Avviso!
Questa
one-shot è già stata pubblicata in precedenza, ma
ho deciso di inserirla come
parte della raccolta. Lo stesso vale per la successiva. ^^
Genere: Commedia, Slice of
Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione:
Nessun uomo ha mai vinto quest'ardua sfida. Ce la farà
il Principe dei Saiyan? A voi il verdetto!
Missioni
impossibili…
Era un
mattino come tanti, alla Capsule Corporation. Il sole splendeva in un
bellissimo giorno primaverile e Vegeta, come sempre, si stava dedicando
agli
allenamenti. Si sentiva particolarmente in forma: la giornata era
partita
proprio bene.
Ormai erano
due ore che si allenava. Fra poco Bulma si sarebbe alzata per fare
colazione, e
lui avrebbe potuto dedicarsi alla missione più difficile che
avesse mai
affrontato. Sì, più difficile che affrontare
Freezer, Cell e Majin Bu tutti
insieme. In confronto qualunque nemico era una bazzecola. Quei dieci
minuti in
cui Bulma e sua madre facevano colazione erano più che
sufficienti per
conquistare quell’obiettivo che sulla Terra era
così essenziale.
Il principe
non capiva perché quella conquista fosse tanto importante.
Prima di stabilirsi
su quel pianeta non si era mai posto un problema del genere, e nessun
altro ci
faceva molto caso. Tuttavia, ora che lui abitava sulla Terra, si era
trovato
costretto ad adattarsi a quella società debole e inetta.
Quindi anche per lui quella conquista
in particolare era
diventata essenziale. Questa volta
il
principe non avrebbe fallito, per nulla al mondo.
Vegeta
spense la Gravity Room e uscì, asciugandosi il sudore.
L’ora era scoccata, non
poteva perdere tempo. Da quell’istante partivano i dieci
minuti.
Si diresse
così verso la sua stanza, camminando nel corridoio. Tutto
stava filando liscio.
Nessun nemico era in vista, nessun ostacolo per la sua strada. Tuttavia
il
saiyan rimaneva concentrato: l’obiettivo era chiaro nella sua
mente e nulla
l’avrebbe distolto da esso. Proprio come quando doveva
conquistare un pianeta.
Uccideva tutti i nemici senza risparmiare nessuno, e non se ne andava
finché la
missione non era considerata completa.
In quel
momento, Vegeta si stava comportando allo stesso modo:
l’istinto della sua
razza, la voglia di prevalere su qualunque avversario, lo spingeva a
proseguire
nella lotta per la conquista dell’obiettivo.
Ma quel
giorno il principe era sicuro di sé. Camminava nel corridoio
silenzioso, il
tempo era dalla sua parte. Poi…
“Buongiorno,
Vegeta! Cercavo proprio te!”
Il padre di
Bulma. Difficile ostacolo da superare.
“Che
c’è?
Non è il momento” disse seccamente il principe,
“stavo andando a…”
“Ti
chiedo
solo un paio di minuti, ragazzo” lo interruppe il signor
Brief, in tono di
scusa, “ho bisogno della tua forza per sistemare alcune
componenti del
macchinario che sto costruendo. Non ho più
l’età per certe cose!”
Vegeta
imprecò fra sé e sé. Il pianeta Terra
l’aveva proprio rammollito, dannazione.
Sistemare il
macchinario richiese in effetti pochi minuti. Ma ora ne rimanevano
cinque. E da
quei cinque minuti dipendeva l’intera ora successiva.
Finalmente,
Vegeta poté tornare alla sua missione. Ripercorse nuovamente
il corridoio,
diretto alla sua stanza. L’obiettivo era ormai a pochissimi
secondi, poi
nessuno gli avrebbe impedito di uscirne vincitore, nemmeno quella
bisbetica di
sua moglie.
“Vegetaaa!”
Appunto.
“Che
cosa
vuoi, donna?!” ringhiò il saiyan.
“Vieni
subito qui!”
Il principe
strinse i pugni. Dannata oca, doveva sempre intromettersi nei momenti
più
sbagliati. Adesso la sua missione era davvero in pericolo. Tuttavia non
poteva
non ascoltarla. Avrebbe continuato a chiamarlo, e lui non sopportava
quella
voce squillante che ogni volta gli trapanava le orecchie, se ignorata.
