio divertita. << L’ultima volta che lo hai detto di sei ritrovato con 6 punti di sutura sul sopracciglio >>
Roteò gli occhi. << Fidati, se non mi ami ora, mi amerai più tardi – lo guardai confusa ma prima che potessi chiedere spiegazioni riprese a parlare – Ho famissima! >> e si diresse in sala dove salutò i presenti.
Io ero ancora confusa per quella sua uscita. “Se non mi ami ora, mi amerai più tardi” Che diavolo voleva dire? Cosa aveva combinato fino a quel momento? Se c’erano persone di cui potevo avere paura, quelle erano Silva e Christian. Erano capaci di attuare qualsiasi piano, malefico e non. Sospirando decisi di lasciar perdere e raggiunsi tutti in salone, decisa a godermi per quanto possibile questo Natale.


Sospirai posando la mano sulla pancia. Dio, non ricordavo che il cenone di Natale avesse la capacità di mettermi K.O. in così poco tempo. Non avevo neanche finito di mangiare il secondo che già mi sentivo scoppiare. Eh già, la cucina di mamma non la batteva nessuno. Durante tutta la cena avevo lanciato sguardi in direzione di Christian cercando di comprendere ciò che mi era ancora celato. Lo avevo visto molte volte prendere il telefono e rispondere a qualche messaggio. In una di queste occasioni, però, il suo telefono squillò e si allontanò a rispondere. Al suo ritorno, alla domanda di Silvia sul chi fosse stato a chiamarlo rispose con una semplice scrollata del capo. Si,qualcosa in Christian quel giorno non mi convinceva per niente.
<< Andrea, mi aiuti a portare i piatti? >> chiese mia madre ed io annuii. Presi i piatti riportandoli in cucina e li misi sull’isola. Mi sciacquai le mani pronta a prendere la frutta quando il campanello suonò. << Tesoro, va ad aprire mentre porto questo in sala >> disse prendendo dalle mie mani il vassoio con la frutta.
Mi incamminai lungo il corridoio, giungendo alla porta che aprii. I miei occhi si spalancarono, il cuore perse un battito non appena vidi chi avessi davanti. << I-Ian >> dissi in un sussurro.
<< Ciao Andrea >> Dio come mi era mancata la sua voce.
Spostai lo sguardo da destra a sinistra incapace di tenerli fissi su di lui. Mi sentivo in tremenda agitazione. Volevo stringerlo a me, tenerlo così stretto da sentire i corpi fondersi. Avrei voluto baciarlo fino allo svenimento ma non potevo. << Cosa.. Cosa ci fai qui? >>
<< So che avevi detto di non seguirti e ho rispetto la tua decisione fino  a quando ho potuto. Tuttavia, dopo sei mesi, non c’è l’ho più fatta. A dire la verità sono stati Nina e gli altri a spedirmi qui in Italia >>
“Vuoi vedere che centra anche Chris in questa faccenda?” << E come sapevi che questa era casa mia? >>
<< Ho avuto un piccolo aiuto – “Si, Christian centra in questa faccenda” – ma posso.. >> disse gesticolando con le mani.
<< Oh, si certo – mi spostai da davanti alla porta – Prego, entra >> aspettai che lui entrasse e mi richiusi la porta alle spalle. Non riuscivo a credere che Ian fosse proprio qui davanti a me. << Come.. come stai? >>
<< Mi sei mancata >> rispose invece lui.
<< Ian.. >> scossi il capo incapace di dire qualcosa di sensato.
Si avvicinò a passi ampi a me e mi abbracciò di slancio. << Mi sei mancata da fare schifo. Ho cercato di dimenticarti, di mandare avanti la mia vita ma non ci sono riuscito. Ogni cosa che facevo, ogni decisione che prendevo nella mia mente c’eri sempre e solo tu >>
Misi in qualche modo le mani sul suo petto e, facendo un po’ di pressione, sciolsi l’abbraccio. << Ian, non possiamo >>
<< Perché, Andrea? Perché? – mi strinsi il viso tra le mani, guardandomi con i suoi occhi azzurri – Perché non possiamo? Mi ha dimenticato, non mi ami più o non mi hai mai amato? >> disse con voce sofferente.
