Anime & Manga > Ao no exorcist
Ricorda la storia  |       
Autore: DaughterOfDawn    27/12/2011    3 recensioni
Riflessione sul rapporto tra i due gemelli. Yukio vuole solo proteggere suo fratello dal mondo finché non sarà pronto a fronteggiare il suo destino e desidera essere al suo fianco quando Rin affronterà loro padre. Non gli importa che suo fratello ricambi i sentimenti che ha per lui contro ogni logica morale, vuole solo restargli accanto. Pochi giorni prima del loro compleanno i due gemelli decidono di spendere una giornata insieme, ma una missione improvvisa per Yukio interferisce con i loro piani. Rin rimane così da solo ad affrontare uno strano senso di pericolo che non smette mai di tormentarlo nonostante tutti i suoi sforzi e a riflettere su certi comportamenti che Yukio ha nei suoi confronti quando meno se l'aspetta. [Yukio x Rin, shonen-ai]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rin Okumura, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti!

La trama di questa storia mi è venuta abbastanza per caso, stavo cercando un’idea per una one-shot o comunque per una fanfiction abbastanza breve e mi è venuta in mente questa. Alla fine si è dimostrata più lunga del previsto per essere un capitolo unico e quindi ho deciso di spezzarla in più parti…Non sono proprio capace di scrivere qualcosa di corto! >.<

Il titolo è un po’ un gioco di parole (lo so, sono pessima in queste cose…) perché “iocum” in latino significa sia “gioco” che “scherzo”. Volevo sottolineare con ciò il fatto che la natura dei gemelli è appunto una sorta di “gioco” del destino che li costringe a “giocare” la loro partita contro Satana, ma è anche uno “scherzo” parecchio di cattivo gusto proprio perché i due si ritrovano a dover combattere con il fatto di essere a metà tra i due mondi, e quindi resta sottinteso che forse anche se vinceranno la loro battaglia contro i demoni non riusciranno mai ad avere la vita normale che sognano, cosa che risulta un po’ essere tema di fondo della storia.

Sono piuttosto nuova del fandom quindi spero mi perdonerete eventuali OOC, anche se mi sono impegnata per evitare steccate colossali perché non le sopporto neanche io. Ci tenevo però a dedicare qualcosa ai due gemelli Okumura perché li adoro come personaggi (Yukio in primis è il mio preferito tra tutti) e in più sono anche la mia coppia preferita (sì, non mi importa se sono gemelli e storie varie). L’ho postata proprio oggi perché il 27 dicembre è il loro compleanno e mi pareva carina come idea, anche perché il tema è presente anche nella storia.

Spero che possiate apprezzare il mio lavoro! Ogni genere di commento, negativo o positivo, sarà più che gradito, quindi se pensate che ne valga la pena lasciatemi anche un paio di righe, ci tengo veramente molto a sapere come sono andata. Voglio migliorare e quindi il confronto con le opinioni altrui è fondamentale per questo scopo.

Grazie per la vostra pazienza! Vi auguro una buona lettura!

 

----------------------------------------------------------------

 

Aveva nevicato abbondantemente per tutta la notte e ora sotto il cielo pallido il paesaggio si estendeva candido, baciato dai deboli raggi del sole invernale che facevano scintillare i cristalli di ghiaccio che lo ricoprivano. La spessa coltre di neve attutiva i suoni creando un manto di silenzio che pareva avvolgere il mondo ancora addormentato in un abbraccio protettivo, mentre l’aria mattutina era resa ancora più frizzante dal gelo pungente.

Appoggiato al davanzale della finestra della stanza che divideva con suo fratello, Yukio ammirava rapito quella vista, la mente persa nei ricordi della sua infanzia, quando in inverno lui e Rin si svegliavano all’alba apposta per potersi gettare in quel mare bianco e poi trascorrevano ore intere a rotolarvisi, incuranti del gelo, mentre Shiro rimaneva ad osservarli sorridendo, seduto sui gradini della chiesa. Le loro risate cristalline rimbombavano allegre nel silenzio del cortile salutando la luce che sorgeva da dietro il cielo plumbeo mentre loro si ricoprivano a vicenda di palle di neve o si cimentavano nella costruzione di qualche strano pupazzo. Erano bei tempi, così allegri e spensierati, così innocenti. Certo, lui era venuto a conoscenza fin troppo presto del segreto che avvolgeva la nascita sua e del suo gemello, ma, almeno finché il loro tutore era rimasto in vita, aveva avvertito quella grave consapevolezza come lontana, come staccata dalla realtà in cui viveva, e, pur addestrandosi per diventare esorcista, era riuscito a conviverci senza avvertirne veramente il peso. Poi, tutto d’un tratto, quell’illusorio equilibrio si era spezzato e gli eventi erano degenerati senza preavviso, costringendolo a scontrarsi violentemente con la verità dei fatti. Vedendo i tratti tipici dei demoni sul corpo di Rin e stando in ginocchio di fronte alla tomba di Shiro tutto quello che prima era stata solo un’idea indefinita e vaga si era trasformata davanti ai suoi occhi sconvolti in cruda realtà e lui non aveva potuto fare altro che prenderne stancamente atto. Era ormai passato del tempo da quel giorno, ma, nonostante lo shock iniziale fosse stato superato, non era ancora riuscito ad adattarsi completamente alla sua nuova situazione.

Con un sospiro spostò lo sguardo dal paesaggio innevato al letto in cui suo fratello giaceva ancora addormentato, lasciando che quei cupi pensieri sfumassero. Non voleva perdersi di nuovo in quelle riflessioni, non quel giorno. L’unica cosa che desiderava era passare una bella giornata con il suo gemello. Un sorriso triste gli increspò le labbra mentre si alzava per andare a sedersi sul letto dell’altro. Nonostante tutto, quella storia aveva avuto un lato positivo: dopo l’iniziale conflitto, lui e Rin erano tornati vicini come quando erano bambini, e forse anche di più visto che ormai non c’era più alcun segreto a dividerli. A volte, nei momenti di rabbia, suo fratello lo accusava di non essere in grado di capirlo perché l’unico ad aver ereditato i poteri di Satana era lui e che quindi non aveva diritto di biasimarlo per le sue decisioni o di avere pretese nei suoi confronti, ma alla fine il contrasto veniva superato e dimenticato velocemente con un abbraccio o un sorriso. Yukio preferiva non controbattere a quelle accuse, anche se troppo spesso avrebbe voluto urlare che anche lui restava pur sempre figlio del principe dei demoni, che poco importava se aveva un aspetto umano perché il presentimento che un giorno anche lui si sarebbe risvegliato lo assillava costantemente, che anche lui viveva con sofferenza quel loro essere a metà anche se non lo dimostrava per non dare ulteriori angosce a suo fratello. Era sicuro che Rin conoscesse il suo stato d’animo e proprio per questo alla fine riuscivano sempre a riappacificarsi. E poi, per quanto odiasse discutere con il suo gemello, quelle liti rappresentavano per loro un momento per sfogare la loro frustrazione e condividere il loro reciproco malessere. Quella guerra continua non faceva che legarli sempre più strettamente l’uno all’altro.

Il giovane esorcista allungò una mano e accarezzò con delicatezza i capelli arruffati di Rin, godendosi la sensazione di morbidezza sotto le dita. L’altro mezzo demone emise un mugolio infastidito affondando la faccia nel cuscino per un attimo prima di alzare lo sguardo assonnato verso il suo gemello.

“Buongiorno, Nii-san”lo salutò il minore con un sorriso ritirando la mano. “Dormito bene?”.

“Abbastanza” borbottò lui sbadigliando e cercando con lo sguardo l’orologio. “Ma, Yukio, che ore sono?”.

