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Autore: Metamorfosi    02/02/2012    0 recensioni
Ok, devo ammetterlo: ho sempre detestato scrivere. Il solo fatto che sia stata convinta, anzi, costretta a farlo mi manda in bestia. Ma dato che ora sono qui tanto vale iniziare, no? Anche se non ho idea di come si faccia… E va Bene, comincerò col presentarmi: mi chiamo Jack e ho diciassette anni.
Ok, lo dico: Jack sta per Jacklin. Si, esatto, sono a ragazza. Una ragazza che trova terribilmente stupido il suo nome.
Insomma, sono il ritratto dell’anti-femminilità. In quanto a finezza e buone maniere faccio concorrenza ad un camionista.
Stavo dicendo: mi chiamo Jack, ho diciassette, sono alta un metro, un tappo e un barattolo, capelli castani, occhi castani, pelle bianco-cadaverica, occhiaie da non-morto e sono una mutante.
Si, avete capito bene: sono una mutante, mezza umana mezza… ehm… Non ne ho idea. So solo che posso cambiare aspetto e diventare qualsiasi cosa io voglia, potere molto utile quando non arrivo a prendere qualcosa su un mensola o devo scappare da qualcosa-barra-qualcuno.
Sono abituata a vivere da vagabonda da quando avevo quasi dieci anni.
L’unico legame che abbia mai avuto è quello con Cy: quando si tratta di lui in me si attiva una specie di modalità “MAMMA ORSA”.
Il vero motivo per sto scrivendo è per raccontare la mia, o meglio, la nostra storia.
Spero gradirete, e per favore, commentate!
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ *** ~

 
Dopo circa trenta minuti di volo ero sfinita: stavo pericolosamente perdendo quota e rischiavo di schiantarmi al suolo da un momento all’altro.
Non volevo preoccupare Cy, che volava poco sotto di me continuando a voltarsi a guardarmi ancora agitato, ma d’altra parte sapevo che non
sarei resistita ancora a lungo in quelle condizioni. Nevicava da ore e faceva dannatamente freddo.
Ad un tratto la vista si fece sfocata, i suoni ancor più distanti, la percezione del vento sulla pelle si affievolì, lasciando il posto alla stanchezza.
Stavo perdendo i sensi e senza neanche accorgermene avevo preso a precipitare. Poi di colpo rinvenni, appena in tempo per vedere sotto di me
il suolo imbiancato ora terribilmente vicino. Un’ultima breve scarica di adrenalina mi diede la forza di virare un’ultima volta per evitare di schiantarmi
contro una roccia a tre o quattro metri più sotto. Atterrai malamente e presi a rotolare e incespicare nella neve ancora per qualche metro, per poi
fermarmi sbattendo contro un masso; quell’ultimo colpo mi tolse il fiato. Mi lasciai sfuggire una specie di rantolo strozzato.
Ero così stordita che non sentii nemmeno Cy atterrare e corrermi incontro.
–Jack che è successo?! Ti ho visto perdere quota e poi...-  senza finire la frase si chinò su di me e mi aiutò a mettermi a sedere contro il masso
contro cui mi ero nuovamente fracassata la cassa toracica. Non ero mai stata ridotta così prima di allora. Certo, fino a quel momento me l’ero
cavata con qualche costola incrinata, graffi e via discorrendo, ma questa volta era diverso. Si guardò intorno in preda all’ansia e disse -Devo cercare aiuto-.
Cercai subito di tranquillizzarlo, di parlargli e fermarlo, ma dalla mia bocca uscirono solo rantoli. Cy si alzò e dopo una breve rincorsa spiccò il volo dicendo:
– Torno presto aspettami qui!-.
“Come se potessi muovermi” pensai, ma come era nato quel pensiero morì subito. Stavo diventando acida, come sempre quando stavo male del resto,
ma questa volta non erano sciocchezze. Ritirai le ali e solo allora mi guardai intorno per capire dove mi trovassi: ero in un campo, evidentemente incolto,
in cui si intravedeva a chiazze l’erba ghiacciata; era parzialmente circondato da boscaglia con qualche masso e rocce che spuntavano qua e là.
 Poi sorrisi malinconica e dissi – Le cose non potrebbero andare peggio- anche se sapevo che sarebbero potute andare molto peggio di così:
Uno,  sarebbero potuti arrivare gli Eliminatori che, visto come ero ridotta, potevano uccidermi anche solo respirandomi con quel loro alito fetido in faccia;
Due, da qualche fiocco avrebbe potuto scatenarsi una tempesta, anche se non si poteva sapere data la corrente d’aria che tirava; e
 Tre, mi sarei potuta schiantare contro la roccia anziché riuscire a virare per ridurmi ad una piadina con contorno. Ma tutto sommato, visto com’era iniziata,
forse la giornata non sarebbe potuta peggiorare ulteriormente.
Tutti gli eventi delle ultime ore mi affollarono la mente, e quasi non mi sembravano veri; anzi, se non fossi stata ridotta ad un colapasta, avrei ben potuto
immaginare che si trattasse solo di un incubo. E mentre pensavo, la stanchezza si insinuò nella mente e, appoggiata al masso, pian piano persi i sensi, esausta.
 

