Nota
dell’autrice:
Avete
mai giocato a Kings? Si
tratta di uno di quei giochi che io e Draco definiamo
“alcolici”; le regole
sono molto semplici: al centro del tavolo c’è una
brocca e, sparso attorno a
questa, un mazzo di carte a faccia in giù. Ci si siede in
cerchio e, uno alla
volta, si pesca una carta.
RE
NUDO
Due
– Bevi due volte
Tre
– Scegli chi beve
Quattro
– Bevono gli etero
Cinque
– Bevono le donne
Sei
– Bevono gli uomini
Sette
– Bevono i gay
Otto
– Io non ho mai…
Nove
– Bevono tutti
Dieci
– Ti togli un vestito
Jack
– Domanda o vestito
Regina
– Donna dell’amore
Re
– La tua fantasia più frequente
Asso
– Sei il Re della Partita
Nove
di quadri. (Pansy)
Era
stata tutta un’idea di Pansy. Naturalmente.
Chi
altri avrebbe potuto inventare una variante a dir poco ridicola
–e fin troppo
umiliante- di Kings?
Pansy
non era una pervertita, era una pervertita a cui sarebbe tanto piaciuto
nascere
Cupido, il che la rendeva tremendamente pericolosa.
Per
lo
meno, pensò Draco sollevando il suo bicchiere di whiskey
incendiario in un
accenno di brindisi verso Ernie, con il nove di quadri bevevano tutti.
Weasley
strizzò gli occhi e sputacchiò un po’
dappertutto.
Sette
di fiori. (Draco)
Pansy
non aveva solo inventato un nuovo gioco e
delle nuove regole,
ma aveva anche deciso che
avrebbero dovuto provarlo con delle persone nuove perché
ormai dei Serpeverde sapeva
qualsiasi cosa (-perfino il colore delle loro mutande, Draco, il
colore delle loro mutande-).
In realtà, da quella mattina, Draco aveva cominciato a
pensare che la sua
migliore amica sapesse qualsiasi cosa su chiunque.
Come avrebbe potuto, altrimenti, stregare la brocca in quel modo?
Sebbene
fosse una gran bella brocca –argento lucidissimo e il manico
a forma di un
grazioso serpente- Draco dubitava seriamente che possedesse delle
facoltà
mentali. La logica conseguenza era che non avrebbe potuto, nonostante
fosse una
brocca magica e tutto il resto, conoscere i loro più
profondi segreti e le loro
più oscure fantasie. Insomma, era pur sempre una dannata
massa metallica.
Quando
si ritrovò in mano il sette di fiori quello
strillò –Sette di fiori, bevono i
gay!- e Draco ingoiò il proprio bicchiere, seguito a ruota
da Blaise, Justin,
Paciock (con alzata di sopracciglia di Blaise. Idiota.) e Potter.
Oh.
Sette
di picche. (Blaise)
Draco
non aveva una cotta per Potter.
Draco
aveva una colossale cotta
per Potter.
Lo
sognava ogni notte e la cosa peggiore era che non rimpiangeva affatto i
tempi
in cui ad affollare le sue fantasie erano Oliver Baston o il Cercatore
dei
Chuddley Cannons.
Merlino,
Potter non era nemmeno lontanamente appetibile
ma, per qualche strana
ragione drammatica, Draco lo trovava incredibilmente
sexy, con quei suoi capelli arruffati, i suoi occhi sinceri e
la sua voce
tutta un –ehy- (tremendo) e un
–amico- (terribilmente tremendo).
Eppure
a Draco Potter piaceva. Dannazione, non avrebbe potuto prendersi una
sbandata
per Justin?
Rabbrividì
alla sola idea ed ingoiò anche il terzo drink, non prima di
aver lanciato
un’occhiata di sottecchi a Potter per assicurarsi di aver
visto giusto.
Aveva
visto giusto.
Tre
di
picche. (Goyle)
Goyle
scelse che a bere avrebbe dovuto essere Tiger. Cielo, che fantasia.
A
volte Goyle sembrava davvero stupido
e Draco si domandò come
facesse ad essere così bravo in Aritmanzia. Non si poteva
essere degli scemi
integrali e dei geni in Aritmanzia.
Era
come un paradosso.
Un
po’
come “Malfoy è il più figo di Hogwarts
ma va dietro a l’unico gay che non se lo
scoperà mai”.
Nove
di cuori. (Tiger)
Ancora
una volta bevvero tutti e Draco cominciava a sentirsi un pochino
allegro.
Non
era ubriaco ma
si trovava in uno stato ilare
che lo indusse a scambiare i capelli della Granger per uno di quei
cappelli
russi. Come diavolo si chiamavano? Shapka?
