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Autore: Walpurgisnacht    04/02/2012    4 recensioni
Molto bene. Vi abbiamo fatto aspettare un po' ma alla fine eccola. Secrets corretta, riveduta e aggiustata.
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Mousse ne ha le scatole piene delle umiliazioni inflittegli. Un giorno decide di alzare la testa. E saranno fuochi d'artificio, su Nerima e sui suoi abitanti.
[EIP tra _Mana e Kaos]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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Ukyo cercò di strofinarsi via il sangue che le entrava nell'occhio sinistro cadendo dalla ferita sulla fronte. Si sarebbe dovuta far rattoppare, in seguito. Non era di certo piacevole avere un buco in faccia, peraltro procurato dalla propria furia autodistruttiva.
"Capo, perché non torni a casa? Così posso metterti un cerotto" disse Konatsu, preoccupato.
"Non ora" rispose lei brusca "Adesso ho una cosa da fare, e poi un'altra ancora. Al mio bozzo in testa ci penserò più tardi. Anche se fa male, cavolo". Non rispose ulteriormente ai continui rimarchi del kunoichi che insisteva per curarla. Era decisa a svegliare Ranma e Akane dalla loro fiaba dorata e a ritrascinarli nel mondo reale. E poi le procurava dolore fisico vederli avvinghiati una all'altro sull'erba del parchetto.
Si avvicinò a loro con grandi falcate, determinazione ben dipinta sulla sua faccia. Quando fu a meno di un metro dal suo bersaglio si fermò, mise le mani sui fianchi e fece un forte colpo di tosse posticcio per attirare l'attenzione dei due piccioncini. I quali, però, parevano troppo indaffarati a far fare alle proprie lingue la rispettiva conoscenza.
Che strazio per lei era vederli così.
Poi la sua pazienza, punzecchiata dal plasma che continuava a bagnarle la faccia, si esaurì improvvisamente.
"A-EHM, SCUSATE!" esordì con un tono di voce più alto possibile.
Ranma e Akane si volsero finalmente verso la presenza disturbante... separandosi alla velocità della luce quando ne scoprirono finalmente l'identità.
"U-U-U-Ukyo d-d-da q-q-quanto sei qui?! E cosa ti sei fatta in fronte?" balbettò Ranma guardando l'amica con occhi sgranati, che dal canto suo cercava di trattenere a stento una risata. Doveva ammettere che piombare all'improvviso durante i loro amoreggiamenti e far venir loro un colpo aveva un che di divertente. In fondo, il fatto che si fosse fatta da parte non implicava che lo accettasse serenamente fin da subito.
Akane si rimise in piedi senza proferire parola, mentre il suo viso cambiava varie tonalità di rosso.
"Mi spiace interrompere la vostra... discussione" disse, calcando quell'ultima parola "ma credo sia il caso di raggiungere Mousse e Shan-Pu al ristorante!".
"E' successo qualcosa?" chiese Akane allarmata.
Ukyo scosse la testa. "No, ma... credo semplicemente che non sia il caso di lasciarli soli con quella vecchia. Ho la sensazione che abbia ben altre intenzioni che parlare e..." fece una pausa, poi continuò "... non voglio lasciarli soli. Mousse ha combinato un casino immenso, però ha permesso a tutti noi di fare i conti con i nostri scheletri nell'armadio! Se lui non avesse innescato questo domino voi non sareste qui a..." gesticolò, non sapendo bene come definire ciò che aveva appena interrotto. I due si scambiarono un'occhiata complice, sorridendo. "E lui e Shan-Pu non avrebbero mai raggiunto un compromesso," continuò la cuoca "Obaba non avrebbe mai accettato che esiste qualcos'altro che vada oltre leggi vecchie di secoli! E io... io forse non avrei mai fatto i conti con me stessa. Glielo devo." concluse, con uno sguardo sereno ma determinato a non lasciare solo un amico.
