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Autore: Walpurgisnacht    06/11/2011    2 recensioni
[EIP: Extreme Improvisation Project. Una storia round robin scritta via messenger, senza alcun controllo sul testo e sulla grammatica. Se trovate orridi typo, sapete il perché.]
Maledette parole che detenevano potere di vita o di morte su tutte loro.
Mousse, un giorno, dopo un evento che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse accadere, prende una decisione che potrebbe avere grandi influenze su Ranma, Akane, Shan-Pu e tutti i matti che frequentano Nerima.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ore che seguirono allo scontro furono incredibilmente cariche di tensione.
L'ansia per la salute di Xi-Lin, e la paura che qualche altro emissario del Gran Consiglio arrivasse a Nerima, li stava tenendo in un continuo stato di tensione che li portava ad agitarsi per ogni singolo rumore.
Erano tutti riuniti nel salotto di casa Tendo; nessuno parlava, esclusi il signor Saotome e il signor Tendo intenti a borbottare durante una delle loro solite partite a shogi. Kasumi aveva preparato the e spuntini in abbondanza per tutti, più per tenersi occupata che altro.
Avevano sistemato Xi-Lin nella camera degli ospiti al piano terra, così da poterla tenere d'occhio facilmente. Non si era ancora svegliata, ma le sue condizioni sembravano stabili. Obaba aveva assicurato loro che ce l'avrebbe fatta, che non c'era da preoccuparsi per lei... e allora perchè non si svegliava?
E soprattutto, dove diamine era Obaba adesso?
I ragazzi erano divorati dalla tensione. Avevano scelto di passare gli ultimi momenti nel silenzio perché credevano di aver già esplorato a parole ogni possibile soluzione, escamotage, trucco potessero mettere in pratica.
La verità, però, era che c'erano davvero troppe variabili dentro al calderone: una Xi-Lin moribonda, Ukyo che rischiava la pelle per una faccenda in cui era stata gettata quasi senza avere voce in capitolo, una scenata fra finte lesbiche che al momento sembrava solo un ostacolo al quieto vivere, i sentimenti ancora abbastanza sospesi fra Shan-Pu e Mousse... e poi c'era anche il fatto che Ranma e Akane si evitavano, troppo imbarazzati per approfondire quanto Ukyo aveva smosso fra di loro. Anche se, ovviamente, quest'ultima cosa era marginale, almeno in quel momento.
Mousse, nel vuoto del suo cervello, continuava a pensare che lo svelare a Xi-Lin il loro piccolo teatrino non avrebbe di sicuro risolto le loro grane, e anzi ne avrebbe create di nuove, ma perlomeno sarebbe servito a togliere una possibile forca dal collo della cuoca di okonomiyaki. Quella scenata gli stava un po' dando sui nervi per vari motivi, primo dei quali l'essere obbligato a vedere Shan-Pu essere... intima, in qualche modo, con la giapponese. Per carità, non serviva che nessuno gli ricordasse che era per finta ma era irritato comunque dal brutto spettacolo. E poi, sul serio, perché immischiare qualcuno che non c'entrava nulla con Joketsuzoku e le sue leggi cretine, mettendola nella condizione di essere suscettibile di punizioni tanto quanto loro tre?
Nessuno si era eccessivamente preoccupato dell'assenza della vecchia, almeno esteriormente. Altri pensieri giravano per le loro teste. E poi non c'era motivo di temere, Cologne aveva già dimostrato ampiamente di potersela cavare da sola in qualunque situazione. Mettendo anche che qualche membro più elevato del Consiglio si fosse fatto vivo era fuori discussione che fosse lei la più adatta ad affrontarlo.
I loro turbamenti vennero interrotti da rumori e urla provenienti dai piani inferiori.
Ranma si alzò in piedi come una saetta, intimando agli altri di non seguirlo. Ci avrebbe pensato lui a controllare.
Scese le scale di fretta, immaginando la fonte di tutto quel casino.
E non venne smentito quando, aperta la porta della stanza degli ospiti, vide un'amazzone dai capelli bianchi che sbraitava e prendeva a pugni il muro.
La scena fere rizzare i capelli sulla nuca al povero Ranma, assolutamente incerto su cosa fare. Non aveva davvero mai visto nulla del genere... e si che in soli sedici anni di vita di cose bizzarre ne aveva viste e vissute. La sua esistenza era già un ottimo esempio di stranezza.