Sei
di
cuori. (Thomas)
-Draco,
sarà fantastico.
Ci
saranno i Grifondoro e li faremo bere un
sacco e
finiranno sputtanati
alla grande- aveva detto Pansy.
E
allora perché l’unico che stava bevendo un sacco
era lui?
Con
il
sei di cuori bevevano gli uomini e, ok, c’erano un sacco di
altri uomini nella
stanza, ma lui aveva bevuto anche prima.
Insomma,
era giustificabile il fatto che la testa gli girasse. Un pochino.
Due
di
quadri. (Finnigan)
Un
turno di tregua mentre Finnigan si tracannava i due shot e Draco si
concesse un
paio di secondi con gli occhi fissi sulla gola di Potter.
Non
c’era niente di male nel fissare la gola di Potter. Insomma,
era una gola e, a
meno che non pensassero che fosse un vampiro,
nessuno avrebbe mai potuto immaginare che la cosa che più
desiderava in quel
momento fosse marchiare Potter proprio in quel punto. Un bel succhiotto
rosso e
un morso poco più in basso, giusto all’attaccatura
tra il collo e la clavicola.
Gli
piaceva pensare a quanto sarebbe stato bello assaggiare la pelle di
Potter. Di
sicuro aveva un sapore forte e maschile ed
era certo che, quando veniva
morsa, l’unico gemito che Harry emetteva non aveva niente a
che fare col
dolore.
Jack
di picche. (Paciock)
Potter
aveva cominciato a piacergli in un momento imprecisato di settembre.
No.
Potter
aveva cominciato a piacergli il 14 settembre, mentre si allentava la
cravatta
durante l’ora di Pozioni. Draco non era riuscito a togliergli
gli occhi di
dosso per il resto della lezione e aveva pensato che, cazzo, Potter era
l’uomo
più torrido sulla
faccia della terra.
Potter
si era accorto del suo sguardo –era ingenuo, ma non era
affatto stupido- e
l’aveva ricambiato con un’occhiata minacciosa che
stava a dimostrare quanto i
Cogliondoro si fidassero dei Serpeverde, nonostante avessero tradito le
loro
famiglie per lottare contro il Lord Oscuro. O quanto Potter si fidasse
di lui,
nonostante avesse abbandonato suo padre ad Azkaban, per combattere
dalla sua
parte.
-Ehm-
disse Paciock e poi –Cavolo-.
Draco,
allora, si ricordò che cosa gli aveva detto Pansy sul Jack.
Nella sua testa, la
sua voce suonava ovattata e diceva –Adesso arriva il bello,
tesoro. Con il Jack
puoi scegliere: o ti togli un vestito o la brocca ti fa una domanda sul
tuo
segreto più imbarazzante-
-E
come fa a sapere qual è?- aveva chiesto Draco
-E’
stregata, tesoro, è il mio capolavoro-.
Paciock
doveva nutrire una sincera avversità verso il suo corpo,
perché chiunque dotato
di un minimo di sanità
mentale avrebbe preferito restare in mutande piuttosto che rispondere a
una
domanda sul suo più profondo e oscuro segreto.
Alla
fine la razionalità ebbe la meglio anche su Paciock che,
arrossendo, si sfilò
la maglietta e rimase a torso nudo.
Blaise
si mosse, agitato.
Due
di
picche. (Weasley)
Weasley
bevve due volte e per due volte sputacchiò.
Re
di
fiori. (Potter)
Potter
pescò il Re e a Draco ci vollero un paio di secondi per
rammentare la
spiegazione di Pansy.
-Ma
è
il Re l’idea migliore! A volte mi domando come io faccia ad
essere così
geniale-
-Va
avanti, Pans-
-Uh,
quanto sei noioso!- aveva cercato di fare l’offesa ma non era
riuscita a
trattenersi –Con il Re la brocca ti mostra una fantasia. La
fantasia sessuale più
frequente che una persona ha-
-Fantasia
sessuale più frequente- aveva ripetuto Draco
–Ricordi che potremmo pescarlo
anche noi, il Re?-
-Per
questo il volto dell’altra persona sarà sfocato.
Ma questo non toglierà molto al
divertimento, non trovi?-.
Potter
era arrossito e Draco lo trovava sexy anche quando arrossiva.
Si
poteva trovare sexy qualcuno mentre arrossiva? Dannazione: no!
Blaise
trovava sexy le persone che arrossivano –brivido- non Draco
Malfoy.
Draco
Malfoy trovava sexy le persone che prendevano l’iniziativa e
si arruffavano i
capelli e lo sbattevano contro un muro sussurrandogli
all’orecchio come e per
quanto se lo sarebbero scopato.