Ad Akane nacque un sorriso a sentir parlare Ukyo in questo modo. La gigantesca onda di consapevolezza che si era abbattuta su Nerima negli ultimi giorni aveva squassato la vita di tutti loro. Per lei e per Ranma indubbiamente in meglio, ma per tutti gli altri forse no. In particolar modo per i cinesi. E, nonostante tutti i loro trascorsi, non voleva proprio che una simile situazione si risolvesse male. Anche perché, per come era rimasta, la cuoca era invischiata fino alle orecchie in quel casino e, conoscendo le teste quadre provenienti da Joketsuzoku, questo poteva anche tradursi in qualcosa di molto spiacevole. Tipo il suo cranio che rotolava in un cestello.
E ciò era da evitare a tutti i costi. Non poteva permettere alla sua... sì, Ukyo era sua amica. E, appunto, lei non lasciava le amiche nello sterco senza muovere un dito per aiutarle.
"Molto bene, cara la mia Kuonji. Andiamo al Nekohanten e mettiamo in riga quella dittatrice mignon. Mh?" disse con un sorriso furbo e la testa leggermente inclinata in direzione di Ranma. Il quale, sfoderando la sua tipica gradasseria Saotome, non mancò di confermare le intenzioni della fidanzata.
Ukyo sorrise, sollevata dalla risposta positiva dei suoi amici. Prima di marciare spediti verso il ristorante, però, c'era ancora una cosa da risolvere. "Non possiamo semplicemente piombare lì sfondando la porta a calci," disse la ragazza, grattandosi il mento "nulla ci assicura che Wei-Zan sia il solo membro del Consiglio nei paraggi!"
Ranma sorrise, lasciando intendere che aveva già elaborato una trovata delle sue.

Mezz'ora dopo Akane e Ukyo erano appostate nei dintorni del Nekohanten, nascoste tra vecchi rottami e cianfrusaglie abbandonate nel cortile sul retro. Ranma saltellava tra gli alberi, zompando da un ramo all'altro alla ricerca di una postazione abbastanza vicina alle finestre del ristorante che gli permettesse di sbirciare la situazione all'interno. Le due ragazze erano rimaste in disparte senza fare obiezioni: sapevano bene che se c'era qualcuno tra loro abbastanza agile e silenzioso per farlo, quello era proprio il giovane Saotome.
"Siamo sicuri che non ci sia nessuno qua attorno? Chi ci assicura che non sono già pronti a colpirci alle spalle?" sussurrò Akane, attenta a non farsi sentire da possibili spie cinesi.
"Non ce lo assicura nessuno" replicò Ukyo "ma non abbiamo scelta. Se vogliamo aiutarli dobbiamo prima sapere cosa sta succedendo all'interno..." disse, volgendo lo sguardo verso l'alto, sul tetto. Le due ragazze si allarmarono non vedendo più Ranma, per poi tranquillizzarsi poco dopo quando il ragazzo fece capolino da una finestra al primo piano. Fece loro cenno di aspettare ancora qualche minuto, poi rientrò.
La finestra dava sulla scala interna al ristorante, che portava ai piani superiori. Si mosse nella maniera più silenziosa possibile e si avvicinò alla porzione di scala che offriva uno scorcio della sala del ristorante, quanto bastava per vedere i presenti seduti attorno a un tavolo.
Sembrava tutto tranquillo al momento... eppure qualcosa stonava. Non sapeva dire esattamente cosa, eppure Ranma non era del tutto tranquillo nell'osservare quella scena apparentemente così pacifica.
Nessuno dei presenti si era mosso, sin dal momento in cui Ukyo era sgattaiolata fuori nell'ignoranza generale. C'era ancora qualche residuo della terrificante tensione che fino a cinque minuti prima riempiva ogni singolo atomo del Nekohanten.
