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Autore: Luce Lawliet    03/11/2011    13 recensioni
Tributo a Tamara ( Pirati dei Caraibi 4)
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                        •  My Jolly Sailor Bold  •
 
 
                                                                                                                                                      





                                                                                       







Le acque sono fredde, stanotte.
 
Vieni, audace marinaio.
 
Vago con sguardo adamantino lungo i fondali, avvertendo la presenza delle mie sorelle farsi più vicina.
Il mio canto le ha richiamate.
 
Improvvisamente mi metto a nuotare verso l'alto, con movimenti rapidi e sinuosi, talmente fluidi da confondersi con il movimento della corrente.
Sorrido,dopotutto non c'è fretta.
E' sfocata, ma intuisco immediatamente che l'ombra allungata che primeggia sulla superficie lontana appartiene ad un'imbarcazione.
 
Centinaia di metri mi separano da quell'ombra e anche se le luci che brillano timidamente come piccole lucciole oltre il bordo della barca mi fanno battere il cuore, implorandomi di raggiungerle al più presto, non aumento la velocità.
So come risplende di puro oro la mia pelle accarezzata dalla luce dell'uomo... so che effetto fa ad un uomo.
 
Due delle mie sorelle mi raggiungono, affiancandomi con dolcezza, mentre risalgono le acque aiutandosi con le braccia.
Le altre sono dietro di noi.
Ancora un po' e non procederanno oltre.
Conoscono bene il pericolo che corrono, che ognuna di noi corre, tutte le volte che riveliamo le nostre sembianze dalle profondità marine, tutte le volte che entriamo in contatto con gli uomini.
Uomini audaci, tutti loro, se per compiere le loro imprese osano affrontare le insidie che i nostri oceani nascondono...
 
 

"...Ora a te non mi nascondo...
 
                                      orsù sorgi dal mare profondo..."
 
 
 

Flebile, ovattata a causa dello sciabordio dell'acqua, odo comunque quella voce estranea alle mie orecchie; malgrado ciò percepisco chiaramente che si tratta di un marinaio.
Un giovane marinaio.
Quasi senza rendermene conto, la mia coda si muove più decisa, diminuendo rapidamente la distanza fra me e la superficie.
In quel momento mi accorgo che le altre sirene sono rimaste indietro.
Appena dondolanti, non mi perdono di vista, in attesa del prossimo ordine.
Non voglio che si avvicinino ulteriormente, ancora non so che razza di uomini siano...
Forse sono allegri e ingenui marinai, a giudicare dal tono spensierato e cavalleresco con cui lo sconosciuto sopra di me sta cantando.
La sua voce è intossicante... mi fa provare sensazioni che non sono in grado di risvegliare se non quando mi trovo vicina a uno di loro... è meravigliosa da ascoltare.
O forse sono barbari predoni divorati dall'avidità e dalla brama. Dalla lussuria. Dal potere.
 
Invero, spero si tratti di predoni.
Loro sono più facili da ingannare.
Consumati dai peccati che soffocano i loro sensi, non provano mai neanche a difendersi da noi, poichè i loro occhi ciechi rifiutano di vedere ciò che siamo realmente, anche quando ci mostriamo nella nostra vera natura.
Una natura animale.
Una natura spietata, letale.
 
Un attimo prima di emergere, riconosco di essermi sbagliata: non si tratta di una barca, ma di una nave.
Un vascello mercantile.
 
Non sono predoni.
 
Sarà più difficile; più pericoloso.
 
Compio un mezzo giro attorno all'imbarcazione, per poi fermarmi ove il canto è più chiaro. 
Infine emergo dal mio nascondiglio, esponendomi agli occhi di colui la cui voce è tanto soave.
Oh, la notte è permeata da un intenso mantello di nebbia grigia.
Strano.
Tuttavia mi avvicino, frugando con gli occhi lungo i bordi consumati di prua, senza trovarlo.
Esito.
Quanti marinai ci potranno mai essere, su questa nave?
Perchè poi, un vascello mercantile?
Solo gli avventurieri temerari solcano le nostre acque, quelli in cerca di tesori o di verità oscurate, pur consapevoli delle leggende e degli ammonimenti riguardanti  creature che dormono indisturbate nei fondali, in attesa di essere risvegliate dal loro passaggio.
Da sotto di me, sento la tensione delle mie sorelle; sono smaniose di cominciare, lo so... la luce, il canto... tutto questo ci attira come il fuoco le falene.
 