Ma,
in
fondo, forse l’arrossire era superfluo, quando sussistevano
tutti gli altri
requisiti.
Tutti
si avvicinarono alla brocca e l’acqua vorticò,
formando un piccolo mulinello.
Un attimo dopo, il viso di Potter era lì, estremamente
vicino a quello di
un’altra persona che –naturalmente- era impossibile
riconoscere.
E,
cielo, Draco non poté fare e meno di irrigidirsi quando
l’immagine mostrò
Potter afferrare l’altro uomo, sbatterlo contro un muro del
corridoio e
baciarlo freneticamente sulla bocca.
L’altro
allungò le mani fino a raggiungere i suoi capelli,
affondarci, per poi spingere
il bacino contro quello di Harry ed inarcare la schiena.
E
Harry ansimava –e la sua voce era roca e rotta e ridotta ad
un ringhio- e Draco
implorò Dio o chiunque altro di imprimergli
quell’immagine nella memoria.
L’acqua
vorticò ancora e Pansy fece spallucce.
-Andiamo,
non siamo ancora troppo sobri per vedere i dettagli?-.
Draco
la odiò. Sul serio.
Tre
di
fiori. (Hermione)
Hermione
scelse di far bere Ron.
Forse
pensava che l’unico modo per portarselo a letto fosse da
ubriaco (per fortuna,
si disse Draco, lo shock non gli aveva fatto perdere il senso
dell’umorismo!).
Weasley
bevve e sputacchiò. Come al solito.
Due
di
fiori. (Finch-Fletchley)
Draco
non sapeva perché Pansy avesse voluto invitare anche un
Tassorosso. Un Tassorosso
gay, tra l’altro. Non c’erano già
abbastanza gay, in quella stanza?
Forse
Pansy era una di quelle sciroccate che si eccitavano guardando due
uomini che
si davano da fare.
Re
di
quadri. (McLaggen)
Sinceramente,
a Draco non fregava un accidenti di assistere in prima persona ad una
delle
fantasie sessuali di McLaggen, così si mise a fissare Potter.
Non
che fosse il suo passatempo preferito, ma era sempre meglio che
guardare
McLaggen mentre si divertiva alla grande con qualche ragazzina Corvonero.
Ok,
un’altra bugia. Guardare Potter era il
suo passatempo preferito e gli
piaceva perfino di più che comprarsi scarpe nuove o
diffondere falsi
pettegolezzi.
Potter
si voltò a guardarlo proprio mentre gli fissava la linea
dello zigomo destro e
accennò ad un leggero sorriso.
Lo
stomaco di Draco fece un salto, le guance gli si imporporarono e
imprecò –forse
a voce alta- ma non distolse lo sguardo e ricambiò il
sorriso.
Dieci
di cuori. (Pansy)
Pansy
si tolse la camicetta con disinvoltura e Draco dovette trattenersi per
non
sferrare a Thomas e Finnigan un pugno nello stomaco perché
quella era pur
sempre la sua migliore amica, poco importava la taglia di reggiseno.
Per
fortuna era il suo turno e l’emozione gli impedì
di fare gesti avventati.
Sei
di
quadri. (Draco)
A
lui
non capitava mai niente di divertente e non sapeva se ritenersi
fortunato.
Ancora
una volta bevvero gli uomini.
Dieci
di quadri. (Blaise)
Draco
non voleva solo scoparsi Harry,
ma voleva che lui
ricambiasse i suoi sentimenti, lo stringesse tra le braccia e gli
comprasse i
cioccolatini a San Valentino e lo portasse al mare per il suo
compleanno.
Voleva
diventare vecchio insieme a lui e pensare, nonostante le rughe e la
bava e la
mancanza di denti, “amo
quest’uomo”.
Blaise
si tolse la camicia con lentezza calcolata, centimetro dopo centimetro.
Gli
occhi di Paciock gli erano appiccicati addosso come una calamita.
Con
sommo disappunto di Draco, anche Potter diede una sbirciata.
Due
di
cuori. (Goyle)
Goyle
bevve due volte e sorrise pazientemente a coloro che lo guardavano
chiedendosi
se, per caso, qualcuno non avesse sostituito il suo whiskey con della
camomilla.
Re
di
cuori. (Tiger)
Oddio,
le fantasie di Tiger no. Qualunque cosa, ma le fantasie di Tiger no.
Purtroppo,
le regole erano regole e così l’acqua
vorticò e l’immagine di Tiger in un
enorme letto dalle lenzuola rosa cipria si materializzò
davanti agli occhi
sgranati dei presenti.
Solo
che quello a letto con lui non era una donna –il che
provocò non pochi
schiamazzi- ma un ragazzo grande e grosso almeno quanto lui.
