Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Eman    22/12/2011    1 recensioni
La voce iniziò a canticchiare una melodia che conosceva fin troppo bene, era la colonna sonora che lo aveva accompagnato durante tutta l'infanzia. Si rivide circondato da una decina di bambini, tutti con lo stesso sorriso, negli occhi il male, quella crudeltà pura che raramente poi si trova in un adulto
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chiudi la porta, no riaprila, chiudila di nuovo, no, aprila, chiudila, aprila, chiudila, aprila, chiudila, aspetta, respira, aprila, chiudila, piano, più piano, ancora più piano, fermo, continua, clack,. Bene, adesso puoi uscire. Jon uscì dal vialetto di casa, soddisfatto del poco tempo che ci aveva messo questa volta.

Bravo disse la voce eco dei suoi pensieri Temevo che fosse come l'ultima volta, ti ricordi? Siamo rimasti per venti minuti.

Ormai Jon era abituato a ignorarla, almeno quando era fuori di casa, vai a spiegare a quella davanti a te che non stai parlando con lui, ma con una voce. Non avrebbe mai capito, avrebbe considerato Jon pazzo e si sarebbe allontanato alla minima possibilità, ma Jon non era pazzo, di questo ne era convinto, la voce era reale, aveva cercato per mesi una risposta al perchè la sentisse, ma alla fine, dopo aver visto un documentario aveva appurato che quella non era altro che la voce del fratello gemello mai nato, non capite? Non ne dubitavo, tranquilli Jon non è mai stato capito e voi non sarete sicuramente l'eccezione alla regola. Chi sono io? Non penso sia importante.

Jon percorse il vialetto e salì in macchina, la mise in moto e non fece in tempo a partire che un ragazzino di non più di dieci anni gli si parò davanti e con un sorriso da deliquente gli scagliò un pomodoro maturo sul parabrezza, ridendo, poi, scappò via, unendosi ai suoi compagni nascosti dietro un cespuglio che tremava per il loro ridacchiare. Una serie di emozione contrastanti invasero l'animo di Jon rabbia per quel ragazzino, vergogna per essersi fatto trattare da stupido, ilarità per lo scherzo che visto da fuori non doveva essere per niente male e altre sensazioni troppo complesse per essere scritte da una mano inesperta qual'è la mia, tuttavia il volto di Jon rimase di marmo, impassibile, come al solito, solo una ruga tra le sopracciglia rivelava le sue vere emozioni, ma era talmente piccola che mai nessuno la notava. Passò davanti ai bambini che cercavano quasi in maniera ridicola di nascondersi dietro il cespuglio, i loro volti puntati su di lui erano alla ricerca di qualche reazione, ma Jon non lì degno di uno sguardo e si allontanò, con i tergicristalli che ripulivano il vetro dal pomodoro.

Sei un vigliacco lo sai? disse la voce

Jon strinse le labbra emettendo solo un debole sibilo finchè non uscì dal quartiere, ci mancava anche che qualche vicino lo vedesse borbottare tra sé. Uscito che fu emise un sospiro di sollievo.

Confermo. Sei un vigliacco

< Ma cosa volevi che facessi > disse in tono disperato < Non potevo mettermi a sculacciarlo davanti a tutti >

Non ne saresti stato neanche mai capace

< Non è vero > rispose con la tonalità infantile di chi nega l'evidenza

Una risata tuonò nella testa di Jon, profonda e altisonante, troppo poco umana per essere reale.

< Parli come se non ti conoscessi. Vivo dentro di te da quando sei nato, probabilmente so più cose io di quante ne sappia tu stesso > Jon sbuffò sonoramente e rivolse l'attenzione alla strada davanti a lui.

< Sai una cosa? > chiese Jon dopo un po'

Cosa?

< Non sembra che.. ci manchi qualcosa? Voglio dire noi due stiamo bene insieme ma, sai se riuscissi a trovare qualcuno, magari una donna...>

Frena frena frena, Dio speravo che con dopo la storia della pubertà tutto questo sarebbe passato, cos'è Jon non ti basto più?

< Non è questo >

Come pensi di convivere con lei? Anche se stai attento prima o poi si accorgerà dei dialoghi che fai in solitudine e poi cosa Jon? Pensi che rimarrebbe ancora con te? Pensi che crederebbe alla nostra storia? No non possiamo condividerci con nessuno. Però ti capisco, forse abbiamo bisogna di sfogarci, dopo il lavora si va in palestra

< No, te l'ho detto quella cosa non la faccio più, è... imbarazzante e sbagliato >

Suvvia, se le ragazze non volessero correre il rischio di essere viste nude si cambierebbero a casa , si sa com'è il mondo di questi tempi

Jon si chiuse in un silenzio ostinato finchè non arrivò al call center, sapeva che alla fine il gemello avrebbe avuto la meglio, ma arrendersi senza neanche provare sarebbe stato troppo da vigliacchi, persino per lui, e poi iniziava a trovarci gusto, le litigate e poi l'irrimediabile vincita del fratello avevano creato un ordine nella sua vita, una piacevole routine dal quale non voleva evadere.

< Adesso zitto > disse Jon prima di attraversare le porte scorrevoli. Con la testa basta e borbottando qualche saluto qua e là, senza sapere chi avesse veramente di fronte, arrivò fino alla sua postazione si sedette, prese in mano la cornetta e iniziò l'estenuante giro di chiamate.

