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Autore: JohnnyMignotta    31/12/2011    4 recensioni
Dopotutto lui la Barbie, quella che Dean gli aveva regalato un Natale che erano soli, l'aveva tenuta. Un po' come Dean teneva il suo ciondolo per scacciar via la paura del buio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Prima di tutto, benché con un certo ben calibrato (?) ritardo XD, mi sembra giusto e doveroso dedicare questa storia ad un amico, un compagno di disavventure romane e fanfictionarie ed un ottimo scrittore: il vecchio e saggio Reki! ♥ Passa un buon 2012, razza di narcisista spudorato: mi pare di averti sentito dire una volta (tipo al tuo compleanno... XD) che ami Supernatural ed ho pensato bene di omaggiarti con questa cosetta, al posto della NaruSaku che ti ostini a non volere e che, per tua fortuna, non riesco a scrivere. ;_;
Ma ok: cose serie! è_é Hai paura del buio? è ufficialmente la mia primissima storia per il fandom di Supernatural. Ne avevo scritta un'altra, ricordo, intorno ai 16 anni (bei tempi, raga', bei tempi ;O;), ma non so veramente che fine abbia fatto. "XD Intanto devo dire che ho visto solo la prima serie e che quindi, pure essendomi spiolerata il mondo (...provateci voi a scrivere wincest su Tumblr, WHATTHEHELL èOé), sono stata costretta, per onestà intellettuale e per la resa dei personaggi, ad attenermi a ciò che conosco. ù_ù
Adesso: raccomandazioni. *_*;; ATTENZIONE TUTTI QUANTI! *Plateale XD*. Quella che state per leggere è una storia che non viola in nessun modo le rulezzz XD dell'archivio di Erika, ma tratta in modo anche abbastanza esplicito di un rapporto... diciamo romantico tra consanguinei. Gente che porta lo stesso cognome. Fratelli. Va be', facciamola finita: Sam e Dean. Insomma: Hai paura del buio? non tratta l'incesto in termini descrittivi, ma lo tratta: se questa cosa urta la tua suscettibilità, non continuare a leggere. E merci beaucoup. ♥
Altra cosa: ho impostato il rating sull'arancione, perché l'EFP passa questo XD, ma definirei questa storia una bella PG15 pulita pulita: ci sono allusioni che, se colte, fanno la loro porca figura. Specie insieme alle descrizioni sexy di Dean nelle quali mi sono avventurata. XD
...E-eh credo che sia tutto. O.O Spero che questa storiella piaccia al fandom italiano, che non infastidisca nessuno e che mi facciate sapere cosa ne pensate via recensione, piccione viaggiatore, la mia pagina fan su Facebook, segnali di fumo o SMS. XD Sono una persona estremamente reperibile. E giuro che non mordo. Ed ho una vestaglia rosa a pois. :3
Ciao! ♥♥♥








Hai paura del buio?

I loved you with a fire red: now it's turning blue.

(Apologize, Onerepublic).