Per
quanto potesse sembrare strano, il tutto fu estremamente romantico e
dolce e
calcolato e Draco si ritrovò e pensare che, in fondo, non
c’era niente di così
vomitevole nel guardare Tiger mentre faceva l’amore con Goyle.
-Non
hai bevuto quando hanno pescato il sette- disse perspicacemente Weasley
-E’
perché non sono gay- rispose semplicemente Tiger
–Sono bisessuale, ma l’unica
persona che amo è Goyle- e, con somma sorpresa di tutti,
scoccò al suo ragazzo
un leggero bacio sulle labbra.
Cinque
di fiori. (Thomas)
Finalmente
a bere erano le signore.
Dal
momento che Draco non toccava alcool da un paio di giri, sentiva la
nebbia nel
suo cervello cominciare a diradarsi ma continuava a sentirsi stordito.
Che
fosse tutta colpa dell’immagine di Harry che baciava
disperatamente qualcuno?
Decise
che sì, probabilmente era tutta colpa di Potter.
Cinque
di picche. (Finnigan)
Le
ragazze bevvero ancora. Fu allora che Draco si accorse che le ragazze
erano
soltanto due.
Sette
di cuori. (Paciock)
Draco
si portò il bicchiere alle labbra e lo trangugiò,
sentendo gli occhi
bruciargli.
Harry,
dall’altra parte del cerchio, alzò il suo nella
sua direzione e fece
altrettanto.
Forse,
si disse Draco, Potter era ubriaco e lo stava confondendo con qualcun
altro. Ma
Harry non aveva dato altri segni di follia, oltre al sorridergli e al
dedicargli quel brindisi.
Tre
di
cuori. (Weasley)
A
bere, questa volta, fu Harry. Di nuovo. E Draco si ritrovò a
non volere che si
ubriacasse, anche se il piano, all’inizio, era quello.
Otto
di picche. (Harry)
Harry
osservò per qualche istante la carta che teneva tra le mani
finché quella non
gli gridò in suggerimento –Io non ho
mai…-, anche se lui sembrava aver ben
chiare le regole, ma non come sfruttarle a proprio vantaggio.
Alla
fine, le labbra gli si piegarono in un leggero sorriso e Draco ebbe
paura,
paura sul serio, quando Harry sollevò gli occhi nei suoi e
sussurrò
-Io
non ho mai desiderato di fare sesso con qualcuno in questa stanza-.
Lentamente
–senza staccare gli occhi da quelli di Draco- prese il
bicchiere e bevve. Draco
pensò –Merda- mentre sentiva la sua mano
allungarsi verso il proprio bicchiere
e berlo a sua volta.
Nonostante
l’alcool lo avesse stordito, Draco non poté fare a
meno di pensare che quella
di Potter era un’ammissione.
La
cosa più strana fu che nessun bicchiere rimase pieno.
Asso.
(Grager)
-Ma,
ad essere onesta, spero di pescare l’asso. Ce ne
sarà uno
solo e
chi lo pesca diventerà il Re o
la Regina della partita. Potrà far succedere qualunque cosa,
in qualsiasi momento-
gli aveva spiegato Pansy,
orgogliosa.
Draco
aveva temuto che a pescarlo fosse lei, così, quando a
pescarlo fu la Granger,
trasse un sospiro di sollievo.
Lei
fissò la carta per un po’, corrugando le
sopracciglia. Non c’erano possibilità
che la perfetta-Grifondoro-secchiona si fosse scordata che cosa
comportasse
l’aver pescato l’Asso, così nessuno
disse niente e si limitarono ad aspettare.
-Voglio
fare un paio di scambi di posto- disse, alzandosi –Harry, vai
a sederti al
posto della Parkinson, alla destra di Malfoy. Zabini, vicino a Malfoy e
poi
Neville, io, Ron, Justin, Ernie, Parkinson, Dean, Seamus, Tiger e
Goyle-.
Pur
a
malincuore –d’accordo, niente
affatto a malincuore- Draco vide Pansy alzarsi per lasciare
il posto ad
Harry che, sedendosi, gli sfiorò una spalla con la sua.
Draco
avrebbe voluto ribattere, dire qualcosa di acido ed arguto, qualcosa
come “non
sai nemmeno sederti decentemente, Potter”, ma
pensò che avrebbe anche potuto
fare di meglio e che, in realtà, quella frase era piuttosto
patetica.
E
poi
Potter gli aveva rivolto quel suo sorriso –accidenti a
Potter- tutto labbra
carnose e stiracchiate e chi diavolo riusciva a pensare a qualcosa di
coerente,
figuriamoci di arguto, quando Potter ti sorrideva in quel modo e il suo
odore
si era già appiccicato alla tua pelle?
