Crossover
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Autore: Fiamma Drakon    14/02/2012    1 recensioni
[Anime/Manga principali: Pandora Hearts, Full Metal Alchemist] [Altri anime/manga: Vampire Knight, Death Note, Vocaloid, Hellsing]
Lo Strahl★Night era uno dei più rinomati istituti di formazione vampira di tutta la nazione.
La sua fama si fondava su una secolare tradizione che vantava una ferrea istruzione, insegnanti intransigenti e inflessibili, discipline che comprendevano materie tecniche, scientifiche e liceali piuttosto difficili, che richiedevano un livello d’istruzione precedente non da poco e, ovviamente, corsi completi sulla gestione di poteri, capacità e istinto dei vampiri.
Insomma, lo Strahl★Night era l’obiettivo finale di ogni giovane vampiro con mirabili pretese lavorative per il futuro.
L’unica pecca di quell’istituto altrimenti perfetto, era la difficoltà degli esami d’ammissione: su migliaia di esaminandi, solo una ventina o meno riuscivano ad essere ammessi.
E tra i fortunati, il gentil sesso non era mai stato presente, tanto che lo Strahl★Night era da tutti considerato allo stesso livello di un istituto puramente maschile, esattamente come i suoi studenti.

Ma, quando tre vampire riescono a guadagnarsi l'ammissione, iniziano anche ad aver luogo strane apparizioni... e morti.
[Altri generi: Drammatico, Mistero]
Genere: Horror, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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21_Il momento della verità Al suo risveglio, Fiamma si ritrovò in uno dei letti dell’infermeria: riconosceva il soffitto, che aveva già visto quando si era risvegliata dopo la sua quasi morte e nell’aria percepiva il profumo tipico di medicinali.
Sentiva la testa pesante e aveva voglia di dormire ancora, ma doveva rimanere sveglia e vigile: la sconosciuta aveva aggredito Lilianne, il che voleva dire che, probabilmente, avrebbe mietuto qualche altra vittima, a breve.
Forse addirittura in quello stesso momento, mentre lei era lì semicosciente, qualche ignaro studente stava venendo assassinato.
Solo l’idea di dover assistere alla fine di un altro vampiro, di dover vedere un altro cadavere mutilato e straziato, dentro di lei palpitò un sentimento di rabbia ardente tale da far affiorare un sentore piuttosto forte di istinto, semplice e selvaggio.
- Signorina Drakon? -.
Era la voce di Break. Le giungeva alle orecchie remota, una specie di eco, però cercava con tutte le forze di aggrapparsi ad essa e riuscire a vincere la stanchezza, ritornare cosciente.
Però, non capiva: cosa ci faceva il professore al suo capezzale?
- Ti ha riconosciuto, Xerxes. Adesso... vuole sapere cosa ci fai qui -.
Era una voce, quella, che non aveva mai sentito prima di allora: roca, profonda, innegabilmente maschile.
Un risolino tipicamente femminile sfuggì alle labbra dell’albino.
- Fiamma ti prego, apri gli occhi e mettiti seduta, così possiamo parlare con comodo -.
Non seppe bene nemmeno lei perché eseguì l’ordine con tranquillità, invece che alzarsi e mandarlo a quel paese sbraitando di Lilianne e del fatto che la donna che aveva tentato di ucciderla l’avesse presa. Probabilmente, perché la parte più razionale del suo cervello le imponeva il silenzio su un argomento che avrebbe potuto decretare la sua completa pazzia agli occhi di tutto il resto dell’istituto.
Quando però si mise seduta, incontrò una fila di persone a lei ben note in piedi al fondo del letto, tra le due sedie occupate da Xerxes e... Alucard?
Un sorriso sghembo che la giovane avrebbe definito folle deformò le labbra del secondo docente, mentre affermava: - Si chiede cosa stia accadendo e perché ci sia tanta gente... -.
Sembrava che all’improvviso trovasse il tutto estremamente divertente.
