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Autore: Enedhil    14/03/2012    8 recensioni
[Spartacus Vengeance] – Agron & Nasir –
“I suoi modi non portano altro che sorrisi. Te l'ho detto.. la tua gente solleva gli spiriti..” - ribatté Nasir, accosciandosi vicino al punto in cui Agron era occupato, per poi mormorare in aggiunta “..e domande.”
“Domande..?”
Notò che l'interesse dell'altro sembrava spinto dalla semplice curiosità, ma anche che essa non aveva minimamente alterato il suo impegno nel sistemare le ceste, così a sua volta, finse di intavolare un discorso qualunque, tentando al tempo stesso di ignorare la propria, inevitabile, agitazione a riguardo.
“Mi ha chiesto se stessi cercando il mio uomo..” - mormorò, abbassando gli occhi con un lieve sorriso per dirigerli l'istante successivo verso il proprio interlocutore - “..e ha parlato di una passione nei tuoi occhi quando essi sono posati su di me.”
(Ambientata all'incirca dopo l'episodio 7.)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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°^°^°^°

~ Fire still burns ~

Decidi il tuo scopo

°^°^°^°


 

Lungo il corridoio che portava alla parte più interna del tempio, risuonavano dei rumori ovattati e confusi, alternati da quelle che sembravano imprecazioni e seguiti da risate ed altri scambi di vedute sempre colorite.

Di quanto stesse accadendo, però, Nasir non poteva esserne certo, considerato che la lingua di quelle discussioni non era affatto quella a lui più congeniale e che conosceva bene; la cosa, ad ogni modo, non lo preoccupò più di molto quando avanzò a passo spedito per raggiungere la zona dove, già da ore, la persona che stava cercando era impegnata con altri suoi conterranei in un'impresa all'apparenza semplice.

Trovare degli oggetti utili in ciò che era rimasto in quel luogo e servirsene per realizzare delle armi, in realtà, era più complesso di quanto chiunque avesse immaginato visto l'ammontare di cose inservibili che Lucius stesso aveva ammassato lì dentro, ma i Germani non erano un popolo che si lasciava abbattere facilmente e dopo mezza giornata erano riusciti a scovare anche qualcosa di vantaggioso alla loro causa.


 

Dei passi pesanti nella sua direzione fecero intuire al siriano che qualcuno avesse appena preso una pausa dal lungo lavoro, ma fece appena in tempo a svoltare l'angolo che lo avrebbe condotto alla sala, che si ritrovò difronte la forma massiccia, seppur non di altezza elevata, di Lugo.


 

“Ahhh.. fratello!”


 

L'esclamazione del guerriero e la risata che la seguì sarebbero bastate a far incurvare anche le sue labbra ma il sorriso divenne un'espressione sorpresa – anche se ugualmente divertita – quando si ritrovò nuovamente sollevato dal pavimento in un abbraccio amichevole, come era accaduto la prima volta che si era imbattuto in lui.

“Lugo.. sì..” - riuscì a malapena a mormorare con il filo di voce rimasto per quell'assalto prima di essere posato nuovamente a terra, con una pacca sulla spalla.


 

Uno sguardo verso il piano ribassato dove i germani erano indaffarati fece probabilmente capire a Lugo le sue intenzioni perché difatti quest'ultimo indicò proprio quel punto, aggiungendo nel suo stentato linguaggio comune..

“Tu cerchi tuo uomo..? In basso.. dopo la scala.”

 

L'innocente domanda lasciò Nasir qualche istante titubante sulla risposta da dare, ma l'espressione benevola sul volto dell'altro gli strappò un altro sorriso ed annuì.

“Io.. cerco Agron, sì.. ma non abbiamo accordi su questo tipo di proprietà.” - un particolare del quale non si era ancora preoccupato e su cui nemmeno aveva veramente riflettuto visti tutti i recenti accadimenti; eppure si ritrovò a pensarci proprio in quel momento quando il guerriero, dopo un'altra allegra risata, aggiunse ancora..


 

“Lui è grande uomo con buon cuore. Quando guarda te c'è amore e gioia nei suoi occhi.”


 

..una constatazione alla quale il ragazzo non riuscì però a rispondere perché un'altra voce si intromise in quello strampalato dibattito con un ordine deciso ma dal tono bonario.


 

“Lugo..! Il baule.. prima che cali la notte!”


 

Agron sorrise tra sé nel vedere il conterraneo dare un'altra pacca sulla schiena a Nasir prima di allontanarsi, causando a quest'ultimo un leggero barcollamento in avanti, ma fece finta di niente quando il siriano riuscì finalmente a raggiungerlo, fermandosi sul piano rialzato da cui, tramite alcuni scalini, si discendeva nella zona dove invece lui stava ancora sistemando delle ceste piene.

“Devo ricordargli di essere un po' meno.. amichevole con chi incontra.” - disse allora, rialzando poi lo sguardo nella sua direzione; cercò di nascondere il sorrisino compiaciuto che gli era comparso sulle labbra nel notare che il giovane si era rimesso addosso l'abito privo di maniche che, solitamente, era lui ad usare in viaggio, ma non fece commenti a riguardo, proseguendo con il compito che si era offerto di portare a termine.


