Fanfic su attori > Ewan McGregor
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Autore: velocity girl    06/02/2012    5 recensioni
Incredibilmente c'è silenzio. Ci sono solo loro due e deve ammetterlo: si sente meno solo.
Gli basta far finta di nulla, ignorare tutto quello che si sono detti nel pomeriggio e ricordarsi che sono solo amici, abbandonati dalle circostanze.

Ambientata nei primi anni novanta, si tratta di una What If? in quanto tratta di eventi mai accaduti e di svolte probabilmente mai considerate - ma tiene gli attori 'reali'.
(Ewan McGregor, Jude Law, Jonny Lee Miller, Sadie Frost)(Jude/Sadie, Jude/Ewan)
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Half Light.

I.
Unmellow Yellow.


Non capita molto spesso, eppure Ewan può giurare che in questo momento casa sua è silenziosa.

Sadie è sparita qualche giorno prima, salutando loro ed il proprio fidanzato con uno sbrigativo: "Ci sentiamo, và".
Non sa dove sia andata né quando tornerà, ma non si è ancora fatto problema della cosa. Forse ha trovato posto da una sua amica ed ha preferito cambiare sistemazione? Forse è tornata dai genitori? Vuole passare qualche mese fuori città?

Lo ammette, non si è mai interessato a Sadie. Non che sia antipatica, solo non crede di poter trovare qualche punto in comune fra il suo carattere e quello di lei: ammira tutta la forza che riesce a mostrare, la passione che la spinge a scattare ad ogni minima critica, ma non si ritrova.
C'è qualcosa di particolare in quella che interpreta come "prepotenza".
In effetti, se pensa a qualcuno che farà strada, quella persona è sicuramente lei.

Ma forse tutti questi complimenti sono dettati dal fatto che è mattina e non c'è nessuno a tirarlo fuori dal letto strepitando sulle pulizie che andrebbero fatte.

Si rigira fra le coperte, mettendosi più comodo.

Ewan McGregor, giovane promessa del cinema. Se è fortunato. Al momento è solo un attoruncolo intento a poltrire nel proprio letto, privo di lavoro o di un amante, con unico scopo quello di svegliarsi tardi e posticipare la colazione di qualche altra ora almeno. Va bene, magari impegnarsi per trovare qualcosa da fare.

Un rumore lo riporta alla realtà, strappandolo dal piacevole dormiveglia. Lo prende come un segno per fare qualcosa.

Si alza, quindi, afferrando qualche vestito - ha l'abitudine di dormire nudo, cosa che ha portato a non pochi equivochi nel corso dei mesi - e mettendo tutto senza fretta. Evita di guardare la sua immagine riflessa nello specchio, preferendo passarsi una mano fra i capelli già scombinati.

Non c'è spazio per la vanità di mattina.

L'appartamento che divide con Jude è minuscolo. Situato al terzo piano di una palazzina in una bella zona di Londra, di esteticamente piacevole ha solo la porta di ingresso: bianca e pulita.

Questa si affaccia sul loro ingresso/minuscolo corridoio scuro, lo stesso che riesce sempre a dare l'impressione di essere tremendamente disordinato. O affollato.
Sulla sinistra si può trovare la stanza di Ewan - nella quale entra solo il letto matrimoniale ed un armadio a due ante sgangherato - la stanza di Jude - più grande, ma solo perché la divide con la propria fidanzata, Sadie, la quale ha personalmente arredato la camera seguendo i propri gusti - ed il bagno.
Sulla destra la cucina, ed il salotto/camera che Jonny occupa finché non si trova una propria sistemazione.

Probabilmente è l'unica parte della casa che vale la pena di guardare: tre divani blu scuri, piuttosto comodi, due librerie, una televisione ed un tavolino da caffè ricoperto di cose. Un tempo c'era persino un tappeto, ma francamente Ewan non sa dove sia andato a finire.