- Come “perché”?! Cavolo, sei svenuta nel bel mezzo dell’incontro!! - sbottò Edward, incrociando le braccia sul petto, irritato.
La rossa lo squadrò con attenzione, per qualche secondo.
- Pensa che non possiamo parlare finché ci sono loro... - proseguì Alucard alzando il tono di voce in quella che sembrava una risata trattenuta a stento.
Doveva divertirsi decisamente tanto a rivelare tutto ciò che le passava per la sua mente, ma Fiamma non lo trovava affatto simpatico. Irritata dal suo atteggiamento, sbottò: - Può smettere di fare la telecronaca in diretta dei miei pensieri? -.
Vide lo sguardo di Alucard lampeggiare pericoloso e le labbra vibrare di un sottile ringhio di minaccia.
- Su, su! Calmatevi - s’intromise Xerxes - Cara signorina Drakon, anzitutto sappi che lui ha il potere della telepatia, per cui può leggere nei tuoi pensieri come in quelli di tutti gli altri - disse, la voce altalenante ed instabile - Secondo, ora basta con i segreti: penso che anche i tuoi amici debbano sapere la verità... circa quello che sta accadendo -.
Il tono cambiò bruscamente, trasformandosi da cantilenante in greve e serio.
Fiamma distolse lo sguardo.
- Non sono sicura delle mie conclusioni. Potrei sbagliarmi... -
- Non importa: dobbiamo rischiare -.
Gilbert fece un passo avanti, negli occhi una chiara confusione.
- Possiamo... sapere di cosa state parlando? -.
La giovane Drakon fece un respiro profondo, attingendo a tutto il suo coraggio che aveva per raccontare di ciò che aveva scoperto e ipotizzato: - Quelle aggressioni, io so chi è stato. Me l’ha detto una donna, un fantasma - alzò una mano per bloccare il primo intervento da parte di un Oz alquanto scioccato, quindi riprese - Io ho il potere di entrare in contatto con i morti. Non ho idea di come possa essere possibile né del perché però... così è. Per questo hanno tentato di uccidermi. La mia assassina è la stessa che ha ammazzato Envy, Greed e Matthew. E... - s’interruppe un attimo, quindi si fece forza e proseguì - ... e poco fa l’ho rivista. Ha messo a tacere Lilianne, la donna che mi ha aiutato, e l’ha portata via. L’aggressore è una copia al femminile di Rufus Barma -.
Alucard scattò in piedi.
- Non è possibile! - ringhiò, gli occhi che lampeggiavano nuovamente, stavolta d’ira - Un docente non può fare una cosa del genere! -.
Sembrava non riuscire a concepire che un membro del corpo insegnanti potesse essere invischiato in una simile circostanza.
- Calmati, Alucard... ti prego - esclamò Break, pacato. Sembrava triste, o comunque turbato.
Il vampiro dai capelli neri si voltò verso l’albino.
- Xerxes, l’hai sentita? Non può accusare un insegnante di un crimine simile! Non puoi accett... -.
- Ne sei sicura? - chiese l’albino, interrompendo il collega.
- Assolutamente - rispose Fiamma, annuendo.
In quel momento la studentessa fu certa di aver visto qualcosa baluginare nello sguardo di Alucard. Sembrava che improvvisamente avesse realizzato qualche cosa che fino ad allora gli era sfuggito e, all’improvviso, parve calmarsi.
Semplicemente, fissò dritta negli occhi la giovane vampira e tacque. Era un tantino inquietante sentirsi addosso uno sguardo attento e concentrato come quello che era comparso in viso al docente di ginnastica.
In quel mentre, Xerxes fece una cosa abbastanza singolare: s’infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse una foto stropicciata che a primo sguardo sembrava anche piuttosto vecchia.
- Di’... somigliava a questa? - domandò, avvicinandola alla studentessa.
Quest’ultima osservò la fotografia, che ritraeva una donna piuttosto giovane vestita in modo elegante.
