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Autore: SunriseNina    31/01/2012    3 recensioni
-Luna?-
-Sì?-
-Ma quindi io e te adesso stiamo… stiamo insieme, penso, no?- si dondolò avanti e indietro con le guance di un rosso vivo e quel maledetto nodo alla gola.
-Certo che adesso stiamo insieme, non vedi? Qui ci siamo solo tu ed io!- rispose lei.
-Non intendevo in quel senso!- Neville si tormentò i capelli con aria disperata –Volevo dire insieme inteso come fidanzati! Insieme, stare insieme, capisci? Essere fidanzati, ecco!- si torturava come suo solito le dita tremanti e sudate, spiccicando faticosamente parola.
Gli sorrise. Un sorriso dolce e felice, un sorriso che Neville amava più di qualsiasi altra cosa al mondo:-Sì, penso di sì. Tu che dici?-
-Secondo me sì- rispose, senza capire il senso di quel discorso.
-Allora dev’essere per forza così- affermò lei –Sì, siamo fidanzati. O come dici tu, stiamo insieme-.
-Adoro le tue fossette- disse a un certo punto Luna.
-Me lo avevi già detto- osservò lui, non per questo meno compiaciuto.
-No, quella volta ti ho detto che mi piacciono le fossette, in generale- puntualizzò lei con naturalezza –Ma era una piccola bugia. A me piacciono le tue, e basta-.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il ragazzo mugolò, stropicciandosi gli occhi.
Una luce color albicocca prorompeva dalla finestra velata dalle tendine celesti dell'infermeria. Si mise seduto sul materasso, le gambe incrociate coperte dal lenzuolo: quanto aveva dormito?
Si scompigliò i capelli e si sfiorò il naso: gli faceva ancora parecchio male. Osservandosi le dita notò i segni rimarginati e rossastri del suo graffiare sul pavimento, compresa l'unghia dell'anulare destro bendata e dolorante.
-Paciock!- una voce severa e squillante accompagnata dallo sbattere di una porta lo fece sobbalzare -Giù, giù! A dormire!-
-Mi scusi, signora Chips...- si scusò timidamente lui, scivolando nuovamente sotto le coperte.
-Non mi sembri troppo dolorante. A quanto pare non lascia molto dolore posteriore. Non ne sono molto informata- l'anziana sembrava parlare più a sé stessa che al giovane paziente in pigiama color melograno sdraiato sul letto dell'infermeria: si muoveva per il locale, sistemando dei letti già perfettamente ordinati, tirando le tendine come in preda a una smania incomprensibile di riordinare. Era un po' scossa, probabilmente: non le era mai capitato di dover assistere così tanti ragazzi, e per giunta per un motivo come il ritorno del Signore Oscuro.
Al solo pensiero, Neville rabbrividì e sentì il battito cardiaco aumentare angoscioso: gli sembrava di rivivere quell'agonia, sentiva quel dolore disumano scorrergli nuovamente per la pelle.
-Visite!- lo chiamò la donna; Neville si alzò, gli occhi curiosi e spalancati: c'erano Dean, Seamus, Lavanda e Calì. I due ragazzi si gettarono contro le sponde del suo letto:-Tutto bene, Nev?!-
-Cavolo, sei un figo!-proruppe Dean -Resistere a una maledizione del genere! Sei mitico! Stai bene, vero?!-
-Ci preoccupava il fatto che non ti svegliassi, sai, sei svenuto appena hai messo piede qui, e hai dormito più di un giorno intero!-
Neville spalancò gli occhi: aveva dormito davvero così tanto?
Il Grifondoro si sentiva in imbarazzo: voleva solo alzarsi da quel letto e gettarsi nel suo dormitorio, al sicuro, per potersi liberare da qualsiasi genere di pensiero o ricordo, perché erano quelli in quel momento a tormentarlo. Tremò lievemente all'idea dei coltelli immaginari che gli penetravano la carne.
