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Autore: Kitsune Blake    26/11/2011    9 recensioni
Momenti di vita quotidiana.
Questo è il filo conduttore della raccolta, che tratterà degli argomenti più vari della vita del principe dei saiyan sulla Terra. Spero che le storie siano di vostro gradimento! ^^
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Bulma, Trunks, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Avviso! Questa one-shot è già stata pubblicata in precedenza, ma ho deciso di inserirla come parte della raccolta. Lo stesso vale per la successiva. ^^

 
Genere
: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Nessun uomo ha mai vinto quest'ardua sfida. Ce la farà il Principe dei Saiyan? A voi il verdetto!

 


Missioni impossibili…

 

Era un mattino come tanti, alla Capsule Corporation. Il sole splendeva in un bellissimo giorno primaverile e Vegeta, come sempre, si stava dedicando agli allenamenti. Si sentiva particolarmente in forma: la giornata era partita proprio bene.

Ormai erano due ore che si allenava. Fra poco Bulma si sarebbe alzata per fare colazione, e lui avrebbe potuto dedicarsi alla missione più difficile che avesse mai affrontato. Sì, più difficile che affrontare Freezer, Cell e Majin Bu tutti insieme. In confronto qualunque nemico era una bazzecola. Quei dieci minuti in cui Bulma e sua madre facevano colazione erano più che sufficienti per conquistare quell’obiettivo che sulla Terra era così essenziale.

Il principe non capiva perché quella conquista fosse tanto importante. Prima di stabilirsi su quel pianeta non si era mai posto un problema del genere, e nessun altro ci faceva molto caso. Tuttavia, ora che lui abitava sulla Terra, si era trovato costretto ad adattarsi a quella società debole e inetta. Quindi anche per lui quella conquista in particolare era diventata essenziale. Questa volta il principe non avrebbe fallito, per nulla al mondo.

Vegeta spense la Gravity Room e uscì, asciugandosi il sudore. L’ora era scoccata, non poteva perdere tempo. Da quell’istante partivano i dieci minuti.

Si diresse così verso la sua stanza, camminando nel corridoio. Tutto stava filando liscio. Nessun nemico era in vista, nessun ostacolo per la sua strada. Tuttavia il saiyan rimaneva concentrato: l’obiettivo era chiaro nella sua mente e nulla l’avrebbe distolto da esso. Proprio come quando doveva conquistare un pianeta. Uccideva tutti i nemici senza risparmiare nessuno, e non se ne andava finché la missione non era considerata completa.

In quel momento, Vegeta si stava comportando allo stesso modo: l’istinto della sua razza, la voglia di prevalere su qualunque avversario, lo spingeva a proseguire nella lotta per la conquista dell’obiettivo.

Ma quel giorno il principe era sicuro di sé. Camminava nel corridoio silenzioso, il tempo era dalla sua parte. Poi…

“Buongiorno, Vegeta! Cercavo proprio te!”

Il padre di Bulma. Difficile ostacolo da superare.

“Che c’è? Non è il momento” disse seccamente il principe, “stavo andando a…”

“Ti chiedo solo un paio di minuti, ragazzo” lo interruppe il signor Brief, in tono di scusa, “ho bisogno della tua forza per sistemare alcune componenti del macchinario che sto costruendo. Non ho più l’età per certe cose!”

Vegeta imprecò fra sé e sé. Il pianeta Terra l’aveva proprio rammollito, dannazione.

Sistemare il macchinario richiese in effetti pochi minuti. Ma ora ne rimanevano cinque. E da quei cinque minuti dipendeva l’intera ora successiva.

Finalmente, Vegeta poté tornare alla sua missione. Ripercorse nuovamente il corridoio, diretto alla sua stanza. L’obiettivo era ormai a pochissimi secondi, poi nessuno gli avrebbe impedito di uscirne vincitore, nemmeno quella bisbetica di sua moglie.

“Vegetaaa!”

Appunto.

“Che cosa vuoi, donna?!” ringhiò il saiyan.

“Vieni subito qui!”