<< Che diamine dici! Certo che ti ho amato – posai le mani sulle sue – ma ciò non vuol dire che tra noi possa continuare >> tolsi le sue mani dalle mie guance. << Troppe bugie, Ian, troppi misteri da entrambe le parti e non riesco a continuare una storia del genere >>
<< Bugie, misteri? >>
Sospirai guardando verso la porta della sala. << Ian, perdonami, ma in questo momento sono impegnata e non posso darti retta – quelle parole mi uscirono colme di sofferenza – Per favore va via, dimenticami >>
<< La finiamo qui così? >> chiese lui incredulo, deluso.
<< Si, Ian. La finiamo qui anzi, è finita dal giorno in cui sono tornata qui in Italia >> risposi seria cercando di non far trapelare nessuna emozione.
Lui annuii e si diresse verso la porta, si girò verso di me. << D’accordo – mi baciò la fronte – Stammi bene Andrea >>
Strinsi in una mano la porta. << Stammi bene anche tu >>. Aspettai che si voltò e feci per chiudere.
<< Andrea, c’è Dean che vuole la sua mamma >> disse Silvia comparendo nel corridoio con mio figlio tra le braccia. Voltai di scatto il viso verso Silvia guardandola incredula. Non poteva non aver sentito che stavo parlando con Ian, non poteva non essersene resa conto e lei che faceva? Compariva all’improvviso con Dean e, guarda caso, parlava in inglese.
<< Silvia! >> esclamai facendo per chiudere immediatamente la porta ma non avevo fatto i conti con Ian che, sentito l’esclamazione di Silvia, si era girato ed era tornato indietro.
Bloccò, infatti, la porta e facendo forza la riaprì. << Dean? Mamma? >> chiese guardandomi confuso ma al tempo stesso serio.
<< Ian non centri nulla con questa storia. Va via! >> gli dissi scontrosa.
<< Non centro nulla? Hai un figlio! Abbi almeno la decenza di dirmi la verità sul perché non vuoi che tu ed io torniamo insieme invece di dire puttanate! >> esclamò arrabbiato.
Dean, intanto, iniziò a piangere e Silvia non riusciva a calmarlo. << Dovreste vergognarvi! Discutere davanti ad un bambino così piccolo – esclamò mia madre comparendo nel corridoio – Non si comportano così due genitori davanti al proprio figlio >>
Ian guardò prima mia madre, poi me, poi Dean e ancora una volta me. << Proprio figlio? >>
<< Grazie Silvia e grazie mamma >> dissi sarcastica maledicendole mentalmente.
<< Non ho mai approvato la tua decisione, Andrea. Ora è il momento di dirgli la verità >>
<< Verità? – chiese Ian – Che verità Andrea? >>. Non gli risposi. << Andrea che verità? >>
<< Dean è tuo figlio >> a parlare fu Christian.
<< Avete finito a immischiarvi in questioni che non vi riguardano? >> sbottai questa volta innervosita. Raggiunsi mia madre in brevissimo tempo e presi dalle sue braccia Dean, stringendolo a me. Subito entrambi ci calmammo. Sentii sussurrare mia madre a Chris e a Silvia di tornare di là, lasciandoci soli. Percepii, infatti, la porta chiudersi. Guardai Dean che mi sorrise.
<< Andrea >> Ian ruppe il silenzio in cui eravamo rinchiusi.
<< Che vuoi sapere e facciamo prima >> dissi brusca.
