Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: _aspasia_    16/12/2011    1 recensioni
Questa flashfic è nata da un'idea del gruppo Slytherin di Semplicemente Harry Potter di FB. In futuro dovrebbe essere votata, e devo ammetterlo se vincesse godrei come riccio, ma aspetterò il verdetto. Se non siete di tale gruppo non preoccupatevi, anzi leggete, e lasciatemi un commentino. Fareste felice una povera serpe abbandonata al suo destino.
Detto questo riassumo la storia: Daphne Greengrass e Pansy Parkinson. Cosa sarebbe successo, cosa avrebbero pensato se si fossero innamorate? Se si fossero sedotte? Spero che leggiate.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Daphne Greengrass, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Pansy era abbandonata su uno dei sofà verdi smeraldo della sala comune, le gambe dondolavano ritmicamente lasciando scoperto una parte delle cosce.
Sarebbe stata il suo nuovo gioco. Era una partita pericolosa e Daphne lo sapeva bene, poteva bruciarsi lei questa volta; ma sarebbe stata attenta, si sarebbe divertita e poi se ne sarebbe andata verso la sua strada. L’orgoglio dei Greengrass intatto.
Andò velocemente in camera e prese una boccetta dal suo armadietto ammirandola sorridendo malignamente: veritaserum. Ora la sua adorata Pansy avrebbe ammesso se anche lei provava qualcosa o se le era indifferente. Daphne era fiera di se stessa, il suo ingegno non la deludeva mai.
Prese la fiala, ormai era ora di cena e tutta la casata si sarebbe recata a mangiare, o almeno a tenere d’occhio le vittime dei loro scherzi con la scusa della cibo.
Pansy le era seduta di fianco, come sempre. Erano sempre state amiche durante quegli anni, non riusciva a ricordare quando l’aveva voluta come amante.
Senza farsi vedere versò un goccio della pozione nel bicchiere di succo di zucca della compagna, la cena era ormai finita e si stava per alzare decisa a tornare nelle loro camere.
Pansy bevve tutto il liquido, ignara di ciò che la Greengrass aveva ideato.
“Pansy vieni con me ti devo chiedere una cosa” sussurrò Daphne all’orecchio della ragazza trascinandola per dei corridoi deserti. Dopo qualche minuti finalmente trovò un’ala del castello totalmente deserta, fuori dalle finestre le stelle brillavano nel cielo.
La bionda si girò lentamente puntando i suoi occhi in quelli color granata della compagna.
“Pansy, io ti piaccio?”
“Sì”. Pansy cominciò ad impallidire, si accorse che non riusciva a mentire, era costretta a dire tutto quello che pensava, tutto quello che con immensi sforzi aveva chiuso nella sua testa.
Daphne sorrise. Sembrava una vipera che giocava con un topolino prima di ingoiarlo tutto intero.
“Bene. Pansy, io ti piaccio come amante vero?” si avvicinò al viso della ragazza dai capelli corvini, era vicina; pericolosamente vicina. Il suo alito sfiorava le labbra della compagna “ Mi vorresti baciare vero mia cara?”
Un singhiozzo strozzato provenne dal petto della ragazza schiacciata contro il muro. Era intrappola, non poteva scappare, non poteva salvarsi. Voleva piangere e disperarsi, era stata una stupida dannazione. Ma non la avrebbe dato anche quella soddisfazione. Non avrebbe pianto di rabbia davanti a lei.
“Sì”.
Un soffio, un sospiro. E Daphne aveva vinto, aveva avuto la prova che la ricambiava. Che non si sarebbe coperta di ridicolo. Che avrebbero bruciato insieme nell’inferno.
“Bene”.
E la baciò.
Le sue labbra, rosse come le rose di maggio si posarono su quelle di Pansy, esangui come le orchidee, sapeva di dolce la ragazza dagli occhi di granata, che rimanevano aperti sorpresi, fissi in quelli di Daphne. Nessuna delle due era disposta a chiuderli, perché avrebbe significato arrendersi a quella voglia che avevano dell’altra. Avrebbe significato consegnarsi liberamente al boia.
Forse non li avrebbero chiusi anche per il fatto che quello non sembrasse un sogno così a lungo agognato, che non sembrasse una fantasia già vista molte volte. Volevano guardarsi, vedere le reazioni dell’altra. Peccato che fossero due maestre nel celare le proprie sensazioni, non si lasciavano tradire dagli occhi.
La lingua di Pansy leccò leggera il labbro superiore di Daphne, che subito aprì la sua bocca ed il bacio divenne più profondo. Dopo quello che parvero minuti, ansanti si staccarono fronteggiandosi, anche dopo quel momento così intimo non riuscivano ad abbassare la guardia.
“Cos’hai messo nel mio bicchiere Daphne?” chiese Pansy.
“Veritaserum” rispose l’altra sogghignando.
