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Autore: Cristie    27/10/2011    4 recensioni
In una Londra dei nostri giorni,in piena sitazione di crisi economica e nessuna popolazione aliena. C'è lei.Rose Tyler, ragazza semplice ma con una grande voglia di avventure, che lavora come commessa insoddisfatta in un negozio di abbigliamento. E poi c'è lui. John Smith, scrittore della celebre saga del Doctor Who, dove si sa ogni dettaglio del suo personaggio quanto altrettanto poco del suo creatore.Cosa potrebbe mai succedere dall'incontro di queste due persone?La risposta è questa mia prima fanfiction su DW.
Seguite insieme a me lo sviluppo della loro storia tra madri impiccione, manager con troppa voglia di divertimento e molto altro ancora.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 9, Donna Noble, Jack Harkness, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve e ben trovati in questo piccolo attacco di follia! Questa è in assuluto la mia prima fanfc su Doctor Who.  Ho scoperto questa serie a partire dalla quinta stagione, e per compensare mi sono messa a guardare le serie precedenti. Naturalmente imbattendomi nella seconda serie è scoppiata la scintilla per questa splendida coppia.
E quindi eccoci qui. Confesso di essere un pò dubbiosa sulla pubblicazione di questo capitolo, ma sapete come si dice, la fortuna aiuta gli audaci no? Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, consigli e suggerimenti sono semre bene accetti! XD

Per concludere solo una piccola nota: in questa storia il Dottore lo identifico con il suo pseudonimo, altrimenti sarebbe alquanto strano che una persona normale si facesse chiamare il Dottore.







Capitolo 1.


Dove si parla di licenziamenti e di persone distratte.

 
 
 
 

- Rose Tyler sei licenziata!!!! – l’urlo di Miss Hobbes, una donna che aveva passato la cinquantina da un bel pezzo e che di “Miss” gli era rimasto ben poco ormai. Sempre ammesso che in gioventù fosse stata diversa.
La suddetta ragazza era in quel momento intenta a sistemare i nuovi capi da esporre, più precisamente stava sistemando un bellissimo vestito tanto bello quanto il costo totale della sua paga di un anno.
- Rose!!! Che hai combinato stavolta??? – le chiese Meggie, un’altra commessa del grande negozio di abbigliamento dove lavora.
- Stavolta non so proprio cosa posso aver fatto…almeno credo. – fece lei rallentando la sua alzata di spalle, mentre si rendeva conto di essere stata scoperta.
Il ticchettio dei tacchi, risuonava profondo, nel silenzio che era immediatamente calato dopo l’urlo della titolare, che avanzava verso di lei temendo tra le mani quello che sembrava un pezzo di stoffa ripiegato.
- Rose…sai dirmi cos’ho tra le mani? – fece lei aprendo la stoffa rivelando un bellissimo fazzoletto di seta, finemente decorato…con un buco al centro, una bruciatura di un ferro da stiro probabilmente.
- Posso spiegare! – fece subito la ragazza. Ma lo sguardo della titolare le intimò di non insistere.
- Ma lo so Rose, una nonna che rovina il regalo per la nipote, una donna che decide di concedersi un capo che non può permettersi chiedendo un pagamento dilazionato…. Quello che forse non hai compreso, che questo non è un’associazione della carità, questo è un negozio di classe. Quello che pagano non può e non deve essere restituito per danneggiamento. –
Rose voleva spiegarsi, ma aveva finalmente capito che gli aveva fornito il pretesto preciso per farsi licenziare.
-  Mi dispiace solo per tua madre, che mi aveva pregato di darti una seconda possibilità, vai a casa, passa domani prima della chiusura, ti farò trovare tutti gli incartamenti per il tuo licenziamento-
- Sa invece una cosa Miss Hobbes, sono io che me ne vado, sono finalmente libera di andarmene e non vedere più la sua faccia e combattere con i suoi modi sgarbati, passerò domani a prendere la mia roba, a domani. – le rispose a tono prima di prendere la sua borsa  e salutare la sua ormai ex-collega Maggie.

 
 

***

 
 