A conti fatti si tratta di un appartamento minuscolo, comune, sicuramente troppo pieno. Ma accogliente, carino e soprattutto molto economico - la qualità migliore.

Attraversa il minuscolo corridoio per arrivare nel salotto, dove vede subito la fonte del forte rumore di prima: Jonny sta tentando di trovare e distinguere le proprie cose, per poi buttarle alla rinfusa nel borsone che porta sempre con sé quando deve passare qualche giorno da loro. Nel tentativo, sta facendo cascare quasi tutto.

«Che stai combinando?» Domanda Ewan, ancora assonnato ed un po' irritato; non è mai stato un tipo mattutino.
«Credo di aver trovato un posto dove stare, dovrei incontrarmi con qualcuno e parlarne.»
«Ah, va bene.»
«Non temere, ti lascio con Jude.»
«Ok.»
«Tienilo d'occhio, il ragazzo.»
«Come?»
«Ok, tu non sei la persona più adatta per questo compito.» Risponde Jonny. Ha tenuto per tutto questo tempo un tono di voce sbrigativo, forse accondiscendente, ed è con questa aria che si reca verso la cucina, seguito dal proprio amico. «Vuoi un caffè?» Propone senza troppo entusiasmo, «Tanto lo faccio comunque.»

Ewan si siede, «Sappiamo cavarcela anche da soli, non abbiamo bisogno di Mamma e papà.»
«Lo so, anzi, non divertitevi troppo!»
«Pfff,» sbuffa, «non devi preoccuparti per questo, in teoria dovrei usare questi giorni per trovare un lavoro.»
«Mh, sicuro? Sennò puoi aspettare di finire i soldi e tornartene in Scozia.»
«Anche se fosse, non ti lascerei mai la camera!» Ride finalmente.

«Sai già quando tornerai?» Chiede dopo aver ricevuto il caffè bollente. Non c'è dubbio che l'amico gli mancherà tantissimo, soprattutto per via delle prese in giro che riescono sempre a rifilarsi, indipendentemente dalla serietà del discorso.
«Ho progetti, diciamo. E voglio davvero trovare un posto dove stare. In ogni caso, non mi dimenticherò mai di voi.»
«Dovremmo sopportarti ancora, allora.»
«Esattamente.»
«Terribile.»
«So anche questo,» sorride l'altro, «devo andare, non voglio fare ritardo. Ci sentiamo!» Lo saluta, per poi avviarsi verso la porta - «Ciao anche a te, Scemo.» Lo sente dire.

Qualche secondo e Jude è in cucina. Probabilmente svegliato dalle loro chiacchiere o dal casino provocato dal frettoloso trasloco - che neanche può essere considerato tale.

«Buongiorno,» dice, «fate troppo rumore.» Aggiunge immediatamente. Decisamente sveglio per colpa loro, magari programmava anche lui di passare la giornata nel proprio letto; «E penso mi abbia chiamato 'Scemo'.» Mormora mentre controlla se c'è ancora del caffè rimasto.

«Lo ha fatto davvero.»
«Che maleducato.» Commenta, sedendosi nel posto vicino al suo.

Non dice altro, probabilmente perché neanche lui vanta il migliore degli umori di mattina. Altra piccola cosa che hanno in comune, in effetti.

