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Autore: DaughterOfDawn    09/01/2012    5 recensioni
Riflessione sul rapporto tra i due gemelli. Yukio vuole solo proteggere suo fratello dal mondo finché non sarà pronto a fronteggiare il suo destino e desidera essere al suo fianco quando Rin affronterà loro padre. Non gli importa che suo fratello ricambi i sentimenti che ha per lui contro ogni logica morale, vuole solo restargli accanto. Pochi giorni prima del loro compleanno i due gemelli decidono di spendere una giornata insieme, ma una missione improvvisa per Yukio interferisce con i loro piani. Rin rimane così da solo ad affrontare uno strano senso di pericolo che non smette mai di tormentarlo nonostante tutti i suoi sforzi e a riflettere su certi comportamenti che Yukio ha nei suoi confronti quando meno se l'aspetta. [Yukio x Rin, shonen-ai]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rin Okumura, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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La giornata seguente passò come in un sogno e Rin arrivò a dubitare di non essersi mai svegliato davvero. Non aveva voglia di vedere nessuno né di fare nulla. Nonostante le insistenze di Kuro si rifiutò di toccare cibo sostenendo di avere la nausea e, dopo aver tentato di trovare qualcosa da fare che potesse distrarlo, si arrese e si rintanò in un angolo del letto dove restò quasi immobile per tutto il tempo, le ginocchia portate al petto e il mento appoggiato su di esse. I suoi occhi azzurri erano persi nel vuoto di fronte a lui e, come era successo in ospedale la sera prima, era avvolto dalla più totale apatia. Il suo famiglio cercò in ogni modo di smuoverlo, ma alla fine fu costretto a desistere e, dopo aver temporeggiato nella stanza per un po’ lanciando al suo amico continue occhiate preoccupate, si decise a lasciare il dormitorio, decidendo che Rin non rappresentava un pericolo per sé stesso e che la sua presenza era solo un disturbo per il dolore del ragazzo.

Il mezzo demone quasi non si accorse di essere rimasto solo, ma in fondo non gli importava. Considerando lo stato in cui si trovava si sarebbe sentito isolato come in mezzo al nulla anche se fosse stato in mezzo alla folla più fitta. Comunque quel poco di lui che registrò la sparizione della creatura quasi se ne rallegrò, perché in quel momento non aveva nessuna voglia di interagire, soprattutto per finire il discorso della sera prima. Si lasciò sfuggire un sospiro. Era proprio patetico, anzi di più, faceva pena, su questo non c’erano dubbi. Non poteva andare avanti così fino a quando Yukio non si fosse svegliato, supponendo di dare fiducia alle parole di Mephisto e di credere che l’avrebbe fatto. Eppure, nonostante considerasse più che ridicolo lo stato in cui si trovava non aveva né la forza né la volontà di cambiarlo, non quel giorno almeno. Aveva ancora bisogno di smaltire gli eventi che gli erano crollati addosso senza preavviso. E poi c’era quella maledetta incertezza che lo teneva sospeso tra speranza e sconforto, consumandolo sempre di più con la lentezza infinita dei secondi che passavano. Avrebbe dovuto reagire, sapeva che se fosse rimasto lì, rintanato dentro sé stesso, non avrebbe ottenuto altro che stare ancora più male. C’era una voce nella sua testa che lo ripeteva di continuo come una cantilena, la voce della ragione forse. Ma in fondo lui non l’aveva mai ascoltata se non in circostanze molto particolari.

Il cielo coperto di nuvole mandava dentro la stanza una luce grigiastra, che, notò Rin, non avrebbe potuto essere più deprimente. Di solito lui odiava quel tipo di clima, trovava sempre qualche epiteto non troppo gentile con cui apostrofarlo, ma in quel momento quel cielo era l’unica cosa che mostrasse di capire come si sentiva lui, privato della bellezza del suo azzurro intenso ed etereo, derubato della luce del suo astro. Gli venne quasi da ridere. Ora stava anche diventando melodrammatico. Ogni scusa era buona per pensare ad altro, ogni sforzo mentale, anche il più stupido ed inutile, era il benvenuto se poteva rimandare ancora per un po’ lo scontro con la realtà urgente ed inevitabile. Ecco, forse era proprio quello ciò che gli dava più fastidio, l’ineluttabilità di alcuni avvenimenti che si sottraevano quasi con scherno a tutti i suoi tentativi di modificarne il corso. E il più antipatico di tutti era la morte stessa. Quella bastarda se ne era sempre fregata alla grande dei suoi sofferti sforzi, passandogli davanti senza fatica e costringendolo ad assistere al suo trionfo. Perché mai non avrebbe dovuto comportarsi così anche quella volta? Avrebbe lasciato andare la sua preda solo perché c’era un pazzo che era convinto che l’avrebbe fatto? Rin aveva i suoi dubbi. Se doveva accadere sarebbe accaduto. Discorso chiuso. O almeno in teoria avrebbe dovuto esserlo. Perché lui non l’avrebbe accettato, non un’altra volta.

Fiumi di ricordi lo invasero insieme al dolore che si erano sempre portati dietro e che sempre si sarebbero portati. Potevano anche averlo perdonato, poteva anche essersi perdonato, ma mai avrebbe potuto liberarsi di quella catena di sofferenza. Voci, fiamme, una pozza di sangue. La notte in cui aveva perso la persona che aveva permesso che lui rimanesse in vita. Il gesto d’amore più grande e al tempo stesso forse l’errore più imperdonabile di una vita che avrebbe tanto voluto vedere ancora intrecciata alla sua e a quella di Yukio, ma che era loro stata strappata ingiustamente. O forse era quella la punizione per quello che era, il contrappasso per il peccato che scorreva nelle sue vene sotto forma di sangue. Vedersi togliere una ad una le persone più care, vederle morire inesorabilmente ed inutilmente per lui. Quel pensiero fece ancora una volta traballare il suo torpore interiore con un brivido doloroso. Circondò le ginocchia con le braccia e le strinse ancora di più al petto. Possibile che la sua mente finisse sempre e solo in quella direzione? Ci doveva essere una ragione. O forse aveva ragione Kuro e lui non faceva altro che autocommiserarsi, convinto che servisse a fare il bene degli altri mentre in realtà non era altro che un misero atto di egoismo.

Scosse il capo, esasperato. Non doveva pensarci. Si sforzò di dirigere le sue riflessioni altrove, cercando a tentoni qualunque altro argomento che non gli parlasse di morte e della sua sofferenza presente. Ma i suoi pensieri tornavano sempre allo stesso punto, per quanto lui annaspasse in mezzo a loro cercando di distoglierli. Suo fratello. Forse iniziava a capire perché Mephisto gli aveva impedito di vederlo. Già solo immaginarselo pieno di sangue, i vestiti neri, bruciati e la carne martoriata dalle ustioni, immobile con gli occhi serrati gli faceva venire la nausea. Vederlo in quello stato, saperlo per davvero con quelle piaghe e incosciente lo avrebbe fatto impazzire di rabbia e di dolore. Avrebbe compiuto ciecamente qualche atto scosiderato, di sicuro. Non poteva dare così torto al preside. Però, dall’altro lato, trovarselo davanti vivo, anche se non cosciente, avrebbe forse alimentato la sua fievole ma combattiva speranza. Ripensò quasi istintivamente all’ultima volta che lo aveva visto. Erano così dannatamente vicini, troppo vicini. Si era perso negli occhi di suoi fratello, quei dannati occhi blu oceano che spesso lo avevano lasciato interdetto con la loro impassibilità e che altrettanto di frequente lo avevano sorpreso con i loro lampi appassionati, fugaci quanto intensi. Si sentì avvampare e istintivamente affondò il volto nelle maniche del pigiama. Ma che pensieri andava a fare?! Yukio era suo fratello gemello, dannazione, non avrebbe dovuto avere certe reazioni pensando a lui. Era anche il fratello che lo aveva baciato, però. E, come aveva giustamente detto Shima la sera prima, c’era solo un motivo che potesse spiegare un gesto del genere, e poco importava quando in teoria fosse sbagliato nel loro caso. Borbottò qualche imprecazione tra i denti. Perché gli venivano in mente quelle cose? Erano quasi peggio dei suoi pensieri patetici di prima. Eppure sapeva che non poteva scartare neanche quella questione, per quanto scomoda fosse. Avrebbero dovuto affrontarla prima o poi. A meno che Yukio non avesse perso la memoria a causa di qualche complicazione dovuta al coma, rimuovendo il giorno della sua partenza. Ma era troppo semplice per divenire realtà, sarebbe stato troppo facile per lui far finta di nulla. Sempre che fosse possibile fingere di essersi dimenticato di una cosa del genere. Un altro sospiro gli sfuggì dalla labbra. Forse non era una cattiva idea sfruttare quella sua apatica calma innaturale per riflettere in modo vagamente obiettivo sulla faccenda. E poi non aveva nulla da fare. I suoi ricordi volarono di nuovo a quell’ultima scena, ai loro respiri che si mischiavano, all’espressione strana negli occhi di Yukio, alle labbra fredde ma appassionate premute contro le sue in un bacio che era durato una vita e un istante. Non aveva avuto il sapore di marcio che accompagnava la colpa, forse solo il brivido del proibito, la vertiggine di infrangere una regola fondamentale ma pur sempre convenzionale. Ma non era solo quello. C’era molto di più, una leggerezza e una dolcezza, una pura sincerità che male si addiceva a un peccato tanto rigettato dalla legge, sia religiosa che civile, e che aveva lasciato dietro di sé incertezza e confusione ma non il senso del fallo. Poteva davvero essere così sbagliato?