~ ♣ ~

 
Doveva volare il più in fretta possibile e sbatteva le ali ad una frequenza assai maggiore rispetto al solito. Per fortuna, non erano atterrati proprio
in mezzo al nulla: a meno di un miglio da lì c’era una piccola cittadina; poche famiglie, una chiesa, una scuola e qualche negozio.
Cy scrutava velocemente la via principale e le vie minori, ma erano deserte. “Cavolo no è domenica mattina sono tutti in chiesa” pensò, quando d’un tratto
notò una figura in movimento sul vialetto. Non impiegò molto a mettere a fuoco la vista e capire che fosse un ragazzo tutto imbacuccato intento a spalare
la neve dal vialetto. Si precipitò in picchiata verso di lui, ma preso dalla foga non riuscì a frenare e gli si schiantò contro. Si trovarono seduti sul marciapiede,
Cy addosso al ragazzo che aveva appena investito e con le ali flosce ma ben in vista.
- Hey, Marmocchio! Sta attento a dove metti i p...- disse bloccandosi nel notare con non poco stupore e meraviglia le ali del bambino che gli stava ancora
addosso e, vedendo che lo guardava negli occhi lucidi di lacrime con un’espressione mista di paura ed ansia, non poté fare a meno di accorgersi anche
delle condizioni in cui sembrava essere; aveva il volto graffiato, una guancia gonfia e la giacca a vento era in parte ridotta in brandelli.
Allora lo fece alzare e disse, cercando di ignorare le ali:- Che ti è successo?! Hai bisogno di aiuto??- -Ti prego devi aiutarmi non c’è tempo per spiegare
vieni con me ti prego!-
- Chiamo la polizia? Un’ ambulanza?-
-No! Niente polizia! Niente ospedali! Ti prego vieni con me!- e tenendolo per un polso lo indusse a seguirlo. Il poveretto non capiva cosa fosse successo,
stava capitando tutto troppo velocemente; e poi, chi era quel bambino? Perché aveva bisogno di aiuto? E soprattutto, aveva davvero visto le ali?
Arrivarono al di corsa e Cy si avvicinò a Lae che giaceva appoggiata ad un masso, esattamente come l’aveva lasciata poco prima.
Il ragazzo si avvicinò ai due un po’ confuso, ma la sua attenzione fu attirata dal corpo inerte e assai malconcio della ragazza. Capì subito cosa fare:
la prese in braccio e seguito dal bambino di diresse verso casa. “Accidenti!” pensò, “È gelata! Devo fare presto o questa rischia grosso”.
 
   
 
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