Xi-Lin urlava frasi sconnesse come avesse il diavolo in corpo, sbraitando e picchiando il muro. Ranma notò le dita sporche di sangue, e alcune ditate sulla parete. Rabbrividì solo ad immaginarla graffiare quella parete fino a farsi sanguinare le dita... pensiero che scacciò quando dovette precipitarsi verso di lei ed impedirle che prendesse il muro a testate, e non fu affatto facile. Xi-Lin aveva una corporatura piuttosto esile, eppure in quel momento sembrava possedere la forza di una decina di uomini messi assieme. Ok, la cosa cominciava a farsi preoccupante. E snervante.
"Ranma si può sapere cosa succede? Cosa sono queste ur..."
Ecco, ora le cose stavano davvero precipitando.
Akane lo guardava col più inquietante dei suoi sguardi accusatori dalla porta, con alle spalle Mousse, Ukyo e Shan-pu, evidentemente perplessi.
"Ok, prima che possiate anche solo pensare qualcosa, NON E' COME SEMBRA!" fu la prima, istintiva, reazione di Ranma.
"Ah no? E com'è?" ironizzò il cinese, sistemandosi gli occhiali sul naso. Senza non avrebbe nemmeno visto cosa stava accadendo.
"A me sembra piuttosto chiaro invece" ringhiò Akane, che aveva ovviamente travisato laciandosi trascinare dalla gelosia "si vede che le donne di mezza età ti attraggono!"
"Indubbiamente, soprattutto se urlano come fossero possedute dal demonio. Sono le più affascinanti, direi!" rispose sarcastico Ranma, riuscendo persino a zittire la fidanzata. Evidentemente si era resa conto di aver agito troppo... impulsivamente, se così si può dire.
"Invece di stare li a fissarmi come pesci lessi perchè non mi date una mano a tenerla ferma, prima che ricominci a dare testate al muro?" chiese, non proprio gentilmente, ma faceva ormai fatica a tenerla e non c'era tempo per le buone maniere. Gli altri quattro comunque non replicarono ma si diedero da fare per aiutarlo, incontrando anche loro grosse difficoltà. "Ma si può sapere cosa le prende?!" chiese Ukyo, cercando di evitare i calci dell'amazzone. "Non ne ho idea, l'ho trovata che batteva i pugni contro il muro! Quando ho visto che stava per prendere a craniate la parete ho cercato di fermarla, e in quel momento siete entrati voi..." "Io l'avrei lasciata fare..." borbottò Shan-pu, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dei compagni.
"Forse è il caso di chiamare Obaba" disse Akane, mentre a fatica teneva ferme le braccia dell'amazzone "Aveva detto che sarebbe rimasta incosciente per un pò, ma non aveva fatto riferimento a... questo!"
"Shan-Pu! Fila a cercare tua nonna!" ringhiò Ranma mentre schivava l'ennesimo pugno di Xi-Lin che non era espressamente rivolto verso il suo naso ma che aveva comunque rischiato di lasciargli un bel bozzo sul suddetto. La cinese stava per ridire qualcosa, poi capì che non era proprio il momento adatto per polemizzare gratuitamente. Fece un cenno di approvazione con la testa e schizzò fuori. "Torno presto" urlò.
Dove può essere andata? Dove?
Naturalmente il primo posto che provò fu il ristorante. In lontananza, mentre ci si avvicinava correndo a perdifiato, vide del movimento di fronte all'ingresso. Forse era stata fortunata.
Poi Madama Fortuna le diede le spalle spernacchiandola. Erano solo gli operai venuti ad aggiustare la porta.
Si fermò proprio di fronte all'entrata e si prese qualche secondo per rifiatare. Quando ebbe recuperato abbastanza energia da parlare in maniera almeno vagamente comprensibile fece la propria mossa.
"Scusate. Voi visto anziana signora su bastone, qui?".
Gli uomini, evidentemente non abituati a sentire qualcuno esprimersi in maniera così penosa in lingua giapponese, dovettero farsi ripetere la domanda un paio di volte.
"Sì, fino a pochi minuti fa era qui. L'hai mancata di poco" rispose uno di loro in tono indifferente.
"E dove è andata lei?" chiese, sempre più concitata.
Altri replay inutili, buoni solo a farle perdere tempo.