Tornò a sollevare la testa, puntando lo sguardo nuovamente fuori dalla finestra. La luce gli ferì gli occhi, cosa che gli fece supporre di essere rimasto con le palpebre serrate più a lungo di quello che aveva creduto. La luminosità aveva cominciato lentamente a diminuire, segno che il sole doveva aver già superato il mezzogiorno. In fondo il tempo non era scorso così lentamente come pensava. Era rimasto seduto senza cambiare posizione per delle ore e il torpore indolenzito delle sue membra sembrava confermarglielo. Poi era lui quello che prendeva in giro il suo gemello se passava le giornate seduto alla scrivania a studiare o a compilare rapporti. Almeno Yukio si dedicava qualcosa, non perdeva tempo come stava facendo lui in quel momento. Se i ruoli fossero stati invertiti, se ci fosse stato lui in coma, di certo suo fratello non sarebbe rimasto seduto a disperarsi sul letto. Si sarebbe gettato nel lavoro o nello studio, anche se era sicuro che neanche quel genio sarebbe riuscito a staccare i suoi pensieri dal fratello sdraiato nel letto d’ospedale. E in fondo quella cosa lo confortava. Forse Yukio avrebbe insistito per vederlo anche se Mephisto gli avrebbe consigliato di non farlo, se ne sarebbe fregato dello stato in cui avrebbe potuto trovarsi. Ma in fondo era sempre lui che lo curava quando tornava a casa pieno di graffi e lividi e poi era una specie di medico pure lui. Avrebbe addirittura obbligato gli infermieri a dargli il permesso di occuparsi della sua terapia e di cambiargli le fasciature. Se lo immaginava, seduto nella sua camera di fianco al letto, con i libri e quei dannati rapporti, intento a preparare una lezione o a correggere i compiti in classe, che alzava ogni tanto la testa per rivolgergli qualche commento sarcastico. Non sarebbe stata la prima volta dopotutto. Si lasciò sfuggire una risata amara. Lui non ne sarebbe mai stato capace. Tutta quella calma, anche se forse era solo apparente, di fronte all’ombra della morte. Ma Yukio aveva un modo tutto suo di temere e disprezzare le cose. E avere la Morte seduta di fianco in un corridoio d’ospedale non gli avrebbe impedito di continuare a farlo. Anche in quel momento, in un certo senso, lo stava curando, con quei ricordi forse tanto insignificanti ad occhi esterni ma che per loro erano tutto. In fondo non c’erano mai state grandi parole o dimostrazioni estrose tra loro, ma piccoli gesti e sguardi intrisi di significato. E mai come ora Rin ne era stato conscio.

Non poteva lasciarsi andare in quel modo. Insomma, era lui il maggiore, doveva essere lui a dare il buon esempio a suo fratello non il contrario. Peccato che alla fine era sempre lui quello che aveva bisogno di essere spronato. Ma questa volta non c’era Yukio a venire a tirarlo giù dal letto, avrebbe dovuto farlo da solo. Poteva dimostrare che era forte e che sapeva controllare le sue emozioni e la sua interiorità. Non era altro che un ulteriore allenamento, un passo in più verso l’acquisizione di quel controllo di cui aveva bisogno per riuscire a sconfiggere il loro nemico. Tolse le braccia dalle ginocchia e cercò di alzarsi, ma il suo corpo protestò notevolmente, tutto intorpidito. Lui sbuffò decidendo però di aspettare un attimo e si sporse per prendere la sua molletta. Aveva un certo languorino in effetti. Alla festa non aveva mangiato molto e quindi era praticamente un giorno che non toccava cibo. E di certo anche Kuro doveva essere piuttosto affamato. Gli avrebbe fatto trovare il suo piatto preferito per quando sarebbe tornato. In fondo se lo meritava, la sua presenza gli era stata come sempre preziosissima.

Fece un altro tentativo, questa volta riuscito, di sollevarsi e fissò indietro la frangia con la forcina, dirigendosi poi verso la cucina. Era giunto il momento di rendersi utile, aveva poltrito fin troppo. Più tardi avrebbe chiamato Mephisto per farsi dare notizie. E il giorno dopo magari avrebbe potuto fare uno squillo ai suoi compagni e spiegare loro la situazione. Ma era meglio fare una cosa alla volta. Prima avrebbe cucinato, poi avrebbe pensato a tutto il resto.

 

Durante la notte le nuvole avevano finalmente lasciato libero il cielo, permettendo così al sole invernale di mostrarsi nella sua pallida lucentezza nel cielo chiaro del mattino. L’aria fredda entrava dalla finestra socchiusa della stanza da letto dei gemelli, portando con sé l’odore umido della neve a qualche raggio di luce. Rin aveva preso sul serio la sua decisione di uscire dalla passività in cui gli eventi della notte precedente lo aveva gettato e si era dato da fare per restare occupato, pulendo l’appartamento da cima a fondo e dandosi ad esperimenti culinari di vario tipo in compagnia di Kuro. In quel momento i due erano seduti di fronte al forno chiacchierando e guardando la torta che il mezzo demone aveva appena infornato lievitare lentamente sotto l’azione del calore. Il famiglio cercava di mostrarsi allegro e di contagiare anche il ragazzo per distrarlo da eventuali pensieri tristi. Comunque l’umore di Rin era visibilmente migliorato, anche se lui restava avvolto da un’insistente malinconia, alimentata dal fatto che quel giorno era il compleanno suo e di suo fratello. Si era però sforzato di non lasciarsi andare e, nonostante avesse declinato con delle scuse gli inviti dei suoi amici di uscire per festeggiare la ricorrenza, aveva deciso che avrebbe passato una bella giornata con Kuro, celebrando quell’occasione in famiglia come avrebbe voluto fare con Yukio. Gli sarebbe piaciuto avere il suo gemello con sé, ma si era consolato dicendosi che avrebbero recuperato quando l’altro si sarebbe svegliato e aveva considerato l’idea di andarlo a trovare. In fondo il giorno prima Mephisto gli aveva telefonato dicendogli che aveva fatto trasferire il giovane esorcista dall’ospedale a casa sua visto che le sue condizioni sembravano essersi stabilizzate e anche perché così avrebbe potuto tenerlo d’occhio meglio o, usando le sue esatte parole, “controllare eventuali sviluppi imprevisti”. Il ragazzo non aveva afferrato il significato preciso di quell’ultima frase, ma non ci aveva fatto molto caso. Ormai era più che abituato alle stranezze e ai misteri del preside. Conoscendolo, quella frase avrebbe potuto non contenere alcun significato particolare e quel pazzo poteva averla usata solo perché era d’effetto. Oppure avrebbe potuto voler dire tutto.

‘Quanto ci vorrà perché la torta sia pronta?’domandò Kuro agitando lentamente le code. ‘Guardarla mi mette una certa fame…’.

“Una mezz’ora circa, non di più”rispose il mezzo demone con un sorriso. “Poi sono io quello goloso, eh, Kuro? Spero solo che mi sia uscita bene!”.

‘Sarà di sicuro una meraviglia. L’hai fatta tu quindi è garantito!’fece il famiglio con l’aria di chi la sa lunga. ‘Però cerchiamo di non mangiarcela tutta in una volta o ci verrà un’indigestione!’.

“Ovvio. L’ho fatta da tre porzioni decisamente abbondanti quindi mangiarla tutta in due non è il massimo”sospirò Rin passandosi una mano nei capelli. “So che è stupido, ma quasi quasi spero che Yukio si svegli direttamente oggi. Sarebbe il regalo di compleanno più bello che io possa desiderare. Ma è altamente improbabile…”.

‘Mai dire mai, Rin. Magari nel suo subconscio sa che oggi è il vostro compleanno e, se il suo corpo glielo permette, si sveglia proprio per farti quel regalo che vuoi tanto. È capitato in alcuni casi che le persone emergessero dal coma in giorni che per loro rappresentavano qualcosa di speciale’.

Il ragazzo gli lanciò uno sguardo poco convinto. “Mi sembra un po’ strano. Secondo me è solo una coincidenza. E, anche se fosse, non è detto che succeda proprio in questa occasione. In fondo è solo un compleanno…”borbottò.

‘Solo un compleanno, dici? Per Yukio tu sei la persona più importante al mondo e quindi tutto ciò che ti riguarda è importante. E non negarlo, lo sai benissimo anche tu’lo riprese Kuro scuotendo il capo davanti a quell’ostentata quanto falsa testardaggine. ‘E, anche se non lo ammetterai mai neanche sotto tortura, per te è lo stesso. Ce ne siamo accorti tutti che tu e tuo fratello avete un legame speciale, anche se sembra quasi che non facciate altro che discutere tutto il giorno!’.

