Ciao a tutti!
Questo testo è una sorta di esperimento che mi
sono fissata di fare (voglio imparare a scrivere delle one shot decenti e
che possano considerarsi tali), quindi non so come mi sia venuto! È anche
la mia prima fanfic su questo fandom (sono una novellina, l’ho scoperto da
poco) e quindi spero mi perdonerete eventuali sacrilegi (anche se spero che non
ce ne siano perché averli inserirti in un testo così corto equivarrebbe a
provare che sono un disastro completo).
Se devo essere sincera Izumo e Shiemi non sono
esattamente i miei personaggi preferiti, però mi ispirava provare a sviluppare il loro rapporto proprio
perché è una cosa assolutamente di secondo piano. In particolare ho scelto il
punto di vista di Izumo perché non viene troppo sviluppata la sua interiorità e
quindi c’è più spazio per l’interpretazione. Può essere visto sia come rapporto
di amicizia sia come coppia (questa era la mia interpretazione, ma si può
vedere in entrambi i modo, quindi a voi la scelta…).
Il pezzo di testo iniziale è di una canzone che
neanche conoscevo prima di scrivere questa one shot, lo confesso…^^” L’ho
trovata per caso cercando delle frasi su google. Però mi sembrava appropriata
come testo, quindi l’ho inserita anche se non è esattamente il mio genere!
Spero che qualcuno riterrò lo scritto
abbastanza valido da lasciarmi un commento, positivo o negativo che sia. Tutti
i generi di critiche sono i benvenuti, sono qui per imparare! ^^
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Silent Bond
“The smile on your face lets me know that you need me
There's a truth in your eyes sayin'
you'll never leave me
The touch of your hand says you'll catch me if
ever I fall”
Ronan Keating - When You Say Nothing At All
Izumo sollevò gli occhi dalla tazza fumante che aveva in mano e lanciò di
nascosto un’altra occhiata alla ragazza che le sedeva accanto, intenta a
sorseggiare la propria tisana. Dopo che Shiemi aveva salvato la vita di Paku,
il loro rapporto si era decisamente evoluto, superando i limiti che lei si era
imposta fin dal principio. Si era aperta con quella ragazza così timida e
impacciata eppure tanto determinata come quasi mai aveva fatto nella sua vita.
E la cosa più sconcertante era che, per la prima volta, lo aveva fatto di istinto, senza perdersi a considerare i
pro e i contro come faceva di solito. Per un istante, un misero istante, aveva permesso all’emozione di far soccombere la
sua cinica razionalità e si era abbandonata alla dolcezza di un calore amico. E
ancora non sapeva se era stato un bene o un male.
Ma alla fine chi poteva dire cos’era bene e cos’era
male? Forse l’analisi delle conseguenze? O qualcosa di più, una di quelle
emozioni che lei fuggiva sempre?
Tornò a guardare davanti a sé, i suoi scuri occhi cremisi fissi sulla
pioggia di petali rosati che cadevano lentamente, appena sospinti dalla gentile
brezza primaverile che ne spandeva il delicato profumo tutto intorno. Chiuse
gli occhi ed assaporò la fragranza che la circondava, fresca e leggera come la
pioggia estiva, abbassando la guardia di solito sempre e dolorosamente alzata. In fondo poco importava, giusto o sbagliato
che fosse. Era accaduto e le aveva portato solo ricordi piacevoli. Per
proteggere l’immagine che aveva di sé poteva sempre continuare a portare la sua
maschera di disprezzo, tanto sapeva che Shiemi non se la sarebbe presa. La
capiva, comprendeva le sue esigenze, e le rispettava senza per questo farle
mancare la sua vicinanza in quei momenti solitari, quando c’erano solo loro due
e l’albero di ciliegio nel giardino.
Poteva qualcosa di così puro, per quanto lontano da
quello che era lei, nuocerle? Che fosse la paura a spingerla a continuare a
negare?
Una risatina soffocata la riportò alla realtà. Izumo aprì di scatto gli
occhi, sentendosi una stupida per essersi fatta scoprire in quell’attimo di
debolezza. Ma, quando posò lo sguardo sulla sua compagna, pronta ad
apostrofarla con qualche battuta acida, quel sorriso luminoso e quelle guance
accese da un timido rossore le fecero morire le parole in gola. I suoi occhi
rosso sangue si specchiarono in quelli verde smeraldo di Shiemi, perdendovisi.
La ragazza bionda allungò timidamente una mano fino a toccare la sua in una
leggera carezza senza rompere il contatto visivo, mentre il suo viso si
imporporava ancora di più in quel modo innocente che solo lei possedeva. Izumo
si lasciò attirare nel suo abbraccio, lasciando che lei poggiasse la testa
sulla sua spalla. I capelli biondissimi di Shiemi le sfioravano il volto con
leggerezza come i raggi del sole che filtravano tra la nube di fiori rosati,
emanando lo stesso aroma dei petali.
Non li descrivevano così nei racconti gli angeli,
occhi come pietre preziose, capelli d’oro e pelle diafana? Portatori di amore e
pace, sempre puri ed intoccati nonostante la corruzione del mondo?
Forse per quei momenti valeva davvero la pena di aver lasciato infrangere
la sua corazza. Quegli attimi divisi fino all’estrema essenza, fatti solo di sguardi, gesti impercettibili e candidi
tocchi, tutti impregnati di significati profondi, mai turbati dal suono delle parole, quelle parole che lei usava per
manipolare gli altri, quelle parole che la difendevano dallo sguardo indiscreto
del mondo, quelle parole che erano le sue armi e difese, ma anche la sua prigione solitaria. Solo Shiemi era
riuscita a superare quel confine che le era parso invalicabile, perché solo lei
sapeva esprimerle tutto senza mai dire
nulla.
Quanto contava il suo orgoglio di fronte a quel
sentimento nuovo e mai sperimentato? E cos’erano quella forza e quella volontà
rivolte per una volta verso l’esterno e non su sé stessa?
Izumo strinse la presa sul corpo caldo di Shiemi e seppe che l’altra
stava sorridendo. In fondo avere qualcuno al proprio fianco in ogni situazione
e circostanza non poteva essere così male. Non sentirsi soli, avere una mano
stretta nella propria, senza parlare. E sapeva che quella creatura gentile non
l’avrebbe mai lasciata andare.