“Quasi le sei e mezza, Nii-san. Non volevo svegliarti, perdonami”fu la risposta dispiaciuta. “Se vuoi puoi tornare a dormire”.

“Le sei?! Ma è prestissimo!”gemette Rin tornando ad affondare il viso nel cuscino con uno sbuffo. “Cosa ci fai già sveglio a quest’ora?! Tu sei pazzo! Non abbiamo neanche scuola visto che ci sono le vacanze e tu ti svegli all’alba!”.

“Avevo un paio di rapporti da completare entro oggi pomeriggio per Mephisto e così mi sono dovuto alzare. Più tardi andrò a portarglieli. Sai bene che con il mio lavoro di esorcista non ho solo la scuola di cui preoccuparmi”spiegò Yukio indicando i fogli impilati ordinatamente sulla scrivania. “E poi stanotte ha nevicato, Nii-san! Il paesaggio è davvero splendido e io non volevo perdermi l’alba. Mi è sempre piaciuta la neve”.

“Anche a me!”esclamò il mezzo demone, rianimandosi un poco e mettendosi a sedere per riuscire a vedere uno scorcio del paesaggio candido al di fuori del vetro. “Ci divertivamo un sacco da piccoli, ti ricordi? Giocavamo finché il freddo non aveva la meglio e nostro padre ci costringeva a rientrare perché tremavamo come delle foglie…”. Sul suo volto si aprì un sorriso quasi nostalgico. “Erano bei tempi…Sai cosa potremmo fare? Visto che ormai sono sveglio e col cavolo che riesco a riaddormentarmi, potremmo uscire a goderci la nevicata!”.

“Con piacere, Nii-san. È passato un po’ dall’ultima volta che ci siamo presi una giornata da passare in famiglia. E poi Natale e il nostro compleanno sono vicini, potrebbe anche essere l’occasione per comprarci un regalo”accettò l’altro allegro, alzandosi. “Va’ pure a farti la doccia, io intanto apparecchio e preparo la colazione”.

Rin annuì vigorosamente scostando le coperte e appoggiando i piedi nudi sul pavimento freddo. “Yukio?”lo richiamò. “Se mangiassimo fuori? Dai, c’è quel bar in centro al paese che fa delle brioches che sono la fine del mondo!”propose con gli occhi che scintillavano al solo pensiero dei croissants caldi. “Per favore!”.

“Come preferisci, Nii-san. Allora ti aspetto e intanto ne approfitto per ricontrollare uno di quei documenti. Prenditela con calma, abbiamo tutto il tempo”sorrise Yukio scuotendo il capo divertito. Certe volte suo fratello si comportava proprio come un bambino, ma lui non riusciva a biasimarlo. Il fatto che riuscisse ad essere così spensierato nonostante la loro situazione lo rendeva a sua volta più sereno e aumentava la sua determinazione a volerlo proteggerlo da tutto e da tutti. Erano quei momenti che gli davano la forza di andare avanti e di affrontare la realtà, di combattere per poter vedere il sorriso aprirsi ancora sulle labbra di Rin e per ridare una vita ad entrambi. Scompigliò leggermente i capelli di suo fratello guadagnandosi un’occhiataccia un po’ infastidita e poi andò a sedersi alla scrivania, afferrando uno dei fogli ed immergendosi nella lettura.

Rin rimase a fissarlo per un attimo, poi scosse il capo e si affrettò ad infilarsi in bagno. Suo fratello lavorava troppo, su questo non aveva dubbi. Era sempre dietro a svolgere questo o quell’altro compito o via per qualche missione o impegnato a compilare un rapporto su qualcosa. E, quando non era il suo lavoro di esorcista a tenerlo occupato, era chino sui libri a studiare. Lui al posto suo sarebbe morto dopo neanche una settimana, ma Yukio sembrava quasi divertirsi a farsi caricare di impegni, come se la sua vita dipendesse dal fatto di mantenersi costantemente occupato. Non rifiutava mai un incarico, a meno che non fosse già impegnato con qualcosa di più importante. Il mezzo demone si era più volte chiesto dove trovasse l’energia per star dietro alla fila infinita dei suoi impegni senza affogarci in mezzo. Bisognava essere dei veri masochisti per poter desiderare una cosa del genere, non c’era altra spiegazione. In più, non contento di tutto ciò, pretendeva anche di occuparsi di lui quasi ventiquattro ore su ventiquattro, trattandolo come se non fosse in grado di restare solo per più di qualche ora senza combinare guai o finirci in mezzo. Quella era la cosa che meno capiva e meno sopportava in tutta la frenesia del suo gemello.

Si infilò sotto l’acqua calda, sbuffando infastidito. Era vero, spesso lui si era dimostrato impulsivo e inaffidabile, ma aveva sempre agito per il bene delle persone a cui teneva, Yukio prima di tutti. Quell’atteggiamento protettivo e quasi diffidente lo disturbava non poco, soprattutto considerando il fatto che quando erano bambini era lui quello che consolava il suo gemello e lo difendeva dal mondo. Non avrebbe saputo contare le volte in cui era tornato a casa pieno di graffi e lividi dopo una rissa per aver preso le sue difese. Ma lui non si era mai lamentato e aveva sempre subito quel dolore quasi con orgoglio perché sapeva che lo stava facendo per la persona a cui teneva di più al mondo. Ora invece le cose erano decisamente diverse e lui non sopportava quello scambio di ruoli che gli dava un senso sofferto di frustrazione. Era Yukio quello che si preoccupava e che pretendeva sempre di occuparsi di entrambi, cercando di caricarsi di tutti i problemi che si presentavano per tenerli lontani da lui, anche se spesso rischiava di soffocare sotto il loro peso. Rin capiva che suo fratello si comportava in quel modo perché gli voleva bene, ma lui non poteva tollerare che qualcuno stesse male per colpa sua. In fondo era sempre lui il problema alla fine, lui e la sua natura di demone. Strinse in pugni sollevando il viso in modo che il getto caldo potesse scorrevi sopra. Le persone che gli stavano intorno finivano per pagare un prezzo troppo alto e che non meritavano solo perché si intestardivano a rimanergli accanto nonostante tutti i rischi che ciò comportava. Sua madre era morta per darlo alla luce, Shiro aveva sacrificato la sua vita per proteggerlo da Satana e Yukio aveva rinunciato prima ai suoi sogni poi alla sua felicità per continuare la missione del loro tutore. Vedere le bruciature sulla pelle di suo fratello, quelle stesse che lui e le sue maledette fiamme gli avevano procurato, lo faceva stare male più di qualunque altra cosa, forse persino di più che trovarsi davanti alla tomba del suo padre adottivo. Si lasciò scappare un sospiro, passando distrattamente una mano sulle mattonelle della doccia. Quante volte aveva cercato di spiegare a quel testone che lui non necessitava di tutta quella protezione, che sapeva badare a sé stesso. Ma l’altro si era sempre rifiutato di ascoltarlo e aveva continuato a prendersi tutte le responsabilità, anche quando non doveva. E Rin lo odiava per questo, tanto quanto Yukio doveva odiarlo per la sua natura, eppure non poteva fare a meno di provare un piacere confortante nel vedere che al mondo esisteva qualcuno che si curava così tanto di lui. Non poteva evitare di cercare quasi disperatamente l’appoggio di suo fratello e non avrebbe saputo descrivere il suo sollievo nel saperlo sempre e comunque al suo fianco. Perché senza di lui, anche se non l’avrebbe mai ammesso neanche con sé stesso, sarebbe stato perduto.

Un leggero bussare interruppe i suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Rin si riscosse, preso alla sprovvista, e si affacciò in fretta da dietro la porta scorrevole della doccia. “Sì?”chiese.

La testa di Yukio apparve dall’ingresso del bagno. “Volevo solo sapere se andava tutto bene, Nii-san”disse con un sorrisetto. “È mezz’ora che l’acqua scorre…Pensavo ti fossi addormentato sotto la doccia!”.

