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Autore: The Edge Of Darkness    25/02/2012    1 recensioni
Attenzione Spoiler Post Arkham City: Esausto, ferito e disperato, Bruce Wayne torna a casa dopo aver passato la notte a cercare di prevenire il disastro ad Arkham City e ripensa a quel che è successo durante la notte. Soprattutto, pensa a Talia.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Signori, non ho mai scritto fanfiction su Batman. Sono una fan da quando ero bambina (taaaaanti anni quindi) ma questa cosa mi è venuta in mente appena finita la quest principale di Batman Arkham City. Il gioco lo devo ancora completare, sono quasi al 70% senza aver fatto le sfide dell'Enigmista... mi ci vorrà ancora un po'. In ogni caso, questa cosa nasce perchè la scena in cui Talia viene “uccisa” mi ha ricordato un po' troppo il finale della 3x24 di Castle. Chi segue la serie sa che cosa intendo. E perchè me lo ha ricordato? Perchè Stana Katic, l'attrice che interpreta la protagonista femminile del telefilm, ha dato la voce a Talia Al Ghul in Batman Arkham City. E visto che 1. sono una fan del telefilm, 2. il doppiaggio italiano del gioco mi ha fatto un po' schifo e l'ho messo in inglese da subito (beccandomi anche Mark Hamil AKA Luke Skywalker a dare la voce al Joker) la somiglianza tra le due cose mi è saltata subito all'occhio. Vabbeh, pippe mie. Su Fanfiction.net, dove ho pubblicato la storia per prima, mi è stato fatto notare che l'atteggiamento di Batman nei confronti della morte di Talia è un po' di indifferenza, ma io mi baso su alcune storyline del fumetto per questa cosa, in cui si vede che Bruce è veramente innamorato di lei. E dopo questo preambolo infinito, a voi la lettura. Divertitevi signori e siate clementi!


Arkham City – Caso Chiuso

Il sole stava sorgendo.

Si alzò in piedi sul davanzale del vecchio edificio della Gotham Bank e contemplò ciò che rimaneva di Arkham City.

Quello che restava di un concetto utopico e pazzoide.

Protocollo Dieci era stato fermato, i prigionieri politici erano stati salvati, i detenuti disarmati e la polizia li stava scortando a Blackgate. Il folle piano di Strange era finito, Ra's aveva bisogno di un lungo bagno nella sua Fossa di Lazzaro in Wondercity. Zsasz era chiuso nel suo nascondiglio, in attesa di essere preso dalla polizia e l'Enigmista era fuggito, di nuovo. Un giorno sarebbe riuscito a metterlo dietro le sbarre in modo permanente, ma non quel giorno. Aveva fatto tutto quello che poteva in quelle lunghe, eterne ore che aveva passato ad Arkham, cercando di fermare Joker e il suo piano omicida e al tempo stesso cercando di scoprire le vere ragioni che hanno portato Sharp a creare Arkham City.

Era riuscito in tutto, ma a quale costo?

Mentre guardava il cielo terso ad est, sentiva un leggero mal di testa scaturire da dietro l'occhio sinistro. Aveva bisogno di dormire un po'. E di aspirina forse. O forse una bottiglietta intera avrebbe funzionato. Guardò il suo abito e scosse la testa. Alfred lo avrebbe rimproverato per l'ennesima volta per come lo aveva ridotto. Dopo quello che era successo al manicomio diciotto mesi prima, aveva dovuto sorbirsi le sue lamentazioni per giorni mentre gli sistemava il vestito.

Per un momento, considerò l'idea di intrufolarsi nell'appartamento di Selina, ma poi si ricordò che era stata distrutta dagli uomini di Dent. Quello di Elliot? Era vicino alla sua posizione, un paio di salti e planate e avrebbe raggiunto il vecchio Tribunale! Nah, che non andava bene nemmeno quello. Troppi strumenti chirurgici, e l'odore di disinfettante gli dava il voltastomaco.

No, doveva tornare a casa.

"Barbara, sei ancora lì?"

