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Autore: Soru Evans    06/03/2012    2 recensioni
"Aspettò una mezz’oretta buona, quando alla fine, si era stufata di aspettare decise di andarla a chiamare. Quando entrò nella stanza uno spettacolo raccapricciante gli si parò davanti agli occhi:
Camilla morta. In un mare di sangue."
Genere: Dark, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che dire di questa storia?!
Semplicemente ne vado fiera, mi piace davvero molto, stranamente! Bhè...Del resto uno dei miei soprannomi è Assassina Psicopatica. Mi appassionano davvero molto queste cose, ma tranquilli/e non farò mai niente del genere! xD
E' una One-Shot divisa in due parti, non volevo ammorbarvi con qualcosa di troppo lungo! ^_^
Fatti e persone sono puramente casuali e tutto il resto...
Spero vi piaccia, buona lettura! ;D


Vita di una professionista.

Era passato un anno da quel giorno, ma lo ricordava come fosse ieri.
Era lunedì, il giorno che odiava e amava di più. Lo odiava, perché ricominciava la settimana e quindi il lavoro e le alzatacce; lo amava, perché ogni santo lunedì riceveva un bel po’ di mazzette, c’erano molti più clienti. Quella mattina si era alzata con un forte mal di testa, chissà se ce l’avrebbe fatta ad andare a lavorare?! Era stanchissima, ma si alzò comunque. Arrivata in bagno si guardò allo specchio e si spaventò, non c’era lei davanti allo specchio, ma un cadavere: era bianchissima con due occhiaie che gli arrivavano ai piedi. Non ci fece molto caso ed andò a farsi una bella doccia bollente. Dopo la doccia si asciugò per bene e si vestì; andò a far colazione con un bel succo d’arancia, un frutto, un caffè, una fetta di pane e Nutella (NdA.Che vita sarebbe senza Nutella?!) e un bel bicchiere pieno di acqua e Aspirina. Dopo essersi preparata per bene ed aver preparato la borsa uscì di casa per il suo primo “servizietto”.
Quando arrivò a destinazione rimase incantate per un po’: era una casa enorme, la persona che l’aveva ingaggiata glielo aveva accennato: “ E’ una casa molto grande, a quell’ora dovrebbe esserci solo lui e nessun altro (I figli sono a scuola, la moglie è a lavoro e i domestici hanno il giorno libero), dovrebbe stare nel suo studio a lavorare, mi raccomando si cauta, è un uomo molto potente e se lasci qualche traccia rischi di essere messa in carcere. Ergastolo, mia cara!” Quelle parole l’avevano sconvolta, ma lei era la migliore di tutti gli Stati Uniti, di sicuro sarebbe riuscita nel suo intento alla perfezione, come sempre.
Aveva appena disattivato l’allarme della casa ed era appena entrata. Cauta come al solito, stava girovagando per la casa cercando lo studio, non appena lo trovò vi entrò lentamente senza farsi sentire, la “vittima” era girata di spalle verso la libreria, un’ottima posizione. Vi si avvicinò velocemente, ma in silenzio. Lo prese alle spalle e lo coprì con un pezzo di stoffa imbevuto di cloroformio. Lo addormentò e lo sistemò accuratamente per terra. Gli tolse la sua pelle dalle unghie. Lo ripulì per bene dalle sue impronte o altre prove, che l’avrebbero potuta incriminare. E lo uccise. Lo sgozzò. Un colpo secco. Veloce. Indolore.
Uscì con tutta la calma con cui era entrata e se ne ritornò a casa.
Appena tornata a casa accese la televisione e si sedé tranquillamente sul suo divano rosso in pelle, si tolse le scarpe e vi si spaparanzò sopra. Fortunatamente il mal di testa si era affievolito, ma non era scomparso.
Fece zapping per un po’ finché non incappò in un canale di notizie, stavano dando la notizia della morte di quel tizio: “Allora, ci dica. Sapete già chi è l’assassino?” Chiese la giornalista ad un detective della scientifica, “No, ancora non sappiamo niente, ma sulla scena del crimine abbiamo trovato una goccia di sangue che non appartiene alla vittima,quindi lo scopriremo al più presto!”