“Spiritoso…”borbottò infastidito il mezzo demone scoccando un’occhiataccia al gemello per nascondere il suo imbarazzo. Mezz’ora? Era talmente immerso nelle sue riflessioni che aveva perso la cognizione del tempo. “Mi hai detto di prendermela con calma e io l’ho fatto! E poi mi hai svegliato all’alba dopo che ieri siamo andati a letto tardi, quindi non puoi pretendere che io sia sveglissimo! Non sono mica un computer come te a cui basta andare in stand-by un paio d’ore per essere completamente carico! E comunque non avevi del lavoro da fare tu?”.

“Ho terminato. Se eri stanco potevi restare a letto ancora, Nii-san. Ti ho detto che non era mia intenzione svegliarti”si scusò l’esorcista alzando le mani. “Non sei obbligato a venire fuori con me se non hai voglia. In effetti magari avevi altri piani per oggi…”.

“No, no, non è quello! Ci tengo a passare la giornata con te”si affrettò a dire il maggiore dei gemelli a disagio. “Non volevo risponderti male. È solo che…stavo riflettendo, non mi sono accorto che era passato così tanto tempo. Dammi dieci minuti e sono fuori”.

Yukio sorrise. “Tranquillo, Nii-san. Volevo solo accertarmi che tu non lo facessi contro voglia”spiegò imbarazzato. “Intendo, adesso che sei finalmente riuscito a farti degli amici e tutto il resto…Non mi stupirebbe se volessi uscire con loro piuttosto che con me. Magari ti andava di vedere Shiemi”.

Rin distolse lo sguardo avvertendo un po’ di calore invadergli le guance. “Loro li posso vedere un altro giorno, anche Shiemi. E poi non avevamo organizzato nulla per oggi!”lo rassicurò tornando ad infilarsi sotto l’acqua. Quell’idiota era sempre il solito, lui e le sue fisime del cavolo. Possibile che, genio qual era, non si rendesse conto che anche a lui faceva piacere passare del tempo con suo fratello?! “Smettila di farti questi complessi! Ho detto che passo la giornata con te e così voglio fare. Esci, così finisco di lavarmi e andiamo. Sta iniziando a venirmi fame tra l’altro”.

“Grazie, Nii-san”mormorò il minore dei gemelli tra sé e sé. Poi a voce più alta: “Allora facciamo così: visto che ho finito con i rapporti, vado adesso da Mephisto mentre tu finisci di prepararti, poi quando torno andiamo a fare colazione”.

Suo fratello borbottò qualcosa che somigliava a un “Ok, ma sbrigati” e lui uscì dopo aver lanciato un’ultima occhiata al vetro opaco e appannato della doccia. Era contento di sentire quelle parole dalla bocca di suo fratello perché era con quel tipo di atteggiamento che Rin gli dimostrava il suo affetto. Non gli faceva quasi mai dichiarazioni esplicite, le trovava imbarazzanti, però a modo suo riusciva sempre a fargli capire quanto teneva a lui.

Sospirò passandosi una mano nei capelli e avviandosi fuori dall’appartamento, i rapporti stretti al petto. Prima andava, prima avrebbero potuto uscire e quindi godersi la loro giornata insieme.

 

Circa un’ora e mezza dopo i gemelli erano seduti ad un tavolino in un angolo del bar di cui aveva parlato Rin, ciascuno con davanti una tazza fumante di cioccolata e una brioche. Yukio ci aveva messo più del previsto perché Mephisto, avendo capito che andava di fretta per qualche motivo, aveva fatto di tutto per trattenerlo, trascinandolo in una serie di considerazioni su come andavano i suoi studenti e la sua vita privata, tutte cose che al preside interessavano chiaramente poco ma che erano un ottimo modo per impedirgli di lasciare l’ufficio. Inoltre, proprio quando aveva creduto di essere finalmente riuscito a liberarsi dalle chiacchiere senza senso del demone e a farsi quasi congedare, Amaimon, il fratello del suo superiore, aveva fatto il suo ingresso nella stanza con un’aria vagamente irritata. Il ragazzo era stato così costretto ad assistere a una discussione piuttosto accesa tra i due su non aveva capito bene che cosa, cercando di fare del suo meglio per non ascoltare e aspettando che Mephisto si ricordasse di lui e gli desse il permesso di andarsene, cosa che era accaduta soltanto dopo un quarto d’ora buono quando il demone coi capelli verdi aveva borbottato qualcosa sul fatto che la sua presenza disturbava il discorso.

“Accidenti, non ci credo! Per una volta Amaimon si è dimostrato utile”aveva commentato Rin mentre scendevano in strada. “Di solito non fa altro che darci grane”.

“Vero. Ma se avesse aspettato altri cinque minuti prima di entrare me ne sarei potuto andare anche prima!”aveva ribattuto lui, scuotendo il capo esasperato.

Nonostante tutto era ancora abbastanza presto e, a causa del clima, la gente aveva preferito attendere prima di iniziare le ultime spese per negozi in previsione del Natale ormai prossimo, quindi i due avevano camminato nelle strade quasi deserte godendosi l’aria frizzante e lo spettacolo della neve ancora fresca ed intatta che ricopriva ogni cosa. Il locale era ancora quasi praticamente vuoto e il barista li aveva accolti con un sorriso allegro lasciando che scegliessero il posto che preferivano e prendendo immediatamente le ordinazioni, con la promessa che avrebbe portato loro i dolci migliori.

“Dovremmo venire qui più spesso”fece Rin azzannando la sua brioche. “È un posto davvero fantastico! Non ho mai bevuto una cioccolata così buona!”.

“Sei davvero goloso Nii-san”ridacchiò Yukio girando il cucchiaino nella bevanda bollente. “Se fosse per te dovremmo uscire a mangiare dolci a tutte le ore”.

“Uff, non sai apprezzare la vera bontà!”scherzò il mezzo demone. “E poi non è vero che passerei tutto il giorno a mangiare! Eviterei di andare a scuola, questo sì, e uscirei con i miei amici a divertirmi. E ti prego, non partirmi con la storia che l’istruzione è importante. Lo so bene, ma è una tale noia! Anche alla True Cross, secondo me facciamo troppa teoria e poca pratica. Come potete pretendere che impariamo ad affrontate i demoni se non fate altro che imbottirci di nozioni?!”.

“Senza teoria combattereste a caso contro degli esseri che non conoscete, esattamente come fai tu fin troppo spesso, Nii-san. E si è visto con quali risultati. Conoscere il proprio nemico è essenziale per evitare errori che potrebbero esserti fatali”rispose l’esorcista, paziente. Quando suo fratello partiva con quei discorsi gli veniva voglia di strapparsi i capelli dall’esasperazione. “Quando inizierai a far pratica sul serio con un gruppo di esorcisti esperti capirai a cosa ti serve tutta questa teoria che tu odi tanto. Quindi vedi di impegnarti e di studiare. Fidati, ci sono già passato”.

“Se lo dici tu…Non mi fido troppo del tuo giudizio, in fondo studiare ti piace da morire, quindi sei troppo di parte”bofonchiò l’altro testardo, raccogliendo le briciole che erano rimaste nel suo piatto e portandosele alla bocca. “Sei sempre stato un secchione e lo sarai sempre. Dopo tutto ti considerano addirittura un genio, no? Be’, sinceramente secondo me tu hai il problema opposto al mio: studi e lavori troppo e vivi poco”.

“Non è che se uno non si dà alla pazza gioia non appena ne ha l’occasione non vive. Esistono persone che amano stare in tranquillità quando possono”ribatté il minore dei gemelli finendo la sua cioccolata. “Di azione me ne dà fin troppa il mio lavoro, quindi cerco di evitare i guai almeno quando non sono in giro a scaricare i miei caricatori addosso a qualche demone”.