"Sì, Bruce." rispose con un sussulto. Si era probabilmente addormentata o era in procinto di farlo. "Di cosa hai bisogno?"

"Dov'è la Batmobile?"

Sentì il suono dei tasti venire picchiettati dall'altro capo della linea. "Circa un miglio a nord della tua posizione, al di fuori dei confini di Arkham City. Ti mando la posizione esatta. Dove stai andando?"

Un breve sorriso gli apparve sulle labbra. "A casa. Ho bisogno di controllare un qualcosa poi vado a casa. Puoi chiamare Alfred e dirgli che sarò lì in un'ora?"

"Sono qui Signore, e sarò lieto di prepararvi la colazione, se volete."

"No Alfred, non perdere tempo. Ho bisogno di alcuni cerotti però." il mal di testa stava diventando più forte, quasi volesse scoppiare in un'emicrania in piena regola. "E un po' di aspirina."

"Ho già messo il kit di primo soccorso vicino il vostro letto Signore. Vi aspetto."

"Grazie Alfred. E grazie Barbara per il tuo aiuto. Vai a dormire un po' ora. Ne hai bisogno."

"Nessun problema Bruce. Chiamami in qualsiasi momento deciessi di andare a caccia di nuovo. Chiudo.”

Chiuse la chiamata e sospirò. Guardò giù e vide l'insegna del teatro. C'era un'ultima cosa che doveva fare prima di andare a casa. Qualcosa di molto, molto importante.

Saltò giù dal bordo e scivolò non lontano dalla sua destinazione. Con il sole nascosto dietro gli alti edifici, sembrava che fosse ancora notte lì giù. Camminava lentamente per le strade deserte e vicoli, fino a raggiungere il Teatro Monarch. Dietro quel luogo i suoi genitori erano morti. All'interno di quel luogo, la donna che amava aveva trovato la stessa fine.

Chiuse gli occhi, appena toccò la porta. Tirò la maniglia e la porta si aprì con uno stridio di cardini arrugginiti. Rabbrividì per un secondo. Mentre camminava, vide ben chiare le tracce della sua ultima battaglia con Clayface spalmate sulle pareti e ciò che rimaneva del pavimento. L'argilla ancora bagnata era appiccicata ovunque e gocciolava da qualsiasi parte uno guardasse. Camminò intorno al buco che portava dritto alla Fossa di Lazzaro, a Wondercity, senza nemmeno prendersi la briga di guardare giù e raggiunse il palco, dove aveva visto il corpo di Talia l'ultima volta.

Non c'erano segni del cadavere. Si guardò intorno, cercando con attenzione prove sulla scena del crimine: i residui di polvere da sparo, argilla, sudore, sangue e ...

Un'impronta. Una chiara impronta ben definita. C'erano tracce di sangue e argilla, il che significava che il proprietario di quell'impronta era giunto lì dopo che Talia era stata uccisa e dopo il suo scontro con Karlo. Si chinò lì vicino e la studiò attentamente. La suola non era di una qualsiasi scarpa commerciale che aveva nel suo database, ed era chiaramente l'impronta di una donna, perché era piccola e sottile. Mostrava segni di usura, ma non abbastanza per decretare che fosse una scarpa veramente vecchia. Inoltre, il tallone era premuto un po' di più nell'argilla che le dita.

Uno stivale.

Uno stivale da donna fatto a mano.

E aveva incontrato solo una categoria di donne che indossano quel tipo di scarpa, con questo tipo di pista e usura.

La Guardia D'Elite di Talia.

Soddisfatto dei risultati, uscì dal teatro diretto verso la Batmobile. Quando la trovò, esattamente dove aveva detto Barbara, si sedette al suo posto e guardò l'orologio sul cruscotto. Quasi le 7 del mattino. Era esausto.

Il lungo viaggio verso il maniero dei Wayne gli occupò meno tempo di quanto avesse pensato.

Perso nei suoi pensieri, probabilmente aveva premuto l'acceleratore un po' troppo e superato i limiti di velocità. Fortunatamente, la Batmobile non appariva in nessun registro, né aveva una targa. Nessuna multa per eccesso di velocità per il Cavaliere Oscuro.

