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Autore: Nikki Potter    19/12/2011    6 recensioni
Lavorare significa non pensare a niente che riguardi la mia vita privata, che in questo momento, tanto per cambiare, è un gran casino.
28 anni, single e da 4 anni innamorata sempre della stessa persona, Mark Sloan. Sono un'imbecille patentata, perchè invece di legarlo a me non faccio altro che allontanarlo continuamente.
Perchè ho paura di soffrire ancora. Perchè lui paradossalmente è colui che mi ha fatto più soffrire in tutta la mia vita. Perchè l'ultima volta che ho abbassato le mie difese e gli ho permesso di ritornare nella mia vita lui mi ha detto di aspettare un figlio da Callie. [...]
Lo so che mi ama semplicemente dal modo in cui mi guarda tutte le volte che ci incrociamo per i corridoi dell'ospedale. Come se volesse toccarmi ma non può, con negli occhi una rassegnazione al fatto che non potrò mai più essere sua. Perchè ci sono di mezzo troppe cose.
[Mark/Lexie]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lexie Grey, Mark Sloan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione, Contesto generale/vago
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Mark&Lexie...

One-shot sulla mia coppia preferita di Grey's Anatomy, Mark e Lexie! *.*

Ambientata un paio di settimane dopo la rottura di Lexie con Jackson. Spero vi piaccia.

Buona lettura!

Come faccio a disinnamorarmi di te?

Mi sveglio di soprassalto. Respiro profondamente cercando di capire dove sono, nonostante la fitta oscurità intorno a me. 

Poi ricordo, sono nella soffitta di Meredith, di nuovo. Non mi sembrava proprio il caso di restare sotto lo stesso tetto di Jackson vista la nostra rottura. 

Mi passo una mano sul viso per levare quel sottile velo di sudore freddo dovuto all'incubo appena avuto. Era da tanto che non sognavo più il signor Clark puntarmi addosso la pistola e premere il grilletto. Mi sveglio sempre al momento dello sparo, quando quel bang copre tutto il resto dei suoni.

Respiro profondamente per calmarmi e allungo una mano per accendere la lampada sul comodino. Una debole luce illumina i contorni della mia stanza. C'è ancora la valigia con dentro qualche vestito, sono due settimane che è lì, vicino all'armadio, ma non ho ancora avuto tempo di mettere a posto tutte le mie cose. O meglio, il tempo ce l'avrei se non lavorassi praticamente sempre. Lavorare significa non pensare a niente che riguardi la mia vita privata, che in questo momento, tanto per cambiare, è un gran casino.

28 anni, single e da 4 anni innamorata sempre della stessa persona, Mark Sloan. Sono un'imbecille patentata, perchè invece di legarlo a me non faccio altro che allontanarlo continuamente.

Perchè ho paura di soffrire ancora. Perchè lui paradossalmente è colui che mi ha fatto più soffrire in tutta la mia vita. Perchè l'ultima volta che ho abbassato le mie difese e gli ho permesso di ritornare nella mia vita lui mi ha detto di aspettare un figlio da Callie. 

E lo so, so perfettamente che anche lui mi ama ancora. Sarei una scema se dicessi che non è vero o fingessi di non saperlo, perchè se ne accorgono tutti. Persino Cristina che di rapporti sentimentali non è che ne capisca granchè. Almeno lei però è felicemente sposata.

Lo so che mi ama semplicemente dal modo in cui mi guarda tutte le volte che ci incrociamo per i corridoi dell'ospedale. Come se volesse toccarmi ma non può, con negli occhi una rassegnazione al fatto che non potrò mai più essere sua. Perchè ci sono di mezzo troppe cose. 

Riflettendoci bene l'unica cosa che è diversa rispetto a quando stavamo insieme tre anni fa è Sophia. E' una bambina dolcissima, due giorni fa Callie l'ha portata a lavoro e io e Cristina abbiamo dovuto farle da baby-sitter, visto che Callie doveva aggiustare due femori e un radio. Alla fine Cristina se n'è andata per esasperazione, dopo che la piccola le aveva lanciato nei capelli una cucchiaiata del suo omogeneizzato alla mela.

Così sono stata con la bambina tutto il giorno, a volte nell'asilo nido c'era anche la Bailey con suo figlio. Ha detto che sarei brava come mammina, decisamente meglio di Cristina. Beh, penso che tutti sarebbero meglio di lei.