Ku-Lun e Wei-Zan continuavano a fissarsi, lo sguardo concentrato e pronto a reagire al primo accenno di azione ostile. Invece Mousse e Shan-Pu erano rimasti come pietrificati, schiacciati dal peso dell'elettricità.
Ranma non colse subito lo stallo mortale in cui si trovavano gli altri. Gli ci volle qualche secondo per rendersi conto del sudore sulla fronte del paperotto, del leggero tremolio delle mani della gattina e delle due vecchie che si stavano facendo una guerra silenziosa ma micidiale.
Poi Wei-Zan ruppe l'equilibrio: distolse il viso dalla coetanea e lo rivolse, fulminea, proprio verso il punto in cui Ranma si era acquattato. Lui cercò di scostarsi il più velocemente possibile per impedire di essere visto ma capì immediatamente che non sarebbe servito. E difatti gli arrivò chiaro alle orecchie un "Chi c'è lassù? Sei uno dei ragazzi giapponesi, vero?".
Porc. Quella mummia è peggio di un robot con dei sensori ultimo modello.
Far finta di nulla avrebbe solo aggravato la propria posizione, quindi decise di essere onesto: si fece avanti con passo cauto, le braccia alzate come a dire "sono venuto in pace, non fatemi del male per favore che tengo famiglia". Si beccò un rimprovero mediamente pesante da Obaba ma lo ignorò, sapeva che quello era l'unico modo per non scatenare reazioni omicide. E aveva bellamente fallito.
"La tua intrusione a cos'è dovuta, giovanotto? Non hai visto che io e Ku-Lun ci stavamo scambiando una serie di carinerie?" disse la rapace con quell'odioso tono di voce da maestrina che sta cazziando un alunno poco disciplinato.
Ranma sfoderò uno dei suoi sorrisi più sbruffoni, cercando di nascondere la tensione e la crescente sensazione di aver commesso un errore madornale entrando da quella finestra.
"Mi sentivo escluso, non vedo perché lasciare tutte queste carinerie solo alla vecchia cariatide." rispose, mentre Mousse lo guardava con occhi sgranati e con lo sguardo di chi prometteva una morte lenta e dolorosa, sempre se fossero sopravvissuti a Wei-Zan. Quest'ultima inarcò un sopracciglio, incerta su come interpretare le parole del ragazzo. Evidentemente a Joketsuzoku il sarcasmo non era parte della dottrina delle amazzoni.
Obaba non poté fare a meno di sospirare, preparandosi mentalmente a ogni evenienza. Se prima poteva avere tutto sotto controllo, o quasi, l'interruzione di quella fase di stallo apriva le porte a una miriade di prospettive, non tutte piacevoli o a loro favore. Ma preferì concentrarsi sulle poche favorevoli, sperando in un colpo di fortuna.
"Te l'avevo detto Wei-Zan, questi giovani d'oggi non si lasciano mettere i piedi in testa tanto facilmente."

"Ma cosa diamine sta combinando? E' dentro da almeno dieci minuti ormai!" sbuffò Akane, cercando di nascondere l'evidente preoccupazione. Ranma aveva chiesto loro di aspettare qualche altro minuto per controllare la situazione all'interno, ma non si era più fatto vivo.
Ukyo si morse il labbro, in preda all'ansia, e premette con più forza sul momentaneo tampone applicato alla sua ferita. Li aveva trascinati in quel casino, e ora Ranma sembrava sparito nel nulla! Stanca di aspettare, si alzò di scatto e si diresse verso la porta sul retro del ristorante, cercando di non farsi sentire.
"Ukyo! Ukyo, che diamine fai?!" sussurrò Akane, osservando l'amica che, come una kamikaze, si apprestava a varcare la soglia del locale. Ukyo sembrava non accorgersi dei suoi richiami e si decise a malincuore di seguirla, augurandosi mentalmente di non finire in qualche trappola.
"Ti ho sentita, Akane. E' solo che non credo noi si debba rimanere qui fuori mentre dentro succede chissà cosa" rispose Ukyo, prendendola decisamente in contropiede.
