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Autore: TeddySoyaMonkey    18/12/2011    3 recensioni
" Sperai davvero che potesse sentirmi oltre il frastuono di tutti quei bambini che crescevano, oltre la loro infianza che gridava aiuto, oltre alle suppliche di tutti quei giocattoli riposti in una soffita. "
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Pan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nostalgia

 

Camminavo vicino alle rive del fiume, lentamente. La luna illuminava fiocamente i lineamenti del paesaggio, bagnando anche il pił piccolo angolo di tenera luce. Uno spettacolo troppo bello perchč lei non lo vedesse.

Il mio respiro si intersecava, si avvolgeva, graffiava, urlava e si diffondeva nella brezza fresca, degli ultimi giorni di inverno. La notte era calda, ma io avevo tanto freddo.

Nell'aria andava una vecchia canzone cantata da qualche cicala, poco lontano. Dei suoni tristi, pieni di cadenze che ben si accompagnavano alle note malinconiche del mio flauto mi correvano attorno.

E la marea danzava a quel suono. Potevo vedere la sua spuma compiere ampie giravolte e piroette, mentre correva verso il mare, perdendosi poi in esso.

Forse anch'io mi ero perso... Lei si era persa.

Alzai il volto alla luna e sospirai.

Non avevo contato i giorni che erano passati da quando l' avevo lasciata alla sua finestra. Non avevo passato i tramonti a struggermi per la sua assenza. Non avevo sentito il suo ricordo incombere davanti ai miei occhi.

Ma poi era arrivata la notte, era arrivato l'inverno.

Faceva male e non sapevo perchč. Faceva male e non sapevo cosa stesse succedendo. Faceva male e non c'era rimedio che conoscessi.

E Wendy? Lei aveva idea di quale fosse la medcina?

Non l'avrei mai saputo.

Mi abbandonai sul terreno freddo e duro, perchč, a volte, anche i viaggiatori si fermano stachi, in compagnia di qualche straniero. Non avevo capito, allora, che stavo compiendo un viaggio all'interno di quel dolore che solo un bambino puņ provare, innocente, acuto, sincero.

E straniero era quel suolo cosģ freddo... Era stato la mia casa un tempo, ma ora non lo riconoscevo pił.

Chiusi gli occhi.

"Chissą dove ti addormenterai stasera" dissi piano. "Chissą se prima di coricarti stretta nella tua camicia da notte color del cielo hai raccontato le mie avventure. Chissą se ascolterai questa canzone... Le senti? Sembra che le cicale stiano cantando per te".

Mi strinsi le gambe al petto, soffiando piano nel flauto una nota grave, che si perse come un fioco sussurro nei cori della notte.

Pensai che se si era persa in qualche terra straniera, le avrei mandato quella ninnananna fievole, per sentirla pił vicina. Sperai davvero che potesse sentirmi oltre il frastuono di tutti quei bambini che crescevano, oltre la loro infianza che gridava aiuto, oltre alle suppliche di tutti quei giocattoli riposti in una soffita.

Oltre tutti quei ricordi che venivano dimenticati... Come il mio.

Forse un giorno guidati da stelle sicure ci saremmo rincontrati, in qualche angolo del suo mondo lontano, nei bassifondi, tra i musicisti e gli sbandati. Dove i sogni venivano sepolti sotto la famiglia, i figli, i mariti, il lavoro, la casa. Dove credere ad un mondo nostro era come cantare un inno alla pazzia. Dove l'ingenuitą vienne soffocata, pugnalata, colpita e spinta in una scatola, dimenticata sul fondo di un armadio con le spade di legno e le bambole.

O forse ci saremmo rincontrati sui sentieri dove corrono le fate, sul vascello di Uncino, nella baia delle sirene o sotto il totem della tribł Pellerossa. Forse ci saremmo rincontrati sulle sue labbra, nella sua voce e in quella briciola di bambina che le sarebbe rimasta nel cuore.

Strinsi le mani intorno al flauto e mi coprii con la mia trapunta di stelle.

Prima di abbandonarmi ai sogni pregai perchč avesse la sua mamma nel letto, per scaldare via l'inverno. Pregai perchč avesse delle nuove favole da raccontare, altra dolcezza da regalare.

Un altro angelo bianco seduto alla finestra, che la guardasse dormire, che ascoltasse in segreto le sue storie e che magari perdesse l'ombra nella sua stanza.

E che si ricordasse di me.

 

Angolo di Ted:

Sģ, lo ammetto, mi sono rivista Peter Pan versione Disney... ma che ci posso fare? Adoro passare le serate in casa a guardare cartoni con la nonna.

Ma tralasciando la mia antisocialitą... cosa ve ne pare? Questa storia č ambientata dopo che Wendy, Gianni e Michele sono tornati a casa. Ho immaginato un momento in cui Peter č attraversato dalla nostalgia. Ovviamente con questo ho provato a esprimere un messaggio, ovvero che secondo me non siamo solo noi che sentiamo nostalgia dell'infanzia, ma č l'infanzia ad avere nostalgia di noi.

Ok, sto sparando cavolate, rinchiudetemi -.-"

Be'... direi che vado a dormire.

Con affetto,

Ted

ps. Dimenticavo... le parti in corsivo arrivano dalla canzone Ninnananna, dei Modena City Remblers.

 

 

 

 

 

 


 

  
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