Per qualche minuto c'è silenzio, poi Ewan sente il bisogno di chiarire: «Non so che cosa lo ha spinto a chiamarti così, ma non ti odia. Gli mancherai anche tu.»
«Chi?»
«Miller. Se n'è andato, dice di aver trovato un altro posto dove stare, senza rubare divani altrui.»
«Ah, quel cretino. Vuoi sapere perché mi insulta?»
«Sorprendimi.»
«...Forse non dovevo dirti niente,» tentenna adesso Jude, «comunque abbiamo avuto una 'piccola' discussione.»
«Interessante. Di che tipo?»
«...Sportiva.»
Ed a questa risposta Ewan sente il bisogno di scoppiare a ridere, fortissimo, cosa che l'altro non gli permette di fare in quanto impegnato a spiegare: «Sai, tifiamo per squadre molto diverse e la cosa non gli sta bene. Così dopo un paio di insulti ha suggerito l'idea di risolvere il problema in modo più maturo.»
«Sarebbe?»
«Beh, con una partita nostra. Squadra contro squadra, con la differenza che io non ne ho una, siccome non gioco ogni sabato come fa lui.» Si infervora un pochino, ignorando le risate che il proprio amico sta cercando di trattenere, «Insomma, gli ho detto che secondo me non era giusto. Non era un gioco alla pari, ecco.»
«Infatti, come ha fatto a sfidare uno come te. Non è mai stato nella tua cameretta rosa?»
«Quelle sono cose di Sadie!» Replica a questo punto, stizzito ed imbarazzato, con le guance tinte improvvisamente di rosso.

Cosa che fa scoppiare Ewan. E nel mentre della sua risata riesce solo a sentire qualche pezzo di ciò che Jude sta strepitando, qualcosa che suona come: «Ha deciso tutto lei!», «Che dovevo dirle? Di non portarsi niente?!», «Poi si sarebbe anche arrabbiata, insomma, sai com'è fatta!», «Dice che ha bisogno di un tocco femminile intorno...»
«Che tu chiaramente hai gradito!» Continua imperterrito; forse crudele, ma sinceramente divertito dalle reazioni dell'Inglese.

«O quello o il conseguente litigio sul suo bisogno di sposarsi.»
«Questa è cattiva. Sei un mostro, lo sai?»
«Sì.» Risponde a bassa voce, per poi correggersi: «No, non lo sono, ho solo agito per la pace. Mia. Ma sempre pace.»

«Certo, certo,» annuisce Ewan, di nuovo calmo. Questa nuova tranquillità gli permette di osservare il proprio coinquilino con occhi diversi, per la prima volta quella mattina: Jude sembra stanco, forse un po' stressato, non ha la migliore delle arie. «Hai delle occhiaie tremende.»
«Oh, ma che ti prende oggi? Accetta l'idea che devi stare solo con me per qualche settimana e vedi di comportarti bene. Sii carino.»
«Già, io e te.»

Non passavano così tanto tempo insieme, senza nessun altro, da tantissimo tempo.

*

A conti fatti non passano la giornata "insieme". Ewan legge qualche inserzione che ha trovato sul giornale - e qualcuna che ha rubato dal borsone di Jonny - ragionando su quale sia la scelta più giusta da fare.
Si segna qualche numero da chiamare in futuro.

La verità è che tiene davvero tanto a quello che vuole fare, a fermarlo c'è solo la leggera delusione che ogni tanto sente - si aspettava qualcosa di diverso da tutto questo,  visto che non ha ancora ottenuto nessun grande ruolo e nessuna grande speranza.
Di certo non ha intenzione di mollare adesso, ma non può negare di sentirsi un po' tradito dalle sue stesse aspettative.

A sollevarlo leggermente c'è la sua consapevolezza del non essere solo in questa condizione di incertezza.

Non ricorda come ha conosciuto Jude o Sadie o Jonny o uno qualsiasi dei loro amici; probabilmente è stato solo per caso durante un provino per il quale nessuno dei tre ha preso la parte, o forse è stata una conoscenza graduale.

Non che sia successo tanto tempo fa, solo gli è difficile focalizzare il momento in cui ha deciso che quelli sarebbero stati i suoi nuovi amici.

L'idea di vivere insieme, invece, la ricorda bene - proprio perché sua. Appartiene a quel periodo in cui aveva bisogno di stare da qualche parte a Londra, molto più di quanto non ne abbia Jonny adesso, e Jude si trovava al posto esatto nel momento esatto con una fidanzata esatta.