<< Il bambino.. >>
<< Si chiama Dean e si, è tuo figlio. E se proprio lo vuoi sapere ha poco più di un mese >>
<< Questo spiega i tuoi continui malesseri >> “Capitan Ovvio” << Da quando sapevi di essere incinta? >>
<< Da aprile >>
<< E non mi hai mai detto nulla. Perché? >>
<< Non è più importante >>
Una sua mano si chiuse sulla mia spalla facendomi girare verso di lui. Continuai, però, a non guardarlo negli occhi. << Per me, tutto quello che riguarda te e ora – abbassò lo sguardo verso Dean, sfiorandogli i capelli – anche lui è importante >>
Mi morsi il labbro non riuscendo più a trattenere qualche lacrima. << Temevo di compromettere la tua carriera, temevo che se me ne fossi andata tu mi avresti seguito – abbassai lo sguardo verso Dean, stringendolo a me – Non volevo essere un peso per te. Un figlio è una grande responsabilità >>
<< Già, una grande responsabilità anche crescerlo da sola – scosse il capo sconsolato – L’ho sempre saputo che qualcosa in te non andava, eri troppo strana negli ultimo giorni >>
<< Non volevo che tu fossi costretto a prenderti responsabilità che forse neanche volevi >>
<< Andrea, come hai potuto pensare che non volessi avere un figlio con te, eh? Avrei pagato oro per avere una famiglia con te >>
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi. << Mi.. Mi dispiace così tanto Ian di essere fuggita in quel modo, lasciandoti solamente una lettera ma non ce la potevo fare! Sono stata così stupida! >> dissi scoppiando a piangere.
Ian mi strinse facendo attenzione a Dean. << Va tutto bene, ci sono qui io ora. Non sei più sola >> mi sussurrò all’orecchio. Rimasi stretta a lui fino a quando non mi calmai cullata dalle sue carezze. Si distaccò di qualche centimetro ed io di istinto serrai i pugni contro la sua maglia. << Ehi, ehi.. Non vado via ma voglio parlare guardandoti negli occhi. Ecco, così va meglio >>
Dean agitò le braccia verso Ian. << Credo che voglia venire in braccio a te >>
<< Io.. ehm.. >> iniziò impacciato.
<< Ian – gli allungai Dean – lo sai fare, su >> Prese un po’ impacciatamente Dean. << Amore della mamma, ti presento il tuo papà >>
Gli occhi di Ian si illuminarono ancora di più. << E’ veramente bello >> disse guardandomi emozionato.
Gli sorrisi. << Avrà gli occhi verdi e sarà moro. Non poteva non essere bello come il padre >>
<< E come la madre >> aggiunse lui sorridendomi e facendomi arrossire. << Raccontami di lui, di tutto quello che è successo >>
Gli raccontai di questi lunghi sei mesi lontano da lui, gli raccontai di quando scoprii che ero incinta, di come procedette la gravidanza e di quando venni ricoverata in ospedale in seguito alle rotture delle acque. Ian fece attenzione ad ogni singola parola, ad ogni particolare mentre accarezzava Dean che, in braccio al padre, sorrideva agitando le piccole mani verso di lui.

<< E questo è tutto >> conclusi il mio racconto. Ian resto in silenzio assorto nei suoi pensieri. << Ian, che c’è? >>
<< Cosa hai intenzione di fare adesso? >>
<< In che senso, scusa? >>
<< Con me, con Dean. Con.. Noi >>
Già. Non potevo privare Ian di vedere suo figlio come non potevo far crescere Dean senza la presenza del padre. << Io.. Non lo so >>
<< Torna con me in America >>
Lo guardai a bocca aperta. << Ian.. non posso >>
<< Si che puoi ma il fatto è che non vuoi >> completò la frase con un tono di voce leggermente più basso. Mi diedi della stupida da sola. << Nella lettera mi hai scritto che io avevo la tua anima, ora sono qui perché l’anima senza il corpo non può esistere ed io non posso avere uno senza l’altro >>. Lo guardai negli occhi incerta sul da farsi << Non farlo per me ma per Dean – guardai mio figlio e poi nuovamente Ian – Fallo per Dean e per questo >>. Mi passò Dean e portò una mano dentro la tasca dei pantaloni mentre con l’altra prese la mia mano sinistra. Lo guardai confusa e scioccata quando comparii sul mio anulare un anello.
<< I-I-Ian ma che..? >>
<< L’ho comprato a Gennaio pensando che sarebbe stato un buon motivo per farti restare accanto a me ma non ho fatto in tempo a dartelo, per cui lo faccio ora. Andrea, abbiamo un figlio ed è la cosa più bella che potesse capitarmi dopo l’averti conosciuta. Abbiamo avuto alti e bassi, litigi su litigi ma abbiamo vissuto momenti che nessuno potrà mai farci scordare. Voglio avere altre infinite litigate con te perché so che per ogni litigio corrisponderà fare la pace. Voglio svegliarmi la mattina, andare a dormire e trovarti al mio fianco – mi circondò con un braccio la vita, avvicinandomi a lui e posò la fronte contro la mia – Voglio passare il resto della mia vita con te perché ti amo e non potrei mai smetterlo di farlo. Non mi metterò in ginocchio, tranquilla >>
Lo guardai negli occhi cercando di trattenere le lacrime. Mi portai una mano sulla bocca imponendomi di non piangere. << Tu sei.. Tu sei..>>
<< Bello? Sexy? Dannatamente innamorato della sua donna? >>
<< Pazzo. Tu sei completamente pazzo >> gli dissi sorridendo tra le lacrime mentre portai la mano libera su di una sua guancia.
