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Autore: _Lightning_    06/02/2012    3 recensioni
[L\'impero del Sole]
Dal film "L'Impero Del Sole" (Empire Of The Sun) di Steven Spielberg.
Sorrise estasiato e posò entrambe le mani sull'aereo, come a volerlo abbracciare e fondersi con lui.
Voleva solo salire lassù, accendere il motore e volare via.
"Portami con te."
Genere: Guerra, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Cartoon Heart


-Vrooom!
I due aerei volano nella tempesta sfiorando le montagne... lo Zero fa un giro della morte e schiva il B29! Poi scende in picchiata e sfiora la terra... il B29 lo insegue e si schianta contro la montagna... Kapoow!
Lo Zero continua a sorvolare l'Himalaya attraverso la bufera di neve.
Crak! 
Oh, no! I motori si stanno ghiacciando! 
Vrrr... L'aereo inizia a perdere quota mentre i fulmini esplodono attorno a lui e...-

-Jamie! Cos'è quella luce? Non stai dormendo?-

Dei passi risalirono le scale.
La torcia finì sotto il letto, lo Zero sotto il cuscino e Jamie si raggomitolò sotto le coperte fingendo un sonno profondo.
Uno spiraglio di luce entrò dalla porta che si apriva e gli ferì gli occhi socchiusi.

-Jamie! Che stai facendo?-

-Dormivo...- iniziò a dire con voce lenta, sbadigliando esageratamente.

-E questo?- la mamma raccolse un piccolo oggetto sulle lenzuola, proprio dove pochi istanti prima le sue ginocchia avevano imitato l'imponente altezza dell'Himalaya.

-Un altro dei tuoi aerei... Jamie, non...-

-Non è "un aereo", è un B29 Superfortress!- esclamò il bambino, indignato e dimenticandosi di dover essere assonnato.

-Non voglio più sentirti giocare dopo le otto. Mi hai capito?-

Jamie riprese il modellino, irritato.

-Sì, mamma...- sbuffò contrariato, alzando gli occhi al cielo.

La porta si chiuse con un tonfo sordo e le tenebre riavvolsero la stanza mentre i passi riscendevano le scale.

"Tre... due... uno..."

Click.

Un fascio di luce fendette il buio, proiettando sul soffitto le ombre degli areoplanini appesi.

"Vrooom... lo Zero ha ripreso quota e inizia a salire nella tempesta... su... sempre più su... oltre le nuvole!..."
 
*  *  *

 
I stole a key,

 
Booom!
Jamie fece un balzo all'indietro, terrorizzato; la torcia cadde sul pavimento lampeggiando a scatti, a tempo col suo respiro affannato e il battito convulso del suo cuore.
L'oscurità era squarciata da lampi ed esplosioni.

"Cos'era? Cos'è successo?! Un aereo è precipitato? No..."

-Jamie!-

"... è una bomba?"

-Via dalla finestra! Vestiti! Ce ne andiamo subito!-

"Sono stato io?"

No, non era colpa sua.
Non poteva essere colpa sua!
Si rialzò tremante, confuso.
Pensieri frenetici sfrecciavano nella sua mente, indistinti.

"Ce ne andiamo."

Gli girava la testa e prese a misurare la stanza ad ampi passi, avanti e indietro, sentendo un gran gelo nelle ossa.

"Dov'è? Dov'è..."

Afferrò l'areoplanino argentato e si slanciò fuori dalla stanza, col cuore che gli schizzava via dal petto.

 
Took a car downtown where the lost boys meet...

 
-Mamma! Mamma! No! Mamma!-

-Jamie! Vai a casa! A casa! Ti raggiungo...- la sua voce si perse tra le altre.

Sparita.

"Mamma!"

Il rombo degli aerei lo assordò, la sirena continuava a urlare, straziandogli i timpani.

"Casa! A casa, presto!"