Dean infine gli diede due lettere che erano arrivate per lui, mentre le ragazze non proferirono parola. Sui loro visi frementi si leggeva una sola e unica domanda: com'era stato. Com'era stato sentire il veleno della maledizione diramarsi nel suo corpo torturato.
La piccola compagnia di Grifondoro uscì dall'infermeria, lasciando il ragazzo a leggere le lettere alla calda e fulva luce del tramonto: una di sua nonna, una dello zio e una del Ministro.
Neville, perplesso, rimosse il timbro di ceralacca dell'ultima e aprì la busta, ma dopo poche righe abbandonò la missiva con uno sbuffo irritato: scuse formali per quello che era loro successo. Il solo pensiero di qualche sottosegretario che con aria annoiata scriveva quelle lettere una uguale all'altra e poi vi faceva apporre una firma ufficiosa da qualche superiore gli fece rodere il fegato.
Leggiucchiò le altre due, incredibilmente simili: un ammasso di domande scontate, raccomandazioni “quanto ero preoccupata!”, “sei stato coraggioso”. Certo, coraggioso. Lui non era coraggioso. Cos'era, una specie di eroe? No, aveva avuto molta sfortuna. La gente non lo capiva.
Altre persone dell'ES vennero a fargli visita: Ernie, con un pacchetto di dolcetti glassati fatti in casa e una scatola di Api Frizzole; i fratelli Canon così elettrizzati che vennero scortati alla porta da madama Chips; Justin, Cormac e altri ragazzi non precisamente identificati che lo liquidarono con poche domande di prassi e poi se ne andarono, come se si fossero tolti un peso; infine entrò Hannah.
La ragazza sostò pochi secondi sull'uscio, mordicchiandosi la pellicina del pollice, poi si avvicinò al letto del ragazzo:-Ciao, Neville-.
Lui deglutì:-Ciao, Hannah. Siediti, se vuoi...-
Lei tentennò, poi si sedette sul bordo del letto adiacente a quello in cui era sdraiato lui. Rimasero un attimo in silenzio, poi lei chiese:-Come stai, ora?-
-Bene, bene. Non mi ha lasciato dolore, in realtà. Tutto a posto. È strano come tutti si interessino a me, quando anche gli altri sono… sono stati colpiti da cose peggiori-.
-Non puoi biasimarli più di tanto. Forse, non so, la tua era una vera e propria maledizione senza perdono… e poi, c’è tutta la storia dei tuoi… genitori… affascina di più, suppongo-.
Neville si trovò costretto ad annuire tristemente:-E tu, Hannah?-
-...io?- balbettò lei, a disagio -Tutto bene. Più o meno, ovviamente. Tutto quello che sta succedendo, non è... non è affatto facile, diciamo. Ma si va avanti-.
-Stai... uscendo con qualcuno?- Neville si sentì immediatamente stupido all'aver fatto quella domanda e distolse lo sguardo da lei.
-Ecco... è strano. Non usciamo ufficialmente insieme. Mi incuriosisce, e non sembro dispiacergli, ma temo che non avremmo un così grande futuro. Siamo troppo diversi, e lui è strano...-
-Non scoraggiarti per questo- le disse Neville, sorridendo fiducioso -Gli opposti si attraggono. Ne so qualcosa. Intendo dire, è vero. Non devi avere paura-.
Gli sembrava di aver fatto solo una grande confusione, ma lei sembrò sollevata:-Vedrò-.
-E... per sapere, chi...-
-Theodore. Non so, sai come sono fatti i Purosangue Serpeverde. È un po' montato, con quella loro aura di superiorità... sì, so che è stupido. Non so spiegare perché mi piaccia- arrossì -Probabilmente è solo una scemenza...-
-Non dire così- la rimproverò teneramente Neville -Non sappiamo spiegarci perché una persona ci piaccia. È normale, immagino. Se ti piace Nott, dovresti … dirglielo. O comunque farglielo capire-.
-Hai ragione-.
Neville ci riflettè, poi disse a sguardo basso:-È un ragazzo fortunato-.