<< Lo prendo per un si, quindi? >> disse sorridendo a sua volta. Sospirai e annuii. << E’ la cosa più bella che potessi mai dirmi >>
<< Non è vero. Ti amo, questa è la cosa più bella >>
Il suo sorriso si accentuò ancora di più. << Si, questa è la cosa più bella che avessi mai voluto sentirmi dire da te >> avvicinò il suo viso al mio facendo toccare le nostre labbra. Non persi neanche un secondo e subito aprii le labbra, ritrovando il contatto con la sua lingua. Tutto quello mi era mancato. Che stupida nell’aver creduto di poterlo dimenticare, di poter scordare i mesi insieme.
<< Ve ne prego! C’è un minore, contenetevi! >> esclamò la voce divertita di Christian.
Mi staccai da Ian guardando Christian. << Scemo >> dissi mentre gli sorrisi sentendo le braccia di Ian tenermi stretta a lui. Sempre guardando Chris gli mimai un ‘grazie’.
<< Oh, Dio sia ringraziato! Avete fatto pace>> esclamò Silvia tutta pimpante.
<< Sempre a farvi i fatti degli altri >> dissi facendo loro una linguaccia mentre mossi l’anulare per far notare l’anello.
Dalla porta della sala comparì mia madre, sorridente anche lei. << Ian, caro, perché non ti fermi qui visto che ci sei? >>
<< Non vorrei disturbare >> disse lui.
<< Oh, nessun disturbo >>
Ci spostammo in sala raggiungendo il resto degli invitati proprio qualche minuto prima della mezzanotte. Insieme ad Ian, coccolammo Dean per il resto della serata. Guardandoli capii finalmente il grosso sbaglio che avevo commesso. Non avrei mai potuto vivere senza di loro perché, in un modo o nell’altro, erano stati le svolte più belle nella mia vita.


..The End..
( o forse no? )




Spazio Autrice ( per modo di dire )
Buongiorno :(:( E così la parola fine venne messa alla storia :(:( Mi piange troppo il cuore :( ç___ç Giuro che appena finisco di studiare contatterò una ad una di voi e la ringrazierò :)
Allora.. Il capitolo è spostato di sei mesi.. ovvero Dicembre ed in particolare a Natale... E che regalo poteva fare Chris ad Andrea se non Ian? ù.ù Si è svelato il mistero analisi! Andrea era incinta ù.ù ma molte di voi lo avevano già capito.. Ecco perchè Andrea se ne andà dall'America.. Paura, pura e semplice paura.. Ma alla fine tutto si è risolto per il meglio.. Il (o forse no?) sta ad indicare come non è sicuro un possibile seguito, non è sicuro neanche che la storia sia conclusa totalmente. Per cui è uno spiraglio aperto.. So che molte di voi ora diranno "Noooo, basta!" ma se questo ultimo anno mi stresserà abbastanza allora fidatevi, il continuo di A Twist e la nuova storia su TVD partiranno..
Cooomunque.. Vi ringrazio di cuore per tutti questi mesi insieme, per tutte le vostre belle recensioni e per tutti gli scleri attuati all'interno del gruppo.. Dio se mi avessero detto che mi sarei affezionata così tanto a voi, alla mia piccola bambina beh, avrei iniziato a scrivere molto tempo fa.. Beh, ora è meglio se vado perchè altrimenti piango ç____ç
PS___ CALENDARIO MISSING : Missing1 - Venerdì 21; Missing2 - Lunedì 24; Missing3 - Venerdì 28 ... Per cui attenzione alla raccolta sui Missing..

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