A quelle parole il volto di Rin andò in fiamme. Era ovvio che il suo famiglio non intendeva quello che era andato a pensare lui, ma le sue parole gli avevano ricordato troppo quelle che Mephisto gli aveva rivolto non senza malizia quella sera sulla terrazza della True Cross. Imprecò mentalmente contro il preside per l’ennisima volta e si schiarì la gola cercando di darsi un contegno. “Pensala come ti pare…”riuscì a dire, volgendo lo sguardo altrove imbarazzato.

‘Ti senti bene, Rin?’domandò la creatura, guardandolo attentamente. ‘Sei tutto rosso. E riesco a sentire il tuo imbarazzo. Ho detto qualcosa che non dovevo?’.

“Ma va, figurati! No, no, stavo solo pensando…”si affrettò ad rassicurarlo il mezzo demone agitando le mani davanti a sé. “E non c’entra Yukio, non pensarci neanche!”.

‘Ehm, Rin, non mi era passato neanche per la testa che potesse essere tuo fratello a metterti in imbarazzo…Ma a quanto pare c’entra lui. Che è successo? Per caso è questa l’altra cosa che ti tormentava, quella che non mi hai voluto dire?’.

Il ragazzo avvampò ancora di più. Proprio antisgamo, non c’era nulla da dire. E adesso? Cosa avrebbe dovuto dire? ‘Oh, no, no, Kuro, non è nulla. Vedi, io e Yukio ci siamo baciati come di solito dovrebbero fare gli amanti e non ifratelli e ho il sospetto che lui si sia innamorato di me! E io? Be’, non lo so, sai, la cosa è un attimino illegale e moralmente sbagliata, però non posso fare altro che pensare a quel bacio e a quanto siano belli gli occhi di Yukio!’pensò sarcastico, immaginando lo shock che il suo famiglio avrebbe potuto prendersi se gli avesse confessato qual era il vero motivo del suo turbamento. “Ehm, senti, Kuro, non credo sia…Non mi sento ancora di parlartene”biascicò alla fine, cercando di suonare convincente. “Insomma, riguarda anche Yukio e quindi…Dobbiamo discuterne. Un giorno te lo diremo, promesso!”. Si pentì immediatamente di quello che aveva detto. Non tanto per quello che Kuro avrebbe potuto pensare, era quasi impossibile che il suo amico capisse davvero cos’era che lui e Yukio gli stavano nascondendo, ma piuttosto perché alle sue stesse orecchie suonava come se quel qualcosa fosse molto di più di un singolo bacio.

‘Come vuoi, Rin, aspetterò’annuì la creatura, lanciandogli uno sguardo strano. ‘Cerca di non fare casini però. Non so perché ma ho l’impressione che nemmeno tu sappia esattamente che cosa mi stai nascondendo’.

Lui rimase immobile per un attimo, colpito da quelle parole. In effetti Kuro non aveva tutti i torti. In fondo aveva ammesso con sé stesso di non sapere cosa pensare al riguardo. E avrebbe preferito non saperlo mai da un certo punto di vista. Aprì la bocca per ribattere, ma qualcuno bussò alla porta, impedendogli di esprimersi.

Il ragazzo si alzò e si diresse verso l’ingresso, pensando che si trattasse di qualche suo compagno di classe che non era stato convinto dalle sue scuse telefoniche. Non aveva ancora detto loro cosa era capitato a Yukio, non se l’era sentita. Aprì la porta preparandosi a tirar fuori qualche pretesto per cacciare via in fretta il nuovo venuto ma le parole gli morirono in gola non appena realizzò che la persona che gli stava davanti era Mephisto. Quest’ultimo gli rivolse un sorriso serafico ma al tempo stesso decisamente inquietante e sventolò una mano in segno di saluto.

“Buongiorno, Rin!~ Come va?”esclamò allegro, scivolando oltre la soglia senza attendere di venire invitato. “Ma che buon profumino che c’è! Stai cucinando? Immagino di sì, oggi è il tuo compleanno! A proposito, tanti auguri!”.

“Sì, sì, grazie…Cosa vuoi?”lo aggredì Rin lanciandogli uno sguardo tutt’altro che felice. Quel demone faceva sempre come se fosse a casa sua anche quando sapeva di non essere ospite gradito, dannazione a lui. E po quando si presentava al loro dormitorio non era mai un buon segno. Anche se in quel momento il suo ghigno pareva non avere quella solita sfumatura malefica di quando gli portava cattive notizie. Un pensiero lo colpì, facendo svanire d’un tratto tutta la sua irritazione. “Sei qui per Yukio? Ci sono novità? È successo qualcosa? Si è…svegliato?”si affrettò a domandare senza neanche tentare di nascondere la nota d’ansia che pervadeva il suo tono. Dannazione, in fondo aveva tutto il diritto di sperare, no?

“Accidenti, che cambio di umore improvviso! Tutto lo stress di questi giorni ti ha fatto diventare lunatico!”lo prese in giro il preside dirigendosi verso la cucina per dare un’occhiata alla fonte del profumo che si disperdeva per l’appartamento, senza curarsi di rispondere alle sue domande. “Sul serio, dovresti rilassarti un attimo. Guarda che lo dico per il tuo bene!”.

“Stavo benissimo prima che arrivassi tu”lo rimbeccò lui irritato, seguendolo. “Allora? Tu non ti presenti mai senza una ragione. Mi vuoi rispondere, razza di clown?!”.

“Eh, maleducati come sempre, eh? Mi fai passare la voglia di risponderti! Calma, calma, non avere fretta! E Rilassati, non porto brutte notizie, anzi!”. Il sorrisetto sul suo volto prese una curva sinceramente divertita. Rimase zitto un attimo godendosi la vista del mezzo demone che, per quanto irritato, non poteva fare a meno di pendere dalla sue labbra e poi riprese: “Sembra proprio che qualcuno abbia deciso che doveva farti a tutti costi il regalo di compleanno in tempo! Deve essere davvero pazzo di te!”.

Rin sgranò gli occhi e dovette appoggiarsi ad una sedia, troppo sorpreso perfino per badare al tono da presa in giro e alle insinuazioni dell’altro. Se quello non era l’ennesimo giochino di quel pazzo allora le sue parole significavano esattamente ciò che gli aveva detto Kuro appena poco prima. L’incubo era davvero già finito. Quasi non aveva la forza per crederci. “Portami da lui, subito”ordinò perentorio, afferrando la giacca e strattonando Mephisto per un braccio. “Kuro, ti spiace curare la torta mentre sono via? Yukio avrà la sua porzione a quanto pare!”.

‘Qui penso a tutto io, non preoccuparti, Rin’lo rassicurò il famiglio con un sorriso raggiante. ‘Visto? Che ti avevo detto? Dai, corri da Yukio!’.

Il mezzo demone ricambiò grato il sorriso e trascinò il demone fuori dalla stanza a forza. Quello borbottò qualcosa del tipo “Ma che modi” venendo tuttavia prontamente ignorato e alla fine si rassegnò a seguire il ragazzo che quasi tremava di impazienza.

“Datti una calmata, Rin. Capisco che tu sia ansioso di vedere tuo fratello però ti pregherei di controllarti un attimo prima che tu mi distrugga qualcosa per via dell’agitazione”borbottò estraendo dalla tasca una delle sue chiavi speciali. “È casa mia dopotutto. Se fosse un altro ambiente non me ne fregherebbe più di tanto…”.

Rin fece un frettoloso gesto d’assenso. “Ok, ok, ma vedi di muoverti”fece incrociando le braccia sul petto. “O finisco per distruggere qualcosa per davvero!”.

Il preside scosse il capo sospirando teatralmente, ma si affrettò a fare quello che gli era stato detto. Non voleva altri guai, già era stato costretto a scrivere dei rapporti noiosissimi su quello che era capitato alla squadra di esorcisti di cui faceva parte Yukio, non voleva dover compilare altri moduli per chiedere un risarcimento danni.

La porta si aprì nuovamente dando questa volta sullo spazioso appartamento di Mephisto. Normalmente il ragazzo si sarebbe soffermato a fissare con la bocca aperta lo spazio enorme e riccamente decorato, ovviamente allegando qualche commento decisamente fuori luogo, ma in quel momento la sua mente era troppo occupata per curarsi di quello che lo circondava. Il padrone di casa lo condusse al pieno di sopra spiegando che aveva sistemato Yukio nella camera degli ospiti e che in quel momento c’era Amaimon a prendersi cura di lui. Sempre che il demone coi capelli verdi sapesse prendersi cura di qualcosa o qualcuno che non fosse sé stesso.

“Amaimon…Grazie, ma davvero, non mi va”. Una voce più che familiare risuonò nel corridoio, il tono forzatamente gentile, arrivando alle orecchie di Rin insieme con la tanta agognata conferma che non si trattava di uno scherzo di cattivo gusto.

