Nickname Autore: JediKnightMarina55
Titolo: Il dubbio e la certezza
Fandom: Assassin’s Creed
Personaggi: Altair
Ibn-La’Ahad, Malik Al-Sayf
Genere: Generale, Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: One-shot,
What If?
Note dell'Autore (se ne avete): Dopo
aver ucciso Gengis Khan, Altair
torna a Masyaf con sua moglie Maria e suo figlio Darim, per scoprire che il suo figlio minore, Sef, è stato ucciso, e il suo migliore amico Malik è stato incolpato dell’omicidio ed è in prigione.
Altair libera Malik dalla
prigione e scopre che è stato incolpato ingiustamente: il mandante dell’omicidio
è Abbas Sofian, un amico d’infanzia
di Altair che gli si è messo contro credendo che quest’ultimo
gli mentisse sulla sorte di suo padre, morto suicida per vergogna.
La storia dice che, a quel punto, Altair va da Abbas e gli muove
contro l’accusa.
... e se non
l’avesse fatto?
Citazione: "Il
dubbio di qualcosa di brutto molte volte è più angoscioso di una certezza."
Le frasi in corsivo nero sono prese dal libro
“Assassin’s Creed – La
Crociata Segreta”. La frase in corsivo blu è quel che resta della citazione
assegnatami dal contest.
Il Dubbio e la Certezza
Quattro figure arrancavano su una strada deserta, gli
unici a viaggiare nel cuore della notte.
La polvere si alzava dai loro passi, stagnando fino ad
un piede dal terreno.
Una dei quattro era visibilmente una donna. Un altro
era seduto sul dorso di un asino, e si reggeva ai finimenti dell’animale con
l’unico braccio che gli rimaneva.
Il più giovane dei tre, un uomo nella prima trentina,
procedeva in testa e guidava l’animale.
Il quarto uomo chiudeva il gruppo, lo sguardo basso,
la testa coperta da un cappuccio.
Si era fermato un momento, guardando dietro di sé.
Poi aveva guardato in avanti, ai suoi tre compagni di
viaggio.
Sua moglie, il suo migliore amico, suo figlio.
Aveva perso la sua casa. Aveva perso la sua posizione.
Aveva perso un altro figlio.
Ma aveva ancora loro.
Altair non sapeva ancora cosa l’avesse
spinto a svegliare Maria e Malik nel cuore della
notte, e a lasciare prima la fortezza e poi, non appena Malik
era stato in grado di viaggiare, la città.
Già nei due giorni precedenti, era stato tutto un
nascondersi, di casa in casa, di persona fidata in persona fidata, spesso tutti
e tre chiusi in una sola stanza, Altair e Maria
costantemente con una mano sulle armi.
Appena dopo aver liberato Malik,
aveva passato quello che restava della notte addormentato su una sedia, ed era
stato colto da incubi, incubi talmente reali da farlo svegliare con i sudori
freddi e l’istinto di urlare.
Erano fuggiti dall’alloggio prima che il sole potesse
sorgere, rifugiandosi a casa di Malik, intimando a
sua moglie di lasciare la città il prima possibile assieme al piccolo Tazim, e che si sarebbero incontrati ad Alamut.
Poi si erano rintanati in una casa abbandonata ai
confini della città, aiutati da un novizio adolescente che aveva organizzato
una specie di staffetta con i suoi amici per portare cibo, acqua e persino
delle medicine.
Infine, era arrivato Darim.
Grazie anche all’aiuto della staffetta di ragazzi, erano riusciti a recuperare
uno dei loro asini ed erano partiti il prima possibile.
Masyaf era persa.
Ma gli incubi di Altair
erano rimasti incubi.
Incubi e niente altro.
***
“Altair... va tutto bene?”
“Dovrei chiederlo io a te, Malik.”
Notte fonda.
Erano passati due mesi da quando erano arrivati ad Alamut.