< Pronto? >

< Buongiorno signora chiamo per conto della ditta di...>

< Scusi ma non mi interessa > tututu

e ancora

< Pronto? >

< Buongiorno è per caso interessato a...>

< Brutte testa di cazzo, la finirete per una buona volta di importunarmi? La notte lavoro e la mattina vorrei dormire ma non è possibile che...> tutututu questa volta fu Jon a chiudere. Certa gente è convinta che i centralini abbiano come lavoro l'unica funzione di essere dei punti di sfogo per gente frustrata e arrabbiata.

Andrà tutto bene tranquillo rassicurò la voce. Jon si passò la mano tra i capelli, spinse indietro i sottili occhiali sul naso e come risposta emise un lungo sbuffo. Se anche per quella settimana non fosse riuscito a vendere niente l'avrebbero licenziato, questo gli era stato detto chiaro e tondo, avrebbero scelto un uomo con voce più melodiosa, sicuramente, e magari senza quell'orribile difetto di pronuncia che lo faceva sputacchiare su tutta la postazione. Sarebbe stato un lavoratore migliore di lui da ogni punto di vista.

Perso nei suoi pensieri non si accorse che una persona era entrata nel suo quadrante, proiettando una piccola ombra sulla scrivania. La donna si schiarì la voce per attirare l'attenzione e Jon, molto lentamente, si girò.

< Si? > chiese guardando il pavimento

< Lei è Jon Smith? >

< Si > ripete lui, stavolta in senso affermativo

< Mi segua > disse girandosi e facendo gonfiare la chioma di capelli ben curata

Jon non l'aveva mai vista in giro, era giovane, probabilmente era una delle nuove segretarie del capo, quell'uomo non si faceva mancare niente.

Entrarono in un ufficio spazioso, dove ampie vetrate mostravano il frenetico mondo cittadino. Illuminato dalla luce una figura. Un sorriso era disegnato sul suo volto, ma fu la luce degli occhi ad allarmare Jon, o meglio il suo gemello.

Ahi, la vedo brutta mormorò

il capo congedò la segretaria con un gesto della mano e poi rivolse l'attenzione su Jon, che in piedi, con la testa bassa si torturava le mani ormai diventate rosse.

< Jon, posso chiamarti Jon vero? >

< S..s...sì> e perchè adesso hai iniziato a balbettare?

Jon fece un brusco cenno col capo per fare zittire la voce, gesto che il capo ignorò.

< Odio sempre questo momento >

Fantastico, adesso lo dice

<penso che sia il caso che tu trovi un altro lavoro, è ormai da due mesi che non vendi più niente, la ditta non può permettersi di pagarti se tu non le dai in cambio nient'altro >

< M..m...ma come? Mi avevate dato fino alla fine della settimana >

il capo sembrò irritarsi a quella risposta < Non penso che fino a sabato possa cambiare qualcosa e poi il tuo sostituto è già pronto e desideroso di lavorare >

< Ma.... > Nella mente di Jon il vuoto più totale gli impedì di trovare parole per ribattere, solo una voce rilevava un qualche funzionamento delle sinapsi dello sventurato.

Lo sapevo, su fai qualcosa, non puoi lasciarti licenziare così

Silenzio. Jon e il suo capo si fissavano senza espressione.

No non succederà di nuovo, questa volta non ti farai mettere i piedi in testa

La voce iniziò a canticchiare una melodia che conosceva fin troppo bene, era la colonna sonora che lo aveva accompagnato durante tutta l'infanzia. Si rivide circondato da una decina di bambini, tutti con lo stesso sorriso, negli occhi il male, quella crudeltà pura che raramente poi si trova in un adulto, sentì i calci che così perfettamente scandivano il ritmo della canzone, i fogli strappati e un album di figurine appena comprato a terra. Una chiazza gialla si era allargata dai pantaloni del piccolo Jon, ben visibile, le risate dei bambini divennero più forti, la memoria le distorse fino a che non divennero urla sguaiate e nel sottofondo la canzoncina sempre presente.

< Sta Zitto! > sbraitò Jon tutto d'un colpo. Il capo lo guardava, ora con gli occhi sgranati e il volto che si faceva rubicondo dalla rabbia.

< Tu > disse alzandosì, la voce resa rauca dall'ira.

< Non tollero che m...>

In quel momento diverse cose accaddero simultaneamente: la voce continuava ad urlare e incitare l'uomo a fare qualcosa e Jon, incapace di pensare per conto suo, si avvicinò al capo, prese il taglia carte e poi, iniziò ad accoltellarlo, in principio con colpi insicuri, tremolanti, poi sempre più violentemente, il volto stravolto da una smorfia di rabbia e piacere e una risata non sua risuonò nella stanza. Dopo una manciata di secondi si allontanò dal cadavere, sembrava esserci più sangue sulla sua camicia che dentro il corpo del defunto, ancora ridendo si voltò, fece un occhiolino alla segretaria che paralizzata fissava la porta e di schiena si gettò dalla finestra.

Jon Smith non sopravvisse all'impatto. I giornali il giorno dopo riportarono con macabra minuzia di dettagli dell'incidente e per mesi visitatori andarono a vedere e fotografare il luogo dove Jon aveva deciso di sfogare la sua rabbia.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Eman