"Ah boh, non ne abbiamo idea. È stata raggiunta da qualcuno di molto vecchio, una donna credo. Si sono messe a parlare in modo assurdo, non si capiva un accidente di nulla. Poi si sono allontanate, ma non mi ricordo dove. Tu te lo ricordi, Toshiro?".
"No Kentaro, non me lo ricordo. Kyosuke? Akira? Tetsuo?".
Passarono il successivo minuto a chiamarsi fra di loro, rimbalzandosi la responsabilità di non saper rispondere in maniera soddisfacente.
La pazienza di Shan-Pu andava erodendosi sempre più velocemente sino a quando, inevitabilmente, sbottò.
"Insomma! Uno di voi visto lei?".
Ci fu un secondo di silenzio. Poi uno dei tizi, fino a quel momento in disparte, prese la parola.
"Sì, io l'ho visto. Sono andate di là. Sembravano molto arrabbiate e si guardavano male. La signora col bastone sembrava intenzionata quasi a metterle le mani addosso".
Oh no. No. Non aveva fatto una simile pazzia, non l'aveva fatta. Vero nonna, che non l'hai fatta?
Si precipitò nella direzione che le aveva indicato l'operaio, nei pressi di un parco poco popolato.
Arrivata lì, non le fu difficile individuare la nonna. Le aure combattive che la investirono furono le più potenti che avesse mai sentito. Persino quella della nonna, che aveva sentito spesso, sembrava più imponente del solito.
Corse a pedifiato tra gli alberi, giungendo finalmente alla zona giochi, per fortuna vuota a quell'ora.
E lì vide finalmente la nonna, carica della sua aura combattiva, pronta a farla pagare alla nuova arrivata.
Avvicinandosi vide anche la vecchietta citata dagli operai. Era minuta come la nonna e apparentemente innocua come lei, con una croccia di capelli bianchi in cima alla testa. Ma la sua aura non mentiva, era tutt'altro che innocua.
Shan-pu si morse il labbro inferiore. Non ne era sicurissima, eppure aveva già visto quella donna a Joketsuzoku, da bambina...
Crack.
I suoi pensieri vennero interrotti da un rumore. Aveva inavvertitamente calpestato una lattina vuota lasciata per terra da qualche cafone, e il rumore era bastato a farla sobbalzare dallo spavento, e a far notare la sua presenza dalle anziane donne.
Maledizione.
"Ma bene... non ho nemmeno dovuto sporcarmi le mani per arrivare alla tua nipotina, Ku-Lun" cantilenò l'anziana amazzone, guardandola con un inquietante scintillio negli occhi. Obaba, dal canto suo, era visibilmente un fascio di nervi, che divennero ancora più tesi quando vide la ragazza. "Shan-pu, cosa ci fai qui?!"
Non aggiunse altro, ma era chiaro che "Sei in un mare di guai" e "Stai rischiando la vita" erano sottintesi.
"I-io... nonna... " balbettò, incerta su cosa dire. Quantomeno la sua goffa entrata in scena aveva fermato le due anziane da uno scontro letale, per una delle due. E non voleva sapere per chi.
"N-nonna Xi-Lin è..." "Cosa è successo a Xi-Lin? E' forse... ?" chiese Obaba, evidentemente in apprensione. Dalla sopravvivenza di Xi-Lin dipendeva anche la loro, almeno per ora.
"Si comporta in modo... strano" aggiunse Shan-pu, in difficoltà "sembra... sembra posseduta!" L'altra vecchia rise, una risata gracchiante e fastidiosa, e si avvicinò a Shan-pu e Obaba. "A quanto pare sei seriamente riuscita a mettere in difficoltà il migliore dei miei sicari... non che potessi aspettarmi qualcosa di meno da te, Ku-Lun" disse. Poi si rivolse a Shan-Pu "Perchè non mi porti dalla mia sottoposta, bella signorina? Vediamo come sta, poi deciderò cosa farne di voi."
Shan-pu esitò un attimo. Quando vide che la nonna annuiva verso di lei, si riprese e inizò a camminare per l'ennesima volta in un giorno verso casa Tendo.
Il viaggio fu funereo. Ogni tanto Shan-Pu colse dei piccoli picchi nelle aure delle due anziane. Era come se si punzecchiassero a vicenda, in uno stupido gioco di Chi ce l'ha Più Grosso e Potente.
Nessuna delle tre spiaccicò mezza parola. La nuova venuta stava dietro, tutti i muscoli in tensione e pronti a rispondere ad eventuali scherzi da parte della pazza e della sua cara nipote.
