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Autore: orphan_account    08/03/2012    66 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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9 settembre

La sveglia suonò precisamente alle sette, come tutte le mattine. Mi alzai dal calore accogliente per trascinarmi sotto una doccia bollente. L'acqua calda mi rilassò un pochino i nervi, e servì anche a svegliarmi completamente per il primo giorno di scuola.

Oggi iniziava il nuovo anno scolastico, il mio terzo anno di liceo.

Allungai un braccio per avvolgermi un morbido asciugamano attorno al corpo.

Un altro anno nel mio inferno personale. Avete presente quello che dicono, che le scuole non sono veramente come in Glee? Che le cheerleader non vanno sul serio in giro con le loro tutine microscopiche? Che i membri della squadra di football non fanno sempre i bulletti?

Benvenuti alla Felicity High School...

Qui troverete una replica esatta di Glee, dove le cheerleader sono tutte bionde e oche. Dove il capitano della squadra di football, Mark, sta con la capitana delle cheerleader, Stacy. Dove il bullismo è una pratica giornaliera che perfino i professori accettano. Dove se non sei popolare rischi veramente di ricevere una granita in faccia.

Afferrai con più forza del dovuto la prima spazzola che mi capitò a tiro e cominciai a pettinare quel nido che avevo al posto dei capelli.

La mia prima settimana di liceo l'avevo subito capito di non essere portata per quei giochetti di potere che tanto definivano la gerarchia scolastica. Anche perché mi ero appena trasferita con tutta la famiglia dall'Irlanda e non conoscevo nessuno. Entro la fine del primo mese ero stata relegata nella categoria dei secchioni, il che significava solo molte rogne. Perfino i gay avevano meno problemi di noi, anche se parecchi lividi in più. E poi, i gay facevano squadra, io invece no, ero completamente sola. Ma proprio solo, nel senso che non avevo nemmeno la famosa migliora amica, quella che nei libri segue sempre la protagonista dappertutto.

Metà del corpo studenti mi affibbiava il suo carico di compiti, che dovevo svolgere in aggiunta al mio. Ero presa in giro molto pesantemente, la gente mi lanciava addirittura le cose addosso durante le lezioni.

I membri della squadra di football avevano anche cominciato ad alzare le mani l'anno scorso. Potevo solo sperare che non continuassero anche quest'anno.

La spazzola ora scorreva senza inceppi nei miei capelli.

Mi infilai i vestiti migliori che avessi, il che consisteva in un paio di jeans, una maglietta nera a maniche lunghe e una felpa bianca. Meno davo nell'occhio, meglio era per la mia autostima bistrattata.

Lanciai un'occhiata distratta all'orologio sulla parete di camera mia. 7:30, avevo ancora tempo per fare colazione, anche se forse, con tutta la paura che avevo, mangiare non era un'ottima idea.

Raccolsi lo zaino da terra e osservai un'ultima volta la stanza, per controllare di non aver dimenticato niente.
Il mio sguardo si posò sull'oggetto scintillante seminascosto sotto il cuscino del mio letto. Il rasoio.

Ero combattuta. La parte sana si me mi stava urlando di buttarlo nella spazzatura e di ringraziare Dio di non essere arrivata al punto di non ritorno.

L'altra parte, quella che dominava, mi diceva che quell'oggetto era la mia unica fuga dal mondo, l'unica cosa che mi aiutasse a non fare quello a cui stavo pensando ad un po' di tempo. Il suicidio.

Un paradosso. Avete presente quel racconto di Pirandello, dove il tizio si sposa per non doversi sposare? Ecco, la stessa cosa.

Io mi tagliavo per non suicidarmi.

Avevo cominciato in prima liceo, dopo che erano iniziati gli insulti.

E ora era il mio unico sfogo per tutte quelle ingiustizie che dovevo subire tutti i giorni. L'unica persona che lo sapeva era la mia professoressa di educazione fisica, che si era insospettita perché non indossavo mai la maglietta a maniche corte fornita dalla scuola per gli allenamenti e aveva cominciato ad investigare.
Alla fine infilai il rasoio in cartella, insieme ad una scorta di bende.

Scesi le scale che dividevano la mia camera da letto dalla cucina e dal salotto.
“Mamma, io vado.” urlai mentre aprivo la porta e afferravo le chiavi di casa. Mia madre non sapeva niente su quello che dovevo sopportare tutti i giorni.