“Posso anche capirlo questo, ma andiamo, Yukio! Hai sedici anni, non sei un adulto! Dovresti smetterla di comportarti come tale almeno nella tua vita privata!”esclamò Rin con forza. “Avrai tutto il tempo di fare l’asociale serioso più avanti!”.

“So come la pensi, ma ti assicuro che sto benissimo così”fece Yukio alzandosi. “Dai, andiamo a pagare. Scommetto che con la neve il parco è uno spettacolo”.

L’altro annuì e attese che lui pagasse, poi, dopo aver scambiato due chiacchiere con il barista, si avviarono verso il luogo stabilito, camminando fianco a fianco in silenzio. Il mezzo demone teneva lo sguardo davanti a sé, pensoso, come se stesse considerando qualcosa, mentre l’esorcista gli lanciava continue occhiate, chiedendosi se per caso suo fratello se la fosse presa per qualcosa che aveva detto o magari perché aveva troncato così bruscamente il discorso che stavano facendo. Le vie si erano riempite e le persone camminavano chiacchierando allegramente in coppia o in gruppi e fermandosi ad ammirare le vetrine riccamente decorate e ben illuminate. Il parco era pieno di bambini che giocavano e si rincorrevano, ingaggiando vere e proprie guerre di palle di neve e rotolandosi nei cumuli più profondi. Yukio li guardava con nostalgia e anche con un po’ di invidia, seguendo i loro movimenti spensierati e sovrapponendoli ai suoi ricordi. Alla fine i gemelli, dopo aver passeggiato per i vialetti innevati, decisero di andare a sedersi su una panchina posta sotto un albero spoglio, dai cui rami pendevano nastri colorati che qualcuno aveva deciso di attaccare come decorazione in onore della festa in arrivo.

Quando si furono accomodati spalla contro spalla, Rin si decise finalmente a parlare. “Yukio? Ascolta…Dopodomani, la sera di Natale, Shima ha proposto di organizzare un party per festeggiare tutti insieme noi del gruppo e altra gente amica nostra. Perché non vieni? Ci sarà tutta la tua classe e sono sicuro che a loro farebbe piacere se tu venissi, soprattutto a Shiemi”propose guardando suo fratello speranzoso. “Era un po’ che volevo chiedertelo, ma non ho avuto l’occasione giusta per farlo”.

“Non so se è il caso, Nii-san. È una cosa tra voi, io sarei di troppo temo”si oppose Yukio con il tono più gentile che riuscì a trovare. “E poi magari gli altri non mi vogliono neanche. In fondo sono uno dei loro insegnati e di solito gli studenti quando si trovano tendono anche a prendere in giro i docenti. Non credo di voler sapere cosa loro pensano veramente di me!”.

“Oh, ma quante scuse! Ti ho detto che sarebbero contenti di averti con loro! E poi se vieni si renderanno conto che non sei solo quel pezzo di ghiaccio insensibile che dimostri di essere in classe! Non ci siamo solo noi studenti, abbiamo invitato anche Shura e un altro po’ di persone adulte, quindi non usare la scusa dell’insegnate perché non sta in piedi”ribatté il mezzo demone. “Yukio, ti prego! Sono certo che ti divertirai. Mi sentirei in colpa a lasciarti da solo a Natale e io ci tengo davvero ad andare a quella festa. Andiamo, non vorrai costringermi a scegliere tra le due cose! Non voglio far rimanere male né te né i ragazzi. E poi pensala così: se vieni potrai controllare che io non faccia cavolate”.

“Nii-san…Veramente, non me la prenderei se tu ci andassi. Capisco quanto sia importante per te avere dei nuovi amici. È proprio per questo che non…”tentò ancora l’esorcista, ma fu interrotto.

“Yukio, ti prego. Fallo per me”insistette il maggiore dei gemelli, distogliendo lo sguardo. Odiava parlare in quei termini, era estremamente imbarazzante, soprattutto se si trattava di Yukio. Ma quello era l’unico modo per convincere quel testone a lasciarsi andare almeno per una volta. E poi lui voleva davvero averlo con sé e divertirsi un po’ con lui. Tanto per dimenticare almeno per una volta cos’erano e qual era il loro destino. “Ci terrei molto ad averti lì con me. Sarebbe tutto più bello…Mi sentirei più felice se potessi condividere la serata anche con te”.

L’altro lo guardò preso alla sprovvista. Era raro che suo fratello si esprimesse così direttamente nei suoi riguardi e la cosa non poteva che fargli piacere. Non poté evitare di sorridere. In fondo non desiderava a sua volta altro che passare del tempo con lui senza preoccupazioni o problemi da affrontare. “Se proprio insisti, va bene, Nii-san. Verrò a quella festa. Devi tenerci davvero tanto visto che arrivi ad umiliarti così tanto per chiedermelo”scherzò senza cattiveria appoggiando una mano sulla spalla del suo gemello. “E ti prometto che cercherò di sciogliermi un po’ e di non fare il guastafeste”.

“Prendimi pure per il culo, intanto hai ceduto! E vedi di non fare il noioso per davvero perché io a quella festa voglio mio fratello Yukio e non il professor Okumura, chiaro?” borbottò Rin infastidito dal suo tono canzonatorio, spingendo via la sua mano dalla propria spalla. “Guai a te se mi rovini la serata!”.

“Tranquillo, Nii-san, saprò comportarmi!”rise lui, afferrandogli le dita e stringendole. “Sicuro di non aver freddo? Hai le mani gelate”.

Il mezzo demone lo fissò imbarazzato. “Yukio! Che cazzo fai?! Sto bene!”esclamò cercando di liberarsi dalla sua presa. Ogni tanto Yukio lo prendeva alla sprovvista con quel genere di comportamenti che lui non sapeva mai come interpretare e che lo mettevano a disagio come non mai. “Andiamo, non sono più un bambino!”.