Fiamma impallidì, ritraendosi leggermente. Impercettibili fremiti le scossero il corpo mentre riaffiorava nella sua memoria il ricordo della figura opalescente vista in giardino, prima di soffocare nel proprio sangue.
- Sì... è lei -.
Il vampiro sorrise di sghembo riponendo la foto: - Okay, grazie... -.
Sembrava essere giunto ad una qualche conclusione; tuttavia, se così era, non poté mai accertarsene, dato che l’uomo tacque.
- È inverosimile, assurdo - decretò Gilbert all’improvviso, scuotendo la testa.
- Vada a domandare a quelli che sono stati aggrediti, signor Nightray... - esclamò l’albino tagliente.
Il moro cercò gli occhi di Fiamma, pieno d’incredulità, ma questa scosse la testa e si protese verso di lui.
- Gil non ti ho mentito: è la verità... -
- Non può essere la verità! Non può succedere! Non si può parlare con i morti! -.
La studentessa avvertì le lacrime pizzicare ai lati degli occhi, ma le trattenne. Non doveva dimostrarsi debole; però, dentro soffriva.
Si chiedeva perché avesse deciso di parlare, perché Xerxes ed Alucard avessero insistito perché rivelasse tutto quanto. Sapeva fin dal principio che nessuno le avrebbe creduto e così era stato.
Emily si staccò dal braccio di Oz e si avvicinò a sua cugina, la fissò alcuni istanti e poi l’abbracciò.
- Fiamma, io ti credo. Quella volta, in corridoio... hai visto quella donna, non è così? - domandò.
La rossa sgranò debolmente gli occhi e annuì, affondando il viso nella spalla della più piccola.
- Fiamma, io ti credo e voglio crederti - esclamò Emily, stringendola.
Amethyst si staccò da Vincent e lentamente si avvicinò ad ambedue, prendendo la rossa per mano e annuendo.
I maschi si scambiarono un’occhiata, poi uno alla volta si avvicinarono, lasciando Gilbert indietro, da solo.
- Allora, signor Nightray? - domandò Break, fissandolo intensamente - Lei è con o contro di noi? -.
Alucard si rivolse a Gilbert, staccando finalmente gli occhi dalla Drakon, parlando con una nota di scherno tangibile nella voce, mista a stizza: - Tu dici che non si può parlare ai morti, eh? Ed invece è possibile -.
- Che cosa? - replicò il ragazzo, allarmato.
La rivelazione parve scuotere tutti.
- Alucard, sai qualcosa di questa storia? - intervenne Break, curioso.
Il vampiro dai capelli neri lo fissò, sogghignando.
- Da tempo si tramanda una leggenda circa un vampiro potente, il più potente di tutti, il “Vampiro Supremo”. Secondo la leggenda, quell’essere racchiude i tre spiriti fondamentali ed avrebbe il potere di parlare con i morti -.
- Non è possibile! Io sono un vampiro normalissimo! - protestò Fiamma: non voleva saperne proprio di leggende e profezie e simili. Si rifiutava di essere invischiata in cose del genere.
- E poi questo cosiddetto potere di vedere e parlare coi fantasmi ce l’ho solamente da quando sono arrivata in questa scuola! Non sono un “Vampiro Supremo”! Non ho alcun potere straordinario! - s’infervorò.
- Però... tu dici di riuscire a parlare con chi è deceduto e quello... è un potere che non ha mai avuto nessun altro -.
Gilbert si fece avanti di mezzo passo e fissò Fiamma per alcuni istanti: una parte di lui voleva crederle perché l’amava e si fidava di lei, ma l’altra parte continuava ad urlargli di non darle retta perché tutto ciò era irreale ed impossibile.
La ragione contro i sentimenti, l’epico scontro che non aveva mai avuto risposta, una lotta che imperversava senza esclusione di colpi dentro di lui.