- Così ti ha licenziata…di nuovo -
- Si ma mi sono licenziata anche io – le rispose Rose, era seduta sul divano del salotto della casa in cui convivevano .
- Perdonami Rose, quale sarebbe la differenza stavolta?- le chiese Martha Jones, sedendosi anche lei e porgendo all’amica una coppa di gelato.
Rose le sorrise grata, era la sua migliore amica dai tempi della scuola. Si erano allontanate per un certo periodo, ma alla fine era stata Martha, che aveva cominciato il suo tirocinio in ospedale a proporle di andare a vivere insieme.
- Che stavolta dirò a mia madre che non ho intenzione di riandare a lavorare il quel negozio-
- La verità Rose è che sei sempre stata troppo buona, e in qualunque modo cerchi sempre di aiutare tutti. E come sempre quella che finisce nei guai sei tu. -  fece Martha continuando a mangiare con gusto il suo gelato alla vaniglia.
- Comunque cambiando argomento, come sta il tuo ragazzo? Quando avrà la licenza?- Chiese Rose per cambiare discorso, gli occhi dell’amica nel sentire il riferimento alla licenza di Mikey Smith si illuminarono. Erano una coppia fantastica, anche se non avevano molto tempo per vedersi. Avevano scelto delle vite spese per gli altri, lui come militare nelle forze di pace, e Martha come medico. Ma quando riuscivano a stare insieme, quei pochi mesi che gli permette la licenza di Mikey, era come se per Martha il mondo durasse solo per quel periodo.
Di tanto in tanto Rose si univa a loro, per un cinema o una pizza insieme ad altri amici.
Ed era in quel momento che arrivava quel sentimento, quando vedeva il loro amore non poteva fare a meno di pensare se un giorno sarebbe mai riuscita a trovare qualcuno che l’avrebbe coinvolta in un amore così simile al loro. Fino a quel momento aveva avuto solo una storia importante con Mitch ragazzo simpatico, ma quando le cose stavano per farsi serie ha preferito troncare.
“Ma anche se fosse durata, non saremo stati di certo come Martha e Mikey”
- Terra a Rose! Mi ricevi? – le chiese Martha divertita.
- Si scusami, stavo pensando..-
- Allora non mi ero sbagliata! Stavi pensando a come dirlo a tua madre! Dì la verità-
Rose fece un sospiro sconsolato. – Per quello credo che non ci sia problema, anzi sono convinta che nel momento stesso in cui sono uscita dal negozio, Miss Hobbes si sia precipitata a chiamarla –
- Ma allora che aspetta a chiamarti? Jackie non è tipo da rimuginare troppo sulle situazioni -
- Probabilmente vuole essere prima molto “ben informata” prima di trovare le parole per chiamarmi- le rispose lei virgolettando con le dita, per far comprendere meglio il concetto alla sua amica. Facendola scoppiare a ridere.
- Dai non fare così amiamo Jackie per questo! – le disse Martha ancora in un sorriso.
- Adoro mia madre, è la mia migliore amica, ma hai ragione se non fosse così impicciona non sarebbe lei. –
Continuarono a chiacchierare su quel divano per molto e molto tempo, come quando da bambine passavano interi pomeriggi a fantasticare sul loro futuro.
Quando il telefono cominciò a trillare.
- Allora sei pronta ad affrontare tua madre?-
- No, ma credo di non poter ignorare una sua chiamata -.
- Pronto? Mamma! –
- ROSEEEE! Dimmi che quello che mi ha detto Miss Hobbes non è vero! Ma dico hai idea di quanto mi ci sia voluta per non licenziarti davvero l’ultima volta? Pomeriggi interi passati a prepararle tea e biscotti e tu cosa fai? Ne combini un’altra delle tue? – Rose dovette allontanare la cornetta dall’orecchio , tanto era alto il tono di sua madre, permettendo così alla sua coinquilina di ascoltare e di farsi una bella risata mentre lei veniva sgridata.
-Mamma, vuoi ascoltarmi un momento? – Provo ad interrompere sua madre.
- Ascoltami bene signorina, questa è l’ultima volta che sistemo le cose, domani mattina andrò a parlare io con…-
- Mamma non sarà necessario, ho chiuso con quel negozio. Da domani mi cercherò un altro lavoro -
- Sei sicura della tua scelta? –
- Mamma non sai stata più sicura di così, senti allora ci vediamo giovedì a pranzo, non vedo l’ora di riassaggiare la tua cucina!-
- D’accordo tesoro, a te la scelta, ci sentiamo domani. Ti voglio bene. –
- Anche io mamma tanto – e riattaccò mandandole un bacio.
Il resto del pomeriggio lo passò in fretta, poi conclusero la serata con una pizza e poi dritte a letto nelle proprie camere.

 
 
 

*** 

 
 