Il mezzo demone non poté evitare di bloccarsi per un attimo sul posto sentendo mille emozioni invaderlo. Dannazione, gli avevano davvero restituito il suo gemello. Ma si riscosse subito ed accelerò il passo fino ad arrivare alla porta. Yukio era seduto su un letto le lenzuola avvolte intorno alle gambe e il torso nudo coperto da spesse fasciature bianche così come la parte superiore delle braccia. Il viso però pareva non essere stato toccato dalle fiamme e a parte i capelli un po’ in disordine e l’assenza degli occhiali, che giacevano dimenticati sul comodino, era lo stesso di sempre. Il giovane esorcista stava discutendo con Amaimon che se ne stava rannicchiato di fronte a lui e cercava in tutti i modi di rifilargli un lecca lecca.

“Andiamo, il mio Aniue ha detto che hai bisogno di energie! E lo zucchero ne dà parecchie!”stava dicendo il demone con il suo solito tono piatto, allungando il dolce verso il ragazzo che si scostò. “Forza, fratellino, non fare i capricci”.

“Ti ho detto che non mi va, Amaimon!”protestò l’altro spingendo via la sua mano. “Ti ringrazio davvero per tutte queste attenzioni, ma non ne ho bisogno!”.

“Cos’è, hai paura che sia avvelenato per caso?”fu la domanda sospettosa.

“No, ma figurati, perché mai dovrei pensare una cosa del genere?! È solo che…”iniziò Yukio esasperato, ma fu interrotto.

“Ti dimostro che non lo è allora!”. Amaimon gli rivolse uno sguardo quasi di sfida, poi ritrasse il lecca lecca e se lo infilò in bocca, avendo la cura di succhiarlo per bene. “Contento? Se fosse stato avvelenato pensi che sarei stato così stupido da assaggiarlo a mia volta? Ecco! E adesso basta storie!”esclamò deciso. “Mangia!”. E forzò senza troppi complimenti la caramella oltre le labbra del ragazzo senza dargli il tempo di reagire.

Il viso dell’esorcista andò immediatamente in fiamme, ma lui non il coraggio di estrarre il dolce dalla bocca e si limitò a stringere le dita sul bastoncino di plastica, imbarazzato. “Solo tu potevi fare una cosa del genere, Amaimon…”sospirò scuotendo il capo.

Il demone lo guardò interrogativo. “Eh? Perché, che c’è di male?”domandò.

“A volte mi chiedo come tu faccia ad essere un demone, Otouto”si intromise Mephisto incredulo, alzando gli occhi al cielo di fronte l’ingenuità di suo fratello, facendoli voltare tutti e due. “Sei troppo…candido in certe occasioni”.

“Ma, Aniue, ho fatto quello che mi hai detto tu!”protestò quello un po’ irritato. “Che diamine! Hai sempre da ridire! Cos’ho sbagliato ‘sta volta?!”.

“Nulla, nulla, Amaimon. Ma andiamo a discuterne da un’altra parte. Il nostro ospite ha visite. E ha diritto alla sua privacy!”. Il preside si avvicinò al letto e sollevò Amaimon di peso, trascinandolo fuori dalla stanza senza aggiungere altro e chiudendosi la porta alle spalle.

Non appena i due demoni se ne furono andati Yukio fissò lo sguardo sul suo gemello, un lampo che gli accendeva gli occhi blu oceano. Rin ricambiò il suo sguardo ancora stralunato per la scena a cui aveva appena assistito, ma parve dimenticarsene immediatamente non appena le sue iridi affondarono in quelle del fratello. L’ombra della morte imminente che lo aveva tormentato mentre Yukio era in coma era svanita e lui aveva ripreso la sua normale spavalderia. Ora gliel’avrebbe fatta pagare a quel quattr’occhi.

“Rin…”mormorò l’esorcista. Poi abbassò lo sguardo e sospirò. “Penso di doverti qualche spiegazione. Ascolta, Nii-san, so che sei arrabbiato e…”.

Ma non poté finire la frase perché l’altro gli fu addosso, afferrandolo per le spalle e scuotendolo con tanta forza che le sue ferite non ancora rimarginate urlarono di dolore. “Tu non sai proprio nulla, cazzo!”ringhiò Rin furioso. “Tu non sai che diamine ho passato in questi fottuti giorni mentre sei stato lontano, solo con uno stramaledetto presentimento che mi tormentava e la preoccupazione che mi uccideva! Sei uno stronzo egoista! Altro che proteggermi! Mi vuoi far impazzire!”.

“Nii-san, calmati! L’ho fatto per te!”protestò lui, cercando di mantenere un tono calmo e afferrandogli i polsi per staccarlo da sé, ma invano. La presa di suo fratello era ferrea, come se temesse che se lo avesse lasciato lui sarebbe sparito. Di nuovo. Quella considerazione gli provocò una fitta dolorosa. L’aveva fatto soffrire molto per via della sua decisione, ne era conscio, ma preferiva vederlo preoccupatissimo per lui piuttosto che in pericolo tra le grinfie del loro padre biologico. “Se ti avessi detto che andavo a combattere contro Satana cosa avresti fatto?”.
“Ti sarei venuto dietro, perdio! Non ti avrei di certo lasciato andare da solo incontro a quel bastardo!”.

“Esatto. È proprio per questo motivo che non ti ho detto nulla! Non volevo che tu rischiassi di farti ammazzare. Ti saresti lanciato nella battaglia senza pensare e sarebbe stata la fine. Sai bene quanto Satana sia forte, non hai ancora neanche una chance contro di lui!”.

“Perché tu sì invece? Ti credi tanto più forte di me perché ha quelle maledette abilitazioni da esorcista, non è così? Avresti dovuto rifiutare quella missione! Era un suicidio, un fottuto suicidio, dannazione!”esplose il mezzo demone, sentendo la sua rabbia crescere a dismisura. Non li sopportava quei ragionamenti. Lui non poteva mai fare nulla, mentre gli altri erano liberi di scegliere di fare qualunque cosa gli passasse per la testa, per quanto stupido e pericoloso fosse. Non era giusto. “Cazzo, Yukio, sei tu quello che è quasi finito ammazzato! Che cazzo credevi di fare, eh? Quello aveva ucciso quasi tutti i tuoi compagni e tu che hai fatto? Gli sei andato incontro da solo!”. Mollò la prese sul gemello e scosse il capo ridendo amaramente. “E poi chi è lo sconsiderato, eh, fratellino? Chi è quello che fa le cazzate? È vero, io avrei rischiato di farmi ammazzare, ma non è esattamente quello che è successo a te, caro il mio genio? Come la mettiamo?”.

“Fa parte del mio lavoro rischiare la vita, Nii-san. Non potevo certo abbandonare la missione. E non è una questione di orgoglio o manie di grandezza. È vero, io volevo scontrarmi con lui, volevo dare una lezione a quell’essere che ci ha rovinato la vita, volevo farlo per me e per te. Ma, al contrario di quanto tu pensi, sono conscio di non avere chance contro di lui e che forse non ne avrò mai”ribattè Yukio serio, fissando il suo sguardo gelido in quello irato dell’altro ragazzo, una nota di frustrazione nel tono. “Non ho mai detto di essere più forte di te, ma di sicuro so essere più obiettivo e soprattuto più prudente. Questa è la differenza tra noi due. Io ho imparato a calcolare i rischi e a decidere consciamente di prenderli, tu non li consideri nemmeno. E questo ti porta a rimetterci molto di più”. Sospirò. “È vero, sono quasi finito ammazzato. Ma non mi sono pentito di avere accettato l’incarico. Non mi voglio tirare indietro, voglio combattere al tuo fianco. Ma visto che tu cerchi sempre di impedirmelo ho deciso di fare come te: prendere e sparire senza dire nulla. Adesso capisci come mi sento quanto sei tu a scappare e a metterti nei guai, fuori dalla mia portata? Lo capisci, Nii-san?”.

Rin rimase immobile per un attimo, accusando il colpo. Era vero, anche lui si era comportato come aveva fatto suo fratello in quell’occasione, e più di una volta. Ma dannazione, lui era un demone e aveva tutte le abilità che  ciò comportava, il suo corpo non era fragile come quello degli umani. Vero, forse anche quello di Yukio non aveva tutta la vulnerabilità umana, ma di sicuro non possedeva i poteri demoniaci che permettavano a lui di sopportare quello che sopportava negli scontri. Però il suo gemello pareva non afferrare quel piccolo particolare. Poteva avere tutta l’esperienza e l’addestramento che voleva, ma restava sempre un gradino sotto il livello dei demoni per via della sua natura umana. “Sì, l’ho capito, fin troppo bene. Però non è la stessa cosa, Yukio. Possibile che tu non lo veda? Ti è andata di culo! Cazzo, avresti potuto bruciare vivo tra quelle fiamme! Possibile che tu non te ne renda conto?! È vero, sei riuscito a piantare due proiettili in corpo a quel bastardo, ma a quale costo? Guarda sotto quelle maledette fasciature! Quei segni ti rimarranno per sempre, testimoni del tuo fottuto orgoglio!”ringhiò puntando un dito sulle bende che coprivano il corpo dell’altro. “Lo capisci questo, fratellino?”.