Non sapeva che partito prendere: tutto era accaduto così improvvisamente ed era così assurdo...! Ma sapeva che Fiamma non gli avrebbe mai mentito.
Più la guardava più la diatriba dentro di lui cresceva e nei suoi abissali occhi rossi non vedeva altro che un dolore profondo, smisurato, che lui sentiva il dovere di colmare e sopprimere.
Per questo, il suo sguardo assunse un cipiglio serio mentre dichiarava: - Ti credo -.
Lo sguardo della giovane Drakon si illuminò mentre il moro la raggiungeva e l’abbracciava.
Ambedue tacquero, vinti dall’emozione del momento.
- Che scena toccante... -.
All’udir riecheggiare quella voce, tutti quanti si voltarono e i due docenti schizzarono in piedi.
Fiamma notò che Xerxes aveva una strana espressione dipinta in viso, mentre osservava l’ospite inatteso.
- Rufus... ma che bella sorpresa, che ci fai qui? - chiese, guardingo.
Rufus Barma scrollò con indifferenza le spalle, sorridendo malevolo.
- Ho pensato di venire a vedere come stava la nostra giovane signorina Drakon... - disse semplicemente.
- Voleva provare di nuovo a farmi fuori, eh? - sbottò la rossa, lo sguardo colmo d’ira.
Il sorriso si spense sul volto del professore di Filosofia.
- Se quella stupida donna fantasma non si fosse messa tra i piedi, lei ti avrebbe uccisa e tutto sarebbe filato liscio. Ma a questo punto... voi sapete troppe cose e non posso rischiare che vada tutto a monte... -.
Un’ombra offuscò tutto e l’ultima cosa che Fiamma scorse furono occhi di brace che si abbattevano su di loro.

La prima cosa che percepì non appena si fu svegliato, furono delle catene che lo sorreggevano per i polsi e qualcosa di viscido contro la schiena.
Gilbert aprì debolmente gli occhi e si guardò intorno: era in una stanza di modeste dimensioni, poco illuminata, ma ciò non gli impediva di vedere bene, anzi, favoriva la sua straordinaria vista notturna.
Le pareti erano costruite con grossi blocchi di pietra che trasudavano letteralmente umidità, assieme ad una sostanza viscida che non riuscì bene a definire.
Cercò di divincolarsi, ma le catene gli stringevano i polsi in modo straordinariamente doloroso.
- Ah...! -.
Un gemito strozzato attirò l’attenzione del moro su un’ombra al centro della stanza, anzi due. Una di esse la riconobbe per certo per Fiamma, e l’altra... dovette sforzare incredibilmente gli occhi per distinguervi i tratti di Barma.
La rossa stava china sul pavimento e pareva soffrire.
- Pensavi davvero che fermarmi fosse così semplice? Credevi che non avessi il potere per sconfiggervi tutti quanti? - rise il professore, quindi affibbiò alla studentessa un calcio nello stomaco, mandandola supina al suolo - Come siete sciocchi! -.
- Non... ti permetterò di uccidere al... tre persone... - sibilò Fiamma tremante, rialzandosi.
Pur nell’oscurità, Gilbert notò che era ferita al labbro e che il suo viso era costellato di lividi, così come il suo petto di ferite. Era una visione atroce.
- Ahah, ma sentila! Credi ancora di avere qualche possibilità contro di me? - chiese il vampiro, ridendo beffardo - Miranda è nella stanza adiacente e sta finendo di nutrirsi col sangue di quello studente, Matthew... presto sarà libera dal vincolo dello spirito, e si aprirà una nuova era per questa scuola! -.
Barma sembrava un folle.
- Miranda? - ripeté la voce di Alucard. Dal tono di voce pareva essere nuovamente arrabbiato.
- Neeee, Rufus ♥! Credi davvero che noi te lo permetteremo? -.
La voce di Xerxes Break fece sobbalzare il Nightray, che spostò lo sguardo sulla parete alla sua destra: l’albino era anch’esso incatenato alla parete e nel suo occhio c’era qualcosa di vagamente malsano.
