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Autore: DaughterOfDawn    02/02/2012    3 recensioni
Una brevissima riflessione sulle interferenze degli obblighi esterni nelle nostre vite.
Durante il corso della nostra vita siamo sempre chiamati a compiere delle azioni, a perseguire degli obiettivi, ma troppo spesso la voce che ci comanda non è la nostra. E questo non ci va, perché ci deruba della nostra libertà di scelta, ma per quanti sforzi facciamo di solito ci risulta impossibile sfuggire alla chiamata. E allora l'unica cosa che resta da fare è eseguire e fare i conti con quello che ci aspetta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duty

È un momento. Prima sei lì, perso nella tua vita, avvolto dal turbine delle tue emozioni, al sicuro nel tuo mondo, al di qua di limiti che ti sono ben noti, o che sei almeno convinto che lo siano. Ma, per quanto tu ti possa illudere, sai bene che quel qualcosa è sempre in agguato, come una voce pronta a sovrastare la musica forse un po’ stonata ma rassicurante della tua esistenza, come un imperativo che cerca di strapparti alle tue tranquille regioni. Tendi ad ignorarlo e a fuggirlo, con mille scuse, perché sei conscio che non è tanto la chiamata a farti paura, sono le responsabilità che porta con sé, quei pesi che ti costringono ad alzare gli occhi verso il sentiero lungo il quale fluisce la tua vita e a prendere in considerazione il disegno più grande di cui esso è solo un mero segmento. Non lo vuoi, lo temi, perché lo senti come qualcosa di troppo grande per te, non ti senti le forze per realizzare quanto ti viene imposto. Ti sembra di soffocare.

E a quel punto scatta l’ansia, il respiro accelera e la mente si fissa su un unico pensiero, su un’unica immagine: fuga, via. E poi libertà, leggerezza. Scappi. Ovunque, non importa dove, ma lontano da quell'obbligo, morale o personale che sia, sempre esterno, fuori dalla tua portata e che per questo non riesci a fare tuo. Ciò che conta è andarsene. Eppure, qualcosa ti frena ancora: un dubbio, forse un vago senso di colpa, di codardia, un ostacolo invisibile. Provi a scacciarlo, prendi il largo, vuoi mettere un intero oceano tra te e la chiamata, il tuo unico obiettivo. Ma non puoi sfuggirle così facilmente, ed ecco che alla fine ti blocca, ti taglia la strada e non si sposta, ti si conficca dentro, inevitabile e ti costringe ad ammettere le tue responsabilità, succhiando via le tue ultime speranze di scampo insieme all’energia che muoveva le tue gambe.

E inizia la stasi. Indeciso, ondeggi tra la tua volontà ancora accesa della fuga e un nuovo sentimento che ti spinge a tornare sui tuoi passi, a rivedere le tue scelte, il risultato del tuo frenetico travaglio interno. Uno stordimento ti invade le membra ed intorno tutto diviene buio, e sprofondi, distaccato dal mondo, come separato, rinchiuso in una barriera invisibile eppure tanto opaca da impedire alla luce di entrare. L’unico modo per uscire è decidersi ad affrontare la paura dell’inadeguatezza. La scelta sembra quasi obbligata. Intorno è silenzio, come se fosse già deciso, ma dentro è ancora guerra.

Finché il rombo si spegne e il tuo sofferto proponimento vede la luce e ti trascina con sé, fuori dal buio, lontano dal silenzio, di nuovo nel mondo, di nuovo sul sentiero che è tracciato per te. E torni, ti carichi quel peso sulle spalle, anche a costo di soccombere sotto di esso perché le tue forze non sono sufficienti, lo accetti e vinci la tua riluttante paura. Parti, in fretta, trascinato da una nuova volontà, che è entrata nel coro della tua esistenza come un acuto. Agisci, esegui quanto ti viene richiesto. Poi aspetti la realizzazione delle conseguenze che hai pensato, che ti sono state indicate, forse nella speranza di sfogarti sull’obiettivo della tua missione.

E cosa se alla fine non va come credevi, se anche questa tua ultima aspettativa rimane inappagata, prostrata? Un ondata di sorpresa, di stupore, di sconvolgimento. Che poi diventano delusione, frustrazione, collera. È stato tutto inutile, i tuoi tormenti, le tue fatiche, i tuoi sacrifici per quella causa mai tua eppure che ti appartiene, è stato tutto falso? Hai forse sbagliato? Te lo chiedi, con insistenza, ma alla fine finisci per scaricare la colpa sull’esterno, su chi ti ha posto su quella strada. Promesse vane, ferite, mere illusioni disilluse, speranze tradite. E la colpa è loro.

Ma ancora una volta vieni contraddetto, vengono ad insegnarti come stanno le cose. La vita non va mai come vuoi credere che vada, ha le sue leggi, ha le sue ragioni diverse dalle tue. Poco dipende da te non può essere così facile. È un semplice eppure caotico ciclo di cui ti sfugge il meccanismo, il senso profondo. Quel poco che ti resta è tentare di studiarlo, cercare di comprendere la parte che ti spetta. E sperare che forse il significato non sia così sfuggente e nascosto come sembra.

  
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