Lo sguardo dell’esorcista si indurì e lui scostò le coperte, alzandosi per poter fronteggiare meglio il mezzo demone. “Sì, lo capisco, Nii-san. E potrei dire che ne sono fiero, posso dire che ogni volta che mi guarderò allo specchio e le vedrò mi ricorderò che qualcosa posso fare anche io per la nostra causa. Ho combattuto e, anche se non ho conseguito una vittoria gratuita, ho vinto io. E sono pronto a rifarlo infinite altre volte se dovesse essere necessario. Per me, per te, per la nostra vita”fece gelido. “Non mi interessa quello che puoi pensare. Come puoi farlo tu posso farlo io. E non tirare fuori la storia dell’essere demone o no, Rin. So quello che stai pensando”. Si portò una mano al petto e strinse i pugni. “Le ho sentite eccome quelle fiamme, ma non mi hanno bruciato perché in un certo modo sono anche una parte di me, non le sento estreanee. Ostili sì, ma non estranee. Possono consumarmi quanto possono consumare te, ma non possono uccidermi. Perché dovrebbero estinguere sé stesse per farlo”.
“Quello che dici non ha senso, Yukio! Ma cazzo, ti ascolti?! Guardati allo specchio! Non hai la coda, le orecchie e non vai a fuoco, dannazione!”protestò con forza suo fratello, scuotendo testardamente il capo. Qualche scintilla blu corse sui suoi capelli mentre lui tremava di rabbia e di incredulità. Che cazzo, il coma gli aveva fuso i neuroni? O forse era stato direttamente il fuoco demoniaco? Visto che ci era finito dritto in mezzo non era poi così impossibile. Perché diamine stava dicendo quelle cose? Lui non sapeva cosa voleva dire avere addosso quei segni maledetti, non potevasaperlo, non poteva capire il dolore e la solitudine che significavano. “Non sei come me! Smettila di dire cazzate! Tu non capisci! Non puoi, quindi smettila di…”.

Non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò schiacciato contro il muro. Yukio lo aveva spinto indietro e ora gli era addosso tenendolo premuto contro il freddo della parete, gli occhi che brillavano pericolosamente come mai li aveva visti fare prima d’ora. Le sue iridi sembravano fatte di fuoco liquido. Un brivido di inquietudine gli corse lungo la schiena. Non l’aveva neanche visto muoversi. Che diamine?!

“Non capisco, Nii-san?”mormorò l’esorcista con fin troppa calma, ma il suo tono vibrava minaccioso. “Non sono come te? Forse ti sfugge un piccolo particolare…”. Si chinò su di lui e gli bisbigliò nell’orecchio, facendolo rabbrividire nuovamente: “Sono tuo fratello gemello, Rin. Sono figlio di Satana anche io”. Poi tornò ad allontanarsi. “E questo non cambierà mai, poco importa quello che sembro fisicamente. Io sono un demone, Nii-san”. Alzò la voce. “Poco importa se la gente a volte preferisce fingere che non sia vero, fingere che io sia come loro per poi rifiutarsi però di avere davvero a che fare con me. Poco importa se non ho i poteri che hai tu, poco importa quello che pensi tu, poco importa se non ho le fiamme sulla testa!”. Strinse la presa sulla maglia dell’altro. “Quelle fiamme sono dentro di me! Io le sento, sono lì, in ogni istante, di giorno, di notte, pronte a ricordarmi che prima o poi verranno fuori e si prenderanno anche me. E a quel punto non potrai più dire che non siamo la stessa cosa!”. Aveva praticamente urlato, gettando in faccia a suo fratello tutto quello che si era tenuto dentro per tutto il tempo. Sentiva la frustrazione bruciargli dentro, sfociando nel dolore sordo e pulsante delle sue ferite. Era ora che Rin lo capisse, o meglio che lo ammettesse. Perché era più che sicuro che suo fratello sapeva benissimo quello che gli stava dicendo. Erano dannati allo stesso modo. “Tienitelo in testa! Perché, anche se tu preferisci pensarmi come il fratello debole, umano, incapace di capire cosa provi, questo non mi renderà tale. Io sono un prodotto infernale tanto quanto lo sei tu e quanto lo è il nostro vero padre! Sei tu quello che non vuole capire, Nii-san!”.

Rin lo fissò completamente spiazzato, mentre la sua mente cercava invano degli argomenti con cui ribattere a quella verità che lui aveva con così tanto impegno cercato di ignorare. Era più facile pensare di essere l’unico, per dare la colpa agli altri perché incapaci di comprenderlo, era più comodo pensare di essere il solo destinato a scontrarsi con quella doppia natura, gli dava una scusa valida per estromettere Yukio e cercare di tenerlo lontano dai pericoli. Eppure, dall’altro lato, non poteva dimenticare che il sangue che scorreva nelle loro vene era lo stesso, non poteva non capire che quel suo atteggiamento era ingiusto perché privava suo fratello del diritto di combattere per la propria identità pretendendo però di poterlo fare lui stesso. Ma lui era il maggiore, doveva proteggerlo a qualunque costo, anche se ciò significava rovinare il loro legame. Lo aveva deciso quel giorno dopo che si erano affrontati in classe, aveva deciso che avrebbe impiegato ogni mezzo per salvaguardare la vita del suo gemello. “No, no, no!”urlò disperato scuotendo il capo e cercando senza successo di liberarsi dalla presa ferrea dell’altro. “Non è vero! Io…dannazione, non posso lasciartelo fare, e chissene se è la verità! Io non posso perdere anche te, Yukio! Non puoi chiedermi una cosa del genere! Questa è una lotta tra demone e tu non lo sei, e chissene se sostenete tutti il contrario! Io credo a quello che vedo, non me ne importa delle vostre teorie assurde!”.

L’esorcista strinse la presa sulla sua maglia, schiacciandolo ancora di più contro la parete, quasi fino a fargli male. “Allora non mi lascia altra scelta, Nii-san. D’ora in poi mi comporterò esattamente come ho fatto oggi, perché neanche io posso perderti, anche se tu nel tuo egoismo non riesci a capirlo”disse duro. Gli costava trattarlo in quel modo, doversi imporre con la forza su Rin, magari farsi addirittura odiare, ma neanche lui poteva permettersi di tirarsi indietro dal compito che si era affidato. “Così come non capisci che l’essere un demone non dipende solo dall’aspetto o dalle capacità fisiche”.

Quell’ultima frase colpì il mezzo demone, lasciandolo interdetto ancora una volta. Era la stessa cosa che gli aveva detto Mephisto sulla terrazza dell’ospedale. Com’è che tutti parevano capire le cose prima di lui, dannazione?! E poi che diamine voleva dire quella maledetta frase?! Quella discussione sarebbe andata avanti degenerando sempre di più. Non aveva via di chiuderla, perché sapeva di essere nel torto con le sue argomentazioni, ma non poteva cedere, sarebbe significato dare via libera a Yukio e permettergli di cacciarsi in altre brutte situazioni. Eppure non poteva ribattere, era bloccato, con le spalle al muro in ogni senso. Doveva spostare l’asse della discussione su un altro argomento prima che cominciassero a dirsi cose dolorose di cui si sarebbero sicuramente pentiti ma che non sarebbero state facili da cancellare. E lui non voleva sentirle dalla bocca di Yukio. Non l’aveva mai visto così fuori di sé, neanche quando lo aveva accusato della morte di Shiro. Avrebbe potuto giurare che l’aria intorno al suo gemello vibrasse come accadeva quando il clima era particolarmente caldo. C’era qualcosa che non andava in tutta quella situazione e lui non ci teneva a sapere cosa fosse. Doveva cambiare discorso. “Mi hai baciato. Perché?”. Le parole gli sfuggirono dalla labbra prima ancora che lui le avesse pensate, involonrariamente, cogliendo entrambi alla sprovvista.

Gran parte della rabbia del minore parve sfumare a quella domanda, sostituita da un profondo disagio. “Non vedo cosa c’entri questo ora”si costrinse a dire cercando di rimanere neutro, mentre dentro di lui aveva iniziato ad agitarsi una tempesta di emozioni confuse. Cosa avrebbe dovuto dire? Era conscio che prima o poi avrebbe dovuto affrontare le conseguenze della sua azione, ma non voleva farlo in quel momento, non era pronto.

“Nulla, ma non è questo il punto. Ti ho fatto una domanda e credo che tu mi debba delle spiegazioni anche a questo proposito, non trovi?”insistette Rin deciso, la voce velata da una nota scura. Neanche a lui andava di affrontare quel discorso, ma se proprio doveva scegliere preferiva questo al precedente. E poi avrebbe potuto finalmente togliersi il dubbio che lo assillava.