Ciao cara, divertiti!” sentii la risposta di mia madre, attutita dalla distanza.

Certo, divertirmi... Come no.

Fedele al clima londinese, fuori stava per piovere, grossi nuvoloni scuri riempivano il cielo. Camminai a testa bassa verso la fermata dell'autobus. Anche se sapevo che solo noi reietti dovevamo prendere il pullman perché non avevamo una macchina bellissima e costosissima, non potevo fare a meno di essere spaventata dei primi contatti con i miei compagni di classe.

Anche voi sareste spaventate, se foste magroline e graciline come me! Vabbé, non è che io sia proprio indifesa, ma se una ha un passato molto recente di anoressia ed è alta un metro e sessanta scarsi, non è che sia proprio il massimo contro i bulli.

Sentii il rumore dell'autobus avvicinarsi e fermarsi con uno stridio. Salii e mi sedetti nel primo posto libero che trovai.

Se poi, come me, una ha i capelli di un colore indefinito, simile all'arancione, che gli hanno fatto guadagnare il soprannome di pel di carota e gli occhi di un verdognolo nauseabondo, avete capito perché ero così presa di mira.

Inoltre era dal primo anno che prendevo una schiera inarrestabile di A+, che prometteva la borsa di studio a Oxford che tanto agognavo.

Era la sesta volta che guardavo fuori dal finestrino nell'arco di un minuti, i miei nervi erano sul punto di cedere.

Solo un'altra fermata e poi ero arrivata. Il mio stomaco era un nodo unico, avevo voglia di scappare lontano da là e non tornare mai più.

Eccomi. Era arrivata l'ora di stringere i denti e sorridere, fare finta che fosse tutto a posto.

Il primo passo sulla proprietà scolastica mi provocò un'impellente voglia di vomitare.

Rumore, ragazzini che correvano a destra e a manca, i teppisti che stavano già rompendo la finestra dell'aula di biologia gente che si fumava l'ultima sigaretta prima della campana e-No! Tieni lo sguardo per terra, maledizione! Mi rimproverai, per evitare che qualche cheerleader cominciasse a rompere le scatole alla sottoscritta.

Era tutto come me lo ricordavo: la scalinata in pietra, il portone con vetri di plastica trasparente, il pavimento di linoleum con gli armadietti a destra e la segreteria a sinistra.

Mi avvicinai alla segretaria con i capelli scuri.

Buongiorno.” le dissi nel tono più cordiale che riuscii a racimolare da tutti i miei due anni di pratica e la vidi sorridere in cambio, “Vorrei il mio orario scolastico.”

Ma certo. Come ti chiami?” chiese.

Nessuno si ricordava mai il mio nome, io servivo solo per fare i compiti per gli altri, no? Se non ci fossi stata io avrebbero dovuto bocciare metà degli alunni, tale era il livello di analfabetismo in quella scuola.

Taylor Austen.”

Lei frugò in una pila di fogli: “Ecco a te.” disse gentilmente porgendomi un foglietto con l'orario e le chiavi di un armadietto.

Mormorai un ringraziamento e andai alla ricerca dell'armadietto 409.

Per mia fortuna era lontano dalla combriccola dei ragazzi popolari, nascosto in un angolino.

Diedi un'occhiata veloce al mio orario. Prima ora, scrittura creativa. Ottimo, quella era la mia lezione preferita in assoluto, un modo alternativo al rasoio per sfuggire dalla realtà.

Seconda ora, matematica. Non avevo problemi nemmeno in quella, quindi a meno che non mi fosse capitata in banco una delle oche giulive sarei stata a posto.

E poi c'era ginnastica. Quella era diventata una lezione che da una parte mi piaceva e dall'altra no dopo che la prof aveva scoperto che mi tagliavo. Mi aveva esentato da tutte le lezioni con la scusa che mi sarei fatta male per colpa dell'anoressia da cui ero appena guarita, o qualcosa del genere, non so, non mi ricordo benissimo. In pratica passavo tutte le mie lezioni a parlare con professoressa, e la cosa non mi dispiaceva affatto.

