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Autore: Fiamma Drakon    20/10/2011    3 recensioni
America si era addormentato sul divano. Un'altra volta.
Lo schermo della televisione proiettava un fascio di luce di colori di volta in volta diversi a seconda della pubblicità trasmessa sul corpo dell'americano.
Quest'ultimo era sdraiato con una gamba stesa e l'altra piegata leggermente con il ginocchio che sporgeva oltre il bordo. Le braccia erano ripiegate asimmetricamente e le mani poggiavano sul suo petto, una in mezzo al torace e l'altra sulla pancia, scoperta fino all'ombelico.
La testa era voltata dal lato della tv, gli occhi chiusi dolcemente e la bocca aperta da cui uscivano ben udibili i suoi respiri. Sulle lenti degli occhiali erano riflesse le immagini dello schermo.
Inghilterra emise un sospiro d'esasperazione.
«Continua ad addormentarsi qui» borbottò contrariato, aggirando il divano, piazzandosi davanti ad Alfred.
«Scemo, se continua così si prenderà qualcosa. Menomale che sono sceso a prepararmi una tazza di camomilla».

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Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parti invertite America si era addormentato sul divano. Un'altra volta.
Lo schermo della televisione proiettava un fascio di luce di colori di volta in volta diversi a seconda della pubblicità trasmessa sul corpo dell'americano.
Quest'ultimo era sdraiato con una gamba stesa e l'altra piegata leggermente con il ginocchio che sporgeva oltre il bordo. Le braccia erano ripiegate asimmetricamente e le mani poggiavano sul suo petto, una in mezzo al torace e l'altra sulla pancia, scoperta fino all'ombelico.
La testa era voltata dal lato della tv, gli occhi chiusi dolcemente e la bocca aperta da cui uscivano ben udibili i suoi respiri. Sulle lenti degli occhiali erano riflesse le immagini dello schermo.
Inghilterra emise un sospiro d'esasperazione.
«Continua ad addormentarsi qui» borbottò contrariato, aggirando il divano, piazzandosi davanti ad Alfred.
«Scemo, se continua così si prenderà qualcosa. Menomale che sono sceso a prepararmi una tazza di camomilla» commentò tra sé.
Da qualche tempo l’inglese aveva difficoltà a prender sonno e spesso se lo conciliava con una bella tazza di camomilla a notte fonda. Al contrario, America prendeva sonno sempre più facilmente ed in qualsiasi posto.
Un dormiglione coi fiocchi.
Il britannico si piegò ed infilò le mani sotto le ginocchia ed il collo dell’americano, sollevandolo faticosamente dal divano: per quanto si ostinasse a fare esercizio, America era sempre troppo pesante per lui.
Avrebbe dovuto smetterla di lasciargli mangiare indiscriminatamente hamburger e patatine fritte. Gli facevano male e lo facevano ingrassare - e poi lui aveva la faccia tosta di lamentarsi dei chili di troppo e cercava ad ogni costo di nasconderli...!
Inoltre, aveva cominciato a stare un po' più stretto nei suoi pigiami, che aveva sempre comprato d'una misura più grande - e Inghilterra ne sapeva qualcosa, visto che quando facevano sesso a letto era lui che gli toglieva i vestiti.
Stare con Alfred aveva un sacco di lati positivi a dispetto delle apparenze - l’americano non era particolarmente possessivo né invadente, almeno fisicamente parlando - ma aveva anche i suoi lati negativi - ed il dover far pesi portandolo in camera da letto era uno di questi.
Mentre Kirkland saliva le scale, osservando l'americano in viso non poté fare a meno di ripensare al periodo in cui l'aveva allevato come fosse stato il suo fratellino.
«E pensare che anni fa, quand'era ancora piccolo, era lui a non riuscir mai ad addormentarsi...».

«Inghilterra! Inghilterra! Dove vai?».
Il piccolo America osservava incuriosito il più grande mentre quest’ultimo si dirigeva verso il piano di sopra. L'espressione sul suo viso era quella di chi a malapena riesce a tenersi in piedi e non vedeva l'ora di stendersi sul letto e riposarsi.