Lo sguardo di Yukio si rabbuiò nell’udire il tono scostante del fratello e lui ritrasse le mani, voltando il viso altrove, incapace di sostenere oltre il suo sguardo. La risposta alla domanda era ovvia, non aveva dubbi che anche l’altro la conoscesse fin troppo bene. Ma poteva sempre concedergli il beneficio del dubbio finché la cosa non fosse uscita dalle sue labbra. Ma poteva davvero fare quel passo? E se Rin non fosse stato in grado di accettare quello che sentiva e lo avesse rigettato? Doveva mentire, inventarsi una scusa allora? Sinceramente non gli veniva in mente nulla di plausibile e poi negare l’evidenza non avrebbe aiutato la situazione. Però non aveva la forza per confessare quelle emozioni, non in quel momento, non in quel modo. “La risposta mi pare abbastanza ovvia, Nii-san”disse dopo un attimo di silenzio, sempre tenendo gli occhi rivolti a terra. “Non credo che necessiti di essere esplicitata”.

“E invece sì che lo neccessita, cazzo!”ribattè il mezzo demoene con foga. “Perché non può essere quella che penso, non deve esserlo! Yukio, ti prego…”. Questa volta fu lui ad afferrare il gemello per le spalle, stringendo la presa in un atto di muta supplica. “Dimmi che non lo è. Non può! È troppo…sbagliato”. La sua voce tremò di incertezza sull’ultima parola, ma lui tentò lo stesso di sottolinearla con una forza che non aveva. “Yukio…”.

“Potrei anche dirtelo, Nii-san, ma mentirei. Le mie parole non cambierebbero lo stato delle cose, quindi è inutile che io lo faccia”rispose l’esorcista con voce quasi tremante, ma decisa. “Io non pretendo che tu mi ricambi. Vorrei solo che tu potessi accettare i miei sentimenti perché non potrei sopportare di venire rigettato da te. Questo è il motivo per cui ho tenuto tutto per me fino a questo momento, ma adesso non posso più tacere”. Si sforzò di vincere la sua paura e tornò ad affondare i suoi occhi in quelli di suo fratello, ignorando quello sguardo che sembrava gridargli di non dire quello che stave per dire. Con quel bacio al parco aveva superato il punto di non ritorno, quindi tanto valeva andare fino in fondo. Aspettare oltre non aveva senso. Avrebbe affrontato quello che sarebbe seguito. “Io…Io ti amo, Rin, l’ho sempre fatto, anche se quando eravamo bambini ero ancora troppo inesperto per capire cosa fossero quelle emozioni, anche se poi, quando ho finalmente iniziato a comprenderle, le ho rigettate per lo stesso motivo per cui lo stai facendo tu ora. Però poi sono arrivato ad iniziare a conviverci esattamente come convivo con il fatto di essere figlio di Satana, anche se questo non vuol dire che io mi sia adeguato completamente ad esse”.

Il maggiore dei gemelli ritrasse le mani, portandosele al volto. “No, Yukio, non dire queste cose, dannazione! Smettila!”gemette incredulo. Non sapeva cosa dire, non sapeva come reagire. La ragione gli diceva di rigettare quella dichiarazione, di prendere e andarsene, ma un’altra parte di lui tentennava, impedendogli di trovare la forza per opporsi come avrebbe voluto. “Ma ti rendi conto?! Cazzo, va contro tutto quello che ci hanno insegnato! Non puoi essere serio, non puoi! È…è…un abominio! Dio! È assurdo…”.

Quell’ultima frase colpì Yukio quasi come una pugnalata. Lo sapeva che sarebbe finita così, Rin non sarebbe mai riuscito ad accettare una cosa del genere. Era troppo, era la di là del limite. Però non poteva certo rinunciare a lui così facilmente. “No, Nii-san, non lo è!”ribatté quasi con angoscia, l’urgenza di spiegarsi, di aiutare l’altro a capire che guidava le sue parole. “Lo so che è contro tutti i valori a cui ci hanno educati, ma io non ci posso fare nulla, dannazione!”strinse i pugni, frustrato. “Non negherò quello che provo per te, mai! Al diavolo quello che pensa la gente. Io non riesco a pentirmi di questo sentimento perché non è assolutamente nulla di peccaminoso o altro, anche se agli occhi degli altri può apparire tale!”. Allungò esitante le dita verso il viso di Rin che aveva abbassato lo sguardo e tremava a sua volta. “Nii-san, ti prego…”.

“Ti prego cosa?!”lo interruppe quello, incapace di trattenersi, allontanandogli la mano con uno schiaffo. “Ti rendi conto di cosa stai dicendo?! Come fa a non essere peccato?! Sei un ragazzo e sei mio fratello. È assurdo, è doppiamentesbagliato! Come può non farti senso una cosa del genere? È contro natura!”. Non appena ebbe pronunciato quelle parole, si pentì immediatamente vedendo il lampo di dolore e amarezza che si accese negli occhi di suo fratello. Però non poteva tornare indietro, lui era nel giusto. O forse no?

“Ti ripugno, Rin?”gli domandò l’esorcista dopo un attimo di silenzio, mentre un sorriso strano gli affiorava alle labbra. “Ti faccio schifo, come lo farei a chiunque altro mi sentisse dire queste cose. E allora sai cosa ti dico? Che non mi importa. No, non mi importa perché io non provo sensi di colpa o disprezzo per me stesso a causa dei miei sentimenti. Sarà l’ennesima prova del fatto che sono anche io figlio di Satana. Come tu sei un demone esteriormente, io lo sono dentro. I demone non si fanno questi problemi, sai? Famiglia o meno non è importante. Non si fanno pongono la questione e se devo essere sincero nemmeno io voglio e soprattutto riesco a pormela!”.

“Yukio, non…Dannazione, non ti sei ancora ripreso del tutto, probabilmente lo scontro…”tentò l’altro ragazzo disperato. Non voleva sentire quelle cose, lo confondevano più di quanto lo fosse già, facevano vacillare tutte le convinzioni che aveva creduto di avere. “Non è il caso di parlarne adesso, sei ancora sconvolto per…”.

“Per cosa, Nii-san? Smettila di parlare, non credi neanche tu a quello che stai dicendo!”lo interruppe suo fratello, duro. Poi lo fissò intensamente: “Perché?”.
“Perché cosa adesso?!”.

“Perché dici che quello che provo per te è sbagliato nonostante la purezza dei miei sentimenti?”.

Il mezzo demone fu preso alla sprovvista da quella domanda. La discussione stava decisamente prendendo di nuovo una piega che non gli piaceva. Aprì la bocca un paio di volte cercando parole che non venivano, mentre la domanda gli rimbombava nella testa. Perché era sbagliato? In fondo il bacio che si erano scambiati sapeva di tutto tranne che di senso di colpa, ci aveva già riflettuto. E allora perché? Si rese conto tutto d’un tratto che non lo sapeva, che le sue resistenze erano fondate solo su dei valori che gli erano stati imposti ma che lui in fondo non sentiva tutti suoi per davvero. “È reato, è peccato…Io…”balbettò. “Cazzo, io non lo so perché, contento? Ma è sbagliato e basta! Non voglio averci nulla a che fare!”.

“Peccato? Peccato, Nii-san? Siamo i figli di Satana e mi vieni a parlare di peccato?! Siamo dannati senza rimedio e lo sai meglio di me, quindi cosa vuoi che ci interessi peccare o meno?”. A Yukio qausi venne da ridere. Come erano arrivati a quel punto? Era tutta una facciata, una parte che si sforzavano in vano di recitare per poter restare in quel mondo a cui forse non appartenevano poi per davvero. Ma la realtà era chiara a tutti. “Abbiamo un obiettivo, sconfiggere quell’essere che ci ha dato la vita e impedirgli di continuare a tormentare noi e le persone a cui siamo legati, ma dubito che questo basterà a redimerci! Dimmelo in faccia che ti fa schifo e chiudiamola qui, dimmi che non mi vuoi più intorno, ripudiami, ma smettila di nasconderti dietro queste scuse!”.

“No, Yukio, cazzo! Non mettermi in bocca cose che non ho detto né pensato! Sei mio fratello, non posso ripudiarti dannazione!”esclamò Rin a sua volta esasperato, alzando la voce quasi fino ad urlare. “Ma cerca di capire come mi sento, visto che ti credi tanto bravo! Vuoi davvero che ti dica che la cosa mi fai schifo? Bene, mi fai schifo, contento? Va’ ad autocommiserarti adesso, coraggio!”.

“Secondo te voglio sentirmi dire che ti faccio schifo?! Adesso sei tu quello che inventa! Voglio solo la verità su quello che pensi!”.

“Cazzo, te l’ho detto! È sbagliato!”.

“Ma perché?!”.

“Ho già risposto anche a questo. Smettila, dannazione, stai solo facendo del male a tutti e due! Non sei in te, Yukio!”.

“Io sto benissimo invece! Sei tu che non riesci a pensare con la tua testa! Rin, si vede benissimo che non sai perché dici quello che dici! Lo fai solo perché ce lo hanno insegnato, ripeti a memoria dei principi a cui forse neanche credi! Ma perché deve essere come dicono loro anche per noi? Noi siamo diversi!”.

“E allora? Siamo sempre vissuti in questo mondo, dobbiamo adeguarci! Dio, che diamine penserebbe Shiro se ti sentisse parlare così?!”.