Due mesi di silenzio, di riposo, di piani. Si erano
stabiliti prima nella casa della moglie di Sef,
l’unico dei figli di Altair a non essere sfuggito
alla vendetta cieca di Abbas, poi in una casa vicina.
Le due ragazze probabilmente erano state le meno felici all’idea: nel periodo
in cui erano stati costretti a occupare una sola casa, avevano eletto Tazim a loro bambolotto.
Altair aveva passato la maggior parte del
tempo a pensare a quello che era stato, a quello che avrebbe potuto essere,
usando la Mela per scrivere altre pagine del Codice. Una delle bambine aveva
commentato che si stava rosicchiando i pensieri, facendo ridere gli adulti
intorno a lei. Altair compreso.
Malik aveva recuperato le forze, ma non
era più tornato lo stesso di prima.
Stavano tirando su un piano per riconquistare Masyaf, e lui era ben felice di aiutare, ma in certi
periodi del giorno era visibilmente stanco, sia nel corpo che nella mente.
Almeno è ancora vivo.
Erano passati due mesi, ma certe notti le immagini di
quegli incubi assalivano ancora il sonno del Maestro Assassino.
Malik ucciso da quel lecchino di Swami non appena lui aveva guardato da un’altra parte. Swami invasato, morente, che pugnalava Maria come ultimo
gesto.
Il solo pensare che quello che aveva visto nel sogno
in realtà era quello che avrebbe potuto accadere gli mandava lo stomaco in
nodi.
Certo, la loro situazione non era delle migliori.
Fuggiaschi.
Esuli.
Rifugiati.
Eppure, la cosa avrebbe potuto essere peggiore.
Erano rimasti quasi tutti insieme, e stavano cercando
il modo di riprendersi la casa che avevano perso.
“Davvero, Altair, stai bene?”
Accidenti a chi gli
aveva fatto pensare di sistemarsi tutti nella stessa casa!
“Incubi” Altair tagliò corto.
“Fammi indovinare: il tuo geniale piano va a rotoli come
al solito e io e Maria ci lasciamo le penne. Qualcosa del genere?”
“Qualcosa del genere.”
Detta da Malik, la cosa non
sembrava così terribile come la vedeva in quelle notti. Non era successo, e non
sarebbe accaduto, sembrava voler dire l’ex capo della Dimora di Gerusalemme. E
per quanto di una cosa Altair potesse dirsi certo,
dell’altra...
“Tsk. Altro che novizio, tu sei peggio. Ancora credi che sia così facile liberarsi di me?”
sogghignò Malik dandogli una pacca sulla spalla “Non
ci è riuscito Roberto di Sable...”
Quando l’abbiamo affrontato,
non eri da solo. Avevi due braccia e non annegavi nel tuo stesso piscio, Altair
avrebbe voluto ribattere, ma il senso di colpa per quello che era accaduto sia
qualche mese prima che una vita prima lo fece rimanere zitto.
“So cosa stai per dirmi” Malik
rispose al suo silenzio “Quindi, se hai deciso di stare zitto, tanto meglio per
te.”
“Non ho deciso di stare zitto” ribatté Altair “Per quanto tu possa dire di essere ancora l’uomo
che eri...”
“Neanche tu sei un ragazzino, sai?”
“Parlo sul serio, Malik. Se io
e Maria ti avessimo lasciato solo per andare a parlare con Abbas,
saresti stato assolutamente inerme davanti a un qualsiasi aggressore.”
“Ed è successo?”
“No”
“Appunt...”
“Appunto un corno! Cosa sarebbe successo se Abbas fosse riuscito ad incastrarci?”
Malik si limitò ad alzare gli occhi.
“Amico mio, il solo dubbio che possa accadermi qualcosa di
brutto secondo me ti sta mettendo più angoscia di quanta te ne avrebbe
messa la certezza. Abbas è a miglia e
miglia di qui, e sarà solo questione di tempo prima che siano gli Assassini
stessi a cacciarlo via a calci nel posteriore.”