E proprio mentre la giovane voce maschile riprende a cantare, abbandono qualsiasi forma di esitazione, ma non di prudenza; non importa quanti siano, non attraverseranno i nostri mari.
 
Arrivo ad appoggiare i palmi delle mani alle assi che costituiscono la fiancata della nave, e finalmente lo vedo: le sue gambe dondolano pigramente, dalla cima della scaletta che percorre il fianco della nave, fino a giungere a me.
Stringe tra le dita di una mano un braccialetto d'argento e scruta con aria assente le onde che si infrangono sulla nave.
D'un tratto, smette di cantare.
Non posso fare a meno di restare contrariata, mi piaceva la sua voce.
Raramente ne ho ascoltata una tanto celestiale.
Vedo che appoggia le mani sul parapetto e intuisco che sta per alzarsi.
Allora inizio a cantare, ripetendo le sue esatte parole.
Non posso evitare di sorridere, quando lo vedo bloccarsi e spostare lentamente la testa nella mia direzione.
Il suo volto è quello di un ragazzino.
Candido e ingenuo come la più preziosa delle perle, un attimo prima di essere ghermita e distrutta.
Smetto subito, ormai mi ha vista.
Le sue mani stringono con impeto il primo piolo della scaletta, quasi con l'intenzione di saltare di sotto... mi lecco le labbra, a quel pensiero, beandomi segretamente della sua vista.
 
Capelli dorati come pelle di sirena alla luce del fuoco.
Laghi di cristallo ghiacciato al posto degli occhi.
 
 
Chissà che buon sapore devi avere...
 
 
" Sei...", la sua voce è poco più di un sussurro. Quasi mi meraviglio di essere riuscita a sentirlo.
 
" Sei...", riprova a dire, mentre la sua fronte si corruga impercettibilmente. " Sei..."
 
Dillo, coraggio.
Bellissima...?
E' questo ciò che in genere dicono tutti i marinai che cadono sotto l'incantesimo del mio sguardo.
Mentre rifletto su come arrivare a lui, dato che è troppo in alto per me, il ragazzo inizia a scendere la scaletta, sotto il mio sguardo compiaciuto e grato.
In questo modo non fa altro che semplificarmi ulteriormente le cose.
Ma quando giunge a metà scaletta, si ferma.
Mi avvicino, posizionandomi esattamente davanti all'ultimo piolo.
Se mi sporgessi, riuscirei ad afferrargli una caviglia.
 
Tuttavia il giovane interrompe nuovamente il filo dei miei pensieri, parlando ancora.
 
" Che Dio mi aiuti... tu sei un angelo?"
 
Dapprima non so come rispondere.
Nessuno di loro mi ha mai chiamata così.
Angelo.
Per un secondo mi chiedo se il ragazzo sia cieco.
Senza farmi notare, immergo le braccia sott'acqua, muovendo le dita avanti e indietro: un chiaro segnale alle mie sorelle di avanzare.
 
La superficie del mare si frantuma dolcemente, quando anche le altre fuoriescono dall'acqua, accerchiando lentamente la nave, ma contro le mie aspettative, il giovane continua a guardare solo me.
Lo vedo scorrere il suo sguardo limpido e cristallino lungo le squame della mia coda, per poi posarsi con malcelato desiderio sulla mia lunghissima chioma dorata e bagnata.
 
Sbatte le palpebre un paio di volte e pare destarsi dal torpore, distendendo il volto.
 
" Sei la loro regina, non è così?"
 
Sorrido, anche se qualcosa dentro di me mi fa sussultare.
Lo osservo con più attenzione.
Non l'ho mai visto prima d'ora.
Eppure, lo sa.
Sa chi sono io.
 
