Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Lione94    04/12/2011    4 recensioni
Un nome,
una profezia,
una guerra millenaria fra Angeli e Demoni.
Allie Fox, come ogni comune adolescente, ha smesso di credere alla magia dei bambini, ma sarà costretta a ricrederci dopo aver messo la sua firma su un libro incantato: mai sottovalutare il potere delle parole!
Sarà così coinvolta in un conflitto tra Bene e Male e, tra profezie, diavoli guastafeste, gatti parlanti, angeli custodi e un affascinate Principe dei Demoni, la sua vita cambierà completamente.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. Il Libro


 
 Quand’ero piccola odiavo l’estate.
 Odiavo quella calda e umida stagione perché mio padre mi portava lontano da dove vivevamo, quasi cercasse di scappare.
 Mi sentivo in colpa quando osservavo gli altri bambini essere felici di andare in vacanza invece che a scuola, eppure tutte le mie pene sparivano quando vedevo mio padre caricare le valigie sulla macchina. Non mi piaceva lasciare la mia casa, credevo fosse come lasciare mia madre o addirittura dimenticarmi di lei.
 Ivoene Fox era morta pochi giorni dopo la mia nascita, lasciandomi alle cure di mio padre, Nathaniel Fox, uno dei pochi abitanti di Heyl.
 Heyl era un’isolata cittadina della contea di Sedgwick contornata solo da campi di grano che si estendevano per chilometri e chilometri. Insomma circondata da un anonimo e abituale paesaggio del Kansas. Essendo una piccola città contava circa cinquemila abitanti che conoscevano tutto e tutti.
 Era lì che ero cresciuta. In una piccola villetta ai margini della città dove mio padre lavorava come medico del piccolo ospedale.
 Per convincermi a lasciare la mia casa papà mi faceva credere che stavamo per partire per una fantastica avventura in cui io sarei stata l’eroina della situazione e lui il mio fido aiutante. Magari quando avevo cinque anni non riusciva a convincermi facilmente ma adesso che ero una comune ragazza diciassettenne dalla media statura, gli occhi grigi e i capelli biondo-castano che rispondeva al nome di Allie Fox, sapere che la nostra meta delle vacanze era la California bastava e avanzava.
 Anzi a dirla tutta adesso era il ritorno che risultava difficile!
 << Allie! >> esclamò vicino a me una voce eccitata.
 Mi riscossi dal dormiveglia in cui ero sprofondata per ritrovarmi in macchina insieme a mio padre che, mentre stava guidando, indicava davanti a noi un cartello giallo con una scritta rossa, la quale, illuminata dai fari, recitava:

Benvenuti a Heyl,
luminosa città della contea di Sedgwick,
paese dei Cereali,
Kansas

 …E tanti saluti allo splendido e caldo mare della California!
 Mi sporsi in avanti per guardare le case sfrecciare lungo la strada che percorrevamo. Avevano ben poco di luminoso, dato che in quel momento stava piovendo ed era anche buio.
 L’orologio sul cruscotto segnava le undici, il che stava a significare che eravamo finalmente arrivati dopo ben tre giorni di viaggio, giusto in tempo per cominciare la scuola il giorno successivo.
 Il mio arrivo in quell’atmosfera grigia di pioggia mi faceva sognare, per il nuovo anno scolastico che stava per iniziare, un’avventura alla Twilight. Sì avrei incontrato anch’io nel mio liceo un misterioso e affascinante vampiro…
 << Bentornata a casa, Al! >> disse Nathaniel svoltando nell’ultima via della strada principale e indicando una casa a due piani dalla verniciatura bianca un po’ rovinata e dal tetto rosso a spiovente con un piccolo giardino nel retro.
 << Già, bentornato a casa papà >> ripetei sorridendo.
 Parcheggiò nel vialetto davanti e dopo aver spento il motore scese veloce dalla macchina per rifugiarsi sotto il tetto, vicino la porta. << Allie, potresti prendere lo scatolone sul sedile posteriore? Al resto delle valigie ci penso io dopo >> mi disse poi mentre apriva l’ingresso.
 Lo raggiunsi velocemente, portando con me quello scatolone che avevamo scoperto essere nel bagagliaio della macchina da molto tempo in cui dentro c’erano dei vecchi libri di papà.
 << Contenta di essere a casa? >> domandò Nathaniel tenendomi aperta la porta.
 << Mmm… mi ero affezionata al mare californiano >> borbottai solo per accontentarlo.
 Mio padre scoppiò a ridere.
 Entrai e fui subito accolta da una calda e familiare atmosfera: rivedere gli stessi mobili e oggetti con cui avevo sempre vissuto mi fece sentire davvero a casa.
 Casa dolce casa.
 Poggiai a terra lo scatolone di libri pesanti, sia nel senso fisico che quello letterale.
 Mi diressi per il corridoio dove per i muri c’erano attaccate tutte le foto della nostra famiglia, specialmente quelle di me e papà insieme. Osservai le nostre espressioni buffe, sorridenti, imbronciate… no, d’imbronciata c’era solo la mia. E ricorreva anche molto spesso.
 Santissimo Nathaniel! Aveva dovuto sopportare tutto da solo una bambinetta ossuta, con le treccine e l’apparecchio, fastidiosamente rompiscatole.
 Esplorai per un attimo con lo sguardo la cucina dove c’era il familiare tavolo quadrato di legno scuro, e il salone con la televisione, la libreria stracolma, pericolosamente traballante, e il divano su cui mio padre si sdraiava mangiando pop corn in occasione della partita della sua squadra preferita di football. Poi salii al piano di sopra dove c’era la camera di mio padre, due bagni (in precedenza ce n’era solo uno, ma quando papà aveva capito che divederlo con un’adolescente era impossibile, aveva fatto rimpicciolire la sua camera e aveva ricavato un altro bagno) e la mia camera dove c’era il letto, la scrivania con sopra il computer e il resto delle cose erano disseminate sul pavimento come le avevo lasciare prima di partire.
 Le guardai affranta. L’ordine non era mai stato il mio forte.
 << Che cosa mi avevi promesso? >> mi domandò mio padre comparendo dietro di me con la stessa voce che usava per redarguirmi quando, da bambina, facevo dei capricci << E’ tardi e domani è il tuo primo giorno di scuola, quindi tutti a nanna >>.
 << Ma… va bene >> feci per protestare ma poi mi zittii.
Gli avevo fatto una promessa e io, Allie Sam Fox mantenevo tutte le promesse che facevo, anche quelle che includevano di non restare sveglia fino a tardi.
 Però sapevo che, anche se sarei andata subito a letto, non sarei riuscita a dormire per l'eccitazione di iniziare il mio penultimo anno di liceo.