Per tutta risposta suo fratello gli prese anche l’altra mano stringendole entrambe tra le sue. “Modera il linguaggio, Nii-san, quante volte devo dirtelo? Dovevi prendere un paio di guanti, la temperatura è sotto zero stamattina. O quanto meno tenere le mani in tasca come ho fatto io”lo rimproverò cercando di mantenere un tono di voce neutro e ignorando le sue proteste, ma evitando per precauzione il suo sguardo. E poi non aveva bisogno di vedere la faccia di Rin per sapere come lo stesse guardando. Un misto di confusione e di imbarazzo, e forse anche un po’ di fastidio. Ma lui non sapeva trattenersi, ogni volta che si presentava una scusa doveva approfittarne. In fondo erano poche le situazioni in cui quel genere di comportamenti potesse risultare poco sospetto, quindi non lo si poteva biasimare se cercava di sfruttarle al meglio. Quello che gli si doveva condannare era la ragione che lo spingeva a tali atti, erano le emozioni che gli crescevano dentro e che si nutrivano di quei contatti. Era qualcosa che era sempre stato dentro di lui, fin da quando poteva ricordare, un attaccamento eccessivo nei confronti di suo fratello, spesso condito di gelosie immotivate e desiderio di monopolizzare l’attenzione dell’altro. Quando era piccolo non sapeva di che cosa si trattasse ma, nonostante i suoi stati d’animo lo sconcertassero e lo confondessero spesso fino a diventare un tormento, si era sempre trattenuto dal parlarne con qualcuno, persino con Shiro. C’era qualcosa dentro di lui che gli diceva che se avesse confessato quello che provava ne avrebbe subito le conseguenze perché quegli stati d’animo erano in qualche modo sbagliati. Poi, crescendo, era arrivato a capire la natura dei suoi sentimenti, ma si era inizialmente rifiutato di accettarla, esattamente come aveva fatto con la scoperta di essere figlio di Satana, perché andava contro tutto quello che gli era stato insegnato. Aveva cercato di non pensarci più, finendo però per esasperare il suo attaccamento nei confronti di Rin e per mettere anima e corpo nella sua decisione di proteggerlo dai piani del loro padre biologico. Era stato solamente dopo la morte del loro tutore, quando aveva preso veramente coscienza della sua natura demoniaca e di tutte le sue conseguenze, che aveva deciso di iniziare a convivere con i suoi sentimenti, senza fuggirli o reprimerli. Il suo affetto per Rin andava ben oltre il legame fraterno, lui lo amava più di quanto avrebbe dovuto. Era uno dei peccati peggiori secondo la Chiesa ed era anche un reato. Ma aveva deciso che non aveva importanza. In fondo era già dannato in quanto figlio di Satana, nulla avrebbe potuto redimerlo dal suo stesso sangue e inoltre non riusciva a sentirsi in colpa davvero per quello che provava. Era un sentimento sincero, puro, niente di cui ci si potesse vergognare. La sua ansia di nasconderlo era dovuta alla paura che Rin potesse non accettarlo e che per questo decidesse di tagliare definitivamente i ponti con lui. E Yukio non avrebbe potuto sopportarlo perché il suo gemello era ormai la sua unica, vera ragione per vivere insieme alla lotta contro colui che li aveva condannati a quella vita a metà e lui non avrebbe saputo immaginare la sua esistenza priva di quel ragazzo testardo e ribelle. Così si accontentava di sostenerlo e proteggerlo con tutti i mezzi che aveva a disposizione e di godersi quei piccoli momenti in cui i suoi veri sentimenti potevano salire un poco in superficie. Un contatto fugace e casuale, un sorriso, un abbraccio e il calore che essi portavano con sé, come in quel momento. Avvertì le proprie guance andare in fiamme mentre si concentrava sulle mani di Rin, fredde contro la sua pelle. Non aveva bisogno di altro se poteva averlo vicino, nemmeno che lui lo ricambiasse.

“Ehm…Yukio?”.

La voce del mezzo demone lo strappò ai suoi pensieri, costringendolo a tornare al presente. L’esorcista si costrinse ad alzare lo sguardo e si ritrovò ad affondare i propri occhi in quelli così simili dell’altro. Bellissimi. Il rossore sul suo volto aumentò e lui ringraziò il fatto che poteva essere attribuito al freddo pungente del clima. “Sì, Nii-san?”.

“Sarebbe il caso che mi lasciassi andare, non trovi?”fece Rin lanciando uno sguardo significativo alle loro dita intrecciate e arrossendo leggermente a sua volta. “Qualcuno potrebbe fraintendere, se capisci cosa intendo…”.

“E io dovrei lasciare che le tue mani congelino solo perché hai paura che qualcuno pensi male di noi?”ribatté il minore dei gemelli cercando di nascondere il disagio. “Andiamo, Nii-san, la gente ha cose più interessanti da fare che guardare cosa stiamo facendo e poi, anche se qualcuno lo notasse, è assai improbabile che si ricordi di noi anche solo tra un’ora”.

“Uhm, hai ragione, però…”balbettò l’altro non sapendo più dove posare gli occhi. Lo odiava con tutto il cuore quando usava quella sua dannata logica per distruggere i suoi tentativi di argomentazione perché in quel modo finiva sempre per fargli fare quello che voleva lui. La cosa peggiore però era che in quel momento non riusciva a capire dove Yukio volesse arrivare e cosa volesse da lui. In più si sentiva confuso come spesso gli accadeva quando erano in posizioni simili e non riusciva ad identificare le sensazioni che gli si agitavano dentro. E poi, dannazione, arrossire in quel modo non era da lui. Per colpa di suo fratello per di più. “Io non so se…”.

“Rin…”lo chiamò piano l’esorcista, interrompendolo e sollevandogli appena il mento per costringerlo a guardarlo di nuovo negli occhi. Quello che stava facendo era maledettamente pericoloso e lui lo sapeva bene, era conscio che stava rischiando di mandare in fumo tutti i suoi sforzi di tenere nascosti i suoi sentimenti. Ma non riusciva a fermarsi. I loro volti non erano mai stati così vicini e lui avvertiva il suo autocontrollo sgretolarsi velocemente.

Rin prese coraggio ed alzò gli occhi, trovandosi a pochi centimetri da suo fratello. C’era qualcosa che non andava in quella situazione, qualcosa che la sua mente si rifiutava di afferrare. Lui e Yukio si stavano fissando intensamente a una distanza minima, entrambi a disagio e con le guance leggermente arrossate. Sembrava una di quelle scene dei manga che il minore ogni tanto leggeva, quella in cui i due personaggi stavano per baciarsi. L’idea lo colpì con forza, mandandolo in panico. No, non era possibile. Loro erano fratelli, dannazione! Ma allora perché non desiderava altro che chiudere quel poco spazio che era rimasto tra loro? “Yukio…”. Il nome dell’altro gli sfuggì dalle labbra in un soffio senza che lui potesse impedirlo e fu in quel momento che capì che non si sarebbe tirato indietro. Magari più tardi se ne sarebbe pentito, ma in quel momento avrebbe accolto la cosa più che volentieri.

Gli occhi di entrambi si chiusero ma, prima che le loro labbra si potessero incontrare, il cellulare di Yukio prese a squillare, facendoli sobbalzare e strappandoli al loro idillio. Si allontanarono bruscamente e il possessore del telefono si affrettò a rispondere, il viso ancora in fiamme.

“Okumura Yukio. Mephisto?! N-No, nulla…Sì, davvero! Cosa vuoi?”balbettò a disagio. Rimase in ascolto per un attimo, poi i suoi occhi si spalancarono, preoccupati. “Cosa? Dove?! Certo…Capisco. Maledizione!”. Il suo sguardo si posò per un attimo su Rin. “Sì…Ovviamente!…Dammi dieci minuti e sarò lì. Certo che sono sicuro!…Sì, sì…Mephisto, per favore, non…Ecco…Bene. Arrivo”. Riagganciò e si voltò a fronteggiare suo fratello che lo guardava impaziente. “Una missione di massima urgenza. Devo andare, Nii-san. Mi spiace per la nostra giornata”spiegò con fin troppa calma, ma nei suoi occhi bruciava l’ansia. “Ci rifaremo presto, te lo prometto”.

Il mezzo demone lo afferrò per un braccio impedendogli di alzarsi. “Yukio, che succede? Che razza di missione è?”domandò preoccupato. Non aveva mai visto suo fratello così teso prima di un incarico e non gli era piaciuta l’occhiata che gli aveva lanciato durante la telefonata. E poi aveva imprecato, seppure in maniera minima, e quella era una cosa che non faceva quasi mai. “Adesso mi spieghi che cazzo…”.

“Ne parliamo quando torno”lo interruppe l’altro liberandosi dalla sua presa. “Non ho tempo adesso. Torno presto, Nii-san. Ma tu promettimi che non mi seguirai. Ti scongiuro, Rin”.

Il suo tono dolce ma fermo non fece altro che aumentare l’angoscia del maggiore dei gemelli. “Yukio! Che cazzo succede? Dimmelo! Io ho il diritto…”iniziò quasi con rabbia.

Ma Yukio lo interruppe di nuovo, questa volta afferrandolo per la felpa e premendo con forza le proprie labbra sulle sue in un bacio casto ma appassionato. Rin sgranò gli occhi, incredulo, senza però respingerlo, anzi ritrovandosi a rispondere istintivamente al bacio. Il contatto durò pochi attimi ma fu tanto intenso che, quando l’esorcista si ritrasse, ad entrambi rimase la sensazione di un vuoto che chiedeva disperatamente di essere riempito di nuovo.