Quando Callie è venuta a prendere la piccola principessina, come l'ho chiamata io per tutto il giorno, abbiamo parlato un po'. Mi ha chiesto come stavo dopo Jackson e sorprendentemente sto meglio. Forse perchè sapevo già in partenza che tra noi due non avrebbe funzionato.

Insomma, me l'aspettavo che prima o poi mi mollasse.

Respiro profondamente per cercare di allontanare quella sensazione di vuoto che mi prende alcune volte. Perchè mi manca non avere Mark vicino a me, è inutile negarlo.

Prendo uno dei due cuscini e lo stringo forte, immaginando che sia lui. Sono davvero ridicola...anzi patetica, come mi definiva lui prima che iniziasse tutto quanto.

Fisso la sveglia, sono le quattro passate. Inutile, so già in partenza che non riuscirò a prendere sonno. Tanto vale che vada in ospedale per dare una mano in caso di bisogno. Almeno così non mi tocca pensare.

Mi infilo un paio di jeans scuri e un maglione bianco con un leggero scollo a vi. Scarpe da ginnastica blu, borsa di pelle, giacca leggera aperta ed esco. Tanto ormai il vero freddo è passato, siamo già a fine aprile, c'è solo un vento leggermente fresco.

Prendo la macchina e nemmeno quindici minuti dopo sono già nella hall del Seattle Grace Mercy West Hospital.

Sto andando a cambiarmi quando vengo presa sottobraccio da qualcuno. Mi volto scontrandomi con gli occhi neri di Callie. Sembra preda di una crisi di panico.

"Callie, che succede?"

"Tu non sei di turno, vero?" mi domanda.

"No, perchè?" la fisso con curiosità.

"Ti prego, sei la mia unica ancora di salvezza" Callie si ferma e congiunge le mani, quasi a supplicarmi.

Anch'io mi fermo aspettando che continui.

"Non sappiamo come fare con Sophia...cioè io devo aggiustare un braccio tra dieci minuti e Arizona mi ha detto che deve venire qui subito per un'appendicectomia a una bambina...non sappiamo a chi lasciarla. Potresti stare tu con lei fino a quando una di noi due non si libera?"

Mi aspettavo decisamente di peggio. Le sorrido e annuisco. "Ok, non ci sono problemi".

"Sei un tesoro, grazie mille. A casa troverai Arizona..." Callie mi abbraccia.

"Sì ma Mark?" domando involontariamente.

"Sta ricostruendo un naso con Avery...ops scusa, forse non avrei dovuto nominartelo" mi risponde Callie.

Scuoto il capo. "No, tranquilla, non mi fa nessun effetto, sul serio" dico con sincerità.

Ormai Jackson non mi fa più nè caldo nè freddo.

"Beh, io vado dalla piccola principessina" sorrido apertamente e agito una mano salutandola proprio nel momento in cui le suona il cercapersone e schizza via come un razzo.

La casa di Callie e Arizona è proprio a due metri dall'ospedale, quindi in tre minuti sono già davanti alla porta azzurra del loro appartamento. Guardo un attimo una porta identica alle mie spalle, la casa che per alcuni mesi ho condiviso con Mark, che è stata per un po' casa mia.

Sospiro e busso piano evitando di suonare il campanello, nel caso la piccola stesse dormendo.

Viene ad aprirmi un'agitata Arizona che sorride non appena mi vede.

"Mi ha mandato Callie come baby-sitter" rispondo a bassa voce.

"Lo so, mi ha appena scritto tutto in un sms...vieni, entra".

Arizona si sposta facendomi passare. 

"Allora, Sophia sta dormendo di là nel suo lettino. Se si sveglia di solito è perchè ha sete, in tal caso di là trovi già un biberon con dentro il tè caldo al limone, ne va pazza..."

"Come Mark" commento con un leggero sorriso malinconico.

Perchè cavolo mi ricordo ancora tutto di lui? Ah sì, memoria fotografica, Lexiepedia.

"Già..." Arizona mi fissa con uno sguardo comprensivo. "Beh io vado...grazie Lexie".

"Ma figurati, lo faccio volentieri".

Osservo Arizona uscire in tutta fretta e poi mi tolgo le scarpe per fare meno rumore possibile e, in punta di piedi, vado nella cameretta di Sophia. Come mi ha riferito Arizona la piccola dorme. Mi avvicino al lettino e osservo il suo dolce visino e i riccioli scuri che le creano una specie di criniera. La osservo per non so quanto, è proprio vero che ha il naso dritto e perfetto degli Sloan.

A un certo punto la vedo aprire gli occhi che in secondo diventano lucidi e scoppia a piangere.