Oppure...
Il mio sorriso scompare.
Oppure ha solo tirato a indovinare.
 
" Sì", rivelo infine, parlandogli per la prima volta e suscitandogli così un sospiro stupito e timoroso allo stesso tempo.
 
" Ciò che stavi cantando...", inizio a dire, avvertendo le prime esclamazioni sconcertate degli altri marinai, alla vista delle sirene. " ...Continueresti, per me?", gli chiedo, facendo sì che si perda nel mio successivo sorriso, al quale non è in grado di opporsi.
 
Non canta.
 

Allora comincio io, senza abbandonare un momento i suoi occhi.
 
 
"Vieni audace marinaio...
 
                                 disdegno tutto l'oro del mondo...
 
      Vieni con me, ti porterò...
 
                                        nell'oceano più profondo..."
 
 
 
" Ascolta il mio canto, oh fatale Sirena...
 
                                                    dove mai ti troverai?
 
          Il tuo sguardo d'amaranto una tempesta scatena...
 
                                                                il mio cuore d'ora in poi custodirai..."
 
 
 
 
Si è mosso quasi inconsciamente, scendendo altri due gradini.
E' mio, ormai.
 

" Vieni audace marinaio..."
 
 

Canto ancora, allungando un braccio verso di lui, e aprendo il palmo. Un chiaro gesto d'invito.
Ed ecco la sua prima esitazione.
Cambia espressione quando si ritrova ad osservare la particolarità della mia mano palmata... studia con attenzione lo strato di pelle roseo-dorato che unisce tutte le mie dita affusolate verso di lui.
Malgrado ciò, lo stupore scompare dal suo volto, non appena la mia mano entra in contatto con la sua.
E' piacevole sentire il tepore della carne di una creatura a sangue caldo.
Sorrido ancora per dimostrargli la mia gratitudine verso quell'esplicito segno di fiducia, e gli accarezzo con lentezza le dita, per poi chiudere il suo polso in una stretta inoffensiva.
 
 

" ... Disdegno tutto l'oro del mondo..."
 
 
 
Coraggio, giovane marinaio.
Non pensare alle urla dei tuoi compagni che sovrastano l'intera nave.
Porto l'altra mano al suo viso, per impedirgli di voltarsi, così da non fargli vedere le sorti toccate agli altri uomini che si sono avvicinati, incauti.
La nave ondeggia innaturalmente.

Non pensare a loro.
Pensa a me.
Pensa alla mia bellezza.
Pensa a come sarebbe baciarmi.
E lascia che sia io a fare il resto.
 
 

" Vieni con me, ti porterò..."
 
 

Mantenendo la presa, immergo con grazia il suo polso nell'acqua gelida. A quello segue il braccio; il giovane si abbassa ulteriormente, ora è alla mia stessa altezza.
 
 

"... Nell'oceano più profondo."

 
 
Poi, inaspettatamente, penso a come sarebbe baciarlo.
 


No, questo non lo farò .
Sarebbe delizioso. Fatale.
Ma non lo farò.
 
Se lo facessi, ti proteggerei.
Non ti permetterei di annegare.
 
E noi adoriamo aprire le nostre bocche, aprire le loro carni, assaporare il piacere del frutto più caldo e dolce, mangiandolo mentre lo anneghiamo...
 
 
E' questo il mio ultimo pensiero, prima di immergermi con decisione in acque più profonde, trascinando il giovane e bel marinaio senza nome con me.
 
 
 



 
 

Un piccolo tributo a Tamara, la regina delle sirene, che fa la sua comparsa in Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare.
 
Ho intenzione di scrivere una long fic su Tamara, anche se non so quando la pubblicherò, perchè è un personaggio che adoro, da tutti i punti di vista e questo è, come dire, un assaggio, per vedere se i lettori apprezzano l'idea.
 
Ho dato solo un'occhiata veloce, ma non mi sembra ci siano fic sulle sirene del film =(
 
Grazie a voi, audaci marinai, per aver letto la mia storia. Sareste così gentili da lasciarmi un parere? 
 
A presto,

Luce

   
 
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