«A dormire» rispose, esibendosi poi in un gran sbadiglio.
Quando era con lui Alfred esigeva sempre di poter giocare assieme e all'inglese dispiaceva di negarglielo, visto che lo andava a trovare una volta ogni tanto, per cui le sue giornate nel Nuovo Mondo le passava giocando con il bambino, che sembrava essere un'inesauribile fonte d'energie.
Alfred, infatti, era instancabile ed anche la sera, quando Kirkland distrutto se ne andava a dormire, lui non era ancora stanco.
«Piuttosto, anche tu dovresti andare a dormire...» disse Inghilterra, guardando il piccolo con una certa severità, resa però tenera dalla stanchezza che gli si leggeva in faccia.
«Ma io non ho sonno...!» obiettò America, imbronciato.
«Vuoi una tazza di camomilla?» propose l'inglese, per venire ad un compromesso.
Alfred ci pensò su un momento, poi annuì energico, sorridendogli.
Kirkland scese stancamente quei pochi gradini che aveva già fatto e si diresse verso la cucina, seguito dal bambino.
Arrivato nella stanza, mise a fare la camomilla e si sedette al tavolo accogliendo Alfred sul suo grembo, accarezzandogli amorevolmente i capelli.
La camomilla fu pronta in una decina di minuti, tempo che Kirkland dedicò interamente ad una sessione intensiva di coccole per il suo fratellino, che gli si addossò contro il petto in cerca d'attenzioni.
Alfred era tanto carino quando faceva così...!
Quando l'inglese lo posò a terra, l'americano lo seguì con lo sguardo mentre s'avvicinava al fornello e toglieva il bollitore, versandone il contenuto in una grossa tazza azzurra facendo attenzione a che non ci cadesse dentro anche il filtro.
«Ecco, attento che brucia» si raccomandò Inghilterra, porgendogli la tazza.
Il bambino l'afferrò per il manico e bevve, ma se ne pentì subito: cacciò un gridolino e si allontanò dal bordo della chicchera, soffiandoci sopra.
«Te l'avevo detto che bruciava» lo redarguì Arthur, senza riuscire a reprimere un sorrisetto: vedere Alfred che soffiava sulla camomilla con le lacrime che facevano timidamente capolino ai lati dei suoi candidi occhioni azzurri per la recente ustione era una scena che gli faceva provare una tenerezza infinita nei suoi confronti.
Quando il bambino finì di soffiare e l'assaggiò di nuovo - stavolta con più circospezione - sembrò che la temperatura della bevanda fosse diminuita almeno un poco e che fosse di suo gradimento.
Bevve senza tanti complimenti, svuotando in pochi sorsi la tazza.
Inghilterra andò a posare l'oggetto nel lavabo e, quando si voltò di nuovo, sorprese America mentre sbadigliava.
Sorrise: forse sarebbe riuscito a portarlo a letto senza doverlo forzare, una volta tanto - e, cosa ancora più importante, senza che se lo ritrovasse sotto le coperte a fissarlo intensamente ed ininterrottamente.
Il potere di una bella e cospicua tazza di camomilla.
Gli si avvicinò un'altra volta e lo sollevò da terra, stringendoselo al petto mentre si dirigeva di nuovo verso le scale.
«Adesso andiamo a dormire?» propose.
America appoggiò stancamente il capo nell'incavo del suo collo, socchiudendo gli occhi, poi sbadigliò di nuovo, stropicciandoseli.
«Non voglio andare a dormire... è ancora presto...» borbottò, sbattendo le palpebre.
«Dici? A me sembra che tu abbia sonno» commentò ironico Kirkland.
America continuava ad opporre resistenza alla stanchezza che - grazie alla camomilla - stava finalmente avendo la meglio.
«Mmh, no... voglio andare a giocare... andiamo a giocare, Inghilterra...?».
«Io ho sonno, per cui vado a dormire» asserì perentorio il britannico.