Scese dal carro, e fu il caos.
La folla lo spintonava, lo trscinava via e gli mozzava il respiro mentre tentava di strangolarlo coi suoi tentacoli.

Era solo...

I militari marciavano impassibili tra i fuggitivi, picchiando e sparando... un odore metallico gli pungeva il naso, nauseante.

... solo...

Carrarmati! I Grandi mostri di ferro avanzavano schiacciando tutto di fronte a loro con una cacofonia di lamiere ritorte e grida disperate. 
E venivano verso di lui.

"Corri!"

Doveva correre e correre e andar via di lì... ma inciampava, girava su se stesso, scartava per evitare i soldati e non sapeva dove scappare...
Un uomo stramazzò davanti a lui, gli occhi sbarrati fissi nel vuoto. Incrociò il suo sguardo spento.

"Non mi vede... non mi vede più!"

Spari... ancora spari... grida ed esplosioni ovunque.
La polvere lo accecava e lo faceva tossire violentemente.

"Sono solo!"

Gridò anche lui e la sua voce si unì a quella dei moribondi... era morto anche lui?
Corri!

"A casa... devo andare a casa!"

Cadde a terra, e una raffica di proiettili lo sfiorò.

"Mi arrendo!"

 
I took a car downtown and took what they offered me...

 
"Ho fame... e sto morendo."

Ne era terribilmente consapevole.
Perché non lo facevano mangiare?
L'uomo gli parlava, ma Jamie lo stava ignorando: la padella dietro di lui dove sfrigolava invitante la cena era molto più interessante.
Un crampo gli contorse lo stomaco.
Gli aprì la giacchetta della divisa sgualcita e iniziò a frugargli le tasche.
Esaminò con interesse i suoi occhiali, borbottando qualcosa a proposito della Cathedral's School
Tirò fuori il suo fumetto e gettò sul tavolo.

"L'ultimo numero di Wings! Non importa... no! No! Il mio Zero! No, non pensarci...
Il mio libro! No, no, non importa neanche quello...
La moneta... papà!... no, non m'importa...
Ho fame!"

La radio gracchiava in sottofondo e intanto parlavano, e parlavano, e ancora parlavano... non li ascoltava.
Tutto era un mormorio indistinto inframmezzato dai borbottii della sua pancia.
La sua vita era nelle loro mani, ma il pensiero non riusciva a spaventarlo quanto la prospettiva di svenire dalla fame.

-Jamie, eh? Meglio Jim... un nuovo nome per una nuova vita, no?-

"Un nuovo nome?..."  i suoi pensieri si spensero quando Basie gli porse il piatto e lui si fiondò vorace sul cibo, trangugiandolo famelico e ustionandosi la bocca.
I suoi sensi si annebbiarono mentre sentiva un piacevole tepore propagarsi in tutto il suo corpo.
"Una nuova vita... forse... forse..."
Scivolò in un sonno profondo.

 
... to set me free.

 
"Di nuovo!"

Stava per essere abbandonato ancora.

-Basie! Basie! Non lasciarmi qui! Farò tutto quel che vuoi! Portami con te! Basie!-

"Mi ignora!"

Cosa stava succedendo?!
Basie parlava col ragazzo accanto a lui, voltandogli le spalle.
Il camion accese il motore.

"No! No!"

Voleva urlare e disperarsi, ma aveva dimenticato come piangere.
Si avvicinò ai soldati, spinto da un coraggio che non sapeva di avere, con l'intento di convincerli a prenderlo.

-Suzhou...-

"Suzhou?!"

Una scintilla di speranza gli illuminò gli occhi e si fiondò verso gli ufficiali.

-Suzhou? Ehi! Io so dov'è! E' a sud! Lì, io so la strada! Io so la strada!-

Gridava per farsi sentire, euforico e incurante delle occhiate dubbiose e perplesse dei soldati: c'era speranza e lui era deciso a non lasciarsela sfuggire.
Balzò sul cofano dell'auto, l'indice teso verso sud.