Barma sorrise e gli si avvicinò a passi lenti, quasi calcolati, facendo riecheggiare il rumore dei suoi tacchi. Quando gli fu dinanzi, gli afferrò il viso con una mano e lo avvicinò al proprio.
- Xerxes... proprio tu, che mi hai voluto nel tuo stesso letto più d’una volta, cerchi di fermarmi? -
- Mi piacevi, Barma... prima che sapessi cosa sta macchinando quel tuo cervello malato ~ ♥ - replicò allegramente l’albino - Adesso spero solo che Fiamma ti apra in due quella zucca vuota che ti ritrovi ♥! - minacciò, in tono così candido da essere ancor più inquietante.
- Hai riposto tutta la tua fiducia in quella stupida vampira? Mi sorprendi, Xerxes - Rufus s’interruppe e camminò di nuovo verso la studentessa, afferrandole i capelli, tirandoli per farle alzare il viso - Ma ti sei illuso: una mocciosa non può sconfiggere né me... né tantomeno Miranda, allo stato attuale delle cose -.
- Questo è da vedere - intervenne Alucard furioso, cercando di divincolarsi, i muscoli che si contraevano per lo sforzo.
- No, caro collega... non c’è niente da vedere, se non la vostra triste dipartita... -.
- Bastardo... lasciami andare! - sibilò Fiamma a denti stretti, graffiandogli il polso.
Il docente mollò la presa, massaggiandosi il punto dolente, fulminandola con lo sguardo.
-  Barma, ti sei messo contro la persona sbagliata... - minacciò Alucard.
- Non blaterare cose insensate! -.
Fiamma era china a terra, ansimante. Ogni centimetro del suo corpo doleva in modo esagerato, come se fosse succube delle fiamme dell’inferno e non riusciva a mettersi in piedi.
- Idiota! - ringhiò Alucard, gli occhi luminescenti.
Una risata sguaiata da parte sua si levò nell’aria: - Quella ragazza è solo un conten...! -.
Un rumore potente sovrastò le sue parole, simile ad una frustata nel vento.
- Cos’è...? -.
La voce di Edward risuonò da poca distanza accanto a Gilbert, che tirò un sospiro di sollievo, sapendo che anche qualcun altro era sveglio e stava bene.
- Ormai è tardi per te, Rufus Barma!! - proferì il docente di ginnastica, riprendendo a ridere.
- Cosa stai dicendo!? - sibilò il vampiro dai capelli rossi, furente.
Il rumore s’intensificò, trasformandosi rapidamente in una brezza sfrigolante. In un certo senso, quel rumore che pareva strisciare tra loro. Creava paura, ma metteva anche in soggezione.
Al centro della stanza, dov’era Fiamma, si levò un turbinio di vaporose fiamme rosse che si innalzò danzando verso il soffitto.
- C-che cosa...? - esordì Barma, scioccato.
Quando le fiamme avvolsero completamente il corpo della giovane, un vento impetuoso iniziò a frustare le sue membra.
La Drakon, di nuovo in piedi, aveva il viso rivolto verso l’alto, gli occhi che scintillavano in un’espressione in tralice. I capelli le ondeggiavano furiosamente intorno, vibrando attorno al corpo e al viso assieme ai vestiti; tuttavia, lei era come una statua, immobile e bellissima.
Da quella sorta di spirito rosso che ancora le turbinava attorno si crearono diverse propaggini, che si diressero verso le pareti.
Il Nightray ne vide venire una verso di sé e chiuse gli occhi, credendo di morire. Invece, l’unica cosa che avvertì fu un dolce tepore attorno ai polsi e il suo peso cadere verso il basso allo svanire delle catene che lo imprigionavano.
Rimase addossato al muro, paralizzato da ciò che Fiamma stava subendo. Si volse allora verso Break, del quale riusciva a scorgere bene il profilo, illuminato dalla luce rossa.