Arrivarono abbastanza in fretta. Tutta la combriccola era all'uscio del dojo. A quanto pareva avevano trovato qualche modo per quietare Xi-Lin e farla uscire dalla sua animalesca furia.
Ranma, con il suo solito tatto da elefante scemo, puntò un dito verso la sconosciuta cinese tascabile e disse, inacidito come una zitella da settant'anni: "E quest'ennesimo ghoul? Chi è?".
Cologne lo bruciò con lo sguardo.
"Vedo che i giapponesi sono maleducati come ho sempre pensato. Buono a sapersi. Comunque, ragazzo privo di creanza, il mio nome è Wei-Zan, Decano Millenario del Gran Consiglio delle Amazzoni di Joketsuzoku. Ti consiglio di non mancarmi più di rispetto in questo modo se non vuoi che ti sculacci come meriti, mi sono spiegata?".
Senza il minimo sarcasmo o accenno di ribellione lui rispose affermativamente. Il solo lungo, altisonante titolo che gli era stato sparato sul grugno era bastato a fargli abbassare la cresta.
"Molto bene, così ci capiamo. E adesso, vorreste essere così gentili da condurmi da Xi-Lin? Voglio proprio darle un'occhiata, anche se ho il vago sospetto di sapere cosa le è stato combinato da questa dispettosa di Ku-Lun".
Entrarono tutti, gli occhi di ognuno di loro poggiati insistentemente sull'ennesima vecchia piombata nelle loro già disastrate vite.
Rientrarono tutti in casa, e Ranma, accompagnato da Ukyo, Mousse e Akane, condusse le tre donne nella stanza degli ospiti, dove Xi-Lin sembrava finalmente essersi calmata.
La vecchia Wei-Zan si avvicinò al corpo dell'amazzone, e la esaminò attentamente.
"Incredibile davvero" sentenziò una volta concluso il controllo "l'hai proprio messa k.o Ku-Lun."
"Non mi faccio mettere i piedi in testa da una ragazzina, io" rispose Obaba "Xi-Lin è indubbiamente dotata o non avrebbe avuto l'onore di diventare un tuo sicario, ma è troppo giovane e troppo spavalda."
L'altra vecchia annuì, con ammirazione quasi. Osservò di nuovo Xi-Lin, per poi soffermarsi sulle tracce di sangue sulle pareti. A quanto pare, aveva proprio perso il controllo.
"Hai fatto davvero un lavoro egregio su Xi-Lin. Era almeno un secolo o poco più che non vedevo usare questa tecnica con tale efficacia..." disse, ammirando realmente l'operato di Obaba.
Gli altri se ne stavano in disparte ad assistere all'inquietante scambio di battute tra le vecchie; sembrava quasi una riunione anonima tra serial killer che si scambiano consigli e opinioni sul proprio modus operandi. Era grottesco e spaventoso.
"Scusate se interrompo il delizioso quadretto" intervenne infine Ranma, stufo di quella situazione "ma per quanto i vostri discorsi da serial killer siano incredibilmente interessanti, non sarebbe il caso di fare qualcosa per Xi-Lin, prima che ricominci ad agitarsi come un'indemoniata?" Obaba lanciò uno sguardo al ragazzo che era uno strano mix di fastidio e... compiacimento? Evidentemente non sopportava l'altra vecchia, e il sarcasmo di Ranma, dato dalla stanchezza e dal nervosismo, sembravano addirittura divertirla.
"Come sempre non manchi mai di ricordarci le tue lacune in fatto di buone maniere, giovane Saotome" lo stuzzicò, provocando in lui una smorfia che non si trasformò in qualche battuta acida solo grazie all'intervento di Akane, che gli strinse la mano così forte da fargli male.
Obaba lasciò cadere la questione, e si avvicinò al corpo inerme di Xi-Lin, seguita da Wei-Zan. Si limitò a premere alcuni punti sul collo, e improvvisamente la giovane amazzone riprese faticosamente a respirare, come fosse appena riemersa dall'apnea. Prese a tossire violentemente, poi si accasciò nuovamente sul futon, esausta. "Rimarrà incosciente per qualche altra ora, ma non nello stato in cui era prima. Dormirà un pò e basta, d'altronde uno scontro mentale di quel genere è estenuante, e da quel che mi avete raccontato il suo deve essere stato particolarmente violento" concluse Obaba.
