Fandom: Doctor Who/Supernatural.
Pairing/Personaggi: TimeLord!Castiel/companion!Dean.
Rating: Pg13.
Beta: Nessuna, causa tempo tiranno.
Genere: Introspettivo, Romantico.
Warning: DW!AU, Crossover, Slash.
Words: 523 (fiumidiparole).
Summary: Il primo viaggio di Dean sul TARDIS.
Note: Sequel di Angel Who – L’Undicesima Ora. Scritta per il prompt: Supernatural/Doctor Who, the boys who waited di neera_pendragon per la Notte Bianca di maridichallenge, in occasione del Carnevale delle Lande.
DISCLAIMER: Non mi appartengono,
non ci guadagno nulla ù_ù
The Boy who Waited
La nave volava
pigra in mezzo allo spazio, a velocità relativamente bassa – relativamente, perché il tempo era
relativo –, e l’Angelo osservò la colonnina al centro della piattaforma dei
comandi con affetto, inserendo qualche coordinata.
I piccoli bip che Lei gli
offrì in risposta destarono il ragazzo, addormentato
sulla poltroncina lì vicino. Il Signore del Tempo vide le sue ciglia bionde
frullare e schiudersi, rivelando due occhi verdi ancora molto assonnati.
Dean si guardò
attorno confuso, prima di individuare la figura in trench davanti ai comandi.
S’irrigidì all’istante, svegliandosi del tutto. «Sto sognando?» gracchiò con la
voce ancora roca per il sonno.
«No» rispose
semplicemente il Signore del Tempo, rivolgendogli un accenno di sorriso «Prova
ad aprire la porta» suggerì poi, inclinando il capo verso l’ingresso del
TARDIS.
Dean, ancora in
maglietta da notte e boxer, come quando era salito sulla nave qualche ora prima
– anche se al momento i suoi vestiti erano molto più stropicciati, di quando
era arrivato, grazie a... be’, un piacevole incontro del terzo tipo… o era il quarto tipo
quando pomiciavi furiosamente con un alieno ultracentenario? –, si alzò per
seguire il suo consiglio, ciondolando in quella direzione.
L’Angelo ne approfittò
per fissare senza un briciolo di vergogna le sue gambe nude, facendo sorridere
il ragazzo, che percepì addosso il suo sguardo
bruciante per tutto il tempo.
Dean si aspettava
che fossero già atterrati, perché la cabina telefonica – o la nave spaziale, o
la macchina del tempo o… insomma, quello
che era – sembrava del tutto stabile, quindi quando aprì le porte e si
trovò davanti tutt’altro, ci mancò tanto così che gli
venisse un colpo.
«È…» iniziò
incredulo, voltandosi nella direzione dell’amico – amante? – e poi di nuovo verso il paesaggio esterno, ma subito si accigliò e si zittì.
«Lo spazio» concluse per lui, l’Angelo, affiancandolo.
«Perché non vengo risucchiato fuori? E perché riesco a respirare?» chiese precipitosamente Dean, con voce almeno un’ottava
più acuta del normale.
«Sei dentro le
barriere del TARDIS» rispose semplicemente il Signore del Tempo, poi – con
molta nonchalance – gli diede uno spintone e lo buttò fuori.
Dean perse una
decina d’anni di vita, mentre in pochi secondi nella sua testa si affollavano
immagini da film di fantascienza in cui il malvagio alieno di turno lo rapiva
solo per approfittarsi di lui e lasciarlo a morire in un punto a caso
dell’universo. Poi, però, iniziò a fluttuare come se non avesse peso, salendo
su anziché precipitare e, prima che potesse allontanarsi troppo, sentì una mano
salda afferrargli una caviglia, lasciandolo lì sospeso tra le stelle come un
palloncino ad elio.
Dean iniziò a
ridere senza controllo, una risata buona e felice, mentre allungava le braccia per
saggiare l’aria – o l’assenza della stessa. Era bellissimo. Forse questa cosa
avrebbe persino potuto curare quella paura di volare che non aveva mai
confessato a nessuno.
Non si accorse
dello sguardo intenerito con il quale l’Angelo, dietro di lui, lo stava
abbracciando. Dean Winchester, il ragazzo che lo aveva aspettato un’intera
notte al gelo, nel suo giardino, quand’era solo un bambino, e aveva continuato
ad attenderlo per tutti i successivi vent’anni della sua vita. Il Signore del
Tempo voleva sentirne tante altre, di quelle risate.
FINE.