-Ah,
c’è un’altra cosa- disse la Granger e,
con un gesto della bacchetta, li fece
restare tutti in mutande e calzini.
Sette
di quadri. (Weasley)
Avevano
ricominciato il giro dalla sinistra della Granger, quindi toccava di
nuovo a
Weasley.
Draco
inghiottì il contenuto del proprio bicchiere e trasse un
profondo sospiro.
Stava congelando eppure
si sentiva andare a fuoco.
Era possibile?
O,
meglio, era possibile rimpiangere che quello stramaledetto Asso non
l’avesse
pescato Pansy?
Tre
di
quadri. (Finch-Fletchley)
Justin
fece bere Harry e Draco gli lanciò un’occhiata
torva.
Oddio,
adesso era pure geloso se qualcuno faceva bere Harry? Si stava
riducendo
proprio male, come quel suo trisavolo da parte di madre che aveva
deciso di
tatuarsi il nome del suo amante lungo tutto la spina dorsale, per poi
andarsene
in giro canticchiando inni all’amore eterno.
Non
era da stupirsi se era stato rinnegato e il suo nome cancellato
dall’albero
genealogico dei Malfoy.
In
realtà anche il suo nome era stato cancellato
dall’albero genealogico dei
Malfoy, quindi era libero di lanciare tutte le occhiate torve che
voleva e di
impazzire del tutto per Harry.
Certo,
non si sarebbe mai deturpato la schiena con un orribile tatuaggio, ma
sugli
inni all’amore poteva anche farci un pensierino.
Regina
di fiori. (McLaggen)
La
prima Regina della partita era capitata a McLaggen. Draco ricordava
vagamente
che Pansy l’aveva definita“donna
dell’amore” perché
chi la pescava poteva obbligare
qualcuno a baciare qualcun altro (come logica vuole).
McLaggen
si guardò attorno con aria seria e poi allungò la
sua faccia squadrata in un
sorrisone disgustoso.
-Ron
devi baciare Hermione- esclamò come se avesse avuto chissà
che lampo di genio.
Lo
sapevano tutti che quei due si morivano dietro vicendevolmente, ormai
perfino
Paciock se ne doveva essere accorto!
Ma
nessuno obbiettò e così un Weasley tutto rosso ed
imbarazzato schioccò ad una
Granger altrettanto rossa ed imbarazzata un veloce bacio sulle labbra.
-Ehm-
disse Ron. Poi Hermione l’afferrò per i capelli e
gli ficcò la lingua in bocca.
Fantastico.
Incubi per un mese.
Regina
di picche. (Pansy)
Come
aveva potuto pensare di salvarsi? Come?!
Era
ovvio che Pansy avrebbe preso il potere prima o poi e
l’avrebbe obbligato a
baciare Harry. Quella dannata stronza l’avrebbe obbligato a
dargli un lento e
meraviglioso bacio su quella bocca che sembrava fatta apposta per
incastrarsi
con la sua, come uno di quei puzzle che Tiger e Goyle facevano durante
le
vacanze di Natale.
La
bocca di Draco divenne improvvisamente secca mentre il cuore gli
martellava
nelle orecchie.
-Finnigan-
mormorò Pansy –Baciami- e
così dicendo se lo tirò contro.
Draco
l’odiava. Oh, quanto la
odiava.
Sei
di
fiori. (Thomas)
Quando,
finalmente, Pansy si era decisa a lasciar andare Finnigan
(c’erano modi più discreti per
uccidere i Grifondoro), aveva
rivolto a Draco un’occhiata di scusa, salutandolo con due
dita.
Lui
doveva averle lanciato uno sguardo davvero buffo perché
Pansy era scoppiata a
ridere a crepapelle.
Mentre
Draco beveva il proprio shot, sentì gli occhi di Harry
fissargli le labbra.
Quando si voltò verso di lui, però, Potter stava
schizzando d’occhio alla
Granger.
Quattro
di quadri. (Finnigan)
Gli
etero bevvero e Weasley, wow, sputacchiò.
Sei
di
quadri. (Tiger)
Gli
uomini bevvero e, ancora una volta,
Draco
sentì lo sguardo di Harry carezzargli le labbra. Questa
volta, però, riuscì ad
intercettare i suoi occhi prima che scappassero da un’altra
parte.
Draco
non aveva mai pensato che ci fosse anche una sola, remota,
possibilità di poter
piacere ad Harry. Si era rassegnato all’idea che i suoi
sentimenti non
sarebbero mai stati ricambiati, se non in qualche assurda –ma
deliziosa-
fantasia.