"No piccola principessina...sono la tua amica Lexie...non piangere". La prendo delicatamente e la sollevo senza sforzo. Ormai ha undici mesi ma è un pochino piccola per la nascita molto prematura.

Me la stringo forte al petto e individuo subito il biberon preparato da Arizona sopra il cassettone di legno bianco. Lo prendo e mi siedo sull'unica sedia presente nella stanza, una sedia a dondolo.

"Sophia guarda cosa abbiamo qui...lo vuoi un po' di tè?"

La bambina smette di piangere e mi fissa con uno sguardo davvero magnetico.

Con il pollice della mano le asciugo il visino e poi le avvicino il biberon alle labbra. Subito comincia a bere mentre io inizio ad accarezzarle ritmicamente i capelli.

Sophia si addormenta dopo pochi minuti con ancora il biberon in bocca. Delicatamente glielo tolgo e la posiziono meglio sul mio petto iniziando a dondolare un po' con la sedia.

Non mi accorgo minimamente di addormentarmi anch'io fino a quando non percepisco la sensazione di qualcuno che mi fissa. Ed infatti è così.

Apro gli occhi incontrando la figura di Mark appoggiato alla porta, sul viso un tenero sorriso.

Di risposta gli sorrido anch'io. Si avvicina piano e con delicatezza prende Sophia dal mio petto e la rimette nel lettino. Io mi alzo e torno in salotto rimettendomi le scarpe tolte in precedenza.

Ho appena finito di allacciare l'ultima che Mark chiude la porta della camera della bambina e si volta verso di me.

"Grazie" dice solo.

Io mi alzo e gli sorrido. "Di niente".

"Come mai eri in ospedale se non avevi il turno?" mi domanda curioso.

"Ho fatto un incubo e dopo non riuscivo più a dormire" rispondo incerta.

"Ne vuoi parlare?"

Abbasso lo sguardo. Perchè Mark si preoccupa ancora per me?

"Non c'è molto da dire...ho sognato il signor Clark che mi sparava..."

Mark allunga il braccio verso di me per poi riabbassarlo quasi subito. Quella sensazione di vuoto torna di nuovo, solo che stavolta non ho un cuscino da abbracciare.

Respiro profondamente e rialzo lo sguardo su di lui, gli occhi con tutta probabilità sono lucidi.

"Puoi abbracciarmi, per favore?" dico con voce tremula e incerta.

Con Mark non ho mai avuto paura di mostrare quella parte di me un po' fragile, e stranamente non ne ho neanche adesso. Voglio solo che mi stringa forte, sentire il calore del suo corpo contro il mio, così non mi sentirò così sola e vuota.

Oltre al fatto che il mio corpo brama qualsiasi tipo di contatto con lui. E' come se fossi una calamita e lui fosse il polo col segno opposto, ho bisogno di averlo accanto a me, di sentirlo accanto a me.

Mark non dice nulla, fa un paio di passi e mi stringe forte a lui. Affondo il viso nel suo petto mentre lo sento appoggiare il mento sulla sommità della mia testa. Era da tanto che volevo mi stringesse così, e il battito del mio cuore non fa altro che confermarlo.

Io lo voglio. Voglio Mark nella mia vita e per quanto cerchi di negarlo, di allontanarlo, sarà sempre così. Perchè se la mente mi ricorda i momenti in cui mi ha fatto soffrire, il mio cuore involontariamente tutte le volte che lo vedo accelera i battiti, e questo credo non cambierà mai.

Mark Sloan avrà sempre il mio cuore.

Dopo un po' mi stacco da lui, passandomi le dita sotto gli occhi per togliere le lacrime che sono in procinto di scendere.

"Sono davvero patetica" commento.

"No invece" risponde Mark prontamente. "Non tutti avrebbero avuto il coraggio di uscire per salvare Karev nonostante quel pazzo girasse per i corridoi. Tu sei una con le palle, Lex".

Abbozzo un sorriso. Mark sa sempre cosa dire per farmi stare meglio, e puntualmente cerca sempre di fare la cosa giusta per fare in modo che io sia felice. Come lasciarmi a Jackson.

"A te importa solo che io sia felice, vero?" dico tirando leggermente su col naso.

"Sì, è così" risponde Mark con sincerità disarmante.

"Sei disposto anche a vedermi con un altro, nonostante tu mi ami..."

Mark abbassa per un momento lo sguardo per poi alzarlo di nuovo e incatenare i suoi bellissimi occhi azzurri coi miei verde scuro. "Sì, per me la tua felicità conta più di qualsiasi altra cosa. E se non posso dartela io sono disposto a farmi da parte".

