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Autore: saltlordofold    09/11/2011    3 recensioni
[Post RE4.] Leon è invitato a una serata da Ashley, che vuole rivederlo e ringraziarlo per averla salvata. Ma il lusso, l' alcool, le persone... sono troppo in contrasto con delle ferite ancora molto fresche nelle menti di entrambi.
"L'energia mentale di Leon era mobilitata al cento per cento per resistere alla tentazione di allentarsi la cravatta. [...] La tentazione di girare i tacchi e scappare correndo a perdifiato si fece estremamente intensa."
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Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Leon Scott Kennedy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Burbon, luxury, a pill and you


L'energia mentale di Leon era mobilitata al cento per cento per resistere alla tentazione di allentarsi la cravatta. Combatteva contro quel desiderio impellente da quando aveva avvolto quella maledetta striscia nera intorno al suo collo, due ore prima: come un serpente, si era avvinghiata a lui con fare predatore, senza il minimo rispetto per la sua trachea.
Odiava le cravatte, pensò lisciandosi la giacca con le mani per tenerle occupate.
Le odiava almeno quanto quell' uniforme da becchino nella quale si era murato: camicia bianca, giacca e pantaloni rigorosamente neri - il tutto perfettamente stirato-, quell' orrido e oblungo  parassita di tela... Sembrava che ognuno di quegli elementi facesse a pugni con gli altri per stabilire chi lo avrebbe irritato di più.
Ovviamente, il suo viso non espimeva nulla del suo fastidio, mentre oltrepassava la soglia della più lussuosa sala da pranzo che avesse mai visto, con tanto di legno scuro sulle pareti, soprammobili tanto antichi quanto delicati e quadri dal valore inestimabile. Senza contare l'agglomerato brulicante di persone che odoravano di profumi di marca, di champagne e di ricchezza, e che ridevano facendo scintillare i denti bianchissimi, lanciavano saette dalle mani ornate di brillanti e metalli rari portando una coppa alle labbra gonfiate al botulino, poggiando il culo fasciato Gucci e Armani su graziose poltrone color crema...
Leon si sentiva tremendamente fuori luogo,‭ ‬come una specie di vecchia poltrona scassata in mezzo alla scena di un balletto russo:‭ ‬confortevole, sì, accogliente,‭ va bene‬,‭ ‬ma dannatamente fuori posto.
Mentre schivava una vecchia mummia impiastrata di fondotinta desiderosa di strusciarglisi accidentalmente addosso, arrivò fino a pensare che in quel momento, perfino El Pueblo sarebbe stato un posto più gradevole di quella bolgia.
La tentazione di girare i tacchi e scappare correndo a perdifiato si fece estremamente intensa.

"Leon!" Lo chiamò una voce eccitata

Fece appena in tempo a voltarsi prima che Ashley Graham gli saltasse letteralmente addosso,‭ ‬stringendogli il collo in un abbraccio infantile.
‭Dopotutto, una ragione per rimanere ce l' aveva.

"Ehi,‭ dolcezza‬.‭" mormorò Leon,‬ prima di aggiungere con una smorfia‭ "‬Ti conviene mollarmi, o sarai responsabile della mia morte: sto soffocando in questo sarcofago di stoffa.‭"

La figlia del Presidente si allontanò ridendo e agitando i corti capelli biondi.

‭"Io dico che stai benissimo." obbiettò con aria maliziosa

‭ Leon osservò il suo viso dolce, un volto raggiante, solare, che sprizzava felicità da tutti i pori. Era così diversa da quando l' aveva conosciuta:non più sporca, ferita, pallida e con gli occhi sgranati dal terrore... Ora che osservava il suo sorriso a trentadue denti, non poteva impedirsi di meravigliarsi della sua apparente capacità a buttarsi tutto alle spalle. Era stata rapita da un' organizzazione di pazzi dediti a un culto folle per il quale era quasi stata sacrificata, infettata con un parassita millenario che obnuvilava la sua volontà, chiusa per ore in celle buie e fredde, trasportata in giro come un sacco da orde di morti viventi, eppure... Dopo solo un paio di giorni era capace di sorridere con una gioia che, seppur lievemente, riusciva a sciogliere il gelo che non aveva fatto altro che crescere dentro di Leon. Certo, quel sole scaldava solo la superficie dell' iceberg, ma era già qualcosa.
‭Decisamente, non era venuto invano.

‭"Mio padre non ha potuto farcela." disse Ashley "Mi dispiace, ci tenevo a fartelo conoscere. Ma sai, pare che il G8 non si possa spostare..."

‭Afferrò il braccio di Leon e premette la guancia contro la stoffa morbida della sua giacca.
‭L' agente si irriggidì a quel contatto.

‭"Non balzare così." protestò la ragazza " Mica mordo."

‭"Ah no?" scherzò Leon

‭Uno sguardo ferito della bambina gli fece addolcire il tono.

‭"È che, lo sai..." iniziò a spiegare con voce paziente " La gente potrebbe fraintendere."

‭"Non preoccuparti." lo interruppe lei alzando un dito "La festa è privata al cento per cento. Zero telecamere e obbiettivi. Gente di fiducia. Mio capriccio. "

‭"Tua la festa, tu la regina?"