"Scontro... mentale? Che intende?" chiese Akane, incuriosita. Ma si pentì di averlo chiesto quando a risponderle fu Wei-Zan.
"E' una delle più antiche tecniche di Joketsuzoku, che ormai in pochi conoscono e ancora meno sanno padroneggiare. E' una tecnica altamente distruttiva per chi non ha uno spirito combattivo forte e temprato dall'esperienza, perchè ti porta a combattere contro te stesso e i tuoi peggiori incubi. Solo chi è realmente degno riesce a riemergene, pur con fatica e con i segni di quella lotta che segneranno la sua psiche per sempre" disse "Nulla che ti piacerebbe provare bambina, te lo assicuro."
Akane rabbrividì, stringendosi istintivamente a Ranma, a sua volta abbastanza spaventato. Quella descrizione aveva inquietato un pò tutti i presenti, che ora più che mai si chiedevano se e come sarebbero usciti da quella situazione. "Bene, ora che la mia sottoposta si è ripresa... o quasi" intervenne la vecchia amazzone "abbiamo qualcosa di cui discutere... vero Obaba?"
"Sì Wei-Zan, dobbiamo discutere. Ma non lo faremo da sole. Chiedo ufficialmente che mia nipote, Mousse e la ragazza con la spatola possano unirsi a noi". Il tono di Cologne era duro, non disposto a retrocedere.
La matrona amazzone guardò Ku-Lun in maniera altrettanto forte. Trasse un profondo respiro colmo di frustrazione, poi disse: "Sai che non sarebbe permesso dalle regole, mia cara. Ma ti dirò, la lontananza da casa e l'assenza degli altri membri del Consiglio mi permette un po' più di elasticità. Quindi, per stavolta, ti accontenterò". Stava per avviarsi verso l'esterno quando un colpo di tosse posticcio la fece voltare.
"Chiedo anche un'altra cosa: che loro tre abbiano diritto di parola".
Akane, tenutasi prudentemente in disparte, sentì ardere lo sdegno di fronte a questa richiesta. Perché era ovvio come, in condizioni normali, i suoi coetanei sarebbero stati costretti al silenzio. E la cosa la mandava letteralmente in bestia. Strinse forte le mani a pugno, trattenendo la voglia di spaccare la faccia alla vecchia col nome impronunciabile. Una piccola parte del suo istinto combattivo le suggeriva di picchiare anche Cologne, ma il suo cervello le fece presente che negli ultimi giorni stava sviluppando una sorta di rispetto per la nonna di Shan-Pu, ancora molto immaturo e acerbo ma di sicuro meglio dell'opinione che aveva di lei prima di quel grosso pasticcio.
Wei-Zan non reagì bene. Tutti i presenti colsero chiaramente come ci fu un aumento della sua aura, non troppo preoccupante da richiedere misure difensive ma comunque segno della sua irritazione di fronte a quanto le era stato proposto.
"Questo non lo posso permettere. Sarebbe meglio se la smettessi di avere astruse pretese".
"Parleranno quando vorranno, invece. Altrimenti temo che dovrai tornare in Cina a mani vuote. O trascinando un carretto coi nostri cadaveri, visto che faremo resistenza".
Il terrore si impadronì della stanza degli ospiti di casa Tendo.
"Ti conviene non insistere Ku-Lun, è già tanto che io abbia concesso loro il permesso di assistere alla nostra conversazione, non permetterò che si intromettano!" ringhiò Wei-Zan.
"Invece lo faremo eccome!" si intromise Mousse, ormai stanco di dover stare zitto in un angolo. Tutti i presenti lo guardarono scioccati: Wei-Zan lo guardò inorridita per aver osato prendere parola; Obaba lo guardò sconvolta ed esasperata da tanta stupidità, dato che si trovavano in quella situazione grazie alla sua voglia di ribellione; gli altri lo guardarono semplicemente rassegnati all'idea di finire con un cappio al collo a causa sua.
"Bravo Mousse, bel colpo. Aizzala un altro pò contro di noi..." bisbigliò Ukyo, facendo sprofondare il ragazzo nel più totale imbarazzo. Shan-pu si coprì il volto con le mani in preda alla disperazione, certa che la pena che sarebbe stata loro inflitta sarebbe stata peggiore di una morte in duello.