"Beh, mi spiace ma io sono egoista".

Lo vedo fissarmi leggermente confuso. "Che vuoi dire?"

"Io non riesco a vederti con un'altra...non ci riesco, non ce la faccio, non voglio..." dico a raffica. "Perchè i momenti in cui sono stata più felice in tutta la mia vita beh...erano con te. E sono una stronza, perchè con questo mio comportamento da idiota non sto facendo altro che far soffrire inutilmente entrambi".

Mark ha gli occhi leggermente sgranati e la bocca un po' aperta. Non sono nemmeno certa che il mio discorso abbia un senso logico.

"L'hanno capito tutti che ci amiamo entrambi e che siamo fatti per stare insieme...persino Cristina! E io ti allontano perchè ho paura di soffrire e ogni giorno da lontano ti osservo e vedo che stupendo uomo, padre e chirurgo tu sia e...e rimpiango quello che ho voluto buttare via per paura".

Non so più nemmeno quello che sto dicendo. 

"Adesso me lo dici tu come faccio a disinnamorarmi di te? Perchè io in quattro anni non ci sono ancora riuscita e credo che non ci riuscirò mai".

Mark fa per rispondere ma in quel momento si apre la porta ed entrano Callie ed Arizona. E io ritorno alla realtà, cioè che ho appena confessato tutti i miei pensieri e sentimenti al mio ex che è anche l'uomo che amo. Mi sono resa davvero ridicola, con quale coraggio adesso potrò guardarlo in faccia?

Velocemente esco come un razzo, senza nemmeno salutare Arizona e Callie che mi lanciano solo uno sguardo parecchio confuso, dovuto probabilmente al fatto che sono sul punto di scoppiare a piangere.

Cosa che faccio puntulamente appena sento la porta chiudersi dietro di me e scendo a razzo le scale, rischiando anche di cadere tra l'altro. Ma cosa mi è saltato in mente?

Ho il respiro spezzato, le lacrime mi hanno di sicuro fatto colare tutto il mascara facendomi assomigliare ad un panda e sto correndo in queste condizioni sul marciapiede di una delle vie più trafficate di Seattle. Di sicuro quelli che mi stanno vedendo in questo momento penseranno che sono una fuori di testa.

In effetti al momento non sono molto in me. Quasi non mi accorgo nemmeno che ormai è mattina e la tenebre hanno lasciato il posto alla timida luce mattutina.

Rallento il passo, le gambe cominciano a farmi male. Decisamente dovrei fare più ginnastica.

Di colpo due braccia mi avvolgono stretta e la mia schiena si scontra contro un petto. Sento un respiro tra i capelli e un profumo inconfondibile mi entra nelle narici.

Mark mi ha inseguita a quanto sembra. E mi ha presa. Mi giro lentamente verso di lui che non ha la minima intenzione di allentare la stretta per paura che me ne vada.

Quando incrocio i suoi occhi è come se qualcuno mi tirasse un pugno nello stomaco. Ha la stessa espressione persa di quando ci siamo rimessi insieme più di un anno fa.

La stessa che mi ha fatto crollare e tornare da lui, la stessa da innamorato perso. So già che mi ama, ma vedere quello che i suoi occhi mi trasmettono è tutta un'altra storia.

Senza dire niente Mark si china verso di me e mi bacia e io non posso non rispondere. Il mio corpo si tende automaticamente verso il suo e fremo tra le sue braccia per quel contatto che voglio da tanto tempo.

Lo bacio con trasporto, mettendoci tutto l'amore che provo per lui, stessa cosa che fa anche lui, lo sento.

Ci stacchiamo dopo non molto, un po' perchè dopo la corsa mi manca un po' il fiato.

Mark mi sorride accarezzandomi con l'indice la guancia.

Io gli sorrido in risposta, un sorriso aperto e il senso di vuoto se n'è andato finalmente. 

"Torniamo a casa" Mark mi avvolge le spalle con un braccio e mi conduce verso casa sua, o forse dovrei dire casa nostra.

E di nuovo la sento, quella felicità che non provavo da tanto tempo, che provo solo con lui al mio fianco.

Mark Sloan io ti amo e questo non cambierà mai.

ANGOLO AUTRICE:

Mi fate sapere con una recensione se vi è piaciuta? Io questi due insieme li adoro, non faccio altro che immaginarmi i mille modi possibili in cui possono tornare insieme....

Grazie mille

Nikki Potter

  
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