‭"Esatto." sorrise lei stringendo la presa, come a provare la veracità delle sue parole "Ma ho comunque passato l' inizio della serata a stringere mani unticce e baciare guancie moscie."

‭"Prima il dovere..."

‭"...e poi il piacere!" gli lanciò un' occhiata furba, squadrandolo dalla testa ai piedi con apprezzamento "E che piacere!"

‭"Ashley, credi non mi sia accorto che mi stai trascinando verso gli alcolici?"

‭"Io ho ventun anni, e tu devi scioglierti un pò."

‭Parole sante, pensò Leon mentre un velo si poggiava sui suoi occhi.
‭Un uomo in uniforme si frappose fra loro e il bar. Leon si fece rigido per riflesso, avendo riconosciuti i gradi e le medaglie che scintillavano sul tessuto verde.
‭Ecco, bravo. Sull' attenti, come quel bravo cagnolino che sei, non potè impedirsi di appuntare mentalmente con amarezza.

‭"Colonnello Hopper." salutò Ashley, staccandosi da Leon con una smorfia severa e imitando il saluto militare

‭"Miss Graham, sono felice di vederla in forma." sorrise l' uomo senza scandalizzarsi di quella parodia

‭"Ci vuole ben altro per smontarmi, Colonnello, dovrebbe saperlo!" rispose la ragazza gonfiando gli esili bicipidi senza disfarsi della sua smorfia da soldato vissuto

‭"E il suo cavaliere è...?" Chiese l' ufficiale squadrando Leon, rimasto rigido

‭Ashley sorrise e lisciò con la mano le pieghe della giacca sulla spalla del biondo.

‭"Quest' uomo, Colonnello, è il prode principe azzurro che mi ha salvato la vita: Leon Scott Kennedy."

‭"Comandi, signore." sgranò meccanicamente l' agente, stringendo la mano ferma che gli era stata tesa

‭L' alto ufficiale lo guardò un attimo, prima di lasciare andare la sua mano, distogliendo lo sguardo in silenzio e prendendo Ashley da parte.

‭"Ehm, torno subito!" si scusò la ragazza mentre veniva trascinata lontano

‭Leon ripiegò lentamente le dita e lasciò la mano cadere lungo il suo fianco. Ora il Colonnello avrebbe fatto una ramanzina ad Ashley, ricordandole che non doveva mai fare il suo nome in pubblico. Già, l' identità del suo salvatore doveva rimanere ignota. Il suo nome non doveva essere rivelato, o non sarebbe più stato il pupazzo anonimo, il fantasma di cui il governo aveva bisogno.
‭Strinse il pugno e s' incamminò verso il bar.


‭Ashley fremeva di rabbia.
‭Quel vecchio imbecille non gli avrebbe rovinato la festa coi suoi brogli politici. Non doveva chiamare Leon per nome? Non doveva ringraziare chi l'aveva salvata? Afferrò una coppa di Champagne sul vassoio di un cameriere che passava e la mandò giù tutta d' un fiato.
‭Non rimpianse di averlo -diplomaticamente, s' intende- mandato a cagare.
‭S' incamminò a passi secchi verso il centro della stanza, facendo risuonare nervosamente i tacchi sul marmo bianco e frugandone lo spazio con lo sguardo. La luce dei grandi lampadari di cristallo era dorata, e si rifletteva sulle coppe di champagne, sui gioielli e sulle paillettes di trucco che mettavano in risalto le rughe delle dame presenti. Aveva organizzato tutto questo per Leon, gli altri invitati erano un male necessario. Non voleva altro che rivederlo, chiedergli scusa di essersi comportata in modo infantile, ringraziarlo ancora e ancora, perché era grazie a lui se aveva potuto riabbracciare suo padre, la sua sorellina, e le sue amiche. Da quando era tornata, era stato il pensiero di Lui a farla andare avanti, a permetterle di riaddormentarsi quando si svegliava urlando in preda agli incubi. Il suo angelo custode, il suo Cavaliere...

Finalmente, Ashley vide Leon appoggiato con un gomito alla ringhiera del balcone che dava sul giardino e sulla notte. Il sorriso che stava affiorando alle sue labbra si rifugiò in una parte remota del suo essere, mentre s' incamminava nella sua direzione.

‭Leon a‬veva ceduto,‭ ‬alla fine:‭ si era allentato‬ la cravatta,‭ aveva ‬aperto due bottoni della camicia e si era sfilato la giacca nera, che ora riposava sulla ringhiera di pietra.‭ Accanto ad essa, un bicchiere di qualcosa che sembrava forte riluceva, immobile. ‬Nella luce soffusa proveniente dalla sala,‭ ‬i capelli dell' agente gettavano riflessi dorati. Al di fuori, invece, la luna li faceva apparire argentati e più scuri di quanto fossero in realtà.‭ ‬In questo modo il suo viso appariva diviso in due:‭ ‬una metà illuminata dolcemente dai riflessi‭ ‬ambrati‭ ‬del fasto proveniente dall‭’‬ interno,‭ ‬e l‭’‬altra ombreggiata dal cinereo e liquido bagliore del satellite. I suoi occhi erano persi nel vuoto, verso l'esterno, attratti inesorabilmente dalla notte, dal buio al quale sembravano abbeverarsi.