La nostra protagonista dopo aver sentito quelle parole sbiancò di colpo e si guardò il corpo per vedere dove potesse essere la ferita, la trovò all’altezza del braccio, dove quell’uomo l’aveva graffiata. Imprecò contro di esso e cominciò a fare le valige, l’avrebbero trovata presto. Nel mentre stava squillando il suo telefono cellulare, rispose velocemente mettendosi l’auricolare Bluetooth: “Pronto? Chi è?” “Chiara, sono io Camilla, hai visto il notiziario?” “Sì, l’ho visto! Sto facendo le valige!” “Bene, metti solo qualche cambio e mi raccomando, prepara tutte le tue armi!” “Sì ok, ma come me ne vado?” Chiese allarmata come non mai Chiara, “Calma, mantieni la tua calma di sempre, sei brava, sai che non riusciranno a prenderti!” “Ok, ce la posso fare!” Disse ispirando ed espirando “Bene, vieni sulla pista aerea il prima possibile, c’è il mio Jet privato che ti aspetta, ti porterà…Ah giusto, dov’è che vuoi andare?” “Guarda, è uguale basta che non sia America (In generale)!” “Ok, quali lingue sai parlare?” “Tutte, le ho imparate tutte, con questo lavoro non si sa mai, appunto.” “Ok, quella che sai meglio?” “Tedesco!” “Bene, la Germania ci aspetta.” “Come ‘CI’?” “Bhè…Io vengo con te, non ti posso mica abbandonare!” “Grazie Camilla, non so come farei senza di te!” “Tutto per la mia cuginetta adorata…! Organizziamoci, prendi la tua macchina, la imbarchiamo. Ricorda: documenti falsi e targa falsa sono nel bagagliaio, prendi tutte le tue armi, solo quelle, i vestiti li porto io. Mi raccomando tutti i tuoi soldi, quelli servono!” “Va bene. E la casa?” “La casa la verranno a demolire i miei uomini tra poco!” “Perfetto, ci vediamo tra 5 minuti sulla pista!”
Dopo aver parlato con Camilla e intanto aver sistemato le sue armi e la macchina si era messa in moto per arrivare sulla pista aerea, andava a tutta velocità, doveva fare il prima possibile.
Subito dopo essere arrivata prese la borsa con dentro le proprie cose e lasciò la macchina al maggiordomo di Camilla, che sarebbe andato con loro, sapeva tutto, ma era fidato, anche lui aveva lavorato nel campo. Imbarcarono la macchina che partì subito e loro salirono sul Jet privato della cugina, fu proprio lei la prima a parlare: “Com’è successo?” Chiese Camilla con un tono di rimprovero, “E’ successo! Quello mi ha graffiato con così tanta forza e io non me ne sono neanche accorta, lo sai no che orma sono abituata a queste cose e non ci faccio più caso. La cosa che mi chiedo è come ho fatto a non vedere la goccia di sangue!” Disse Chiara con una mano sulla fronte come per incolparsi, “Non è colpa tua dai, può succedere a tutti e poi sai che la tua vista si sta abbassando, no?!” Rispose Camilla mettendogli una mano sulla spalla per incoraggiarla, “Sì, hai ragione!” Sentenziò Chiara distrutta da quella consapevolezza.
Dopo un’ora di silenzio, in cui tutti si stavano facendo gli affari propri, il maggiordomo preparava qualcosa da mangiare, Camilla guardava fuori dal finestrino e pensava, Chiara mangiava nervosamente una barretta di cioccolato, Camilla parlò: “Cosa hai intenzione di fare?” “Non so…Ricomincio a vivere, che dici?” “Mi pare la soluzione più giusta, ma anche quella più sbagliata, tu ami il tuo lavoro!” “Lo so ed è per questo che non posso continuare, hai visto cosa è successo oggi, no?!” Rispose Chiara con un tono di tristezza nella voce, “Già, forse hai ragione!” Gli disse Camilla rassegnata “Quindi?” “Eeeeeh, quindi farò la seconda cosa che mi riesce meglio.” “E cioè?” Chiese Camilla con una piccola nota di curiosità, “Programmare Videogiochi!” “Già, hai ragione, come ho fatto a non pensarci prima?! La tua grande passione dopo gli omicidi!” “Appunto…Certo, non guadagnerò bene come guadagnavo prima, ma credo che una bella villetta me la possa permettere, anche con questi risparmi. Visto che tu sculata la casa già la hai!” “E cosa ci vuoi fare se i miei genitori sono così ricchi da potersi permettere queste “casette”?! Almeno posso fare la mantenuta!” Chiara non gli rispose, gli fece solo la linguaccia mentre Camilla gli fece un’espressione snob.
   
 
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