Eccoli, quindi, in questo appartamento troppo affollato, tutti con lo stesso obiettivo - sempre troppo lontano - fisso nella mente.

E di nuovo si sente un po' giù di morale.
Decide di eliminare la malinconia affondando in uno dei divani larghi e guardando un film alla televisione, il primo che riuscirà a trovare andrà benissimo.

«Ehi!» Sente qualche minuto dopo, per poi vedere Jude entrare nel salotto. Effettivamente questa sembra essere la giornata nella quale tutti si sentono in dovere di rovinare i suoi piani.
«Sto uscendo, ho ricevuto questo invito per... qualcosa.» Annuncia mentre infila il cappotto nero; Ewan non si rende conto di come si sia vestito l'altro, ma quello che può vedere non pare troppo elegante.
Le occhiaie sono quasi sparite - non si notano più come prima - ma nel complesso non sembra rilassato.

Jude è un ragazzo dai gusti esuberanti. Vuole sempre qualcosa in più, indipendentemente da che cosa possiede in partenza: non riesce ad accontentarsi mai. Qualche volta parla dei suoi sogni che sono sempre pieni di particolari enormi - metropoli, città immense, feste, luci - e di colori che nessuno dei due conosce ancora. Parla di divertimento, di vita, di bruciarla forse.

Senza rifiutarsi nulla o perdere opportunità.

Probabilmente è quello che sta facendo anche adesso, mentre infila chiavi e sigarette nelle tasche del cappotto.

«Vuoi venire?» Chiede senza guardarlo negli occhi, semplicemente perché non ama stare da solo.
«Nah, non ti preoccupare: ho un appuntamento più urgente con il nostro divano.»
«Benissimo, se non altro ti lascio impegnato. Divertitevi!»
«Anche tu, Ju, e non tornare troppo tardi che mi svegli.»
«Figurati.»

Detto questo sparisce, forse ha salutato ma lui non è riuscito a sentirlo. Quello che riesce a constatare è che si tratta di un fatto curioso: in questa giornata ha visto andare via tutti quanti.

E finalmente si trova in una casa deserta, senza che questa sia solo una piccola impressione. Vero silenzio.

Non che a lui interessi davvero, anzi, in una giornata come le altre avrebbe accettato di andare senza nessun ripensamento - o pentimento successivo - ma oggi non si sente in vena di festeggiare il Nulla: ha una maniera diversa di affrontare i problemi o le insoddisfazioni, preferisce isolarsi piuttosto che stare con sconosciuti incrociati per caso in una nottata troppo alcolica.

Si rilassa del tutto e finalmente trova qualcosa da guardare. Indistintamente si chiede dove sia andato l'altro, se aveva davvero una meta già stabilita.
I veri Attori sullo schermo interrompono questi pensieri.
*


Lo sente rientrare verso le tre di notte. Chiaramente lui: il rumore della toppa, i tentennamenti mentre gira la chiave, l'entrata più sicura. Insomma, il ritorno di Jude Law nella sua umile dimora - la stessa 'dimora' che si trasforma sempre in una Casa immensa quando ne parla con qualche estraneo.

Di nuovo: non sa accontentarsi.

Ewan non si è illuso, è rimasto sul divano finché ha potuto, ben sapendo che andare a letto sarebbe stato più un rischio. In effetti non nutriva troppe speranze verso la gentilezza di Jude, deve ammettere di essere rimasto sorpreso.

«Sei ubriaco?» Domanda, evitando di salutarlo. Giusto un controllo.
«Abbastanza,» viene la risposta, «non c'era la gente giusta per scatenarsi. Dovrei scegliere con più criterio.»
«Nah, mi sa che quello lo hai usato bene.»
«Se è così, buonanotte!» Dice sconnessamente, trascinandosi verso la propria camera. Probabilmente butta via il cappotto, perché già non lo indossa nel tempo che Ewan impiega per raggiungerlo - e lui lo trova sdraiato sulle coperte rosa del letto.  