Lei sorrise, mesta. Le si poteva leggere in viso “Strano, sentirlo dire da te”.
-Hannah, tu... non sei arrabbiata con me, o con Luna?- era da parecchio che serbava quella domanda; si tormentò a disagio le mani.
-No, assolutamente- sorrise lei -No. Forse qualche volta mi viene da pensarci, e certo non mi rende felice. Però è ok. Lo accetto, va bene così-.
-Amici?-
-Certo-.
Sorrisero all'unisono con dolce e sincera amicizia. Lei uscì, salutandolo ripetutamente.
Il ragazzo si lasciò cadere sul cuscino, guardando il soffitto.
Ridacchiò: Nott.
Come poteva Hannah solo potersi sentire attratta da quel ragazzo allampanato, con il viso da topo e il naso appuntito? Sembrava uno spaventapasseri, con quei capelli simili a una manciata di pagliericcio bruno, ed era quel genere di tirapiedi con cui Malfoy adorava circondarsi: viscidi, obbedienti e fieri del loro sangue puro.
Neville fece una smorfia: sangue puro. Che idiozia. Anche lui era un Purosangue, teoricamente parlando, e non era certo meglio degli altri: ennesima dimostrazione di quanto fossero improbabili le teorie dei Mangiamorte.
Comunque, riflettè Neville, Hannah mostrava simpatia per persone sempre particolarmente diverse da lei: bastava guardare Justin, impertinente e a tratti sgarbato nella sua arroganza, per non parlare di Ernie, con quell'atteggiamento gradasso e snob. Effettivamente, ormai non gli pareva così strano che si fosse interessata a Nott: era pur sempre, tra i Serpeverde, forse quello che meno si faceva notare, sempre a fare da sfondo agli altri; ed Hannah non era molto diversa, sotto questo aspetto.
“Ma sì” pensò “L'importante, in amore, è essere felici.”
Il cuore fece un sussultò improvviso, facendolo sobbalzare lievemente; gettò uno sguardo alla porta, poi al soffitto. Tentava di interpretare le fini crepe dell'intonaco bianco come costellazioni nel firmamento,  cercava forme a lui familiari: un bruco, un viso dal naso assurdamente pronunciato, il vago profilo di una ballerina in relevé.
Dov'era Luna?

Neville osservò il cielo divenire bruno, e stava quasi per assopirsi quando un visetto contornato da indisciplinati e sottili ciuffetti di capelli biondi spuntò dalla porta dell’infermeria:-Si può?-
Immancabilmente il cuore di Neville fece uno strano sobbalzo:-Luna! Pensavo non arrivassi più…- aggiunse l’ultima frase con un borbottio sommesso.
La ragazza, con un sorriso pacato e sognante sul viso, si avvicinò al letto:-Sì, ho avuto un po’ da fare. Mio padre mi ha fatto scrivere un articolo per il Cavillo… sai, sul Ministero. Era entusiasta-.
Neville rimase perplesso all’idea che il signor Lovegood, alla notizia di quello che aveva rischiato sua figlia, avesse reagito in modo così allegro e noncurante, ma non ci badò:-Tu però non mi sembri così allegra, no?-
Lei fece segno di no la testa, scuotendo i capelli raccolti in una treccia blanda e sfatta. La stessa pettinatura che aveva nell’aula di Divinazione. Al sol pensiero, Neville sentì una lancinante fitta al basso ventre.
-No, non ero così allegra. Ero preoccupata per te, come potevo essere allegra?- la domanda suonò stranamente poco retorica, come se aspettasse una risposta –Ma ora sto bene, perché mi sembri proprio in forma! Sei in forma, vero?-
Neville annuì con foga:-Non c’è bisogno di preoccuparsi per me, figurati. Piuttosto, voi altri come state? E Harry?-
-Un po’ scossi, suppongo- fece spallucce –Harry non ha preso molto bene la scomparsa di quel tipo-.
