Dragon Ball, 'Una crepa sul muro' di Girl_in

Una crepa sul muro

Con una sigaretta tra le dita, osservava una crepa sulla parete sinistra del laboratorio.
Considerate le circostanze doveva ritenersi fortunata, l’abitazione aveva conservato, in tutti quegli anni, le mura e il tetto intatti e la stanza dei suoi lavori era agibile abbastanza da permetterle di ideare e completare il suo progetto.

Se avesse avuto i mezzi di un tempo, avrebbe costruito quella macchina con minor fatica e più velocemente.
Mentre espirava, guardava il fumo uscire dalla sua bocca e poi diffondersi nell’ambiente che la circondava, pensando a quanto quei pensieri fossero incredibilmente ridicoli e privi di logica.
Se non fossero esistiti quei nemici indistruttibili, allora, non avrebbe avuto modo e necessità di lavorare su un simile progetto.

Chi avrebbe mai creduto che fosse possibile viaggiare nel tempo?
La disperazione le aveva fatto affinare l’ingegno, fantasticando inizialmente, ma donandole l’idea migliore e più folle che avesse mai avuto.

Osservava quella crepa, una tra tante, e rammentava la fine di un’epoca.
Quella fenditura era uno squarcio nel suo animo, le ricordava la morte di Vegeta, quando la terra tremò sotto i suoi piedi.
Quando sentì mancarle qualcosa, forse un battito o l’equilibrio, non ne era stata certa allora e anche adesso non sapeva descriverla.
Era stata una sensazione di vuoto, come se all’improvviso si fosse persa nel nulla, senza riuscire a trovare la strada.
Ecco cosa aveva provato in quegli attimi ricolmi di dolore.

Aveva, anche, pianto poiché non sapeva più per chi soffrire, erano stati anni bui quelli vissuti sulla Terra da quel tragico dodici Maggio.
Quanti morti, quanto dolore…
Ogni lacrima era fuoco che ardeva sulle sue gote, ogni solco un incendio divampando dalla rabbia e alimentato dall’impotenza.
Reagì come madre, per quel bambino dal viso paffuto e dallo sguardo simile al padre.

Era sempre stata una donna combattiva, Bulma Brief, ma quella catastrofe l'aveva resa più forte e traformata in una combattente.
Perché sì, lei avrebbe lottato per un futuro migliore, per la pace che tutti avrebbero meritato.
E così aveva fatto…

Adesso che tutto era finito, con lo stucco e la spatola poggiati sul tavolo, poteva dire che quell’inferno appartenesse al passato, che suo figlio fosse divenuto l’eroe che la Terra meritava e che tanto aveva anelato.
Aveva risistemato le camere dell’intero edificio, con calma e l’aiuto di Chichi.
Tutti stavano pian piano ricominciando a ricostruire le case, le città e le loro stesse vite, ridotte in cumuli di macerie e polvere.

Ma quella spaccatura aveva un valore diverso. Non solo era stata la prima, ma le ricordava Vegeta che nel suo ultimo tentativo di sconfiggere quei mostri, aveva fatto tremare il pianeta e crepare quella parete.
Ne era certa, lo aveva avvertito spegnersi poiché si era sentita morire anch’ella.
No, quel solco non si sarebbe mai rimarginato, né con lo stucco né con la pace, nemmeno con la consapevolezza che un’altra se stessa lo avrebbe, forse, avuto al suo fianco.

A xhennet e yori, due autrici bravissime che, con pazienza, recensiscono le mie storie e mi tirano su di morale con le loro parole.
Grazie infinite ragazze :)