Ma
adesso qualcosa era cambiato e Draco poteva sentire
l’illusione scivolargli
sulla pelle e ghermirgli i sensi.
Non
doveva cedere. Non poteva cedere.
Aveva sofferto abbastanza
e non poteva permettere che un po’ d’alcool
mandasse a puttane la corazza che
si era costruito con tanta fatica.
Harry
sollevò il proprio bicchiere e lo bevve tutto d’un
fiato.
Dieci
di picche. (Goyle)
Goyle
si tolse, tristemente, i calzini.
Draco
ringraziò mentalmente la Granger per averglieli fatti tenere.
Regina
di quadri. (Harry)
Fantastico.
Ecco la terza occasione di baciare Harry che se ne andava
così. Stronza.
Harry
gli lanciò un’occhiata e poi distolse lo sguardo.
-Zabini-
disse Harry e Draco, per un istante, ebbe paura che gli chiedesse di
essere
baciato –E Neville-.
Blaise
si voltò verso Paciock e lo studiò per un
po’.
Paciock
stava praticamente tremando ed
era così patetico che
Draco si sentì un vermicolo
quando si rese conto che quel fastidioso prurito alle mani era invidia.
Cielo,
non era invidioso di
Blaise, era semplicemente
invidioso del fatto che quei due ce l’avessero fatta e del
modo in cui Blaise
aveva poggiato una mano sulla guancia di Paciock e aveva avvicinato i
loro due
visi per poi far incontrare le loro labbra.
C’era
qualcosa di orribile in tutto quello. Di orribilmente fantastico,
certo, ma sempre
orribile era.
Regina
di cuori. (Draco)
Cazzo.
Cazzo. Cazzo.
Draco
fissò la dannata Regina sorridente mentre gli sventolava
davanti un gigantesco
cuore rosso acceso.
Quella
era la sua ultima possibilità
di baciare Harry e la
cosa peggiore era che dipendeva solo da
lui. E lui era un codardo, un
codardo monumentale. Da bambino aveva avuto perfino paura degli spiriti
e aveva
continuato a nascondersi sotto al letto finché sua madre non
aveva ordinato a
due elfi domestici di fare la guardia davanti alla porta della sua
cameretta.
Draco
non poteva chiedere
ad Harry di baciarlo,
sarebbe stato come ammettere quello che provava per lui.
E
se
si fosse sbagliato? Se tutti quei segnali non fossero stati altro che
un’illusione? Se Harry pensava ancora che fosse un ragazzino
egocentrico e
viziato, magari nemmeno interessante, con il viso dai tratti troppo
aguzzi e
delle labbra troppo piccole? Se Harry non l’avesse trovato
intrigante? Se
quello che Harry voleva era solo prenderlo un po’ in giro per
ottenere la sua
piccola vendetta a tutte le offese e gli insulti e i battibecchi? Se
Harry non
l’avesse trovato nemmeno lontanamente
attraente e
avesse risposto
al bacio irrigidendosi e tenendo gli occhi aperti, non vedendo
l’ora che Draco
si staccasse?
Draco
sollevò gli occhi e guardò Harry.
Ma,
in
fondo, anche se si fosse umiliato e se Harry poi avesse riso di lui,
aveva
qualche importanza? Aveva più importanza di un suo bacio?
No.
-Io…-
mormorò Draco e Harry si sporse e gli chiuse la bocca con la
propria. La carta
scivolò via dalla mano di Draco e cadde sul pavimento.
Harry
si allontanò, ma non abbastanza perché il suo
fiato smettesse di accarezzargli
le labbra.
-Ho
frainteso?- sussurrò
-Come?-
bisbigliò Draco, stordito
-Ti
ho
chiesto se ho frainteso-.
Draco,
allora, si accorse di non aver mosso nemmeno un muscolo e che,
probabilmente,
ad Harry era sembrato di baciare la sua scultura al Manor, piuttosto
che lui.
E
così
lo afferrò per le spalle e lo baciò ancora,
questa volta infilandogli le mani
tra i capelli e mordendogli le labbra, come si conviene ad ogni buon
baciatore
che si rispetti.
Harry
gemette contro la sua bocca e morse a sua volta, con molta
più foga di quanta
Draco si sarebbe aspettato.
Baciare
Harry era qualcosa di straordinario, paragonabile solo al baciare Harry
nella
fantasia di Draco.
-Oddio-
biascicò Harry -Sento che sto per morire-
-Oh,
non provarci nemmeno. Prima voglio scoparti, Potter-.
Quattro
di picche. (Blaise)
Harry
era tornato al suo posto con uno strano sguardo negli occhi. A Draco
era parso ferito.
Otto
di quadri. (Paciock)
Non
poteva essere ferito. Non aveva alcun
motivo di
essere ferito.