-Da quella parte! Dritto da quella parte!-

Il soldato lo prese di peso, mentre lui si divincolava in preda al panico: non sarebbe tornato lì per niente al mondo.

-No, no! Io so dove'è! Io vi ci posso porta...- 

Fu caricato di peso sul furgone e la sua frase morì in un esclamazione di gioia e incredulità.

"Ce l'ho fatta."

Lanciò un'occhiata fuggevole a Basie, in un misto di gioia e accusa.

"Ce l'ho fatta senza di lui."
Il pensiero gli trasmise una scarica di adrenalina e urlò con quanto fiato aveva in gola:

-Suzhou! Vai! Vai! Sempre dritto, a Suzhou! Vai! Suzhou!-

 
Light a fire without a spark,

 
Era proprio lì, di fronte a lui.
La fusoliera un tempo lucente, l'elica e i motori illuminati dalle scintille.
Era magnifico.

"Uno Zero. Non è possibile."

Non ci credeva.
Allungò una mano, esitante: sembrava lontano e irraggiungibile, irreale finché le sue dita non sfiorarono il metallo freddo e ammaccato.
Ebbe la netta sensazione di sentire una scossa elettrica percorrergli il corpo.

"E' vero!"

Sorrise estasiato e posò entrambe le mani sull'aereo, come a volerlo abbracciare e fondersi con lui.
Voleva solo salire lassù, accendere il motore e volare via.

"Portami con te."

 
Light a fire, flame in my heart...

 
Una voce infuriata ruppe il silenzio e fu come se si spezzasse un incantesimo.
Adesso l'avrebbero allontanato, o picchiato, o peggio.
Si voltò lentamente, incapace di staccarsi da quel sogno che si era materializzato di fronte a lui; invece rimase a bocca aperta.
Tre piloti Giapponesi erano lì davanti e lo guardavano, i volti in ombra.
Sentì un groppo in gola: erano quello che non sarebbe mai stato.
Portò una mano alla fronte, in soggezione.
I piloti risposero al saluto, fieri, e lui si sentì esplodere di felicità.

"Ecco il pilota Jim Graham che si prepara a partire in missione con il suo Zero A6M..."

 
I saw the lights go down at the end of the scene...

 
Il sole appena sorto illuminava debolmente il campo.
Jim aprì lentamente un occhio, indolenzito.
Delle voci borbottavano in sottofondo.
Si alzò con cautela, trascinando la valigia dietro di sé, e si avvicinò alla recinzione, ancora stremato.
Quello che vide gli mozzò il fiato in gola.

Tre piloti... i tre piloti 

Bevvero d'un fiato una tazzina di saké, rigidi e impettiti; la bandiera del Giappone sventolava nel vento, appesa alle loro spalle.
Un canto lento e struggente si levò nell'aria tersa del mattino, stranamente chiaro e limpido.

"Kamikaze." 

La parola echeggiò nella sua mente e si sentì travolto dall'emozione; si mise lentamente sull'attenti, quasi in uno stato di trance.
Il canto continuò e lui unì d'istinto la sua voce a quella dei piloti.
Le parole, appartenenti a un altra vita, a un ragazzo che non era più lui, uscirono chiare e naturali dalla sua bocca, senza esitazioni.
Non era il vecchio Jamie a pronunciarle, ma quella parte di sé che aveva conquistato dopo aver sofferto e che aveva nascosto tanto bene in quegli anni.
Gli uomini urlarono un saluto solenne, con le braccia tese verso il sole, e Jim sentì la sua voce tremare, fino a spegnersi del tutto.
Continuò il canto dentro di sé, accompagnando quell'ultimo volo come se fosse il suo.

L'occhio del sole rosseggiò nel cielo e l'arancio doloroso delle esplosioni si fuse con i colori più tenui dell'alba.
 
 
Be a brave, red rose come bursting the concrete...

 
Il rombo delle esplosioni scuoteva l'aria, facendola vibrare di un'incredibile energia.