“Io credo che lui capirebbe! Certo, magari gli servirebbe del tempo, ma comprenderebbe di certo che non possiamo adattarci ad un mondo che ci odia! Come puoi farlo, Nii-san? Rinunceresti al nostro legame solo per adeguarti a questo mondo? Rinunceresti ad essere felice?”. Yukio fece un passo indietro scuotendo il capo. Non ne poteva più, stava per esplodere. Sentiva le lacrime pungergli gli occhi, ma si sfroza in ogni modo di ricacciarle indietro. Perché non voleva capire? Lui desiderava solo potergli stare vicino e continuare ad amarlo in silenzio, senza pretendere nulla. Ma suo fratello sembrava volergli negare anche questo. Non avrebbe rinnegato quello che era. Non poteva. “Fa’ pure se vuoi, io non posso e non voglio farlo. Per Dio, non ho nessuna intenzione di rinunciare a te solo perché gli umani pensano che sia sbagliato, non ho nessuna intenzione di rinunciare per loro a una delle poche ragioni che ho per sopportare questa vita di merda!”.

Il silenzio calò improvviso sulla stanza mentre la tensione che aveva invaso l’aria rendendola quasi tempestosa si congelava di colpo. Il giovane esorcista ansimava, lo sguardo angosciato puntato a forza sul mezzo demone che invece lo fissava incredulo con gli occhi sgranati. Aveva sentito bene o se l’era sognato?

“Yukio!”esclamò esterrefatto dimenticando tutto d’un tratto la sua rabbia e la serietà del discorso che stavano affrontando. “Hai imprecato! E…hai detto una parolaccia!”.

Yukio arrossì imbarazzato e volse lo sguardo altrove, sentendo anche la sua collera sfumare davanti a quel commento fuori luogo. “Ho anche io il mio punto di rottura, cosa credi?”borbottò a disagio, voltandosi e andandosi a sedere sul letto. “E di sicuro stare a stretto contatto con te che usi questo linguaggio aulico tutti i giorni non aiuta”.

“Non prendere scuse! Modera il linguaggio, Yukio!”fece Rin godendosi lo sguardo allibito che l’altro gli lanciò a quell’uscita. Poi aggiunse con un mezzo ghigno divertito: “Ho sempre desiderato dirlo, non ho saputo resistere!”.

“Spero che tu sia soddisfatto, Nii-san. Mi hai fatto perdere completamente il controllo sulle mie parole, complimenti”commentò sarcastico il minore dei gemelli con un sospiro. “Sei il primo che ci riesce, ti meriteresti un premio”.

Il mezzo demone sospirò a sua volta e si accostò al letto lasciandosi cadere accanto al fratello. “Sono un idiota, vero? Ho esagerato…di nuovo”ammise sinceramente pentito. “Non mi fai schifo, Yukio, non potrai mai farmelo! Diamine, sei mio fratello! E…”. Il suo volto si tinse di leggermente di rosso mentre il suo tono si faceva imbarazzato. “E non penso che quello provi per me sia così sbagliato. Insomma, io non so…Dovrebbe esserlo però, quando ci siamo baciati al parco…be’, non mi sono sentito in colpa. Non sapeva di peccato, se capisci cosa intendo. Ci avevo già riflettuto mentre eri in coma. Non so perché mi sono impuntato in quel modo. È solo che…non è una cosa facile da affrontare”.

Sul volto dell’esorcista comparve un sorriso. “Certo che capisco, Nii-san, è stato difficile anche per me e lo è tuttora. Sono felice di sentirtelo dire. E poi non ti devi scusare. Anche io ti ho aggredito, non avrei dovuto, sia per questo discorso che per quello precedente. Sono stato troppo duro”disse allungando una mano per scompigliare leggermente i capelli del gemello. “Me ne sono andato senza considerare quanto potessi farti male. Sono stato un egoista, mi spiace, Nii-san. Ma ti assicuro che voglio solo che tu stia bene”.

“Ma non dire cavolate! Sono io quello che ti ha aggredito, anche fisicamente. Devo pure averti fatto male date le tue condizioni”ribattè l’altro, scostandogli appena la mano un po’ infastidito ma senza cattiveria. “Diciamo che siamo pari. In fondo tu avevi le tue ragioni, vuoi solo proteggermi come io voglio proteggere te. Io invece sono un testone perché anche se so come stanno le cose non lo voglio ammettere. Non sei solo tu l’egoista, siamo in due!”.

“D’altra parte siamo gemelli, no? È normale che ci comportiamo allo stesso modo in fondo in fondo nonostante tutte le nostre differenze”concordò lui. Poi ridacchiò. “Accidenti, sto ammettendo di assomigliarti! Devo aver subito davvero un bel trauma!”.

“Ehi, e con questo cosa vorresti dire?!”protestò il maggiore ridendo a sua volta.

Yukio non potè fare a meno di pensare a quanto fosse bello suo fratello quando sorrideva in modo così spensierato. Quasi istintivamente allungò di nuovo una mano verso di lui questa volta per andare a sfiorare la sua guancia. Le sue dita incontrarono quella pelle morbida e la accarezzarono, lasciando che il suo calore gli risalisse lungo il braccio. Si perse ad assaporare quella sensazione piacevole anche se non potè impedirsi di arrossire sentendosi addosso lo sguardo dell’altro. Non avrebbe dovuto fare certe cose senza permesso, soprattutto ora che il vero significato di quei gesti era stata esplicitato, ma la tentazione era comunque troppo forte. Rin restò a guardarlo per un attimo e poi posò incerto la propria mano su quella del gemello per impedirgli di allontanarla, distogliendo lo sguardo mentre un lieve rossore si spargeva anche sul suo viso. Il giovane esorcista esitò, non sapendo bene come interpretare quell’atto, però alla fine decise di approfittarne e afferrò il mezzo demone per entrambe le braccia, tirandoselo addosso. Il maggiore fu preso alla sprovvista e, prima che potesse protestare in qualsiasi modo, si ritrovò seduto in grembo all’altro, le gambe intorno alla sia vita e le braccia intorno al suo collo, mentre Yukio lo aveva stretto a sé e gli aveva posato il mento nell’incavo della spalla. Il calore rassicurante di quell’abbraccio abbatté immediatamente ogni suo desiderio di opporre resistenza, compensando il freddo in cui avevano regnato l’inquietudini e l’ansia dei giorni precedenti.

“Mi sei mancato da morire mentre ero via. E in effetti sono quasi morto”scherzò l’esorcista parlando con un tono di voce appena udibile. “Comunque… Buon compleanno, Nii-san! Mi spiace solo di non averti potuto organizzare una festa o anche solo comprarti un regalo…”.

“Scemo”lo apostrofò Rin ridacchiando e appoggiando la testa sulla sua spalla. “Buon compleanno anche a te, Yukio. Per la festa ci abbiamo pensato io e Kuro: abbiamo cucinato un nuovo tipo di torta. A vederla sembra buona, poi mi dirai. E guarda che svegliandoti proprio oggi mi hai fatto il regalo più bello che potessi farmi, sai, quattro’occhi?”. Si scostò qual tanto che bastava per permettere ai loro sguardi di incontrarsi. “Uff, però devo trovare il modo di ricambiare…”.

“Be’, se proprio ci tieni una cosa potresti farla per me, ovviamente solo se te la senti”azzardò piano Yukio lasciando che i suoi occhi si spostassero timidamente sulle labbra di suo fratello. “Insomma, non voglio forzarti in nessun modo…”.

L’altro avvampò nuovamente intuendo quello che lui aveva in mente, ma poi sorrise. “Visto che è il nostro compleanno posso anche concederti il bis”rispose con una strana nota maliziosa nella voce appoggiando la propria fronte contro quella del gemello. Poi tornò serio: “Yukio…Io non so come sono messo con questa cosa che tu hai dei sentimenti per me. Intendo, non ci trovo nulla di male, te l’ho detto prima. Però sono confuso su quello che provo per te. Prima che mi baciassi non ci avevo mai pensato, ma poi l’idea mi ha assillato e ho fatto dei pensieri poco opportuni, niente di che ovviamente! Voglio provare a considerare la cosa secondo parametri non umani, e al diavolo il peccato e tutta quella robaccia. Voglio ascoltare solo quello che sento e capire”.

“Nii-san, tranquillo. Te l’ho detto, non voglio forzarti e neanche metterti fretta. Posso anche aspettare. Fai quello che ti senti”lo rassicurò l’esorcista con un sorriso. Poi aggiunse quasi divertito: “Vuoi considerare la cosa “secondo parametri non umani”? Non sembrano parole tue o sbaglio?”.