Neville non aveva compreso bene cosa fosse successo: aveva compreso, più tardi,
 -È difficile, quando perdi una persona cara- osservò Neville, dispiaciuto per l’amico.
Il viso di Luna si rabbuiò:-Già-.
Neville fu attraversato da un tremito di vergogna; chiedendosi cosa avesse fatto di male nella sua vita per essere sempre così inopportuno, pensò che il modo migliore per consolare Luna era abbracciarla senza stringerla troppo, in silenzio: tra le protettive braccia di Neville, la testa appoggiata al suo petto o sulla sua spalla, Luna sembrava chiudersi nel suo universo e riuscirne completamente risanata, depurata dalle meschine verità del mondo esterno. Il ragazzo, dal canto suo, avrebbe potuto passare ore a tenerla seduta in grembo a pettinarle i capelli, facendo ben attenzione a non farle male districandole i nodi.
-Tra qualche giorno torniamo a casa-.
-Mhm- mugolò Neville, asserendo.
-Mi mancherai. Qualche volta ci vedremo, penso. Comunque l’estate è breve-.
-Qualche giorno se vuoi puoi venire da me. Non mi dispiacerebbe per nulla,anzi. Così non sarò obbligato a stare con mia nonna tutto il tempo- il ragazzo rifletté tristemente su quanto aveva sprecato le sue vacanze, in tutti quegli anni: si era visto poco con Dean e Seamus, stava buona parte del giorno a curare il giardino della nonna e la cosa più interessante che poteva fare era andar a far compere e commissioni a  Diagon Alley e tornare prima che facesse buio.
-Verrò volentieri. Mi piacerebbe conoscere tua nonna. E anche mio padre ha detto che vorrebbe conoscerti- sorrise teneramente, ma Neville rimase turbato: non voleva immaginare fino a dove si potessero essere spinti i racconti di Luna. Se ne sarebbe occupato successivamente.
-Saranno tempi duri- sussurrò lui. Ormai il ritorno di Voldemort era una dato di fatto tangibile e terrificante.
-Questo non significa che saranno impossibili- Luna gli prese la mano, cercandola con le dita tra le pieghe delle lenzuola –Io… ti amo, Neville- i suoi occhi celesti erano sbarrati, il collo teso, la mano si era irrigidita intorno al palmo del ragazzo.
-Lo so, Luna- sorrise lui, imbarazzato.
La ragazza sospirò:-Sai perché io ne sono sicura? Perché ogni volta che lo dico è come se fosse la prima-.
Neville sentì le guance e le orecchie ardere:-Anche per me è così. Anzi, ogni volta che ti vedo mi succede. È come se non ti avessi mai visto in vita mia, e tutt’a un tratto… Eccoti lì che mi aspetti-.
La ragazza abbassò lo sguardo, nascondendo probabilmente gli occhi lucidi. Neville si sentì bene come non mai: con lei, anche la freddezza di un’infermeria poteva diventare il calore confortante di una casa. Lei era la sua dimora. Riusciva a portargli via ogni genere di ansie, di paure, solo con quel suo sguardo angelico o i suoi discorsi bizzarri.
-Luna- proruppe all’improvviso –Devo chiederti un favore. Una favore… davvero importante- la gola gli si prosciugò improvvisamente, e il battito cardiaco gli rimbombava nelle orecchie.
-Certo!- esclamò lei –Cosa, in particolare?-
-Vorrei che mi accompagnassi in un certo posto. Devo andarci tra un paio di giorni, penso. Vorrei averti insieme a me, tutto qui-.
Luna gli scoccò un bacio schioccante sulla guancia:-Questo e altro per te, Nev!-
La ragazza si rannicchiò accanto a lui, lasciandosi abbracciare come una neonata in fasce. Neville socchiuse gli occhi, nascondendo il viso nei capelli di lei, gustandosi il suo tepore, la sua fragilità: nulla avrebbe potuto rovinare quell’idillio.
Purtroppo, la voce gracchiante dell’infermiera non era compreso nel “nulla”.