-Gli Americani sono di nuovo a Shangai...-
"Chissà quando arriveranno anche qui."

Quel giorno sembrava ancora lontanissimo, ma doveva tener duro.

"Se ho resistito fin qui, posso resistere ancora."

I suoi occhi determinati si fissarono sull'orizzonte in fiamme.
Si immaginò su uno di quegli aerei e fantasticò di cambiare rotta e volare fin lì, liberando lui e tutti gli altri prigionieri.
Doveva solo finire di sconfiggere i nemici a Shangai, poi avrebbe puntato a sud, verso Suzhou.
Con il vento a favore, il cielo limpido dell'alba, l'odore di olio e il rombo dell'elica e del motore Merlin...
Aprì di scatto gli occhi, svegliandosi da quel sogno repentino e impossibilmente piacevole.

"Non è così irreale. Quel giorno non è così lontano."

Si sentiva sicuro di sé.

"E, magari, un giorno ci sarò io su quegli aerei... Mustang P51, le Cadillac del cielo..."
 

 
In my scarecrow dreams...

 
-Non riesco a ricordare il volto dei miei genitori.-
Le parole gli uscivano a fatica, spezzate e gorgoglianti.

"Non ricordo. Non ci riesco!"

Sentì le lacrime scorrergli lungo le guancie, brucianti.
Si sentiva male come non mai, mentre immagini sfocate gli danzavano davanti agli occhi appannati.

"Mio padre... com'era? Com'era?!"

Il suo volto non riusciva ad assumere contorni definiti e si fondeva sempre con quello di Basie o del Dottor Rawlins.
Sentì montare la nausea quando si rese conto che quello di sua madre non trovava riscontro con nessun altro.

"Mia madre... era... era... chi era?..."

Sprazzi di vita gli sfrecciavano davanti agli occhi, precipitandolo in un tempo a parte, in bilico tra passato e presente.
La sua bici, le corse in giardino, le feste in maschera e tre pasti caldi al giorno e i vestiti nuovi e puliti e i giochi...

"Opulenza... lusso e opulenza." pensò con amarezza.

Li ricordava fin troppo bene, ma i suoi genitori erano persi da qualche parte nella sua vita precedente, in una fitta nebbia.

-Aveva... i capelli scuri. Capelli scuri...- 

Guardò il Dottore senza vederlo, puntando lo sguardo sugli aerei che sfrecciavano ancora dietro di lui.
Lo abbracciò, incapace di frenare il pianto e di sopportare quella vista.
Sentì che lo prendeva in braccio e non si ribellò.
Non ne aveva la forza.

-Mi arrendo... mi arrendo... mi arrendo...-
 
 
I saw the lights go down and standing in front of me.

 
La luce si accese all'orizzonte, lontana, ma ugualmente inquietante.
Un campanello d'allarme squillò nella sua testa, insistente.

"Pericolo. Grave pericolo." sembrava dire.

Quella prima impressione gli diede la pelle d'oca.
Poi l'aria si mosse e divenne tiepida.
Jim rabbrividì, turbato.
Non riusciva a spiegarsi quell'evento.
Mrs. Victor giaceva immobile ai suoi piedi.

"Era... la sua anima? O forse Dio stava facendo una foto."

La fame gli faceva girare la testa e non gli parve un pensiero così assurdo; lo fece quasi sorridere.
Un attacco di vertigine e nausea lo fece ondeggiare, mentre un rombo ovattato faceva tremare l'aria.

"Siamo morti..."

Si ripiegò su se stesso e poggiò la fronte per terra, pervaso da un senso di profonda impotenza.

"...siamo tutti morti."

 
We'll run wild.

 
La valigia atterrò sulla superficie in un ventaglio di spruzzi argentati.
Lì dentro era racchiuso quello che era stato il suo mondo.
Le sue foto, le riviste, gli articoli di giornale, tutti gli oggetti che aveva raccolto od ottenuto con così tanto sforzo... tutto veniva trascinato via dalla pigra corrente del fiume.
Fu una liberazione, un peso che scivolò via dal suo petto.