Draco l’aveva baciato così appassionatamente che
gli facevano male anche le
tonsille, il che non aveva affatto senso.
E
poi
perché diavolo la sua mano si stava avvicinando al bicchiere?
-Che
succede?- domandò
-Neville
ha pescato un otto- disse Blaise –E ha detto “Io
non sono mai stato
innamorato di qualcuno presente in questa stanza”-
spiegò, bevendo il
proprio whiskey.
Draco
guardò Harry mentre riponeva il proprio bicchiere svuotato
e, bevendo, gli
venne in mente cosa poteva aver sbagliato.
Quattro
di fiori. (Granger)
Non
era mai stato bravo con i sentimenti, forse perché nessuno
gli aveva mai
insegnato cosa fossero.
Sua
madre e suo padre l’avevano educato nella convinzione che le
smancerie
indebolissero e le dimostrazioni d’affetto non fossero altro
che gesti futili
da fare ogni tanto, per ricordargli che gli volevano bene.
Draco
aveva iniziato a riversare il suo amore sul suo peluche preferito
–una versione
violetta di uno Snaso-. Nonostante avesse posseduto un migliaio di
giocattoli
–perché quello era il modo giusto di
dimostrare ai propri figli
quanto li si amasse, a detta di Lucius- lo Snaso Prince era
sempre stato indiscutibilmente
il suo preferito, nonostante le toppe e i rammendi e la mancanza di un
occhio,
forse due.
Draco
aveva passato la gran parte della sua infanzia a giocare con Prince,
mentre i
suoi genitori si preoccupavano di trovargli i migliori insegnanti di
Latino,
Matematica e Geografia.
Quando
suo padre aveva gettato Prince nell’immondizia
perché troppo vecchio e lercio,
Draco era rimasto definitivamente solo con tutte quelle nozioni e
nessuno con
cui condividerle.
Re
di
picche. (Weasley)
Weasley
aveva pescato l’ultimo Re.
Com’era
da aspettarsi lo specchio d’acqua mostrò la Sala
Comune Grifondoro e un Weasley
tutto nudo (incubi per i prossimo dieci millenni) che cavalcava con
passione
davvero virile e sudaticcia una
figura minuta.
Suvvia,
i capelli della Granger erano riconoscibili nonostante
l’immagine sfocata.
Dieci
di fiori. (Finch-Fletchley)
Anche
il Tassorosso si tolse i calzini.
-Grazie,
Granger- sospirò Draco e troppo tardi si rese conto di
averlo detto ad alta
voce.
-Non
c’è di che, Malfoy- rispose lei, sorridendogli
allegra.
Cinque
di cuori. (McLaggen)
Pansy
e la Granger scolarono i loro bicchieri con un’insana foga.
Draco
guardò Harry. Era abbattuto ed era evidente e, Merlino, detestava vedergli
quello sguardo in faccia.
Ma
lui
non aveva mai avuto una relazione e nemmeno qualcosa che vi si
avvicinasse (a
meno che scopare con Blaise vi si avvicinasse). Ma con Harry voleva
provarci
davvero, solo che non sapeva da che parte cominciare.
Gli
sembrava che tutte le parole che fino a quel momento avevano avuto un
significato così semplice, fossero diventate
all’improvviso complicate e
sbagliate in quel contesto.
Jack
di quadri. (Pansy)
Pansy
studiò i propri calzini e Draco pensò “toglieteli,
togliteli, toglieteli!”.
Ma
la
sua migliore amica –o presunta tale, giunti a questo punto-
non sembrava dello
stesso avviso e scelse la domanda.
L’acqua
nella brocca vorticò e poi, una ad una, delle eleganti
lettere dorate apparvero
sulla superficie per comporre la sua condanna a morte.
-Di
chi è innamorato Draco Malfoy?- lesse
McLaggen
-Non
è
giusto!- protestò Draco, sull’orlo di una crisi
isterica –Questo gioco è assolutamente terribile
e quella brocca è truccata.
La domanda dovrebbe riguardare
Pansy, non me, Pansy!- piagnucolò.
-Di
Harry Potter- disse Pansy.
Draco
implorò di morire. Oh, sì, proprio in
quell’istante.
Jack
di cuori. (Thomas)
Harry
guardò Draco.
Ok,
la
Morte si era presa un paio di giorni di vacanza, meglio ripiegare
sull’ironia.
-Naturalmente
oltre alla scopata voglio anche i cioccolatini a San Valentino- disse,
puntando
gli occhi sulle proprie ginocchia. Ma quant’erano
interessanti e pallide e
rotonde…
Harry
poggiò le labbra sul suo orecchio.