"Hai fegato ragazzino... e una bella faccia tosta" sorrise la vecchia amazzone, osservando il giovane cinese "Sono al corrente della vostra piccola messa in scena. La povera Xi-Lin non aveva fatto in tempo a scoprire questo piccolo dettaglio prima di incappare in quel piccolo...contrattempo. Ma la poveretta non sapeva che a quel punto ero già in Giappone, e mi ero già messa sulle vostre tracce."
I ragazzi si sentirono sprofondare. Tanta fatica, tanto casino... inutile, tutto inutile. Obaba invece sembrava non tradire alcuna emozione; probabilmente aveva messo in conto anche questo.
Wei-Zan ridacchiò, osservando compiaciuta i volti velati di terrore dei presenti.
"Cosa dovrei fare con voi, adesso?" chiese, più per aumentare la tensione che per formulare una reale richiesta "Tecnicamente, non essendoci alcuna relazione tra le due signorine, potrei lasciar cadere ogni accusa e far finta che nulla sia accaduto. Ma avete mentito a un emissario del Gran Consiglio, che equivale a mentire al consiglio stesso, e su questo non posso assolutamente soprassedere" concluse, lasciando che lo sconforto li assalisse. A quanto pare amava giocare con la mente dei suoi avversari e plagiarli fino a renderli inoffensivi. Era una mummia più astuta delle altre.
Ma parlando di mummie astute aveva un degnissimo avversario in Ku-Lun. Era proprio una lotta fra titani incartapecoriti.
"Wei-Zan, odio doverla buttare sul fisico ma ti dico chiaro e tondo che non cadremo senza lottare. Qua sei senza alcuna autorità effettiva, il Consiglio è abbarbicato sulla sua schiera di troni a Joketsuzoku che è ben lontano da Nerima, noi siamo disperati e sai come si suol dire, gente disperata è pronta a gesti disperati. Quindi i casi sono due: o, da brave persone civili, ci sediamo tutti attorno a un tavolo a sorseggiare tè e a parlare per sistemare al meglio questo gigantesco pasticcio o ci picchiamo finché una di noi due non stramazza a terra, probabilmente morta. Ti faccio però presente che il tuo avversario non sarei solo io, ma tutti loro. Questi ragazzi, oltre che ottimi praticanti di arti marziali, specialmente il ragazzo che manca di rispetto a noi ultracentenarie, sono tutti completamente contrari agli usi di noi amazzoni e non si farebbero pregare per partecipare a una bella baruffa. La scelta è tua. Vuoi una cosa insensata come una rissa, dalle conseguenze potenzialmente disastrose per tutti, o una cosa sensata come una normale, tranquilla discussione?".
Nessuno mancò di guardare Cologne come se avesse appena squartato qualcuno usando delle pinzette per i peli. Era un'uscita così gradassa, così baldanzosa, così poco aspettata che tutti vennero totalmente travolti e furono scossi. Poi, una volta ripresi, mostrarono il loro supporto al piano della vecchia. Chi con parole e chi con gesti inequivocabili, tipo scrocchiarsi le mani e mettersi in posizione di lotta.
Wei-Zan si sentì circondata da un branco di lupi sanguinanti che montavano l'ultima resistenza di fronte al cacciatore che li braccava. E capì come mai accadeva spesso che l'uomo armato di fucile, nonostante la sua forza indubbiamente superiore, non tornava a casa intero. O non tornava proprio.
Concluse che era meglio, almeno per il momento, dar loro corda. Non aveva nessun interesse a portare davvero un carretto gonfio di cadaveri a Joketsuzoku. Sarebbe stato uno spreco immenso.
"E sia. Per ora l'hai vinta tu, Ku-Lun. Ma non credere che la passerai liscia" sibilò, terribilmente scocciata.
Il sorriso della nonna di Shan-Pu, se fosse stato affilato, avrebbe squarciato i petti di tutti i presenti. Con un tono trionfale, come se fosse stata uno shogun che aveva appena conquistato il potere nel Giappone feudale, disse ad alta voce: "Benissimo. Vogliamo dirigerci al mio ristorante, allora? C'è spazio per tutti. Inoltre abbiamo disturbato la famiglia Tendo sin troppo".
"Oh, per quello non deve preoccuparsi nobile Cologne. Anzi, credo che mio padre sia persin contento che nessuno ha sfondato il tetto entrando" fece Akane per stemperare un po' l'atmosfera, impossibilmente carica di tensione e voglia di ammazzarsi.
   
 
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