Infilai velocemente l'orario nell'armadietto al suono della prima campana e mi ritrovai ad arrancare verso l'aula di scrittura. Mi sedetti in prima fila, non come se ne avessi scelta, visto che i secchioni come me non potevano sedersi dietro, per nessuna ragione. Una delle famose leggi non scritte della Felicity High School.

Lentamente la classe si cominciò a riempire, ma io non guardai mai verso la porta per paura.

La seconda campana, l'ultima, suonò poco dopo che la classe si fu finalmente riempita. Entrò anche il professore, sbattendosi rumorosamente la porta dietro le spalle e degnandoci di una mezza occhiata prima di sospirare e fare l'appello. E, come al solito, ero la prima del registro.

Austen.” disse nella sua voce arrochita dal tempo e dal fumo delle sue sigarette preferite.

Alzai la mano, “Presente.”

Si sollevò un brusio e sentii qualche insulto e qualche pel di carota sussurrati tra gli studenti dietro di me.
Cominciarono già a pizzicarmi gli occhi da quanto stavo cercando di trattenere le lacrime.

Il professore, non accortosi di nulla, continuò l'appello fino alla W di White. Si stava per alzare in piedi per cominciare la lezione, quando tre colpi veloci risuonarono alla porta.

Il prof sollevò un sopracciglio, sembrava sorpreso dall'interruzione, mentre io mi affrettai ad abbassare lo sguardo sul foglio davanti a me.

Avanti.” disse, “Ah, certo. Mi ero dimenticato di voi due.” aggiunse quando la porta si aprì per lasciar intravedere i due sconosciuti. Ma tenni lo sguardo appiccicato sul banco.

Sentii lo scalpitio di piedi e subito dopo numerose risatine femminili riempire l'aula. E chi erano questi, Brad Pitt e Orlando Bloom?

Il professore disse qualcos'altro che non riuscii a sentire.

Mi chiamo Zayn Malik” disse una voce un pochino roca, ma non in modo fastidioso, anzi! Le risatine chiocce continuarono ad echeggiare tra le quattro mura.

E io sono Niall Horan” disse una seconda voce, più limpida della precedente. Stavolta furono dei versetti dolci a riempire la stanza, quel genere che avevo sentito solo quando uno guardava un cucciolo di cane particolarmente dolce.

Morivo dalla voglia di sapere che facce avessero i nuovi arrivati per ricevere quel genere di attenzioni, ma sapevo che se avessi alzato lo sguardo le cheerleader mi avrebbero incenerito.

Signor Horan, lei si può sedere vicino al signor Foster.” Altro scalpitio di passi. Il ragazzo mi passò di fianco per andarsi a sedere dietro di me, ma l'unica cosa che vidi fu uno sprazzo di blu, probabilmente il colore della sua maglietta.

Il professore continuò con aria pensierosa: “Non voglio problemi da lei signor Malik, quindi la metterò in prima fila, di fianco alla signorina Austen.”

Raggelai. Il tempo sembrò cristallizzarsi mentre cercavo di recepire tutte le informazioni in una volta sola. Era una pazzia! I due ragazzi nuovi di fianco e dietro di me? Oh maledizione! Anche se non era certo colpa mia, le cheerleader mi avrebbero ammazzato. E i ragazzi nuovi erano probabilmente le nuove star del football, avrebbero cominciato a tartassarmi e a minacciarmi. Ma chi me l'aveva fatto fare di tornare a scuola? Ora ero stretta tra l'incudine e il martello.

 

*ANGOLO AUTRICE*

Ta-da! Vi piace? Questo è stato il frutto della mia lezione di Greco, visto che la mia voglia di ascoltare la prof era pari a zero. Comunque, so che chi ha letto la mia altra storia si aspettava il decimo capitolo di Forever young ma avevo già questa pronta e non sapevo cosa farmene. Ancora non so che diavolo succederà in questa FanFiction, solo la trama a grandi linee, quindi non so, ditemi voi se vale la pena di continuare questa schifezzuola.

Quindi una piccola-iccola recensioncina mi piacerebbe vederla, ditemi anche chi dei cinque preferireste “vedere di più” in questa FF, perché ho anche il prossimo già pronto, e nel prossimo ci sono tutti tranne uno... Povero uno :( mi farò perdonare caro!

Ok, lasciate perdere il mio momento di sclero completo.

Spero che vi sia piaciuta :D

Ele

   
 
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