 La mattina dopo mi svegliai prestissimo, così presto che riuscii a guardare il sole sorgere dai campi coltivati di grano dorato che facevano da panorama per la vista dalla finestra della mia stanza.
 Mi lavai e mi vestii leggera poiché a Heyl l’aria era ancora piuttosto calda, anche se stava iniziando l’autunno. Indossai una maglietta verde con le maniche a tre quarti, un paio di comodi Jeans e rinunciai a sistemarmi i capelli che quella mattina erano davvero indomabili, cioè più del solito.
 I miei capelli erano un vero disastro! Né lisci né ricci, e quando mi era venuta in mente la fantastica idea di farmi la frangetta erano diventati anche più gonfi.
 Mancava ancora un’ora all’inizio delle lezioni del primo giorno del nuovo anno scolastico così iniziai a disfare la valigia, posando alla rinfusa i miei oggetti nella stanza che in poco tempo assunse un aspetto ancor più colorato e disordinato… sottolineerei soprattutto quest’ultimo.
 Poggiai la cornice argentata con dentro la foto di mia madre sulla scrivania e rimasi per un attimo a guardarla. Osservai il suo volto a forma di cuore circondato da una massa di riccissimi capelli biondi, così biondi che le loro punte sembravano bianche. I suoi occhi grigi sorridevano insieme alle labbra e le sue mani affusolate erano poggiate con dolcezza sul ventre gonfio.
 Quella foto era stata scattata da mio padre qualche giorno prima della mia nascita.
 Cercando di non fare rumore scesi al piano di sotto e raggiunsi lo scatolone di fronte all’ingresso, dove lo avevo lasciato la sera prima. Curiosa, lo aprii e vidi dei libri dalle copertine un po’ sgualcite che dovevano essere appartenuti a papà. Ne afferrai uno dalla copertina rossa scolorita e dalla rilegatura dorata. Sembrava fosse il più vecchio dei libri nello scatolone. Non lo avevo mai visto prima. Chissà perché si trovava nella macchina…
 Il titolo “Grimorio” era scritto a grandi lettere nere in rilievo e sotto di esso c’erano uno strano simbolo che sembrava essere l’unione di due ali: una piumata come quelle degli angeli e una a forma di pipistrello come quelle dei diavoli.
 Forte!
 Sapevo che i Grimori erano dei libri scritti nel medioevo contenenti formule magiche e ricette di pozioni per maghi e streghe. Magari questo era un libro sulla storia di qualche stregone.
 Mentre risalivo in camera lo aprii curiosa, ma rimasi delusa quando mi accorsi che le pagine incartapecorite al suo interno erano vuote, senza neanche una scritta. Possibile che l’inchiostro si fosse scolorito così tanto da svanire del tutto?
 Notai che la prima pagina era un po’ rovinata ai bordi e che sul suo fondo a sinistra, scritto a penna, con una scrittura piccola e contorta, c’era un nome.
 Nat… iel Fox.
 Tutte le pagine, che erano pure tante, erano bianche e l’unica scritta era quella firma quasi cancellata di mio padre.
 Bah, che stranezza!
 Calcai con una penna presa dalla scrivania il cognome e al posto di quello di mio padre scrissi il mio nome.
 Allie Samantha Fox.
 Sentii un brivido percorrermi la schiena. In quel momento non gli diedi importanza ma in futuro ripensai che avrei dovuto ascoltare quello strano presentimento che mi aveva colpito: annunciava la tempesta di eventi che avrebbe cambiato la mia vita.
  
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