 
 




Neville aveva sempre odiato gli ospedali: detestava la loro aria fintamente pulita ed ordinata, i toni pallidi con cui verniciavano le pareti, come a voler dire “qui si sta bene, tranquilli”. Odiava quell’odore che gli pizzicava costantemente il naso, un miscuglio di medicinali ed erbe curative, l’olezzo di prodotti per l’igiene che si mescolava all’odore delle minestre insapori con cui nutrivano i ricoverati. Odiava come vestivano i pazienti e come erano vestiti i medici, con quei camici candidi come la neve, a nascondere ed occultare le sofferenze che pativano le persone chiuse tra quelle pareti.
Rimuginava in ansia quei pensieri, mentre camminava per il corridoio del San Mungo; i medici gli sfrecciavano affianco, sbandierando cartelle mediche e facendo uno spropositato uso della parola “Accio”: gli oggetti volavano pochi centimetri sopra la sua testa, per finire nella mano tesa di una delle tante infermiere che gli passavano accanto senza prestargli alcuna attenzione.
Finalmente, arrivò alla porta. Fissò qualche secondo la maniglia, indeciso sul da farsi. Essa era così lucida che poteva intravedere il suo viso tra i riflessi ramati, e l’immagine non lo rassicurò: aveva un’espressione tipica di chi ha ingoiato qualcosa di disgustoso e il cui stomaco si contorce come una mosca intrappolata in una ragnatela.
Non voleva entrare senza Luna, ma lo aveva avvertito che probabilmente non sarebbe arrivata in orario; dopo venti minuti ad aspettare, Neville aveva deciso di farsi avanti da solo.
Afferrò la fredda maniglia, inspirando profondamente, e aprì la porta; il cigolio dei cardini risvegliò l’attenzione di un’infermiera grassoccia, che si voltò nella sua direzione:-Oh, Neville!-
-Buongiorno- la salutò lui mestamente: ammetteva che essere immediatamente riconosciuto in un qualche locale era sempre stata una sua ambizione, ma godere di questo privilegio in un reparto ospedaliero non era confortante o rassicurante.
-Abbiamo cambiato i lettini: sono là in fondo, ora- la donna indicò con il dito cicciotto l’estremità opposta della lunga stanza in cui, ad ambo i lati, erano sistemati ordinatamente i letti dei malati inframezzati da comodini.
Neville si incamminò a testa bassa, osservando le piastrelle del pavimento che venivano velocemente divorate dai suoi stessi passi; su di esse, ogni tanto, una larga finestra proiettava un fascio di luce: ormai era giugno, le giornate si erano allungate, il clima si era mitigato. Neville indossava dei leggeri pantaloni di un marrone rossiccio e una camicia a maniche corte con un motivo scozzese rosso fuoco: sua nonna gli aveva impedito di andarci in jeans e larga maglietta blu come invece aveva programmato. L'anziana odiava tremendamente il dilagare delle sciatte mode babbane, e non voleva che i suoi genitori lo credessero un ragazzino trasandato.
Alzò lo sguardo: era quasi in fondo alla stanza. Rimase perplesso, osservando che, accanto agli ultimi due lettini, una ragazza era seduta di schiena, chiacchierando amabilmente con i due pazienti.
-Ma… Luna!- esclamò lui, affrettando il passo, e raggiungendo lo strambo trio.
-Oh, Neville! Eccoti, finalmente!- lo salutò lei.
-Mi avevi detto che non saresti arrivata in orario…- disse lui, senza capire.
-Infatti sono arrivata in anticipo! Siamo qui a chiacchierare da un po’, dire almeno una mezz’ora…-
-Mamma, papà, lei è Luna- disse lui, rivolto alla coppia seduta sul materasso davanti a loro. Non ebbero alcuna reazione: sul loro viso rimase stampato quel sorriso ebete e quegli occhi strabuzzati.