Così
la
raggiunse in sala da pranzo.
“Ti ho
chiesto: cosa vuoi, donna?”
Bulma era
seduta al tavolo con un caffè in mano. Aveva
un’aria molto severa stampata in
volto, mentre la signora Brief ascoltava la conversazione sorseggiando
il suo
tè, stranamente silenziosa. Era insolito, perché
la confezione aperta sul
tavolo, che mostrava diversi pasticcini vaporosi e colorati, suggeriva
che la
donna doveva aver trovato l’ennesima “deliziosa
pasticceria che hanno aperto in
centro”. Come mai non stava parlando ininterrottamente, come
al solito? Perché
non starnazzava, dicendo quanto erano buoni quei dolcetti che aveva
comprato?
Donne.
Non le avrebbe
mai capite.
“Tuo figlio” disse Bulma,
“ieri ha
distrutto di nuovo il muro della palestra, mentre giocava
a fare a botte con un suo compagno”.
Vegeta
ascoltò le parole in silenzio, con in volto
un’aria piuttosto seccata. “E
allora?”
“E allora?! Tesoro, ti ricordo che sulla
Terra per un bambino di otto anni non è normale distruggere
un muro!”
Il principe
incrociò le braccia con orgoglio. “E da quando
sareste voi terrestri quelli
normali?”
Bulma si
alzò, inarcando le sopracciglia e stringendo i pugni.
“Voi scimmioni non
cambierete mai! Sono stufa!” disse, andando alla porta,
“ho lasciato il foglio
della nota di tuo figlio sul
tavolo,
fai il padre responsabile per una volta e firmalo!”
Detto questo
se ne andò.
Vegeta si
limitò a sbuffare, mentre prendeva in mano il foglio bianco.
Non capiva
cos’avesse sbagliato Trunks, aveva solo mostrato di essere il
migliore. La
verità era che Bulma la mattina era isterica e irritabile.
Stupida donna.
La signora
Brief interruppe i suoi pensieri.
“Vegeta,
mio
caro! Sei tutto sudato, non sarebbe il caso di farti una bella doccia?
Sarai
stanco dopo tutti quegli allenamenti! O forse sei venuto per assaggiare
questi
deliziosi pasticcini che ho comprato ieri in centro?”
Ma Vegeta in
un istante era sparito, imprecando ad alta voce. Dannata donna,
gliel’aveva
fatta di nuovo!
Corse a
perdifiato fino ad arrivare alla porta, e provò ad entrare.
Chiusa.
“Donna!
Apri
subito questa porta!”
“Perché?!
Non vedi che è chiusa a chiave? Significa che non puoi
entrare!” rispose sua
moglie, irritata.
“Io
voglio
entrare adesso!”
Vegeta non
poteva dargliela vinta in quel modo. Non sopportava l’idea
che a vincere fosse
Bulma.
“Apri
o
sfondo la porta!” ringhiò il principe, cercando di
girare la maniglia. No, non
poteva aver fallito di nuovo tanto miseramente.
“E’
inutile,
Vegeta” disse il signor Brief, che passava per caso in quel
corridoio. “Quando
le donne hanno iniziato, non c’è nulla da fare.
Imparerai presto ad aspettare
il tuo momento”. Detto questo, se ne andò.
Vegeta si
rifiutava
di imparare. Lui doveva vincere. Dannato foglio, doveva firmarlo proprio
lui?!
Non
sopportava l’idea di aver fallito ancora, per una distrazione
tanto idiota.
Doveva essere lui a conquistare l’ambito premio quel giorno,
finalmente. Doveva
essere lui il migliore. Invece era di nuovo Bulma. E a lui toccava
aspettare.
Ma il
principe non aveva voglia di arrendersi. Mai. Ogni giorno avrebbe
tentato con tutte
le sue forze. Ogni giorno si sarebbe alzato, pronto per allenarsi, con
un
obiettivo ben fissato nella testa.
Detestava
doversi sottomettere così ai capricci di sua moglie.
Perché poi le donne
dovevano sprecare tanto tempo per una cosa tanto semplice e futile, che
ora
persino per il principe dei saiyan era diventata una conquista?
Maledettissimo
bagno.