Rin assunse un cipiglio vagamente irritato. “Infatti non lo sono. Me lo ha detto Mephisto. La sera del giorno in cui sei sparito sono andato da lui per farmi dire che cosa stava succedendo, ma ovviamente lui è riuscito a stordirmi con le sue ciance insopportabili”spiegò sbuffando. “Mi è scappato un accenno al fatto che tu a volte ti comporti in maniera strana e che quella mattina avevi fatto qualcosa che non avresti assolutamente dovuto fare in quanto mio fratello e lui ha iniziato a blaterare sul fatto che io penso secondo criteri da umano anche riguardo a cose che di umano non hanno nulla e sul fatto che tutti hanno un “rapporto speciale ed esclusivo con il proprio fratello”, per usare le sue parole. Dio, quanto suonava male quella frase! Lo odio quando fa così. Tra l’altro non ho capito se mi stava prendendo in giro o se era serio. Con quella sua dannata faccia perennemente strafottente non si capisce mai che pensa! Mi dà sui nervi!”.

“Non te la prendere, Nii-san, lo conosciamo in fondo. È così e lo dobbiamo sopportare. In fondo ha fatto parecchio per noi, anche se a vederlo non si direbbe”cercò di consolarlo suo fratello trattenendo però un risata. “Sinceramente non so se stesse scherzando e sinceramente non ci tengo a saperlo, saranno affari suoi e di suo fratello non trovi? Esattamente come adesso sono affari solo miei e tuoi. Quindi basta pensare a lui”. Tornò a farsi serio facendo correre piano un dito lungo il contorno degli zigomi del mezzo demone. “Sei sicuro di volerlo rifare?”.

Lui annuì deciso. “Sì, assolutamente”mormorò tornando ad alzare gli occhi.

I loro sguardi si incontrarono, come calamitati, pozzi zaffiro che si specchiavano gli uni negli altri, mescolando tra loro le lievi differenze di sfumature. Lo spazio che separava i loro volti si ridusse progressivamente fino a quando le loro labbra tornarono a sfiorarsi come qualche giorno prima al parco, ma questa volta il contatto durò molto più a lungo perché le loro bocche continuarono a cercarsi, separandosi per poi incontrarsi nuovamente quasi subito, perdendo man mano l’esitazione iniziale e sostituendola ad un desiderio affamato di passione. Per quanto approfondissero quel contatto, i due ragazzi sembrano non esserne mai sazi, abbandonati uno tra le braccia dell’altro, i brividi di piacere che scendevano loro lentamente lungo la spina dorsale e un dolce calore che riempiva loro il petto. Una della mani di Yukio affondò nei capelli di Rin mentre le dita dell’altra finirono per intrecciarsi con quelle di quest’ultimo, mentre i loro corpi aderivano il più possibile uno all’altro. Il mezzo demone era perso in quella sensazione di bollente intimità che lo aveva travolto trascinandolo sempre di più nei suoi abissi. Dopo l’iniziale incertezza un turbine di emozioni gli si era sollevato dentro, agitandosi in un caos danzante e facendolo sentire al tempo stesso al sicuro nell’abbraccio saldo dei sentimenti di Yukio e in bilico sul buio abisso del proibito. L’esorcista, da parte sua, non poteva credere che quello stesse succedendo sul serio. Non aveva mai nemmeno sperato che Rin potesse ricambiarlo, ma si era limitato ad augurarsi che lui potesse accettare i suoi sentimenti senza allontanarlo da sé. E invece in quel momento poteva sentirlo rispondere ai suoi baci e ai suoi tocchi, con un sentimento uguale al suo. La passione dentro di lui si mischiava all’esaltazione e all’adrenalina che quella scoperta aveva risvegliato in lui, affogandolo nell’ebrezza del piacere. Si staccarono diversi minuti dopo, ansimanti e con il viso in fiamme, ma entrambi con il sorriso sulle labbra.

“Uh…Wow”commentò Rin imbarazzato, sistemandosi un po’ meglio sulle gambe del fratello. “Credo che dire che non ti sono del tutto indifferente renda pochissimo il concetto. Sarà dura spiegarlo a Kuro, temo”.

“Posso considerarla come una dichiarazione, Nii-san?”lo provocò Yukio giocherellando con una ciocca dei suoi capelli, ma sul suo volto continuava a splendere un sorriso luminoso. “Già, credo che non ci metterà molto ad accorgersi che è cambiato qualcosa tra di noi…E specialmente sarebbe molto imbarazzante farsi cogliere in flagrante in atteggiamenti poco convenzionali”.

“Vedremo di stare attenti!”.

“Oppure troviamo il modo più delicato per spiegargli la faccenda. Anche se preferirei tenerla solo per noi almeno per qualche tempo, non sei d’accordo?”.

“Assolutamente! Voglio godermi bene la tua vicinanza prima di dividere la notizia con qualcuno”. Il mezzo demone stampò un bacio provocatorio sulle labbra del fratello. “E poi è più divertente fare le cose di nascosto…”.

Yukio ricambiò il gesto con dolcezza ed intrecciò le dita con quelle dell’altro.“A proposito, non avevi detto che avete preparato una torta per il nostro compleanno?”domandò. “Sono impaziente di assaggiare questa tua nuova meraviglia culinaria! Tanto posso benissimo tornare a casa già da subito, me l’ha detto Amaimon prima. Aspettavano solo che mi svegliassi per rispedirmi al dormitorio”.

“Sì, certo. È là tutta per noi. Ma lo sarà anche tra altri cinque minuti…”rispose il maggiore con un ghigno sporgendosi in avanti per invitare il gemello a chiudere di nuovo lo spazio che li separava. E ovviamente quello non si fece attendere.

Fuori dalla porta della stanza Amaimon si staccò dal muro a cui era stato appoggiato per tutto il tempo, volgendo lo sguardo verso suo fratello. “Bella lunga come litigata” commentò atono estraendo l’ennesimo lecca lecca da una delle tasche e scartandolo. “Però è finita bene come avevi detto tu, Aniue”.

“Sono poche le volte in cui mi sbaglio, Amaimon, dovresti saperlo. Su, andiamo, non vorrei che ci beccassero mentre origliamo. Rin potrebbe avere qualche reazione sproporzionata come suo solito e poi quei due si meritano sul serio un po’ di privacy adesso. Tanto quello che volevo sapere l’ho saputo, quindi non ha più senso restare”rispose Mephisto, incamminandosi lungo il corridoio facendo cenno all’altro demone di seguirlo. “Comunque, a quanto pare sono riuscito a insegnare qualcosa a quella testa calda. Per una volta si è deciso a darmi retta. Un gran bel passo avanti per lui”.

“Di che parli?”chiese Amaimon, inclinando la testa di lato e affiancandolo.

Il preside gli rivolse un sorrisetto strano passandogli un braccio intorno alle spalle. “Il nostro fratellino si è finalmente deciso a provare a guardare il mondo attraverso parametri non umani”rispose con l’aria di chi la sa molto più lunga mentre il ghigno sul suo volto si allargava. “Chissà che non gli serva di nuovo in un futuro non troppo lontano…A lui e soprattutto a Yukio”.

 

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Salve a tutti!!

E qui termina quella che era stata pensata come una one shot (con un piccolo errore nella considerazione della lunghezza…^^”). Devo dire che sono quasi soddisfatta. Mi sono appassionata a scriverla, mi ha dato un sacco di opportunità per studiare i sentimenti dei due gemelli, soprattutto di Rin in questo caso, occasioni che io ovviamente mi sono premurata di sfruttare al limite del possibile! Spero di non avervi annoiati troppo con tutte queste mie introspezioni, ma come ho già detto ne vado pazza e quando inizio non riesco più a fermarmi…

Forse ho sforato un po’ con i personaggi durante la litigata tra i due gemelli. Però mi sono sforzata di immaginare come potessero sentirsi considerando il contesto, Rin appena uscito dal tormento di giornate passate con un presentimento di morte incollato addosso, Yukio appena uscito dal coma con tutte le sue certezze-incertezze sull’aver fatto o meno la cosa giusta e su quello che prova per fratello. Ditemi che mi pensate…La cosa della parolaccia può sembrare idiota (e in effetti lo è -.-“) però mi piaceva come idea per abbassare di colpo la tensione che si era creata durante tutta la discussione (e poi non ho saputo resistere! xD Yukio che dice le parolacce, lo ammetto, desiderio della mia mente malata…) e permettere così ai due di fare pace. Quel pizzico di banalità che hanno le cose “normali” ma che loro sperimentano così raramente…Poi a voi il giudizio, queste sono le mie ragioni!

Amaimon e il lecca lecca xD Ok, scusate!!! È stato un attimo di pazzia…^^ >.<

È finita bene, sinceramente non vado pazza per i finali tristi. Però ho lasciato delle cose in sospeso (non per forza però si potrebbero vedere, soprattutto nelle ultime parole di Mephisto…). Visto che era una storia relativamente corta mi sono concessa il lusso di lasciarmi degli spunti per un eventuale seguito, ma dovrò vedere cosa mi dirà l’ispirazione in futuro!

Spero che vi sia piaciuto almeno un po’ questo mio esperimento! Volevo dire grazie mille a Rebychan (grazie anche per le chiacchiere post recensione!) e a doc11 per le loro recensioni che mi hanno accompagnata in questo micro percorso!! Grazie anche a Flame Drago del Fuoco che ha tenuto la storia tra le seguite! E ringrazio chiunque in futuro mi darà un segno di apprezzamento per il mio lavoro!

Alla prossima!
MysticAsters

  
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