- Professor Break, che cosa sta succedendo? - chiese ad alta voce, per superare il rumore del vento.
- Credo... che si stia trasformando... - fu la risposta che ricevette.
Il vento che rombava nella stanza cessò di colpo e la luce venne risucchiata da un’ombra che stava in piedi, immobile, al centro della stanza.
In essa, Gilbert riuscì a riconoscere il profilo della vampira, ma solo quello: di suo non c’era altro.
I capelli erano bianchi, lunghi fino a terra, liscissimi, tranne due ciuffi che teneva appoggiati sulle spalle, arricciati a mo’ di cavatappi ed ondeggianti lievemente nell’aria, come sospinti da una gentile brezza invisibile.
Indosso aveva un body, se così si poteva definire, di cuoio bianco, sorretto solo da elastici situati sopra e sotto il seno; le gambe erano fasciate fino alle ginocchia da stivali con tacchi a spillo letali e altissimi, così come gli avambracci, coperti da guanti dello stesso materiale dell’abito e delle scarpe.
Le dita, però, erano incredibilmente più lunghe, come se fossero state fuse con artigli di una lunghezza non inferiore ai dieci centimetri. Dalle labbra spuntavano canini simili a sciabole che le arrivavano quasi fino al mento.
Le pupille erano iridescenti e meravigliose, anche se lo sguardo era minaccioso ed inquietante.
- Barma... questa è la tua fine... -.
La sua voce riecheggiava pura come il delicato suono di una campana di vetro ed allo stesso tempo minacciosa come le nubi all’orizzonte che preannunciavano la tempesta.
Gilbert non aveva mai udito una voce tanto melodiosa e terribile.
Il professore arretrò, spaventato.
- C-cosa è? Cos’è quella...! -.
Non riuscì a terminare la frase: Fiamma gli si era materializzata innanzi e gli aveva conficcato con forza un braccio nel petto, perforandolo con gli artigli, che adesso facevano bella mostra di loro appena fuori della schiena, sulla quale stillavano qualche sparuta goccia di sangue. L’uomo doveva essere digiuno da parecchio tempo.
Gli occhi di Barma persero ogni scintilla di vitalità. Un sottile rivolo di sangue gli scivolò giù dalle labbra mentre la ragazza estraeva con un repentino scatto l’arto dal suo torace, riportandolo con altrettanta rapidità lungo il fianco. Nel far ciò tracciò un arco rosso nell’aria.
L’uomo cadde all’indietro, esanime.
- L’ha... ucciso?! - esclamò Alphonse, orripilato.
- Non l’ha colpito al cuore, non può essere morto - asserì Edward.
Fiamma si avvicinò a Break.
- Venga con me... da Miranda - disse semplicemente, senza tono.
Quel modo di parlare ricordava molto quello di Amethyst.
- Tsè! Non c’era neanche bisogno di chiederlo! - esclamò l’albino, sprezzante, estraendo a sorpresa una spada dal bastone.
- Voi rimanete qui. Controllate che non si risvegli - continuò Fiamma rivolta agli altri, quindi se ne andò con Xerxes.
Gli altri vampiri si avvicinarono al corpo di Rufus Barma, circondandolo, anche se la loro attenzione era tutta rivolta alla vampira che svaniva in un cunicolo nell’angolo della stanza.
- Quella... cos’è diventata Fiamma? - domandò incuriosito Vincent.
- È quello il “Vampiro Supremo”...? - chiese Oz, ricordandosi dell’argomento brevemente introdotto dal docente di ginnastica.
- A quanto pare sì - tagliò corto Alucard, piegandosi sul corpo esanime del collega, guardandolo fisso negli occhi.
- Ma chi è questa Miranda? - intervenne Alphonse.
- Miranda è stata la prima preside di questa scuola. Il suo nome era Miranda Barma - spiegò il docente di ginnastica, senza staccare gli occhi dal viso di Rufus.