"Libero."

Quella parola gli suonava estranea e nuova, eppure piacevole, come se fosse qualcosa che aveva imparato tanto tempo prima e che aveva ricordato all'improvviso, trovandolo molto più interessante.

"Non sono più nessuno, ora."

La valigia scomparve alla sua vista e Jim, Jamie voltò le spalle a se stesso. 

 
When they smashed my heart into smeetherins.

 
Il ragazzo giapponese cadde all'indietro tracciando un arco oltre l'ala dell'aereo.

-No!-

Jim scaglio vià il frutto striato di rosso, fissando orripilato il corpo che galleggiava nell'acqua.
Occhi sbarrati ricambiarono il suo sguardo.

"No... non lui! Lui... lui voleva volare!"

Si voltò fremente di rabbia e si scagliò contro Basie, spinto da una furia omicida.

-Bastardo!-

Lo spinse nel canale e tentò di annegarlo, mentre lo prendeva a pugni senza sosta, accecato dall'ira.

"Lo uccido! Stavolta lo uccido!"

Due braccia forti e brusche lo strapparono da terra e lo scagliarono da parte.
Battè la testa, ma si voltò verso loro, verso i suoi veri nemici, gli occhi accesi da una luce violenta.
Lo avrebbe ucciso veramente, se avesse potuto.

-Era mio amico!-

"Era quello che volevo essere!" 

La parte nascosta di sé urlò la verità in un ringhio di bestia ferita mentre tutto il dolore, le privazioni e la rabbia gli si riversavano nelle vene, ribollenti come fuoco liquido.

-Era mio amico!-

-Era un Giapponese!-

-La guerra è finita!-

Il grido che doveva essere di gioia era distorto dalla disperazione, da un'esasperata ribellione al passato e alla follia della guerra.

"Posso riportarlo indietro... posso farlo..."

Non poteva. 

Il ragazzo rimase lì, immobile e sordo alla sua voce.

"La guerra è finita... la guerra è finita! Basta! Basta!"
 
                            
We'll be glowing in the dark.

 
"Chi sei?"

I suoi occhi scrutarono quel viso segnato da rughe precoci, con gli occhi accesi di trepidazione.
La donna allungò una mano tremante, sfiorandogli il volto.

"Non ricordo."

Si sottrasse alla carezza e guardò di sottecchi l'uomo, che lo fissava sbalordito da un'emozione che non riusciva a riconoscere.

"Non sono loro."

Corrugò le sopracciglia: l'avevano scambiato per qualcun altro.
Quei volti non gli dicevano niente: erano simili a tanti altri.
Anonimi.
Non voleva essere adottato da loro.
Non avrebbe seguito il primo sconosciuto. 
Non di nuovo.

-Jamie.-

"Come sa il mio nome?"

Forse erano conoscenti, o amici di famiglia: erano così tanti che uno avrebbe potuto sfuggirgli.
Fece per distogliere lo sguardo, ma poi notò i capelli neri e lucidi della donna.

"Capelli scuri. Capelli... scuri..."

Rivide sua madre che si pettinava i capelli in camera, mentre lui saltava sul letto e ignorava i suoi richiami, ridendo.
Rimase fermo sul posto, pietrificato.
Seguì di nuovo le linee del suo viso.
Gli occhi, il naso, le labbra, le guance.

"Mamma."

La parola gli rimase impigliata in gola, troppo difficile, vecchia e dimenticata per essere pronunciata.
Si strinse a lei, esitante.
Non erano stati i suoi genitori per quattro anni.
Quattro lunghi anni di strenua lotta per la sopravvivenza.

-Jamie!-

Non era più il loro Jamie.

"Ma sono di nuovo qui."