"Il fatto è" proseguì fermandosi, proprio mentre stava per aprire la porta senza preoccuparsi di fare o meno rumore "che mi sto stancando di essere guardinga, di mordermi la lingua prima di parlare, di soppesare ogni singolo respiro che prendo. Quando mi sono sfogata con Ranma a proposito di voi due... è stato liberatorio. Mi ha fatto e mi fa ancora male, ma dopo mi sono sentita meglio. E sapevo di star facendo la cosa giusta, quindi tutto ciò che ne è conseguito è la naturale evoluzione di qualcosa che sta andando come sarebbe sempre dovuto andare. Qui è lo stesso: due miei amici, uno dei quali è la persona più importante per me, sono là dentro e potrebbero essere stati condannati a un destino tremendo. La cosa giusta da fare, per noi, è andare e affrontare a testa alta e petto in fuori l'ira cinese. O meglio, lo è per me. So che non lo farai mai, ti conosco a sufficienza, ma ricordati che hai sempre l'opzione di tirartene fuori in qualunque momento tu lo possa volere. Ricordati le parole di quella vecchia. Anche se, nel caso tu lo facessi, potrei cercare di convincere Ranma del fatto che sei una codarda e che non lo meriti". L'ultima frase era, nonostante il contenuto, una palese battuta innocua e Akane, non essendo ottusa come il suo ragazzo, reagì bene allo sberleffo limitandosi a farle una linguaccia di scherno.
"Sogna pure, illusa. Solo gli oni infernali potranno separarmi da Ranma, e non prima di essersi presi la loro sacrosanta dose di botte. Però apprezzo il fatto che tu abbia a cuore la mia salute. Grazie".
"Ci mancherebbe. Non voglio che a Ranchan si spezzi il cuore se dovesse succederti qualcosa. E non solo per quello, tengo alla pelle delle amiche".
"Lo so, lo so. Ora vogliamo entrare? Fare salotto qui fuori è molto bello ma non risolve nulla".
Accogliendo il piccolo rimprovero coi fatti finì di spalancare l'ingresso ed entrò, seguita a ruota dalla minore delle Tendo. Cercarono di avvicinarsi il più possibile alla sala senza farsi notare, sperando al contempo di vedere qualcosa, coi sensi all'erta. Ma non abbastanza.
"A quanto pare abbiamo altre visite... sarà una serata memorabile!"

"Sentiamo giovanotto, dammi una sola buona ragione per cui non dovrei farti fuori all'istante" disse Wei-Zan osservando Ranma, ancora fermo davanti alla dittatrice in miniatura.
"Perché sono carino, simpatico e sarebbe un vero peccato uccidere un ragazzo adorabile come me?" rispose Ranma, sfoderando quel genere di risposte che di solito irritavano a morte chiunque - tranne le sue spasimanti, ovviamente. Ma non era quello il caso.
Shan-Pu si sentì morire, mentre Mousse si chiedeva mentalmente se farsi giudicare dal Consiglio non fosse poi un'idea così malvagia.
Wei-Zan osservò il ragazzo, per nulla impressionata. "Direi che non sono argomentazioni valide, giovanotto. Ritenta, sarai più fortunato." rispose, sfoderando qualcosa di vagamente simile al sarcasmo.
Ranma si morse il labbro, incerto su cosa fare. Non aveva idea di come si sarebbero potuti tirare fuori da quell'impiccio - soprattutto, come avrebbero potuto uscirne vivi. Wei-Zan non aveva ancora mosso un dito, e di quel passo la situazione sarebbe rimasta in stallo in eterno.
Stava quasi per decidere di mandare tutto al diavolo e attaccare, quando sentì dei passi alle sue spalle.
"Perdoni l'interruzione, nobile Wei-Zan, ma ho pensato che volesse essere messa a conoscenza di queste due piccole spie che ho appena trovato!".