-Sanno già come mi chiamo- disse lei, alzandosi: fece segno a Neville di sedersi al posto suo, e poi gli si mise in grembo, seduta sulle gambe di lui –Sono un po’ taciturni, ma sono simpatici!-
Neville non poté fare a meno di sorridere, e sua madre, incrociandone lo sguardo, ricambiò: il viso della donna era illuminato da una gioia che ben poche volte le aveva acceso le guance smunte, da quando era stata ricoverata.
-Bella!- esclamò Frank, allungando la mano ossuta sui capelli di Luna, accarezzandoli estasiato; Neville fremette, ma la ragazza si limitò a ridacchiare e a fare un cenno verso Alice:-Anche sua moglie è molto bella, signor Paciock-.
Frank non sembrò far caso ai commenti della ragazza, ma guardò con insistenza il figlio:-Bella!- ripeté.
In cuor suo, Neville sperò per anni che quella fosse stata l’ufficiale approvazione di suo padre nei confronti della fidanzata, e lo sperò così tanto da convincersi che era stato proprio così.
-Di che avete parlato?- chiese Neville, curioso di come Luna fosse riuscita a intrattenerli per ben mezz’ora, quando lui riusciva a stare con loro da solo non più di un quarto d’ora, prima di sedersi a fissarli senza proferir parola.
-Del più e del meno- la ragazza fece spallucce –Il tempo, il cibo della mensa, le partite di Quidditch. Ho parlato loro del Cavillo… spero non ti dispiaccia se gliene ho lasciato alcune copie da leggere!- indicò una pila di riviste appoggiate al comodino di Alice. Neville sorrise teneramente e le diede un bacio sulla guancia: al che, Frank e Alice si presero per mano, avvicinandosi uno all’altro.
Il ragazzo inspirò profondamente, agitato; poi iniziò a parlare ai genitori con voce seria:-Mamma, papà, sono contenta che Luna vi piaccia. Volevo presentarvela perché stiamo insieme da un po’ di mesi, e… mi sembrava giusto farvela conoscere. Spero che continuiate ad andare d’accordo. Sarei davvero felice se lo faceste, perché siete… le persone più importanti della mia vita-.
Luna si voltò verso di lui, con una soddisfatta espressione di approvazione; Frank e Alice inclinarono la testa, mantenendo la loro aria assente e serena. Neville sospirò: andava bene così. Sapeva che quei pochi sguardi erano tutto ciò con cui potevano esprimersi.
Fece alzare Luna, in modo da poter abbracciare il padre e la madre, più a lungo di quanto avesse mai ricordato, trattenendo a stento le lacrime:-Vi invierò qualche regalo, lo giuro. E anche delle lettere. E mamma, smetti di mangiarti le unghie. Papà, chiederò di farti fare la barba, è troppo ispida…-
Li guardò nuovamente: invecchiavano. I capelli di Frank erano brizzolati, gli occhi contornati di rughe, mentre la pelle del viso di Alice si era abbandonata alle intemperie dello scorrere del tempo, insieme ai suoi capelli crespi e nient’affatto curati; eppure Neville, solo in quel momento, riusciva a vedere i volti adulti e coraggiosi che quelle maschere di pazzia nascondevano, finalmente vedeva i suoi veri genitori.
-Noi andiamo, adesso- disse, prendendo per mano Luna –Ciao!-
Ma, prima che potessero allontanarsi, Alice fermò Luna per un braccio: tese verso la ragazza l’altra mano, chiusa a pugno, con un largo sorriso in volto. La ragazza osservò il palmo della mano schiudersi come un fiore, e al centro di esso c’era una carta di caramella azzurrina.
-Oh, ma è bellissima!- disse lei, sinceramente felice –Grazie!- saltò al collo di Alice, stringendola in un abbraccio soffocante.  Neville assisteva alla scena, commosso, ricordando la scatola di carte di caramelle nascosta sotto il suo letto. Quell’offerta era il modo di sua madre per dire “ti voglio bene”, e ne aveva data una a Luna: avrebbe potuto essere più felice?