Alfred sbadigliò un'altra volta e si sistemò meglio sulla spalla del maggiore.
«Mmmh... a... giocare».
Arrivarono alla camera di Inghilterra, che decise di tenere con sé il piccolo per la notte, cosa di cui l'altro era sempre felice.
Tolse con la mano libera le coperte da sotto il cuscino e adagiò sul materasso l'americano, che cadde di lato abbandonandosi sul cuscino, chiudendo gli occhi. Non indossava il pigiama, ma una specie di vestitino bianco dello stesso tipo di quello con cui l'aveva trovato nella prateria. Ci si trovava così bene che ne aveva voluto uno uguale per dormire ed Inghilterra ne aveva approfittato per esercitarsi col cucito oltre che con il ricamo.
Il biondino si rannicchiò in posizione fetale, aprendo un pochettino gli occhi, osservando il maggiore.
Arthur si cambiò, mettendo un pigiama bianco decorato con tante piccole raffigurazioni di tazzine color crema colme di thé fumante, quindi si sdraiò accanto al fratellino e spense la luce.
«Ora dormi, okay?» fece in tono cordiale, rivolto al più giovane, sfiorandogli una guancia.
«'Notte, Inghilt... zzz».
Doveva ammettere d’essere sorpreso che la camomilla avesse avuto un effetto così rapido. Se era così efficace avrebbe dovuto affidarsi ad essa molte più volte, sia per calmarlo sia per farlo dormire.

Inghilterra aprì la porta della stanza sua e di America con una spallata, dato che le braccia e le mani erano impegnate a sostenere il peso tutt'altro che di poco conto dell'americano.
Le gambe tremavano leggermente e la spina dorsale gli mandava continue fitte di dolore, però era quasi arrivato.
Non poteva mollare proprio allora.
Attraversò i pochi metri che lo separavano dal letto e vi lasciò cadere Alfred con un rumoroso sospiro di sollievo.
Il più giovane non mosse un muscolo, continuando a dormire come se niente fosse, forse respirando appena più forte.
Kirkland l'osservò per qualche momento, comparandolo con il ricordo che conservava di lui bambino. Doveva ammettere che il modo di dormire assolutamente scomposto era rimasto, così come quell'espressione di beata innocenza.
Era difficile credere che, solo la notte prima, quel faccino innocente fosse contratto e sudato mentre cercava di spingersi sempre più giù dentro di lui. Il suo egocentrismo era tale da farlo comportare sempre come se il ruolo dominante nei loro rapporti spettasse a lui per diritto divino.
Inghilterra lo trovava insopportabile, eppure non poteva negare a sé stesso che, tutto sommato, gli piaceva essere violato da lui e che l'americano era anche discretamente abile in ciò, nonostante desse bene ad intendere una certa ingenuità intrinseca del suo carattere.
Arthur si allontanò dal letto e si diresse verso la porta della stanza.
Scese di nuovo al piano inferiore, diretto in cucina, dove si preparò una bella tazza di camomilla - dopotutto originariamente era sceso per quella.
Quando fece ritorno nella sua stanza sorseggiandola tranquillo, la prima cosa che notò fu che la luce dell'abat-jour era accesa e che America aveva cambiato posizione, sdraiandosi sul fianco sinistro con il braccio destro piegato e sistemato sotto la testa.
I suoi occhi erano aperti e, non appena Kirkland si materializzò sulla soglia, si appuntarono su di lui.
«Ah, sei sveglio» esclamò il britannico, avvicinandosi.
«Che cosa stai bevendo?» chiese l'altro, mettendosi seduto a gambe incrociate, sbadigliando vistosamente senza minimamente preoccuparsi di coprirsi la bocca.
Inghilterra sorseggiò con tutta calma la sua bevanda prima di replicare: «Camomilla».
America rise con quel suo modo di fare tipicamente irritante e di scherno.
«Non riesci a dormire?».
Inghilterra ribatté un indignato: «Non sono come te, che ti addormenti dovunque... e menomale! Se non ci fossi io saresti sempre a dormire giù sul divano! Un giorno o l'altro ti prenderai un malanno a dormire lì!».