“Aspettami, Nii-san, tornerò presto”mormorò il minore, lasciando la prese e allontanandosi quasi di corsa un po’ per la fretta, un po’ per paura delle conseguenze della sua azione.

Il mezzo demone rimase paralizzato sulla panchina, a metà tra la confusione e lo sconcerto per quello che era appena successo e la preoccupazione per la missione che avevano affidato a suo fratello. Che cosa diamine era accaduto?! Lui e Yukio si erano…baciati. No. Doveva esserlo immaginato. Eppure sentiva ancora il calore delle labbra dell’altro sulle sue, sentiva ancora la morbidezza di quel contatto fugace e i brividi che gli aveva dato. Si prese la testa tra le mani. Cosa avevano fatto? Aveva bisogno di spiegazioni, di qualcosa che calmasse il caos che gli era scoppiato dentro. Ma Yukio lo aveva abbandonato lì con i suoi dubbi e lui aveva un orrendo presentimento rispetto a quello che sarebbe avvenuto di lì a qualche ora.

 

La sera era calata velocemente e il cielo si era tinto di scuro già nel tardo pomeriggio, dando l’impressione di voler rubare il tempo, affogandolo nella lunga notte che si avvicinava. Nel centro del paese le persone passeggiavano ancora sotto i lampioni e davanti alle vetrine illuminate dei negozi, ma in periferia le strade si erano svuotate al tramonto. Anche i dintorni del dormitorio dei gemelli erano, come sempre d’altra parte, deserti, perché per gli studenti della True Cross, gli unici a cui capitasse talvolta di passare nelle vicinanza dell’edificio, era periodo di vacanza. Rin se ne stava sdraiato a pancia in giù sul letto, sfogliando svogliatamente uno dei suoi manga senza riuscire a concentrarsi né sulle vignette né sulle immagini, la mente persa altrove, imbrigliata nell’ansia dell’attesa.

Ripresosi dallo sconcerto, si era finalmente deciso a lasciare il parco e aveva trascorso tutto il resto della giornata in giro, cercando di non pensare al modo in cui lui e Yukio si erano lasciati e alla sensazione di pericolo che aveva gravato su di lui sin da quando suo fratello era corso via per la sua missione, abbandonandolo su quella panchina ghiacciata. Fortunatamente, mentre considerava l’idea di tornarsene a casa, aveva incrociato Shiemi e la ragazza, intuendo il suo pessimo stato d’animo, lo aveva invitato a passare la giornata con lei nella speranza che la sua compagnia potesse in qualche modo aiutare l’amico a tirarsi un po’ su di morale. Il mezzo demone aveva accettato volentieri la proposta, grato che lei non gli avesse domandato spiegazioni e speranzoso di riuscire a distrarsi almeno per un poco. I due erano stati nel giardino della bionda, spalando la neve e cercando di costruire dei pupazzi che somigliassero vagamente a degli animali anche se con scarsi risultati, per poi rientrare a bere una delle tisane speciali che la ragazza preparava con le erbe che coltivava personalmente per scacciare il freddo dai loro corpi. Rin si era divertito un sacco e aveva sentito un dolce calore invaderlo ogni volta che Shiemi rideva ai suoi vani tentativi di dare ai cumuli di neve la forma che desiderava o per le facce confuse che faceva quando lei tentava di spiegargli le varie proprietà delle erbe medicinali. Era sempre così serena, cristallina, pura, anche se forse spesso e volentieri troppo ingenua e paurosa. Ma a lui piaceva proprio così perché l’anima della ragazza possedeva quel candore innocente che a lui era stato negato fin dalla nascita. Forse era quella la ragione per cui lei lo aveva attratto fin dal loro primo incontro, per via della calda luce rassicurante che le sue belle guance rosse e il suo sorriso timido emanavano. Aveva creduto di essersi innamorato di lei, e forse per un periodo lo era stato davvero, ma, con il passare del tempo, si era reso conto che quello che provava non era altro che l’affetto forte e speciale che legava due migliori amici. Lei, da parte sua, non aveva mai preteso nulla. Era felice di stargli accanto, di essergli in qualche modo utile o anche solo di conforto come quel giorno e, anche se quando la verità sulla doppia natura del ragazzo era venuta allo scoperto la loro amicizia era entrata temporaneamente in crisi, aveva cercato di recuperarla e di farsi perdonare per non essersi fidata di lui, ascoltando le sue paure, e respingendolo invece di dargli il suo supporto nel momento del bisogno. Rin comunque non l’aveva biasimata per la sua reazione perché lui stesso trovava estremamente difficile accettare di essere il figlio di Satana e l’aveva perdonata volentieri, desideroso di poter godere nuovamente dell’affetto di lei.

Il ragazzo si era congedato solo quando aveva iniziato a farsi buio. Prima di lasciarlo andare Shiemi lo aveva avvolto in un abbraccio stretto, sussurrandogli che tutto si sarebbe aggiustato di certo e che le cose avrebbero preso di nuovo una piega favorevole. Lui era rimasto sorpreso da quelle parole e l’aveva guardata confuso. Lei, per tutta risposta, gli aveva sorriso e gli aveva raccomandato di portare i suoi saluti a Yukio prima di chiudere la porta. Lo sguardo con cui aveva accompagnato quelle sue ultime parole avevano spinto Rin a domandarsi se per caso la ragazza avesse intuito che il suo malumore era legato in qualche modo al suo gemello, ma aveva scartato l’idea quasi subito. Doveva aver interpretato male un’espressione del tutto priva di sottintesi. In fondo era impossibile che Shiemi sapesse della missione di suo fratello e che tanto meno fosse a conoscenza di quello che era accaduto tra loro al parco. Erano solo sue paranoie, o forse illusioni del suo desiderio che qualcuno potesse indicargli cosa fare senza che lui fosse obbligato a spiegare tutta la faccenda.

Il mezzo demone sospirò stancamente, chiudendo il fumetto e lanciando uno sguardo a Kuro che dormiva beato rannicchiato ai piedi del letto. Non aveva detto nulla del bacio neanche a lui, gli aveva solo confessato di essere in pensiero per suo fratello per via del modo strano in cui aveva reagito quando aveva ricevuto la telefonata di Mephisto. Il famiglio aveva cercato di rassicurarlo rammentandogli che Yukio era un esorcista di un certo livello e che non era uno che correva rischi inutili. Inoltre di certo, se la missione era così pericolosa come era sembrata essere, di sicuro non sarebbe stato solo. Quindi non aveva alcun motivo di preoccuparsi tanto. Rin aveva annuito ma, nonostante avesse dovuto ammettere che Kuro aveva ragione, non era riuscito a calmare del tutto la sua preoccupazione. Sentiva che qualcosa sarebbe andato storto anche se non avrebbe saputo spiegare il perché.

Si rigirò nel letto per un po’, cercando di prendere una decisione, e alla fine si alzò sbuffando, attento a non svegliare il suo famiglio. Restare lì a rodersi avrebbe solo peggiorato il suo stato d’animo. Non aveva altra scelta, doveva sapere di che razza di missione si trattava e c’era solo una persona che poteva dargli quell’informazione. Afferrò il giubbotto e lasciò l’edificio diretto verso la sua scuola.

Percorse a passo svelto la distanza che separava il dormitorio dalla True Cross, troppo impaziente per prestare attenzione realmente a ciò che lo circondava, la mente impegnata nella ricerca di un modo per costringere Mephisto a parlare subito e in modo chiaro. La neve bagnata dalla luce gialla dei lampioni brillava come cristalli di oro bianco mentre finissimi fiocchi avevano ripreso lentamente a cadere. Normalmente lui si sarebbe fermato ad ammirare il paesaggio, assaporando la sensazione di tranquilla bellezza che quello comunicava, ma in quel momento i pensieri che occupavano la sua testa gli permettevano a malapena di registrare il percorso che stava facendo.