Parcheggiò l'auto nel Batcave sotto il maniero e fu accolto dalla voce amichevole del computer, poi da Alfred, che stava in silenzio su una piattaforma non troppo distante dal parcheggio.

Sospirando, strinse il volante per un attimo prima di aprire la portiera e scivolare fuori dalla macchina. La schiena e le gambe facevano gli facevano un male cane, per non parlare della spalla, dove il Joker lo aveva pugnalato, che sanguinavano ancora. Non abbondantemente, ma il sangue ancora colava lungo il braccio. E gli faceva il solletico.

Si tolse il mantello.

Se la sua faccia era ridotta a un mucchio di muscoli gonfi coperti da un sottile strato di pelle tumefatta, il suo fedele maggiordomo non lo diede a vedere. Il suo volto era una maschera di neutralità. "Passata una buona nottata Signore?"

Il suo humour britannico lo illuminò per un attimo. "Non male Alfred. Ne ho passate di di peggio. E tu?"

"Fatta eccezione per un paio di uscite veloci con l'aeroplanto, tutto è stato più o meno il solito qui al Maniero. Mastro Dick ha chiamato e chiesto se era necessaria la sua presenza. Mi sono preso la libertà di assicurargli che il suo aiuto era necessario altrove e che potevate cavarvela da solo."

 

Wayne annuì. "Hai fatto bene Alfred." gli consegnò il mantello e sospirò. "Mi dispiace per il vestito."

"Ne ho un altro pronto, nel caso in cui si decidesse ad andare a caccia, come Miss Gordon ha detto, presto".

"Sei il migliore Alfred. Senti, io vado a farmi una doccia e vedere se posso rimettermi in sesto da solo. Penso avrò bisogno del tuo aiuto per una coltellata."

Alfred annuì. "Chiamami se hai bisogno i miei servizi. Lasciare il vestito fuori dalla vostra stanza da bagno, procederò al lavaggio e vedrò se vale la pena ripararlo o se sarà meglio cucirne un altro."

"Lo fai sembrare come se avessi effettivamente cucito ogni singolo abito che io abbia mai usato." avevano raggiunto il maniero ora, e camminavano entrambi in direzione di alloggi privati ​​di Bruce. Lentamente, si stava togliendo ogni pezzo del suo costume e Alfred con cura e attenzione li teneva tra le braccia.

"Beh, ne ho ricuciti più che abbastanza. Ora Signore, se mi permettete, è il momento per un po' bucato. Fate con calma e chiamatemi, non appena avrete bisogno di me."

Detto questo, affrettò il passo e si allontanò da Wayne, lasciandolo all'entrata dalla grande stanza da bagno da solo.

La prima cosa che fece fu togliersi gli stivali, pantaloni e la parte superiore della tuta, lasciandoli appena fuori dalla porta, poi si chiuse dentro. Aprì l'acqua per farla scaldare ed esaminò la propria immagine nello specchio a figura intera di fianco al lavandino extra-lusso. La sua faccia era davvero un'accozzaglia di muscoli gonfi coperta da uno strato di pelle livida. Un segno rosso gli attraversava la guancia destra, aveva dei tagli sul mento e tempie, un occhio nero e la barba ispida che sarebbe stata sistemata solo, e se, avesse deciso di tornare fuori quella notte. Una rasatura perfetta era l'ultimo dei suoi problemi in quel momento.

La pugnalata sembrava un niente, solo un brutto graffio, però decise che avrebbe lasciato che Alfred se ne prendesse cura, per ogni evenienza.

Fatta eccezione per alcuni muscoli molto doloranti e un paio di tendini infiammati, stava bene. I segni di avvelenamento da Titan erano scomparso non appena aveva bevuto cura di Freeze, non c'era da preoccuarsi. Era solo esausto. E triste.