Altair rimase zitto e guardò il cielo sopra
di loro. Era vero, quegli incubi avevano scoperto i suoi dubbi come un calcio
sulla sabbia fangosa in fondo a un fiume scopriva le pietre aguzze che c’erano
sotto. E per quanto potesse essere paradossale, per quanto davvero quei dubbi
gli portassero angoscia, se era quell’angoscia il prezzo da pagare per non
essere rimasto solo, era ben disposto ad accettarla.
“Potrebbe andare storto qualcos’altro.”
“Come potrebbe risolversi tutto per il meglio. E da
quello che ho visto quando sei coinvolto tu, più finisci nei guai, meglio ne
esci. Un consiglio debole porterà Masyaf alla rotta.
La città andrà in malcontento. E a quel punto la gente non aspetterà che te.”
“Malik...”
“Oh, e piantala! Non è accaduto, non sta accadendo e non accadrà. Siamo qui adesso. Qui. Possiamo ancora farcela.”
***
Nella piazza di Masyaf si
stava radunando la folla.
Al centro, nell’occhio del ciclone, quattro persone.
Una dei quattro era visibilmente una donna.
Uno degli uomini era visibilmente invecchiato in
fretta, troppo in fretta, e aveva l’aria di chi aveva visto tutto ed era
riuscito a vivere per raccontarlo. Aveva il braccio destro, l’unico che gli
rimaneva dopo una ferita di guerra, stretto intorno alle spalle di un
adolescente che non poteva che essere suo figlio.
Il quarto uomo era salito su un muretto e parlava alla
gente.
“Per troppo tempo il
castello sulla collina è stato luogo di oscurità e minaccia, e io oggi spero di
ritrasformarlo in un faro di luce... con il vostro aiuto.
Quello che però non faremo è accogliere la nostra nuova alba attraverso un velo di sangue
di Assassini. Coloro che restano fedeli ad Abbas sono
nostri nemici oggi ma domani saranno nostri compagni. La loro amicizia può
essere conquistata solo se la nostra vittoria sarà misericordiosa. Uccidete solo se è assolutamente indispensabile. Noi
siamo venuti a portare la pace a Masyaf, non la morte.”
Altair scese dal muretto e incrociò lo
sguardo con Maria e Malik.
“Come vi è sembrato?”, avrebbe voluto chiedere, ma non
voleva sembrare un idiota.
Tuttavia, i loro sorrisi gli davano già una risposta.
L’avrebbero seguito.
Masyaf lo avrebbe seguito.
“Hai ancora paura?”
Altair si fermò. Erano a metà strada della
collina.
Malik aveva lasciato Tazim
più indietro, assieme ai civili, e lui, Altair e
Maria stavano guidando gli Assassini e gli abitanti del villaggio verso la
fortezza.
“Paura di cosa, Malik?”
“Che il tuo geniale piano vada a rotoli e io e Maria
ci lasciamo le penne.”
“Non ho paura” Altair rispose
riprendendo a camminare “Siamo alla fine del viaggio, fratello. Stanotte o
vinciamo, o nessuno di noi tre ci sarà più.”
“Direi sia meglio la prima.” commentò Maria.
“Sono d’accordo.” Malik
concluse rallentando per frugare in una borsa che portava alla cintura.
“... Malik?” fece Altair fermandosi e girandosi. Stavolta, l’intero corteo si
era fermato con lui.
Il pugno di Malik riemerse
dalla borsa, stretto intorno a qualcosa. Lo aprì, rivelando una penna d’aquila.
Lo raggiunse e gliela mise in mano.
Altair si lasciò sfuggire un sorriso.
Erano passate due
vite, la sua e quella di Malik, da quando per entrare
in azione gli era occorso quel simbolo d’approvazione.
Eppure, certe cose non erano cambiate, e forse non
sarebbero cambiate mai.
“Sii prudente, fratello.”
“Lo sarò. Promesso.”
We put one foot in front of the other
We move like we ain’t got no other
We go where we go
WE’RE MARCHIN ON
(One Republic, Marchin On)