- BARMA?! - chiesero tutti in coro gli studenti, stupefatti.
- È la sua antenata. Miranda desiderava il potere che adesso custodisce Fiamma, ma si è lasciata corrompere della brama e dall’avidità al punto che quando morì il suo spirito rimase legato a questo mondo e a questa scuola. Il suo fantasma si è insediato nel corpo del suo discendente e lo ha costretto al suo volere, spingendolo a compiere quegli omicidi per darle il sangue necessario al risveglio del suo vero corpo. L’unica che ha cercato di fermarla è stata Lilianne, il fantasma della prima ospite del potere del Vampiro Supremo, ma adesso, a quanto pare, il suo spirito non è più qui. Miranda l’ha distrutto -.
- Professor Alucard, ma come fa a sapere tutto questo? - chiese Emily intimorita.
- È tutto nella sua mente - spiegò il vampiro con una mezza risata, indicando il collega moribondo - Io sto solo leggendo a voce alta -.
- Ma adesso... cosa dobbiamo fare? - domandò Amethyst, rompendo il suo usuale silenzio.
L’insegnante incrociò le braccia sul petto con fare greve, rialzandosi e rivolgendo una generica occhiata a tutti.
- Aspettare... -.
Dal tono con cui lo disse pareva proprio che nemmeno a lui l’idea piacesse granché.
Gilbert voleva andare ad aiutare Fiamma. L’idea di star lì ed aspettare non gli piaceva per niente, però il suo istinto di sopravvivenza gli diceva che lo scontro che si stava probabilmente già svolgendo nella stanza adiacente era su un livello completamente differente da quello che poteva avere una baruffa tra studenti.
Se ci fosse andato di mezzo, non ne sarebbe uscito salvo, poco ma sicuro.
Così...
- Tutto ciò che ci rimane da fare è aspettare... e sperare -.

• ~ • ~ • ~ •

- Fiamma! FIAMMAAA! -.
La vampira si affacciò alla porta dell’infermeria e fu immediatamente investita dalle braccia aperte di Emily, che si strinse a lei con forza, prima di lasciarla andare per fissarla negli occhi.
- Sei ancora tutta piena di lividi... - osservò, sull’orlo delle lacrime, sfiorandole dolcemente lo zigomo destro, sul quale spiccava vivido un ematoma nero dall’aspetto decisamente orribile.
- Non preoccuparti, non mi fa più male... - la rassicurò la cugina, sorridendo.
Gilbert si era fermato dietro di lei e la fissava, sorridendo.
- Come ti senti? - domandò quest’ultimo semplicemente.
Si era materializzato in infermeria non appena aveva saputo che quel giorno sarebbe stata dimessa.
Lo scontro che era avvenuto con Miranda Barma le aveva lasciato notevoli segni addosso: le gambe erano livide e le braccia ricoperte di tagli, i quali per fortuna si erano già cicatrizzati e rimarginati.
Quando erano arrivati lei e Break, Miranda aveva già riacquisito una consistenza corporea quasi completa; per questo si era dilettata enormemente nel riversare quanta più violenza fisica possibile sulla studentessa, arrivando addirittura a spezzarle una gamba.
Alla fine, però, Fiamma l’aveva uccisa senza alcuna pietà, aprendole un buco nel petto e strappandole il cuore, stritolandolo in una presa d’acciaio. Con ciò era stata decretata una volta per tutte la morte di Miranda Barma.
- Ah, sei già fuori? -.
Edward e Alphonse si materializzarono alle spalle di Emily.
Oz, Vincent ed Amethyst arrivarono anche loro in quel momento.
- Fiamma! Va tutto bene? - domandò il Bezarius, squadrandola da capo a piedi.
- Sto bene. Perché tutti vi preoccupate così tanto per un paio di graffi? - fece la rossa, spazientita.
- Se fossero stati solamente un paio di graffi non saresti stata trattenuta in infermeria così a lungo, non credi, signorina Drakon? ♥ -.