-A
me
non piace la cioccolata. Preferirei scoparti, a San Valentino- disse e
gli
morse il collo, proprio dove Draco avrebbe voluto morderlo a lui.
Thomas
si tolse i calzini.
Otto
di cuori. (Finnigan)
-Io
non ho mai…- disse Finnigan –fatto sesso-.
Non
bevvero Paciock (-sai che novità, Blaise-), la Granger,
Weasley e Harry.
Draco,
stranamente, non la trovò una cosa imbarazzante e nemmeno
fastidiosa.
Mentre
Harry lo studiava, chiedendosi cosa stesse pensando, Draco si
sentì l’uomo più
fortunato sulla faccia del Pianeta. C’erano diverse cose che
aveva scoperto di
se stesso durante quella serata, ma la più sbalorditiva era
che, nonostante le
sue fantasie fossero sempre state popolate da uomini che sapevano
esattamente
dove mettere le mani, il fatto che Harry fosse vergine lo riempiva di
una
strana euforia.
Sarebbe
stato il primo per Harry e anche l’ultimo.
Nove
di picche. (Tiger)
Bevvero
tutti quanti e Draco ebbe come la sensazione che qualcosa, nel mondo,
avesse
fatto crack e
fosse tornato al suo posto,
proprio dove nessuno aveva mai immaginato che dovesse stare.
Nove
di fiori. (Goyle)
Era
come una rimpatriata, persone con un passato in comune ma vite diverse
che non
si vedevano da anni e che, all’improvviso, si ritrovano a
bere insieme
rendendosi conto di avere un sacco di cose in comune.
Non
avevano detto niente, ma era come se avessero parlato per tutto il
tempo.
Voldemort
era stato dimenticato e c’era voluto un anno di scuola, ma
alla fine avevano
dimenticato anche tutto il resto.
Jack
di fiori. (Harry)
-Oh,
beh- disse Harry –Tanto vale rispondere a questa domanda-.
L’acqua
vorticò precipitosamente ma le lettere dorate comparvero
sulla superficie con
una lentezza esasperante.
Draco
le lesse con il cuore in gola sperando –e temendo- che
dessero una risposta
chiara anche per lui.
-Chi
sogni ogni notte, Harry Potter?-.
Harry
sorrise.
-Te,
Malfoy-.
Quattro
di cuori. (Draco)
Gli
etero bevvero e, per far loro compagnia, anche i gay svuotarono i loro
bicchieri.
Otto
di fiori. (Blaise)
Draco
si sporse verso Harry così, tanto per essere sicuro che si
fossero capiti.
-Sai
che adesso dovrai portarmi fuori a cena?- chiese con un tono che avrebbe
dovuto essere
malizioso. Harry lo
interpretò per quel che era in realtà.
-La
considero la mia nuova missione di vita-.
Blaise
si schiarì la voce
-Io
non ho mai pensato che questa è stata la serata
più strana che io abbia mai
passato. E anche la più fenomenale-.
Questa
volta Draco non rimase sorpreso quando si accorse che nessun bicchiere
era
rimasto sul tavolo.
eHm…
Eccomi
qui col mio solito –e spesso noioso- commento.
Non ho molto da dire su questa storia tranne che adoro
questo gioco, nonostante la nausea e l’emicrania
del giorno
dopo. Adoro anche Draco ubriaco e i suoi pensieri sconnessi e- per chi
non l’avesse
ancora capito- adoro anche la coppia Blaise/Neville e non è
un caso se ne parlo
in ogni fanfic –messaggi subliminali?!
Quali messaggi subliminali?!-.
Purtroppo
in questo periodo sono sommersa dallo studio e
non ho la possibilità di lavorare alla long fic che sto
scrivendo come vorrei,
quindi per vederla postata dovrete aspettare ancora un po’
^__- (ma non
disperate, arriverà, prima o poi!).
Prima
che me ne dimentichi, volevo scusarmi con tutte le
persone fantastiche che hanno commentato l’ultimo capitolo di
“Ab assuetis no
fit passio”: vorrei davvero rispondere alle vostre
recensioni, ma non trovo il tempo.
L’università sta risucchiando tutte le mie energie
e non mi lascia nemmeno il
tempo di scrivere (anche se ogni tanto sgarro e lo faccio lo stesso
-.-. Se mi
bocceranno all’esame sarà tutta colpa di Potter).
Credo
di aver detto tutto e di avervi annoiati
abbastanza.
Spero
che questa storia –che potete considerare come il
mio personale regalo di Natale e anno nuovo tutto insieme (anche se in
ritardo)-
vi sia piaciuta e vi abbia fatti divertire almeno un po’.
Con
affetto,
Nischino