‭"A cosa stai pensando?"

Leon non alzò lo sguardo,‭ ‬continuando a fissare il giardino assopito. Rigirava tra le dita una pillola rossa e bianca.‭ ‬Come un ricordo agitato nella sua mente,‭ ‬l‭’‬ oggettino lucido si sbalzava da un dito all‭’‬ altro, saltellando a un ritmo irregolare.
Sospirò e girò il viso verso la ragazza che si era avvicinata.
In controluce, i capelli biondi di Ashley brillavano della luce dorata che veniva dalla sala, ma i suoi occhi erano preoccupati, pieni di una luce triste come le pietre che cingevano il suo collo sottile.

‭"A Luis." ammise Leon

Ashley abbassò lo sguardo.‭ Il biondo‬ proseguì:

‭"Se c'è una persona che merita di essere ricompensata, non sono di certo io, ma quell' idiota. Senza di lui, non saremmo mai tornati vivi da quel posto. Non ti avrei mai riportata indietro, senza il suo aiuto. Eppure io sono vivo..." un tono di amarezza gli arrochì la voce "...e lui è morto."

Si raddrizzò,‭ ‬facendo sparire la pillola nel pugno chiuso e alzando lo sguardo verso la superficie irregolare dell‭' ‬astro lunare.

‭"Questa festa non è per me."

Le sue ultime parole si persero in un sussurro.‭ ‬Dio,‭ ‬quanto suonava banale quello che stava dicendo...‭ Ma come esprimere altrimenti‬ l‭’‬ intollerabile sentimento di ingiustizia‭ ‬che provava restando fermo a sorseggiare Burbon‭ ‬in mezzo a tutta questa gente ricca‭ ‬mentre il‭ ‬corpo del madrileno viaggiava ancora sotto forma di cenere nell' aria del villaggio che conosceva così bene‭? ‬Leon socchiuse gli occhi per scacciare quel pensiero nauseante.‭

‭"È l'alcool?" Chiese Ashley appoggiandosi a sua volta alla ringhiera

‭Leon aggrottò le sopracciglia e tornò a guardarla, perplesso.

‭"Mi hai parlato solo due volte di quello che provavi." Spiegò la ragazza

‭Il ricordo della loro discussione sulla moto d'acqua balenò nelle loro menti, e Leon ringraziò ancora il cielo di avergli permesso di nascondere il suo sguardo ferito e il tremore delle sue mani mentre evocava il ricordo di Ada.

‭"Da qui la mia domanda: è l'alcool a scioglierti la lingua, stavolta?"

‭Lentamente, avvicinò il viso al suo, socchiudendo le labbra e gli occhi. Li chiuse completamente quando lo sentì ritrarsi e poggiare la schiena contro il balcone. Sospirò e lo imitò.

‭"Proprio non ti piaccio, eh?" chiese con voce atona

‭Allungò la mano, afferrò il suo bicchiere e ne bevette un lungo sorso, sentendo la bevanda lasciargli una scia infuocata lungo l'esofago. Cavoli, se era forte.

‭"Sai che non è questo." sospirò lui lasciandola fare

‭Ashley sbuffò. Certo che lo sapeva, ma non per quello era più facile.
‭Osservò il profilo deciso di Leon mentre questi fissava la gente che beveva e parlava. Una luce strana balenava nei suoi occhi mentre questi saettavano da un volto all' altro. Ashley non ebbe difficoltà a capire cosa gli passasse per la testa: aveva avuto lo stesso pensiero tante di quelle volte...
‭I volti si scomponevano, le pelli si afflosciavano perdendo tono e colore, la luce si indeboliva, le labbra si socchiudevano su denti gialli, gli occhi si mettevano a riflettere bagliori rossastri. Era come essere circondata di nuovo da quegli esseri, era come se non avesse mai lasciato quel villaggio, quell' incubo.

‭"Cosa farai adesso?" Chiese la figlia del presidente per tirare lei e il suo salvatore dal loro torpore

‭Leon si stiracchiò le spalle e sospirò.

‭"Quello che mi viene ordinato di fare." rispose con voce neutra "In altre parole: non ne ho idea."

‭"Me lo dirai, un giorno?"

‭"Cosa?"

‭"Perché non sei libero."

‭Un corto silenzio seguì la sua domanda. Poi, Leon rispose:

‭"Lo spero."

‭Riaprì il pugno, che aveva tenuto stretto per tutto quel tempo intorno alla pillola rossa e bianca. La medicina per la quale Luis era morto...
‭Si voltò verso Ashley, lasciando il suo sguardo accarezzare quel volto che gli era diventato familiare: i suoi capelli biondi, corti, le rotondità infantili del suo viso, l' innocenza che rimaneva nei suoi occhi malgrado gli orrori che vi si erano riflessi...
‭La sua visione si sdoppiò, un altro viso si accostò a quello della ragazza.
‭Sherry...

‭"Lo spero tanto."
   
 
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