Il principe strinse i pugni. Dannata oca, doveva sempre intromettersi nei momenti più sbagliati. Adesso la sua missione era davvero in pericolo. Tuttavia non poteva non ascoltarla. Avrebbe continuato a chiamarlo, e lui non sopportava quella voce squillante che ogni volta gli trapanava le orecchie, se ignorata.

Così la raggiunse in sala da pranzo.

“Ti ho chiesto: cosa vuoi, donna?”

Bulma era seduta al tavolo con un caffè in mano. Aveva un’aria molto severa stampata in volto, mentre la signora Brief ascoltava la conversazione sorseggiando il suo tè, stranamente silenziosa. Era insolito, perché la confezione aperta sul tavolo, che mostrava diversi pasticcini vaporosi e colorati, suggeriva che la donna doveva aver trovato l’ennesima “deliziosa pasticceria che hanno aperto in centro”. Come mai non stava parlando ininterrottamente, come al solito? Perché non starnazzava, dicendo quanto erano buoni quei dolcetti che aveva comprato?

Donne. Non le avrebbe mai capite.

Tuo figlio” disse Bulma, “ieri ha distrutto di nuovo il muro della palestra, mentre giocava a fare a botte con un suo compagno”.

Vegeta ascoltò le parole in silenzio, con in volto un’aria piuttosto seccata. “E allora?”

E allora?! Tesoro, ti ricordo che sulla Terra per un bambino di otto anni non è normale distruggere un muro!”

Il principe incrociò le braccia con orgoglio. “E da quando sareste voi terrestri quelli normali?”

Bulma si alzò, inarcando le sopracciglia e stringendo i pugni. “Voi scimmioni non cambierete mai! Sono stufa!” disse, andando alla porta, “ho lasciato il foglio della nota di tuo figlio sul tavolo, fai il padre responsabile per una volta e firmalo!”

Detto questo se ne andò.

Vegeta si limitò a sbuffare, mentre prendeva in mano il foglio bianco. Non capiva cos’avesse sbagliato Trunks, aveva solo mostrato di essere il migliore. La verità era che Bulma la mattina era isterica e irritabile. Stupida donna.

La signora Brief interruppe i suoi pensieri.

“Vegeta, mio caro! Sei tutto sudato, non sarebbe il caso di farti una bella doccia? Sarai stanco dopo tutti quegli allenamenti! O forse sei venuto per assaggiare questi deliziosi pasticcini che ho comprato ieri in centro?”

Ma Vegeta in un istante era sparito, imprecando ad alta voce. Dannata donna, gliel’aveva fatta di nuovo!

Corse a perdifiato fino ad arrivare alla porta, e provò ad entrare. Chiusa.

“Donna! Apri subito questa porta!”

“Perché?! Non vedi che è chiusa a chiave? Significa che non puoi entrare!” rispose sua moglie, irritata.

“Io voglio entrare adesso!”

Vegeta non poteva dargliela vinta in quel modo. Non sopportava l’idea che a vincere fosse Bulma.

“Apri o sfondo la porta!” ringhiò il principe, cercando di girare la maniglia. No, non poteva aver fallito di nuovo tanto miseramente.

“E’ inutile, Vegeta” disse il signor Brief, che passava per caso in quel corridoio. “Quando le donne hanno iniziato, non c’è nulla da fare. Imparerai presto ad aspettare il tuo momento”. Detto questo, se ne andò.

Vegeta si rifiutava di imparare. Lui doveva vincere. Dannato foglio, doveva firmarlo proprio lui?!

Non sopportava l’idea di aver fallito ancora, per una distrazione tanto idiota. Doveva essere lui a conquistare l’ambito premio quel giorno, finalmente. Doveva essere lui il migliore. Invece era di nuovo Bulma. E a lui toccava aspettare.

Ma il principe non aveva voglia di arrendersi. Mai. Ogni giorno avrebbe tentato con tutte le sue forze. Ogni giorno si sarebbe alzato, pronto per allenarsi, con un obiettivo ben fissato nella testa.

Detestava doversi sottomettere così ai capricci di sua moglie. Perché poi le donne dovevano sprecare tanto tempo per una cosa tanto semplice e futile, che ora persino per il principe dei saiyan era diventata una conquista?

Maledettissimo bagno.

 

 

 

 

   
 
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