«Sicuro che vada tutto bene? Non hai l'aria.»
«Sono stanco, Sadie è andata via.»
«Già ieri,» e non capisco come faccia a mancarti, «penso tornerà fra qualche giorno. Non è il caso di struggersi fra pene d'amore ed altre sofferenze.»
«Non lo so...»
«Come?»
«Abbiamo litigato.»

Ah. Questo è insolito. Talmente inusuale che non lo aveva neanche sospettato... è indeciso se chiedere o meno il motivo di questo litigio, del resto sa che c'è solo un argomento sul quale proprio non riescono a trovarsi, ed alla fine sceglie di restare sul calmo: «Qualcosa di importante?»

«Sai già che cos'è. Solita roba: devo prendermi più responsabilità.»
«Che cosa le hai risposto?»
«Non so, ho blaterato qualcosa. So solo che è troppo presto.»
«Forse no...»
«Sì, ti dico...» Ma poi non dice nulla, lascia in sospeso la frase, convinto che l'amico possa darle un senso. Nel tentativo riesce solo a suonare un po' più misterioso.

«Jude?»
«Non voglio rinunciare a tutto adesso.»
«Non è detto che tu debba farlo.» Tentenna, non sapendo a che cosa si riferisce davvero o se condivide ciò che sta dicendo. Il problema è che non riesce ad afferrare e a capire pienamente l'identità del problema.

«In questi giorni, mentre saremo solo Io e Te, come hai detto, rendiamo tutto più semplice.»
«Va bene.»
«Non voglio problemi.»
«Come vuoi,» fa spallucce, lievemente sollevato; decide di smorzare i toni con una delle sue solite prese in giro, giusto per andare a dormire con il cuore più leggero - ed anche perché non può credere di aver avuto un discorso del genere con il proprio migliore amico mentre si trovano in una stanza rosa ornata di quadretti e animali di pezza: «Vuoi anche il bacio della buonanotte, Judie?»

«Ma sta zitto.» Borbotta l'interpellato, prima di alzarsi e tentare di spogliarsi.

Ewan non rimane mentre si infila il pigiama, si limita a girarsi e tentare di andarsene mentre la voce dell'inglese lo saluta una seconda volta - «Buonanotte!» - con un tono di voce più contento.

Qualcosa gli pare strano, improvvisamente.
Qualcosa che non avrebbe mai considerato prima di questa notte, ecco, e ha solo qualche minuto per chiedersi se magari non stava scherzando quando si è proposto. Qualche secondo, e poi la voglia di dormire.



Note: salve, io sono la Vè. Grazie per aver letto questo primo capitolo ♥ spero vi sia piaciuto pur essendo, in un certo senso, solo introduttivo. Personalmente ho amato scrivere questa mini-long, credo che sia una delle cose più carine da me prodotte!

Qualche nota:
1) La fic è ambientata durante i primi anni novanta (questa volta non ho voluto dare una datazione precisa); si tratta di una What If? in quanto tratta di eventi mai accaduti e di svolte probabilmente mai considerate - ma tiene gli attori 'reali'.
2) Ho inserito anche l'avviso OOC, piuttosto evidente soprattutto per i personaggi secondari.
3) Il carattere di Sadie è basato su alcune interviste lette recentemente (ma non sue, lo ammetto) e sull'idea che mi sono fatta di lei nel tempo. Dubito che sia realmente così irritabile... diciamo che è stata vittima della trama.
Scusa Sadie u_u
4) Il titolo della fanfiction è stato *rubato* agli Arcade Fire.
5) I titoli dei capitoli sono i colori dei vecchi pennarelli crayola, for some reason. Quindi, ecco a voi: Unmellow Yellow (#FFFF66)

Il prossimo aggiornamento arriverà venerdì: ho già scritto tutto, quindi non dovete temere eventuali ritardi (vedete, questa volta mi sono comportata bene).
A presto! ♥
  
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