Vorrebbe essere già dentro la loro automobile, via da Logan, Ohio, ma si asciuga solo i capelli troppo lunghi con un asciugamano, distratto, tornando in camera da letto.
Le stanze dei motel sono tutte uguali: la ragazza bionda alla reception ti dà la chiave e sei già come a casa tua; le scarpe di tuo fratello sotto al letto, la tua camicia a quadri attaccata all'anta dell'armadio, la valigia coi proiettili d'argento sul comodino, due pugnali gemelli sotto i cuscini. Prendono sempre una doppia, meglio se al primo piano. Le coperte sui letti sono sempre le stesse, bordeaux o panna; i quadri alle pareti sono spesso tutti uguali, spesso spiagge con barche di pescatori ancorate alla riva, ballerine, nature morte marroni e verdi; non c'è quasi mai riscaldamento d'inverno, né ventilatori d'estate. Dean compra sempre la birra ai distributori automatici e si lamenta perché è calda. I panini del Take Away hanno sempre troppa mostarda.
Sam e Dean non hanno una casa, ma le camere dei motel sono le stesse in Ohio, in Arizona, in Nevada, in New Mexico, in California e i loghi sempre identici sugli asciugamani sono un po' come la trama frastagliata della lama della chiave di casa loro. Motel diversi, la stessa casa.
Dean è anora disteso sul letto, supino, ancora completamente vestito. Come sempre, quando è agitato, sta sussurrando il testo di un vecchio pezzo che parla della paura del buio, qualcosa che in passato deve aver messo su in macchina e che deve aver fatto incazzare loro padre. Dice: "dici che hai bisogno di me, ma poi te ne vai e mi abbatti".
Sam butta solo l'asciugamano sul suo letto, prima di sbottare un "oggi guido io" abbastanza privo di tatto.
Vorrebbe essere via, lontano, già a fiutare un'altra pista, già pronti per un'altra battuta di caccia. Ma stanotte resteranno a Logan, Ohio. Dean non lo guarda neanche e "scordatelo" pronuncia, serio, quasi brutale: le cose tra di loro non devono essere romantiche, non devono coinvolgere nulla che sia al di sopra delle loro cinture di cuoio. Niente cuore; niente bocca. Sam ricorda qualche pompino sgraziato, denti palato barba, ed un bacio che Dean gli ha rubato, quando Jessica era morta da così poco che Sam neanche aveva realizzato che Jessica era morta davvero, ma queste sono solo eccezioni, la regola è che non c'è niente sopra ai loro ombelichi, eccetto le loro mani. E, comunque, senza una particolare ragione, qualche volta Sam vorrebbe essere abbracciato: quando i suoi incubi sono così verosimili da essere tangibili, quando richiama il numero di suo padre e sente la sua voce attraverso la cornetta, quando una camera d'albergo gli ricorda in qualche modo l'appartamento che divideva con Jessica a Palo Alto. Ma c'è quella regola. Se Dean sapesse, prenderebbe probabilmente Sam ("Sammy Sammy Sammy Sammy", un sussurro, un gemito, una carezza) in giro.
Dopotutto lui la Barbie, quella che Dean gli aveva regalato un Natale che erano soli, l'aveva tenuta. Un po' come Dean teneva il suo ciondolo per scacciar via la paura del buio.
Ma sono ancora bloccati in quella cazzo di Logan, nel culo dell'Ohio, ed allora Sam "no no" sbotta, fingendosi autoritario, "stanotte guido io".
Dean ride. Le bottiglie vuote sono già sul pavimento e la TV è spenta. Si siede, si gratta la testa. Ha ancora il giubbotto di pelle marrone scuro addosso. "Sammy" sta per dire, ma il suo fratello minore lo blocca.
"Quante volte te lo devo dire" domanda, esasperato, facendosi scivolare le braccia lungo il busto nudo, con un sospiro lungo e cadenzato, "che devi smetterla di chiamarmi così?".
Dean scuote la testa, assottiglia gli occhi. "Come, scusa?" chiede, storcendo la bocca, con quel suo sorrisetto sfacciato, quello che preannuncia sempre guai.
Sam rotea gli occhi, prende una t-shirt anonima e già sgualcita dal suo borsone. "Sammy" spiega, come fosse una parolina magica, qualcosa che se detta nel modo sbagliato può fare del male o, all'occorrenza, provocre piacere. Si sente così in colpa per averla pronunciata che è tentato di lasciare suo fratello dov'è ed andare a lavarsi i denti.
Poi però resta lì, perché suo fratello si sta togliendo il giaccone, mentre "smetterò di chiamarti così" dice, "quando Sammy non sarà più il tuo nome". E poi Sam sa solo seguire la linea che traccia il torace di suo fratello, quando si flette, perché sta alzando le braccia, si sta sfilando la vecchia felpa di Stanford che gli ha rubato e che anche Jessica indossava, quando faceva freddo; sa solo leccarsi le labbra, quando resta a petto nudo; quando, senza neanche averne coscienza, gli mozza il fiato, sbottonandosi i jeans Levi's distrattamente, con quella sua studiata, fastdiosa, falsa innocenza.
"Come vuoi" riesce appena a balbettare, senza staccare gli occhi da quelli di suo fratello, grigi come metallo e caldi come l'inferno, "ma stasera guido io".
Ma Dean sta ridendo. Ha preso un'altra birra, l'ha stappata col pollice. Sam ha riconosciuto la canzone che sta fischiettando e non è quella che immaginava. Dice: "scusami, se l'Angelo del Paradiso mi aveva fatto credere che fossi tu, ma ho paura che sia troppo tardi per chiedere scusa". Suo fratello ripete il suo nome di nuovo, sempre con quell'inflessione di voce protettiva, sexy in un modo vergognoso, e quel maledetto diminutivo ("Sammy Sammy Sammy Sammy, un ringhio, un fiotto di sangue, un rivolo di sperma), come di proposito per farlo impazzire. Poi beve a canna ed, indicandolo col collo della bottiglia, "hai ancora la pistola dentro i pantaloni?" chiede, diretto come la sorte, senza mezzi termini.
Sam si porta le mani alla schiena, istintivamente: il gesto parte da un impulso nervoso ed arriva alla mano, senza la mediazione del cervello. Accarezza con le dita il calco della sua semiautomatica, sospirando. Sta per borbottare un "certo" seccato, ma suo fratello sta ridendo ed il suo alito profuma di hamburger e birra; ed è vicinissimo. E Sam capisce. "Ci risiamo" snocciola, con una vena di esasperazione nel tono di voce, mentre suo fratello gli toglie la pistola dalla cintura, la pulisce col lembo della t-shirt che Sam ha addosso.
"Come se fosse colpa mia" lo prende persino in giro, "se porti la pistola nei pantaloni". Poi fa una pausa intensa come il buio più pesto. Quanti sottintesi in un silenzio tanto microscopico. Poi "dietro" aggiunge, perché era lì che voleva andare a parare fin dall'inizio.
Sam inghiotte così tanta saliva che gli sembra di averla esaurita, quando Dean gli rimette la pistola nei pantaloni, dove l'ha presa, offrendogli la più stronza delle sue espressioni, come per deriderlo, ma "ah-ah" ribatte, fingendosi sicuro di sé. Poi si siede su uno dei due letti gemelli, lo guarda negli occhi e "senti, Dean" fa, emulando il suo sorriso pericoloso, affilato come una lama, "o lo facciamo insieme, o lo faccio da solo". Dean solleva solo le sopracciglia, incarnando la perplessità, poi scoppia a ridere. La sua è sempre una risata dolce, ma piena di vita. Così sensuale.
Sam vorrebbe essere già dentro la loro automobile: via da Logan, via dall'Ohio; vorrebbe avere i capelli asciutti, una casa, una vita. Vorrebbe smettere di mettere radici in ogni camera di ogni motel con le coperte bordeaux ed i quadri tutti uguali; vorrebbe bruciare tutte le sue camicie a quadri, tutti vetri rotti delle bottiglie di suo ffratello, tutti suoi maledetti distintivi falsi; vorrebbe mettere una volta per tutte fine al loro infinito viaggio nella loro paura del buio.
Tutto quello che riesce, ad ogni modo, a fare è mettere la sua semiautomatica caricata a proiettili d'argento nelle mani del suo fratello maggiore, perché non può baciarlo mai, prima di lasciarlo guidare. Anche se lo vorrebbe.
   
 
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