Ranma si irrigidì appena sentendo la voce di Xi-Lin. A quanto pare alla fine si era ripresa giusto in tempo per fare la leccapiedi con la cariatide.
Quando però vide che era in compagnia di Ukyo e Akane ebbe un principio di infarto.
Ora erano seriamente fregati.
"Oh. Ma cosa vedo? Altri ficcanaso che allungano le antenne dove non devono. Se non fosse che sono qui rivestendo un ruolo potrei persino dire che è divertente." disse Wei-Zan con un tono agghiacciante, tipico dei serial killer che stanno per smembrare l'ultima vittima.
"Dunque vediamo, cosa prevedono le leggi in presenza di una così lunga serie di trasgressori? Allora, allora...".
Il sudore freddo che colò dalle tempie di tutti i presenti, Wei-Zan e Xi-Lin escluse, si ammassò ai piedi dei rispettivi proprietari in piccole pozze bianchiccie.
"Ecco, mi è venuto in mente. Quando ci sono troppi colpevoli, la situazione è complicata e un giudizio sarebbe troppo lungo da emettere si ritorna alle radici: alle arti marziali. Voi sei ora andrete sul retro di questo ristorante, vi metterete in cerchio e comincerete a darvele di santa ragione. Il più forte del vostro gruppo di delinquenti sarà l'unico, o l'unica, a essere considerato innocente e liberato di ogni accusa a suo carico. Gli altri verranno puniti per il loro crimine e per la loro debolezza in combattimento. Ku-Lun, non azzardarti a contraddirmi". Un movimento che poteva essere il gemello malvagio di un fulmine "O la tua cara nipotina, contro il cui collo sto in questo momento schiacciando il mio bastone, verrà presa come capro espiatorio della vostra congrega e giustiziata seduta stante".
Il ruggito che il ki della vecchia emise squassò le orecchie di tutti i presenti.
Ukyo venne trafitta da diecimila spilli.
Aveva appena condannato a morte i presenti, e, cosa peggiore, si sarebbero uccisi tra di loro. Come bestie, a mani nude, picchiandosi finché uno solo non fosse rimasto in piedi. E la colpa era solo sua. Sua l'idea, sua la colpa di tutte quelle vite mandate all'inferno - sempre se fosse stata così fortunata da sopravvivere per portarne il peso sulle spalle per il resto della sua esistenza.
Lanciò uno sguardo a Ranma, che a giudicare dall'espressione si sentiva colpevole tanto quanto lei.
L'unica cosa che poterono fare fu dirigersi verso il cortile, in silenzio, come condannati a morte lungo il miglio verde.
Obaba seguiva in silenzio Shan-Pu, che avanzava con la vecchia Wei-Zan appollaiata su una spalla come un condor, il bastone puntato verso la giugulare della ragazza. Mousse camminava di fianco a lei, senza accennare a spostarsi di un millimetro. Non poteva fare materialmente nulla per toglierle di dosso quella gigantesca zecca cinese, ma voleva comunque rimanerle vicino, per ogni evenienza. Perché, se fossero dovuti morire, almeno sarebbero morti insieme.
Ranma e Akane avanzavano mano nella mano mentre i sensi di colpa li schiacciavano. Ukyo era in testa a tutti, e si torturava per non lasciarsi andare in preda a un pianto isterico, mentre l'abrasione in testa si dava da fare per riempirle il volto. La camminata ancheggiante di Xi-Lin, qualche passo avanti a Ukyo, chiudeva il gruppo.
La giovane amazzone si diresse a passo sicuro verso lo spazio più ampio del cortile, con in testa solo uno scopo: farsi perdonare per i madornali errori che aveva commesso in quella missione. Si era comportata come una novellina ma stavolta non avrebbe commesso passi falsi.