Joker era morto. Strange era morto. Talia era morta. La sua amata città era stata devastata da uno psicopatico non diagnosticato che nessuno osava contraddire. Sharp doveva pagare per quello che aveva fatto, o lui la sua personalità alternativa, quella che aveva scritto tquelle parole senza senso deliranti al manicomio di Arkham neanche due anni prima, fingendo di essere lo Spirito di Amadeus Arkham. Sperò veramente che Vicky Vale riuscisse a trovare materiale sufficiente per inchiodare quello schizzato figlio di puttana per sempre. E se non ci fosse riuscita, Batman stesso avrebbe trovato qualsiasi cosa necessaria per mettere quell'uomo in manicomio. Quello era il suo posto.

Sospirò di nuovo ed fece un passo sotto il getto della doccia. L'acqua calda irritò le sue ferite, ma aiutò i muscoli doloranti a rilassarsi. Lavò via tutto il sudiciume di dosso con sapone e shampoo, continuando finchè non vide l'acqua ai suoi piedi completamente limpida e finchè non si sentì lui stesso pulito, poi dopo mezz'ora, ebbe il coraggio di mettere piede al di fuori della doccia.

Il bagno era pieno di vapore. Afferrò alla cieca il suo accappatoio e si asciugò velocemente. Accanto alla porta, notò una pila di vestiti puliti e la sua vestaglia personale. Sopra la pila di vestiti, il kit di pronto soccorso. Sorrise, mentre afferrava la scatola. Alfred si era preoccupato di tutto: vi trovò dentro cerotti, disinfettante e garze sterili in abbondanza. pulì tutti i graffi e tagli e li coprì con molti cerotti e garze sterili in quantità, quindi indossò i boxer, i pantaloni da tuta e la t-shirt, facendo attenzione a non lasciare la manica destra sopra la ferita aperta per non sporcarla, poi si pettinò alla meglio usando le dita, afferrò il kit e la sua vestaglia e se ne andò in cerca di Alfred.

Lo trovò al piano di sotto, in cucina, mentre un tè, a quanto pareva.

Quando vide Wayne sullo stipite della porta, sorrise e gli fece un segno di sedere al tavolo. In silenzio, controllò la coltellata, la pulì, ricucì e la coprì con altra garza. "Ecco fatto. Come nuovo."

"Grazie Alfred. Hai sentito nulla dalla stampa riguardo questa sera?"

"Niente di preciso. Tutti stanno cercando di trovare qualcuno da accusare, e sembra che sia Sharp che Strange sono i bersagli perfetti, ma la signorina Vale intende scavare più a fondo rispetto agli altri. Forse perché è stata testimone oculare?"

Lui annuì. "Probabile". Indossò la vestaglia e guardò la tazza di tè che Alfred gli aveva messo di fronte. "Lo porto al piano di sopra. Vado a dormire, probabilmente fino a stasera. Se qualcuno a parte Jim, Barbara, Dick o Tim chiama, chiedendo cosa sia successo a Bruce Wayne dentro Arkham, dì loro che mi sono nascosto per la maggior parte tempo in un luogo sicuro in attesa di essere salvato. non sono disponibili per interviste o niente di simile. Nessun commento su eventuali altre domande. Il Caso Arkham City è chiuso. E ho bisogno di riposo. "

"Sì Signore, sono pienamente d'accordo con voi. Posso suggerire che il Cavaliere Oscuro potrebbe prendere un paio di giorni di riposo e per raccogliere le idee mentre il Dipartimento di Polizia di Gotham City si organizza di nuovo?"

Wayne si fermò appena fuori dalla cucina. "Un giorno. Il Cavaliere Oscuro si prenderà un giorno di riposo. Poi sarà di nuovo in pista. Hanno bisogno di lui, laggiù."

Con questo, lasciò la stanza e si diresse verso sua camera da letto.

Mentre poggiava la tazza sul comodino, pensò che avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e salvare Talia.

Tutto quello che voleva in quel momento era strisciare sotto le lenzuola con lei, fare l'amore e addormentarsi, stanco e sazio, per il resto della giornata.

Ma non poteva.

Il suo corpo si trovava probabilmente da qualche parte a Wondercity mentre le sue guardie decidevano che fare. O probabilmente, la stavano portando da qualche parte in Medio Oriente per seppellirla. O Ra's era già stato gettato nella sua Fossa di Lazzaro e si stava prendendo cura di lei.