Una volta giunto a destinazione sollevò lo sguardo verso le finestre dell’ultimo piano, dove era collocato l’ufficio del preside. Da dietro le pesanti tende che coprivano il vetro filtrava una sottile lama di luce, molto fievole ma comunque visibile anche a quella distanza. A quanto pareva per sua fortuna il demone era ancora nell’edificio. In fondo anche Mephisto aveva degli incarichi da svolgere, o almeno doveva fingere di averli per poter conservare l’immagine che si era costruito. Poi, sul fatto che lavorasse sul serio il ragazzo aveva i suoi dubbi, ma in fondo non gli interessava più di tanto. L’importante era che quel pazzo fosse raggiungibile per soddisfare i suoi dubbi e rispondere a tutte le sue domande.

Entrò nell’edificio e si affrettò a salire le scale, diretto all’ufficio, e, quando fu davanti alla porta, la spalancò senza curarsi di bussare, esclamando con tono di accusa: “Tu mi devi spiegare che diamine sta succedendo e dove cazzo hai mandato mio fratello!”.

Mephisto alzò gli occhi dal giornaletto che stava leggendo e li fissò sul nuovo arrivato, per nulla sorpreso dalla sua entrata, quasi come se lo stesse aspettando. “Cosa ti avevo detto? È arrivato alla fine! Non sbaglio mai”commentò divertito poggiando un gomito sul piano levigato della sua imponente scrivania, rivolto ad Amaimon che se ne stava appollaiato sul bracciolo del suo scranno, lo sguardo a sua volta fisso sul loro fratellastro. “Anche se in effetti ci ha messo un po’ di più di quanto avevo previsto”.

“Adesso ti toccherà spiegargli tutta la faccenda, Aniue”fece il demone con i capelli verdi, mettendosi in bocca l’immancabile lecca lecca. “Che noia”.

“Questo è ancora tutto da vedere, Otouto…”rispose piano il preside mentre un sorriso poco rassicurante gli si allargava sul volto. “Da quand’è che io do spiegazioni?”.

Suo fratello lo guardò vagamente incuriosito e fece per ribattere, ma Rin lo anticipò.

“Ehi, voi due! Non ignoratemi!”esplose infastidito. “Mephisto! Ti ho fatto una domanda!”.

“A dire la verità hai fatto irruzione in maniera decisamente poco gentile nel mio ufficio strillando altrettanto poco elegantemente di dirti dov’è Yukio ~”lo corresse canzonatorio Mephisto, fingendosi quasi offeso. “Pensavo che ti avessero insegnato le buone maniere!”.

Il ragazzo gli rivolse un’occhiata assassina, più irritato che mai. Quell’idiota non solo aveva ignorato la sua richiesta, ma si stava anche prendendo gioco di lui adesso. Doveva ringraziare che ci teneva troppo a sapere cosa stava accadendo o non si sarebbe trattenuto dallo spaccargli la faccia a calci. “Che razza di missione hai dato a mio fratello!”ripeté con un po’ meno foga scandendo bene le sillabe.

“Aniue, guarda che se non gli rispondi il fratellino va a fuoco un’altra volta”constatò Amaimon atono. “Poi non prendertela con me se ti rovina l’ufficio”.

“Giusta osservazione, Amaimon. Bene! Penso sia giunto il momento di farsi un giro in terrazza! ~”esclamò allegro il preside decidendosi finalmente ad alzarsi. “Aspettami qui, Otouto, e vedi di non finire i dolci come tuo solito. E soprattutto non toccare le mie cose!”. Si avviò verso la porta prendendo Rin sotto braccio e trascinandolo fuori contro la sua volontà. “A dopo!”.

Il demone spinse il ragazzo su per le scale fino alla terrazza che copriva parte del tetto della scuola, tenendolo stretto a sé per impedirgli di ribellarsi, e, una volta lì, lasciò senza preavviso la presa facendolo quasi cadere per terra sul sottile strato di nevischio che ricopriva il pavimento. Il mezzo demone imprecò pesantemente tra i denti, ma lui lo ignorò andando ad appoggiarsi alla balaustra.

“Certo che la neve fa proprio un bello spettacolo in questo mondo, non trovi? Non finirò mai di stupirmi. A Gehenna non si vedono mai paesaggi di questo genere”commentò aprendo teatralmente le braccia e lasciando che i lievi fiocchi che ancora cadevano si posassero sui suoi guanti bianchi. “Anche se fa un pochettino troppo freddo al momento”.

“Se hai finito con le cagate possiamo parlare della missione di Yukio”lo rimbeccò Rin, acido. Col cavolo che lo avrebbe lasciato cianciare fino a stordirlo con le sue stupidate. Questa volta avrebbe ottenuto le informazioni che voleva. O, almeno, questo era quello che sperava. “E niente giochetti, chiaro? Non lo sopporterò”.

“Ma come siamo scontrosi! Sei di cattivo umore per caso?”lo prese in giro il demone con un ghigno. “Comunque, mi spiace per te, ma non ti dirò nulla di quello che sta accadendo. In primo luogo perché è una missione importante e non posso certo rischiare che tu mandi tutto a monte in uno dei tuoi attacchi di isterismo e mania di salvare il mondo. Secondo, è stato proprio tuo fratello a farmi giurare che non ti avrei detto nulla e, visto che sono un demone d’onore, farò come mi è stato chiesto. Sai, ci tiene a spiegarti la questione di persona se e quando torna…”.

“Come sarebbe a dire “se e quando torna”?! Non mi starai dicendo che è andato a farsi ammazzare spero!”lo aggredì nuovamente Rin, al limite della pazienza. In fondo forse poteva rompergli lo stesso quel muso antipatico e poi costringerlo a parlare. Di certo la cosa lo avrebbe aiutato a scaricare un po’ lo stress e l’ansia che lo stavano lentamente facendo affogare. “E perché mai mio fratello dovrebbe desiderare di impedirmi di sapere quello che sta succedendo facendomi così angosciare ancora di più? È così…stupido!”.

“Pardon, quel “se” mi è sfuggito, non intendevo implicare nulla! Sono talmente abituato a mettere tutto in tragedia per dare fastidio che ormai lo faccio senza quasi accorgermene! ~”commentò il suo interlocutore, ironico. “Non so perché tuo fratello mi abbia chiesto una cosa del genere, anche se ammetto che sarei curioso di capirlo, ma sta di fatto che mi ha espresso questo suo desiderio. Probabilmente secondo lui questo è un modo per proteggerti. Di solito non ascolto mai il nostro Yukio, e gli altri in generale, ma questa volta penso che lo farò considerando le tue reazioni. Molto interessanti...Mi sembri un po’ stressato, o sbaglio?”. Si voltò finalmente a guardare il mezzo demone con un sorrisetto allegro, ignorando bellamente la sua evidente frustrazione. “Dovresti rilassarti un po’. Stare in quello stato di tensione non fa bene alle tue fiamme. E Yukio non sarebbe contento se perdessi il controllo un’altra volta!”.