Usciti dall’ospedale, i due si erano diretti insieme a Diagon Alley, a mangiare un gelato seduti ai tavoli della Gelateria Fortebraccio. Neville si portò alla bocca l’ultimo rimasuglio di gelato al cioccolato, mentre la ragazza finiva di gustarsi il suo cono al limone e cannella. Indossava una canotta verde costellata di piccole margheritine, come un prato primaverile, e una gonna a balze color fragola che le arrivava al ginocchio; ai piedi aveva dei sandali di cuoio che lasciavano vedere le unghie smaltate di un verde brillante, aveva degli strani orecchini simili a degli acchiappasogni e una lunga collana che le arrivava quasi fino all’ombelico, con in fondo quello che doveva essere un’ancora dorata, che brillava tra i raggi solari della tarda mattinata.
-Sei molto bella- disse lui, riparandosi con la mano gli occhi dalla luce.
-Che tenero!- esclamò lei, addentando letteralmente il suo gelato –Ieri mio padre ha detto che partiremo per la Svezia. Abbiamo fatto grossi guadagni, quest’anno, e partiamo alla ricerca del Ricciocorno!-
Neville rimase a bocca aperta:-Parti? Così all’improvviso?-sentì un vuoto incolmabile farsi spazio nel suo petto.
-Sto via buona parte di luglio, ma per agosto sarò già a casa- spiegò lei, sorridente –Potremo fare un sacco di cose, in un mese intero! Possiamo incontrarci qui a Diagon Alley per fare gli acquisti per l’anno prossimo, per passeggiare e mangiare qualcosa… Qualche giorno ti porterò a casa mia, devi assolutamente vederla. Sai, non abito troppo lontano dalla famiglia Weasley: qualche volta possiamo andare a trovare Ginny e gli altri. Sono sempre molto carini, con me… specie i gemelli!- Neville non osava immaginare cosa le dicessero alle spalle i due, ma preferì continuare a farla illudere che i loro scherzi esprimessero simpatia reciproca.
-Resta il fatto che non ti vedrò per un bel po’- commentò lui, triste.
-Ti spedirò lettere tutti i giorni, fino a quando la quantità di gufi alle vostre finestre manderà tua nonna all’esasperazione!- rise –E ti porterò anche qualche regalo. Tu promettimi solo di stare attento, durante quest’estate: in fondo Voldemort sta riprendendo vigore. Ho paura a lasciarti qui. Allenati sempre con gli incantesimi imparati nell’E.S. e anche io farò lo stesso-.
L’altro annuì: non si capacitava che, mentre loro si gustavano un rinfrescante gelato al caldo sole di quella tranquilla giornata, il Signore Oscuro riacquistava potere e seguaci.
-Va bene. Effettivamente è da un po’ che Seamus accenna ad invitare anche me, oltre a Dean, a casa sua per le vacanze: gli chiederò se qualche giorno potrò andarci. Sarà divertente-.
Luna era contenta di vedere il sorriso sul volto del ragazzo:-E non dimenticare che, anche dopo le vacanze, c’è un nuovo anno scolastico. Continueremo a vederci come abbiamo sempre fatto. Non è una fine, è un inizio-.
Tenendosi le mani, i due si sporsero sul tavolino fino a quando le loro labbra non si incontrarono in un bacio dolce e lento: sì, era un inizio. Quell’estate si figurava la migliore di sempre.
-Sai di cannella-.
-E tu di cioccolato- disse l’altra, passandosi la lingua sulle labbra.
Nel cielo limpido e celeste nemmeno una nuvola osava interrompere quel momento di assoluta perfezione.








































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Ultimo sospirato capitolo :3
Dire che non riesco a crederci è comprensibile, spero.
Questo no significa che smetterò di scrivere su Luna e Neville, eh u.u ma devo ammettere che con questa FF mi sembra di perdere un pezzo di me.
Spero vi sia piaciuta :)






Nina.
   
 
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