Sentì suo padre che si univa all'abbraccio.
Il profumo dei suoi genitori lo avvolse in un delicato tepore.
Qualcosa gli si sciolse nel suo petto, qualcosa di dolce e rassicurante.
Un sorriso gli affiorò alle labbra, mentre i suoi occhi velati di lacrime si chiudevano, rincorrendo ricordi lontani, persi nel cielo solcato da ali metalliche.
 
 
Be a cartoon heart.

 
Il P51 sfrecciò attraverso il campo, sfiorando la pista con una raffica di mitra.
Jim corse fino a scontrarsi con la balaustra, cercando di seguire il suo volo, e corse di nuovo dall'altra parte all'arrivo dell'altro aereo.
Urlò quando un capanno esplose in una colonna di fumo e fiamme che salì verso il cielo.
Il rombo dei motori e delle esplosioni sovrastava qualsiasi altro suono, riverberandogli nelle ossa; sentiva vibrare il petto ogni volta che un velivolo gli passava vicino e sentiva il suo cuore sfarfallare ad ogni boato.
L'odore dei motori permeava l'aria e i riflessi del sole sul metallo lo abbagliavano.

"Sono qui! Sono qui! Ci stanno liberando! E sono P51! Oh, sono loro! Sono loro!"

Un altro sfrecciò ad appena qualche spanna dalla torre: allungando una mano avrebbe potuto sfiorarlo.
Gli sembrò che passasse al rallentatore e... e il pilota lo salutò.
Salutò lui, proprio lui, che più di tutti avrebbe voluto sedere al suo posto e pilotare quella meraviglia.
Fu un attimo, e l'aereo si riunì ai suoi compagni in formazione d'attacco.

-Whoa! Ahah! Vai! Vai! P51, Cadillac del cielo! Whoo-oh!-

Allargò le braccia e seguì il suo volo, correndo all'impazzata sul tetto, saltando, virando e urlando a squarciagola la sua gioia. 
Sentiva le vertigini, l'odore di olio bruciato, l'aereo che diventava parte di lui e il vento sulla faccia. 
In quel momento spiccò il volo, in un subbuglio di emozioni che lo scuoteva da capo a piedi e si librò in aria, nel cielo limpido dove sfrecciavano i suoi sogni.

 

~Wah, ha ha! Go! P-51, Cadillac of the sky!
 


Note Dell'Autrice:

Ho riscoperto questo film giusto un paio di giorni fa. Da bambina lo adoravo e adoravo Jim, ma non ho più avuto occasione di rivederlo fino a quando scartabellando la filmografia di Christian Bale sono incappata in questo titolo; la trama mi ricordava qualcosa, così ho cercato un paio di immagini e... ta-daaan! Inutile dire che l'ho rivisto all'istante, e subito dopo ne è derivata questa breve storia.

La canzone, Charlie Brown, mi sembrava adatta perché descrive un "cartoon heart" (un cuore "da vignetta" o da "cartone animato", ovvero un qualcosa di leggero e fantasioso che si ricollega al titolo) ed è questa espressione che secondo me descrive meglio Jim, perché anche nelle situazioni più difficili è ancora capace di sognare e vedere il mondo così come dovrebbe fare un bambino.
Ho cercato di immedesimarmi in Jim e i suoi pensieri sono volutamente sconclusionati e costellati di esclamazioni e onomatopee. Ho voluto renderli così, soprattutto nelle prime sezioni, visto che Jim ha circa undici anni e non può comprendere appieno ciò che sta accadendo.

Grazie a chiunque leggerà!

-Light-

P.S. Alcune battute potrebbero risultare diverse dal film, perché lo "script" che ho usato come riferimento è reperibile solo in inglese e alcune le ho tradotte un po' liberamente.


 
-Tutti i diritti del film appartengono a Steven Spielberg; la canzone è "Charlie Brown" dei Coldplay, che ne detengono tutti i diritti; questa storia è scritta senza scopo di lucro.-
   
 
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