Anime & Manga > Trinity Blood
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Autore: Shu    12/11/2011    0 recensioni
Nei suoi sogni, a volte, lei vede sorgere Marte.
Tripla drabble, frammenti da un sogno di Seth. Si comprende meglio se si conoscono gli antefatti della trama di Trinity Blood.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seth Nightroad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Scritta per la sfida "Multifandom Drabble Fest" della community It100, con prompt sfidante "Scrivere una drabble di minimo 250 parole senza mettere un punto". La difficoltà mi attraeva, e ho pensato che l'unico modo in cui fosse possibile azzardare una narrazione del genere fosse un inserto onirico. Dunque, tripla drabble (300 parole), e frammenti da un sogno di Seth.

Inconsciamente ma largamente ispirata alle storie di Sundy su questo personaggio, che mi sono rimaste impresse a livello profondo, e sono ormai parte del mio immaginario su quello che non sappiamo della storia passata di Trinity Blood.]

 

 

 

 

Accade a volte che i suoi sogni si facciano di un nero sconfinato e muto come può esserlo solo lo spazio fuori dall’atmosfera, ed è allora che in quel buio lei vede sorgere Marte, lentamente, tra cortine di galassie e polvere, ma non come il gioiello rosso del cielo, bensì enorme e concreto davanti ai suoi occhi, terra in cui affondare gli stivali, che non ha mai quel colore brillante di quando il pianeta si affaccia alla sera, ma solo un sanguigno riarso e stanco, denso nelle tempeste di sabbia che si abbattevano contro i muri di vetro della loro base, ma anche tanto fine da saper eludere guarnizioni e depuratori, e impolverare d’un velo color ruggine persino il bianco ottico dei laboratori; la Terra invece era apparsa così azzurra, quando erano scesi nell’atmosfera, scintillante e pura come una promessa, e invece no, quella promessa si era consumata nel fuoco prima che potessero rendersene conto, e dunque era stato solo camminare e camminare e camminare, e maledire quel mondo che non manteneva la parola data, avanzare verso un’utopia lungo deserti e vallate e scheletri di fiumi, in quella sabbia così maledettamente simile a quella del pianeta disabitato da cui erano venuti –ma allora lei, una sera, entrando in un palazzo in rovina, aveva preso la pezza di stoffa più bella che aveva trovato, del colore dell’erba nuova, e se l’era gettata sulle spalle con gesto di sfida, e nei suoi sogni l’imperatrice ritrova tante volte quel momento, fondamentale, a posteriori, pur nella sua minuzia, e i suoi occhi si riempiono di un nuovo rosso, il colore ricco e sfumato del crepuscolo, e Marte può tramontare dietro i suoi vapori, come il ricordo di un amore lasciato andare, né dimenticato, né rinnegato, ma soltanto perduto.

   
 
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