«Non importa che ti preoccupi di portarmi di sopra! Posso benissimo venirci da solo!» sbottò Alfred in risposta, improvvisamente offeso.
«Sì, certo...! Domattina! Dormivi così profondamente e beato sul divano. E non è per dire, ma pesi parecchio per essere trasportato dal soggiorno alla camera tutte le notti!».
Toccare l'argomento "peso" con America era come rifilargli uno schiaffo morale: Jones cominciò a sudare freddo e arrossì, indignato e a disagio, gonfiando le guance.
«Non sono grasso!».
Incrociò stizzito le braccia sul petto ed assunse una deliziosa espressione imbronciata.
Inghilterra non poté non trovarlo carino oltre i normali limiti. L'inglese gli si sedette accanto e l'americano, per contro, si girò dall'altra parte.
«Non sono grasso, hmpf!»
«Uff... smettila di essere così infantile» esclamò Arthur.
«Sei tu che hai iniziato!».
Kirkland sospirò.
«E allora me ne vado io a dormire giù sul divano. Piuttosto che stare a vederti col broncio...» si risolse il britannico, alzandosi, bevendo altra camomilla mentre si dirigeva verso la porta.
Alfred, allarmato alla sola idea di dormire tutto solo in camera e per giunta al buio, si alzò e gli corse dietro.
«A-aspetta, Inghilterra!» lo chiamò, allungandosi ed acchiappandolo per una manica prima che uscisse.
L'inglese si girò a guardarlo, stupito.
«Cosa c'è?» domandò.
America lo fissò attonito per qualche momento. Lo lasciò andare e, guardandolo, disse: «Non voglio dormire solo».
«Hai paura a rimanere solo in camera? Lo eri fino a poco fa in soggiorno» replicò Inghilterra con una certa logicità ed una forte traccia di provocazione nella voce.
America voleva replicare efficacemente, ma non se lo sognava nemmeno di dargli la soddisfazione di sentirgli dire che non voleva dormire solo perché voleva sentire la sua presenza accanto a sé. Non era abituato a stare in un letto a due piazze in solitudine. Persino da piccolo non aveva mai dormito in un letto grande senza Arthur e non aveva certo intenzione di cominciare allora.
Vedendolo zitto e con un'espressione così tenera, simile a quella di qualcuno cui era appena stato fatto un torto senza motivo, Arthur decise di dargli una seconda opportunità.
Sospirò, scrollando le spalle.
«Okay, dormo qui, contento? Così non hai più da aver paura del mostro cattivo sotto al letto» esclamò, senza riuscire ad evitarsi un po' di sana provocazione «Solo, vado a posare giù la camomilla».
America gli prese dalle mani la tazza e ne svuotò il poco contenuto rimasto in un sorso solo, quindi afferrò l'inglese per un polso e lo tirò nuovamente verso il letto.
«Questa la porti giù domani» sentenziò, appoggiando la chicchera sul comò.
Sbadigliò vistosamente mentre si sedeva sul materasso e si spostava verso il suo posto, sdraiandosi e facendo spazio ad Inghilterra di fianco a sé. Il britannico non ebbe altra alternativa al di fuori del prender posto accanto a lui: Alfred lo teneva ben stretto per il polso, impedendogli ogni eventuale tentativo di fuga. Continuò a tenerlo saldamente finché Kirkland non si fu nascosto sotto la coperta e fu girato verso di lui.
Quando la luce fu spenta, Arthur protestò, cercando di divincolarsi: «Adesso puoi anche lasciarmi la mano. Non vado da nessuna parte».
Tutto quel che gli giunse in risposta fu un lieve russare che lo mise subito in allarme.
«America? A-America?» chiamò ad alta voce «Lasciami, mi fai male!!» soggiunse, cercando di sottrarre la mano, ma non ottenne niente.
Alla fine, non era più lui a crollare addormentato subito, camomilla o meno.
Era il contrario.
«America? Svegliati, idiota! Lasciami andareee...!».
   
 
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