Era stata scoperta da una pozione, una delle più potenti certo ma comunque era stato un suo errore. Imperdonabile. Si ripromise di non staccare mai lo sguardo dal suo calice, anzi, non l’avrebbe distolto da quel demone vestito da angelo che le stava davanti.
“Sei malefica”
“Lo prendo come un complimento cara”.
Era un gioco pericoloso quello che stavano intraprendendo, e lo sapevano bene. In quel momento c’erano in campo anche i loro di sentimenti, anche se non volevano ammetterlo. Una di loro, se non entrambe avrebbe rischiato di bruciarsi davvero, di soffrire realmente.
Ma il gusto del pericolo rende tutto più eccitante.
La Parkinson ammirava la compagna mentre camminava, era dannatamente meravigliosa, e baciava anche maledettamente bene; ma non si sarebbe fata prendere di sorpresa mai più. Non aveva intenzione di farsi prendere in giro, non da lei che lo faceva con tutti. Non voleva essere una dei tanti, lei era più scaltra; lei era migliore.
Con un movimento fulmineo le prese il polso facendola andare a sbattere contro il muro di pietra, e si avvicinò sempre di più inebriandosi del suo profumo.
“Cosa direbbe papà Greengrass, se ti vedesse in questo momento Daphne?”
“Lo stesso che direbbe il tuo Pansy” rispose l’altra guardandola altera.
“Siamo due famiglie purosangue e di nobile lignaggio, non dobbiamo sbagliare”.
“Non permetterò che il mio nome finisca nel fango”.
“Sai Daphne- disse avvicinandosi sempre di più fino a sfiorare le sue labbra, per poi passare al suo collo, candido come la neve. Ci posò le labbra in un bacio infuocato, Daphne emise un gemito soffocato. La pelle della Greengrass sapeva di buono; sarebbe potuta morire assaporandola. Leccandole la giugulare - non ti devi preoccupare. Lo vogliamo entrambe, questa cosa rimarrà tra noi due, e non verremo mai scoperte perché te ed io mio cara; siamo più scaltre e prudenti di chiunque altro.”
“Non voglio perdere tutto Pansy”.
“Nemmeno io Daphne. Nemmeno io.”
Si erano chiarite. Nessuna delle due voleva perdere l’oro, l’orgoglio e la famiglia. Erano pronte a sacrificare tutto, anche loro stesso per esso.
Passavano le loro giornate tra baci rubati, carezze nel buio, nottate insonni tra grovigli di lenzuola color smeraldo; ma sapevano che tutto questo sarebbe finito. L’ultimo giorno di scuola, sarebbe arrivato anche per loro, e si mormorava che non sarebbero tornate a scuola ma spose ai figli più illustri delle famiglie purosangui di Britannia, o persino qualche pretendente di Prussia. Quello che gli altri non potevano nemmeno immaginare era il fatto che essendo donne, nel mondo magico la loro relazione non era concepibile, erano al di sopra di qualsiasi sospetto. Quale marito si sarebbe rifiutato di ospitare la più cara amica della moglie? Nessuno. Nessuno, sapendo che ella fosse tra le famiglie dal lignaggio più alto, anche lei sposata con la crème della crème della società. La loro relazione era al sicuro, sarebbe morta con loro.
L’ultimo giorno di scuola del sesto anno era un giorno d’estate, e sapevano che tutto stava per finire. O meglio per avere un nuovo inizio, tuttavia non avevano ancora deciso, non ne avevano mai parlato se continuare la loro relazione clandestina al di fuori delle mura della scuola.
Dopo un anno era difficile dirsi addio, perché anche se avevano opposto una strenua resistenza erano finite per volersi bene. Il loro non era amore, ma nemmeno indifferenza. Era qualcosa di nuovo.
Quando il treno arrivò a Kings Kross le loro famiglie le aspettavano: austere, severe, tremendamente eleganti. In quel momento capirono che la loro storia non poteva avere futuro, anche da clandestine. Le mura dei palazzi hanno occhi ed orecchie ovunque, sarebbero state sicuramente scoperte anche se avessero usato il loro intelletto.
Si guardarono negli occhi, come la prima volta in cui si erano baciate e rividero tutti gli istanti passati insieme. Per la prima volta decisero di aprirsi all’altra, di mostrare quello che provavano.
I loro occhi dicevano le stesse cose: dolore, rassegnazione, determinazione.
Si erano amate dopotutto. Non riuscivano ad ammetterlo, nemmeno con loro stesse. Quello che non riuscivano ad identificare, quello che per loro era nuovo era amore. Non erano riuscite nemmeno a capirlo che già lo dovevano abbandonare per seguire il loro destino.
I loro occhi si incontrarono di nuovo, più lucidi, più sicuri.
Granata e ceruleo.
Per l’ultima volta.

 
 
 
  Se siete arrivati alla fine beh ne sono molto felice, spero vi sia piaciuta e spero che commentiate!!!! Per favooooooooore *.* Con affetto, Aspasia.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _aspasia_