Si tolse la vestaglia e la poggiò ai piedi del suo letto, afferrò le spesse coperte e scivolò sotto, avvolgendo le calde coperte di lana intorno a lui. Si era tuffato un paio di volte nelle acque gelide della baia di Gotham e il suo corpo era freddo quanto il suo cuore.

Talia era morta.

L'unica donna che avesse mai amato le era stata portata via, davanti ai suoi occhi.

Non è riuscita a proteggerla.

Si era volontariamente sacrificata per salvarlo dal Joker, o Clayface o chiunque fosse, e lui stesso non era riuscito a proteggerla. A salvarla da quello psicopatico.

Aveva goduto nell'ucciderla, Wayne ne era assolutamente certo. Gli aveva portato via una delle poche cose o persone, in quel caso, che gli stavano davvero a cuore.

Non si aspettava di vederla quando aveva strisciato a Wondercity, cercando Ra's. Il fatto che le sue guardie fossero lì non significava che ci fosse anche lei. Ci aveva sperato, ma aveva pensato che fossero lì per proteggere il padre. Ma anche se stava morendo per l'avvelenamento da Titan, era stato estremamente felice di vederla, anche in quelle circostanze.

Dopo "quella notte a Metropolis", come lei stessa aveva detto, non avevano avuto molto tempo per loro. Avrebbe voluto chiamarla, chiederle di incontrarsi da qualche parte, ma il suo orgoglio lo aveva fermato ogni volta. Bruce la amava per quello che era, ma Batman non poteva immischiarsi con persone che uccidevano per vivere. Che toglievano la vita alla gente come se stessero bevendo un bicchiere d'acqua.

Però...

Lui la amava.

E l'aveva persa.

Per sempre.

Voleva piangere, ma aveva dimenticato come si faceva molto tempo fa.

La sua mente stava diventando sempre meno funzionale con il sonno che si avvicinava e lo trascinava in un regno di oscurità totale e calma. Non riusciva a pensare.

Ma c'era un'idea remota nascosta negli angoli più bui della sua mente che cercava di rendersi più visibile. C'era qualcosa di sbagliato nei suoi ragionamenti. Un pezzo mancante che non riusciva a capire. Qualcosa di importante che si era lasciato alle spalle, per qualche ragione.

Era disperato, non riesce a pensare. Era stato spinto dal dolore e dalla rabbia per il resto della notte, mentre cercava di indizi per il nascondiglio dell'Enigmista e su come salvare i suoi ostaggi, per non parlare del trovare il Ladro di Identità, meglio conosciuto come Thomas Eliott, uno dei migliori amici d'infanzia .

Fece un respiro profondo, si coprì gli occhi con l'avambraccio e tornò indietro nel tempo con la memoria.

"Pensa Detective, pensa! Hai perso un pezzo del puzzle."

Ra's Al Ghul... Strange... Joker... Hush... Enigmista... Protocollo 10... Talia...

La mente continuava a tornare a Ra's, e Wondercity.

Che diavolo era?

Poi, l'idea lo colpì come un fulmine.

Ra's Al Ghul.

Talia era sua figlia.

Aveva accesso alla Fossa di Lazzaro, un dispositivo che potrebbe sconfiggere anche la morte!

La amava troppo per lasciarla andare così.

Aveva mandato le sue guardie per recuperare il suo corpo per resuscitarla!

In senso figurato si prese a pugni per essere stato così stupido. Come poteva dimenticare qualcosa di simile?

Ancora stanco, ma con l'animo in pace, Bruce Wayne, alias Batman, il Cavaliere Oscuro, il più grande detective del mondo, si addormentò con un sorriso sulle labbra. Il caso è stato veramente chiuso. È ora di aprirne uno nuovo. Quello di Hush.


Oh, ecco qua. Finita. Piaciuta? Spero di sì, per me è una stupidata enorme! Torno a scrivere fanfiction su Star Wars che mi vengono meglio!

   
 
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