Svegliarsi alle nove e trenta di un plumbeo martedì mattina londinese poteva essere molto molto soddisfacente, anche se disoccupati.
Rose si stiracchio con calma, poi scese in cucina per fare colazione, dove l’attendeva un post-it di Martha attaccato al frigo, che l’avvisava che non sarebbe potuta tornare a casa per il pranzo.
Fece colazione, rifece il letto e attivò la lavatrice. Nel mentre si fece una lunga doccia per togliersi il sonno residuo.
Dopo un’ora e mezza, tutta asciutta e profumata e vestita. Finì di mettere i panni a stendere ed uscì di casa verso la fermata degli autobus.
Passando davanti ad un’edicola prese alcuni giornali con annunci di lavoro, dovette pagare di corsa perché il suo autobus stava arrivando.
Trenta minuti e dieci fermate dopo, era arrivata in centro, l’autobus si fermò ad una ventina di metri dal suo ex luogo di lavoro.
- Salve! Miss Hobbes sono arr….- Meggie la prese per un braccio trascinandola, il tutto accompagnato da uno – Shhhhhhhhh- bassissimo che lei ebbe appena il tempo di sentire.
- Meggie che succede? – Chiese alla sua ex collega che l’aveva portata nel reparto uomo.
- Miss Hobbes mi ha incaricato ti fermarti, in questo momento non può venire da te, sta servendo un CLIENTE. – Quelle parole sussurrate fecero scattare l’interesse in Rose, quando la titolare del negozio si metteva a servire un cliente, voleva dire solo una cosa, un riccone con tanti soldi da spendere.
- Vieni, da qui li possiamo vedere bene!- e seguì Meggie mentre si metteva a sbirciare. Vide un uomo ed una donna di spalle, la donna indossava un tailleur da lavoro grigio, si vedeva lontano un miglio che era di una qualche firma importante, aveva dei lunghi capelli rossi fino a metà schiena, l’uomo invece era alto e magro, con un completo gessato, teneva le mani nelle tasche dei pantaloni, e si guardava intorno con aria indifferente.
- Il cliente è la donna vero?-  chiese Rose a Meggie
- No è l’uomo, e credimi è veramente un osso duro, sta mettendo Miss Hobbes in difficoltà –
E come ad avvalorare le sue parole, apparve la sopracitata che avanzava alquanto affaticata tenendo un completo marrone –Questo è l’ultimo che abbiamo – fece lei con un sospiro.
- Che ne pensi John? – le domandò la donna.
- Nhaaa, non mi piace un gran che.- fece lui, incurvando leggermente le spalle, per poi tornare a voltarsi altrove distratto.
- Stavolta sembra davvero in difficoltà vero? Rose? – ma al suo fianco non c’era nessuno.
Meggie vide, una testa bionda avvicinarsi alla sua ormai ex datrice di lavoro perché di una cosa era sicura, l’avrebbe sicuramente licenziata.

 
 

- Perché non prova questi? –Se ne uscì Rose per attirare l’attenzione aveva tra le mani un completo blu, con camicia e cravatta bordeaux.
- Rose, non credo che il signor Smith sia interessato – Fece Miss Hobbes.
- Lei che ne dice signor Smith? – e l’interessato incrocio il suo sguardo. In quel momento fu come se una scossa attraversasse entrambi.
- John? Che vogliamo fare? –
- Me li dia …Rose, li proverò con piacere. Solo una cosa, per le scarpe? – il suo tono era morbido e guardava dritto nei suoi occhi nocciola.
- A dire il vero pensavo a queste – e gli mostro un paio di converse dello stesso colore della cravatta.
Lui scoppio in una risata – Devo ammetterlo Rose, ha veramente uno spirito d’iniziativa, fossero tutte così le sue collaboratrici vero Miss Hobbes?-
- Concordo con lei signor Smith, Rose è una delle mie collaboratrici più affidabili.-
La stava chiaramente elogiando e lei non potè fare a meno di sorridere apertamente, e John sorrise di rimando, per poi andare a provarsi gli abiti in camerino.
- Devo ringraziarla, altrimenti ci avremmo fatto le radici in questo negozio, sono Donna Noble, piacere - e le porse la mano.
- Rose Tyler, piacere mio –
- Senti mi sei simpatica, voglio darti il mio biglietto da visita c’è il mio numero, perché non mi chiami una volta di queste potremo andate a fare baldoria insieme!-
Rose accettò non sapendo bene cosa dire, quei due erano di certo molto particolari. Il biglietto da visita riportava. “ Donna Noble –Direttore Generale delle Tardis Industries” con riportato un numero di telefono.
Intanto le tende del camerino si aprirono. – Non so tu Donna – Fece John, dirigendosi verso di loro, annodandosi la cravatta. – Ma credo, che la qui presente Rose abbia indovinato su tutto, anche il numero delle scarpe, allora che ne dite?- . Chiese rivolgendosi alle tre donne.
Come risposta non ottenne altro che il silenzio.
“Devo ammettere che ho davvero buon gusto” venne da pensare a Rose, che visto il silenzio continuò si affrettò a dire –Direi che le sta bene signor…? –
- John Smith, dovevo presentarmi un po’ prima, ma le pubbliche relazioni non sono il mio forte-
Gli disse stringendole la mano in una presa che le trasmetteva forza e vitalità.
- Come dice? Pubbliche relazioni? –chiese lei.
- Infatti mi occupo anche di questo, dobbiamo sbrigarci John  abbiamo una riunione importante prima di pranzo.- si intromise Donna, che lo prese di forza e lo trascinò nel camerino gridandogli di cambiarsi. Mentre lei andava a pagare il completo indossato.
- E’ stato un vero piacere, verremo spesso ora che abbiamo trovato qualcuno capace di accontentare le bizzarrie di John! Buona giornata! – Detto questo se ne andarono, ma non prima che John le lanciasse un caloroso sorriso.
Si ritrovarono Miss Hobbes, Meggie e lei.
- E’ andata? – chiese Meggie.
- Sembra di sì- le rispose Rose.
- Un nuovo CLIENTE, non ci credo…Cara Rose, io e te dobbiamo fare una lunga chiacchierata. Vieni andiamo a parlare in ufficio -. E se ne andò diretta in ufficio. Rose la seguì con la strana sensazione che quel “cara Rose” non promettesse nulla di buono.
 

 
 
   
 
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