Il commento fece sobbalzare tutti quanti.
- P-professor Break! - esclamò Edward allarmato, voltandosi verso l’albino in avvicinamento alla sua destra.
- Che cosa ci fa qui? - chiese Alphonse in tono più educato e composto.
Xerxes sorrise leziosamente all’indirizzo di tutti.
- Sono venuto a vedere come stava Ruffy! ♥ - spiegò, piegando di lato la testa - Ieri l’infermiere ha detto che si sta rimettendo. Presto sarà in grado di lasciare l’infermeria, ma ovviamente non ricorda niente di tutto quello che... -
- Xerxes...? -.
Il gruppetto si volse verso la porta dell’infermeria: appoggiato sullo stipite, più per reggersi in piedi che per atteggiarsi ad arrogante, c’era nientemeno che Rufus Barma.
Guardava Break con un’umanità negli occhi che lo rendeva così diverso da quello che gli studenti avevano visto fino ad allora da farlo sembrare tutta un’altra persona.
- Aaaaah! Ruffy ♥! Stavo venendo a trovarti! -
- Tsk... smettila di chiamarmi così...! - ribatté Barma, distogliendo lo sguardo.
- Ne, neeee ~ non essere sempre arrabbiato! Dai, dai... andiamo! - esclamò Break, afferrando per un braccio Barma per portarselo via, mentre questo inveiva contro di lui a causa del dolore per le ferite.
Di quanto era successo, sembrava non conservare alcuna memoria, e di quello erano tutti felici: anche se sembrava un po’ insensibile, Fiamma era del parere che sarebbe rimasto turbato se avesse ricordato tutti i crimini che aveva commesso per conto della sua antenata.
- Be’, adesso che anche tu finalmente sei uscita dall’infermeria, che avete voglia di fare? - chiese Edward.
- Mmmh... andiamo a fare una passeggiata in giardino? - propose Vincent, prendendo per mano Amethyst.
Fiamma sorrise e annuì, quindi prese sottobraccio Gilbert e lo accompagnò verso le scale.
- Fiamma... non puoi più trasformarti in quella cosa fichissima? - domandò Oz all’improvviso.
La rossa scosse la testa.
- Non credo... non in una situazione normale, penso... -.
In infermeria, qualche giorno prima, aveva ricevuto una visita da parte del professor Alucard, il quale le aveva spiegato come stavano le cose, ricomponendo il quadro generale della faccenda usufruendo anche delle informazioni ricavate dai ricordi di Barma.
Da ciò che le aveva raccontato, Fiamma aveva capito che quel “Vampiro Supremo” era una forma che si poteva usare solo in caso di estremo pericolo e che non era una cosa che poteva controllare. Semplicemente, accadeva quando se ne presentava la necessità.
- Be’, in parte sono sollevato: facevi veramente paura - commentò Gilbert, guadagnandosi un piccolo pugno da parte della ragazza, che rise sollevata.
- Sì, immagino di sì... - concluse, sorridendo radiosa - ... ma adesso è tutto finito, per cui non mi trasformerò più! -.
- O almeno, finché non capiterà un’altra emergenza... ma spero proprio di no...! - aggiunse tra sé e sé mentre varcavano il portone che dava sul giardino, la notte che ormai si era completamente sostituita alle tinte violacee del primo crepuscolo.





Angolino autrice
Avevo l'ultimo capitolo iniziato e abbandonato in un angolo remoto del mio pc e me ne sono accorta solamente ora o-o non ho parole.
Perlomeno ho potuto finire di scriverlo e postarlo in tempi più brevi rispetto allo scriverlo completamente <3
Quindi, questo è l'ultimo capitolo.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito la fic nonostante l'enorme tempo impiegato per gli aggiormenti e soprattutto quanti hanno recensito.
Grazie infinite, a presto! ^^
F.D.
   
 
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