“Delle mie fiamme mi preoccupo io, tu pensa agli affari tuoi, razza di clown! E per il mio stress, se fossi in te non riderei tanto perché potrei decidere di sfogarlo sulla tua faccia”ringhiò il ragazzo minaccioso, lasciandosi poi sfuggire un sospiro e andando ad appoggiarsi a sua volta alla balaustra, deciso a non raccogliere del tutto la provocazione che gli era stata lanciata anche se l’impulso di colpire per davvero l’altro si faceva sempre più forte. “Ci mancava solo questa. Da quando abbiamo fatto pace dopo la morte di Shiro, Yukio ha iniziato a comportarsi in maniera piuttosto strana in certi momenti e io non so proprio come interpretare le sue azioni. Oggi poi ha superato ogni limite. Prima al parco e adesso questa sua voglia improvvisa di tenermi all’oscuro di tutto, dannazione a lui”borbottò rivolto più a sé stesso, il tono che tornava a velarsi di rabbia ma anche di un certo imbarazzo ai ricordi di quella mattina. “Avrò il diritto di sapere dov’è mio fratello e soprattutto cosa sta rischiando, maledizione! Sono stufo di questa cosa che lui mi vuole proteggere, me la cavo anche senza! Non ho bisogno della balia”.

“Sarà anche vero, ma spesso e volentieri dimostri il contrario”constatò Mephisto a cui non erano sfuggite le emozioni che avevano attraversato il volto del ragazzo. “Converrai con me che certi episodi hanno dimostrato una certa tua tendenza…all’irresponsabilità, correggimi se sbaglio. Quindi tuo fratello non ha tutti i torti anche se spesso esagera con la sua iperprotettività…ma d’altra parte siete gemelli, è normale che pecchiate entrambi di certi eccessi”. Il sorriso sul suo volto si tramutò in un ghigno. “Quanto al comportamento di Yukio, io ora non so cosa abbiate combinato voi due, ma scommetto che c’è una ragione precisa dietro le sue stranezze”.

“E cosa cazzo potrebbe spingerlo a fare cose che un fratello non dovrebbe assolutamente mai fare, per nessunissimo motivo?!”sbottò Rin senza pensarci. Si pentì immediatamente di quello che aveva detto perché negli occhi del preside passò un lampo di comprensione che non gli piacque affatto. Sperò di esserselo solo immaginato, in fondo quel giorno anche la sua paranoia sembrava essersi improvvisamente messa a fare gli straordinari, ma qualcosa gli diceva che l’altro aveva capito fin troppo bene a che cosa si riferiva la sua frase.

“Non puoi usare termini di paragone umani per voi due. Che tu lo voglia o no, siete demoni, e non dei demoni qualunque, siete i figli di Satana! Questo complica parecchio le cose. O meglio, in un certo senso le semplifica. Per quanto voi cerchiate di adeguarvi, i costumi umani non si addicono alla vostra natura e mai lo faranno. Fidati, parlo per esperienza. Dopo secoli passati in questo mondo ancora faccio fatica a comprendere certi costumi in uso tra i suoi abitanti. Sono assurdi”fu la risposta vagamente divertita. “E poi, andiamo, mi pare ovvio! Chi non ha un rapporto speciale ed esclusivo con il proprio fratello?”.

A quell’uscita Rin sgranò gli occhi e lo fissò basito, non sapendo come interpretare quell’uscita che, da qualunque lato la guardasse, gli suonava sempre e comunque veramente male. Mephisto lo stava prendendo in giro o pensava davvero quello che aveva appena detto?! Per un attimo ebbe l’impulso di domandarglielo, ma si trattenne decidendo che in certi casi era molto meglio rimanere con il dubbio.

Il demone osservò le sue reazioni con aria soddisfatta, quasi godendo dello sconcerto che aveva provocato, poi si staccò dal parapetto mostrando l’intenzione di voler tornare nel suo ufficio. “Ora è meglio che vada, ho delle faccende in sospeso. E poi non voglio lasciare Amaimon da solo per troppo tempo! Il mio Otouto purtroppo è molto…suscettibile alla noia e io non vorrei che decidesse di buttarmi giù la scuola con un terremoto perché non ha nient’altro con cui divertirsi. Sarebbe piuttosto irritante. Quindi è meglio che torni in fretta da lui”disse avviandosi verso le scale. “Avrai capito che da me non otterrai nessuna informazione! E dal momento che io sono l’unico che sa quello che ti interessa riguardo questa faccenda, ti consiglierei di startene buono e di aspettare che tuo fratello torni. È la cosa migliore. Non affannarti a tornare nel mio ufficio, adesso ce ne andiamo a casa e faresti bene a farlo anche tu”. Aprì la porta e vi si infilò, voltandosi un’ultima volta verso il ragazzo. “E mi raccomando, Rin, cerca di non valutare con parametri umani quello che non ha nulla a che vedere con essi. Potresti pentirtene amaramente ~”. E senza dargli tempo di ribattere sparì all’interno dell’edificio.

Il mezzo demone rimase per qualche attimo a fissare il punto in cui era sparito, a metà tra l’irritazione e la confusione. Non aveva ben afferrato l’esatto significato dell’ultima frase di Mephisto. Possibile che quel pazzo avesse indovinato senza bisogno di sapere nulla quello che stava capitando tra lui e Yukio? Che l’avesse capito meglio e soprattutto prima di lui? Perché in effetti lui ancora non riusciva a spiegarsi le azioni del suo gemello. O meglio, aveva un’ipotesi che lo tormentava, ma preferiva non pensarci. Era assurdamente semplice, ma non poteva, non doveva essere vera. Sospirò. In fondo aveva desiderato che qualcuno gli dicesse cosa fare e, anche se a modo suo, il demone lo aveva appena fatto. Quindi lui si sarebbe sforzato di non considerare la cosa secondo “parametri umani”. Peccato che quelli fossero gli unici a cui lo avessero educato. Strinse i pugni. Le chiacchiere di quel clown alla fine erano riuscite a confonderlo nonostante tutti i suoi sforzi di non lasciarsi abbindolare. Non c’era nessun dubbio, Mephisto era proprio un diavolo, in tutti i sensi. Non era riuscito a cavargli nemmeno un indizio sulla missione di Yukio. Considerò di tornare nell’ufficio e insistere, ma alla fine desistette in parte perché il preside aveva detto che se ne sarebbe andato, in parte perché temeva di rischiare di scoprire cosa Mephisto intendesse per avere un “rapporto speciale ed esclusivo con il proprio fratello”. Di novità ne aveva già avute abbastanza per quel giorno.

Rimase ancora qualche minuto ad osservare la neve che cadeva sempre più rada sul paesaggio dipinto di bianco e poi si decise ad avviarsi verso il dormitorio. Ora non poteva fare altro che aspettare. Sarebbe andato a dormire e il giorno dopo avrebbe cercato qualcosa per ingannare il tempo. Avrebbe potuto passare ancora un po’ di tempo con Shiemi e magari andare a fare compere con Shima o girovagare con Bon. Magari avrebbe potuto proporre ai suoi compagni di trovarsi direttamente la mattina per organizzare in dettaglio la festa che si sarebbe tenuta la sera di Natale. In fondo mancava poco. Quel pensiero lo rattristò un poco. Non sapeva se Yukio sarebbe riuscito a tornare in tempo e lui aveva sperato tanto che anche suo fratello fosse presente all’evento. Si sarebbe rassegnato a fare a meno di lui, si disse non senza amarezza. L’importante era che il suo gemello tornasse a casa come aveva promesso.

Proprio mentre usciva dalla True Cross il campanile della chiesa batté la mezzanotte, salutando con il suo suono grave quella che sarebbe stata la vigilia di Natale. Rin alzò gli occhi verso di esso, avvertendo il suo cattivo presentimento farsi in qualche modo più acuto. C’era qualcosa che non andava, se lo sentiva. Scosse il capo con decisione, accelerando il passo, desideroso di trovarsi tra le mura rassicuranti del suo dormitorio insieme a Kuro. Doveva essere solo la suggestione. Era anche stanco, si era svegliato presto quella mattina. Tutto lì. Era una stupida paranoia. Eppure quell’ombra che si estendeva su di lui, per quanto tentasse di segregarla nel fondo della sua mente, non accennò a svanire.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ao no exorcist / Vai alla pagina dell'autore: DaughterOfDawn