A parte abbassare la guardia, lasciando le spalle scoperte. Di certo non immaginava che qualcuno ne avrebbe approfittato per attaccare - ma come aveva detto Obaba precedentemente, pur di sopravvivere erano disposti a tutto.
Il pugno di Ranma, diretto come un MAGLEV verso la nuca di Xi-Lin, avrebbe potuto tranquillamente spezzarle il collo tanto ero carico di forza, rabbia e intento omicida. Ma si fermò a quattro centimetri dal bersaglio quando all'orecchio del ragazzo giunse un lamento, come di... una gola schiacciata da un masso.
"Questo è l'ultimo avvertimento. Al prossimo passo falso la giugulare di Xian-Pu farà una pessima fine" fu l'ultimatum che Wei-Zan, la cui pazienza si era estinta all'epoca dei dinosauri, pronunciò con freddezza.
Al codinato non restò altro che abbassare il braccio, sconfitto.
Il corteo funebre giunse, dopo una rapidissima e per il resto tranquilla marcia, sul campo di battaglia prescelto dalla matrona cinese.
I sei si disposero come fu loro detto.
"Molto bene. Ribadisco le regole: adesso voi combatterete fino all'ultimo sangue. Se mi dovessi accorgere che tramate qualcosa o non date sufficiente forza ai vostri colpi non esiterò a gettarmi nella mischia per terminare io stessa chi si macchia di tale misfatto. Ora prego, datevi da fare. E ricordatevene, ne resterà solo uno".
Un breve fischio decretò l'inizio della mattanza.
Per qualche minuto nessuno ebbe il coraggio di fare un solo movimento, finché Mousse non si avvicinò a Ranma di qualche passo, le mani nascoste come suo solito nelle maniche ampie, segno che si apprestava a iniziare la battaglia. Ranma non si tirò indietro, conscio che né lui né l'altro avevano scelta. Si studiarono per qualche secondo, girandosi attorno come animali; poi, finalmente, Ranma si lanciò contro il cinese, e lo scontro iniziò.
Fu violento e nessuno dei due si trattenne dall'usare i suoi colpi migliori mentre Wei-Zan osservava la scena soddisfatta, con il sorriso sornione di chi pregusta la vittoria. E probabilmente avrebbe continuato a sorridere se un grido strozzato non avesse distolto la sua attenzione dalla lotta.
Si voltò e rimase assolutamente incredula.
Xi-Lin era avvolta da grosse catene, che stringevano fino a soffocarla. Da dove diamine arrivavano?!
Non fece in tempo a domandarselo che Shan-Pu, la cui spalla le era servita da trespolo per tenerla a bada, fino a quel momento, sparì di colpo lasciandola col sedere per terra. Si voltò giusto in tempo per vedere altre catene che la sollevavano in aria allontanandola da lei - e soprattutto per vedere che le catene avevano tutte un unica fonte: le mani del quattrocchi cinese.
In un impeto di coraggio e disperazione Mousse aveva deciso di usare lo scontro con Ranma a suo favore. Non avevano avuto che pochi secondi per deciderlo, senza pensare alle conseguenze - non c'era più tempo per le cautele.
Iniziò a tirar fuori ogni sorta di trucco mentre Ranma saltava da una parte all'altra dell'improvvisata arena nel tentativo di non tenere mai fisso lo sguardo di Wei-Zan su un unico punto. Così, mentre Akane e Ukyo si erano buttate nella mischia, aggiungendo ulteriore caos, Mousse aveva potuto lanciare le sue catene in direzione di Ranma, che si era strategicamente posizionato vicino Xi-Lin... per poi saltare via all'ultimo secondo, prima che le catene lo avviluppassero. E la breve distrazione di Wei-Zan per il grido della sua sottoposta era bastato affinché Mousse potesse lanciare altre catene per allontanare Shan-Pu dalla vecchia.
Ora che erano riusciti a riunire il loro gruppo forse potevano ancora risollevare le loro sorti.
   
 
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