 

“I suoi modi non portano altro che sorrisi. Te l'ho detto.. la tua gente solleva gli spiriti..” - ribatté Nasir, accosciandosi in quel punto mentre osservava i suoi movimenti, per poi mormorare in aggiunta “..e domande.”


 

“Domande..?”


 

Notò che l'interesse dell'altro sembrava spinto dalla semplice curiosità, ma anche che essa non aveva minimamente alterato il suo impegno, così a sua volta, finse di intavolare un discorso qualunque, tentando al tempo stesso di ignorare la propria, inevitabile, agitazione a riguardo.

“Mi ha chiesto se stessi cercando il mio uomo..” - mormorò, abbassando gli occhi con un lieve sorriso per dirigerli l'istante successivo verso il proprio interlocutore - “..e ha parlato di una passione nei tuoi occhi quando essi sono posati su di me.” - non si stupì di scorgere un'espressione divertita sul volto del gladiatore, e nemmeno trovò insolito che quell'accenno diretto lo avesse fatto indugiare dalle sue azioni soltanto per pochi attimi; ciò che però lo sorprese piacevolmente, fu l'apparente conferma che ricevette in quelle poche parole che l'uomo bofonchiò tra sé mentre impilava delle casse di legna in un angolo.


 

“Sembra che Lugo sia tanto forte quanto saggio.”


 

“Quindi dice la verità..?” - gli chiese a quel punto, sorridendo e sedendosi più comodamente sul bordo del rialzo, con le gambe a penzoloni verso il piano dove stava l'altro, e trovandosi così, forse per la prima volta, alla stessa altezza del compagno - “Sei mio..?”


 

“Così come lo sei tu..?” - la voce di Agron aveva assunto un velo interrogativo nel rispondergli; un'incertezza che egli tentò subito di celare con una lieve risata - “Non sono mai stato l'uomo di qualcuno.. o almeno, non nel senso sentimentale di questa proprietà.”

Le azioni che si ostinava a voler compiere mantennero i suoi occhi lontani da quelli del giovane per un periodo sufficiente a concedergli una via di fuga da quell'argomento, così continuò - “Suppongo di essere stato un uomo di Batiato e il marchio ancora me lo ricorda.. come il sangue versato nel suo cazzo di ludus per la gloria di Capua. Ed ora.. dovrei essere considerato un uomo di Spartacus.. un folle col quale ho affrontato dei tempi ben peggiori di questi ma.. un folle onorevole. Una posizione decisamente migliore che dover condividere le disgrazie e le vittorie di un fottuto Dominus.. ma..” - in quell'istante commise però l'errore di appoggiare la pesante cesta che aveva rialzato, proprio accanto al punto in cui il ragazzo era seduto, lanciandogli così un'occhiata.. ed incrociando i suoi occhi.

Quegli occhi così scuri da fondere l'iride con la pupilla stessa che, fin dalla prima volta in cui aveva guardato in essi, gli avevano raccontato una storia silenziosa dai tratti simili alla sua; una storia fatta di perdite, di sofferenza, di impotenza e di una flebile speranza che, da sola, era bastata a far acquietare le grida di vendetta che lo stavano lacerando dall'interno dalla morte di suo fratello.

Il sangue di Duro ancora gli bagnava le mani negli incubi, ricordandogli il motivo per cui seguiva Spartacus da quando si erano liberati, in una sola notte, dalle catene della Casa di Batiato, eppure da quando quel giovane dal temperamento ribelle e dal cuore onesto e generoso gli era comparso davanti, la sua sola presenza era diventata un soffio di vento capace di placare le fiamme dell'odio che lo bruciavano.

Non aveva idea di come Nasir riuscisse ad avere quel potere su di lui e sui suoi pensieri.. di come il solo guardarlo lo facesse sorridere.. e di come trovasse indispensabile la sua vicinanza ed ogni più piccolo gesto d'affetto che riusciva a rubargli.

Non ne aveva davvero idea.. eppure ancora, un suo solo sguardo aveva allontanato ogni riflessione spiacevole e dolorosa, riportando il sereno nella sua anima tormentata dal passato.

“Credo di essere andato oltre l'argomento della conversazione.” - mormorò a quel punto, aggrottando lievemente le sopracciglia come se avesse parlato a sproposito per un tempo indefinito invece che per pochi momenti.


 

Nasir non fece altro che sorridergli a sua volta per quella curiosa divagazione, tornando però, con una sola e semplice domanda, al punto iniziale che era interessato ad esplorare.

“E perché hai scelto me..?” - un sussurro appena udibile pronunciato con l'intento di far avvicinare l'uomo più di quanto questo avesse fatto fino a quell'istante quasi che, volutamente, stesse mantenendo le distanze.


 

“Non ho fatto nessuna scelta.” - ribatté Agron, sottolineando quella frase con lo sguardo fisso nel suo per poi, finalmente, interrompere le proprie azioni ed andargli davanti.

Le ginocchia leggermente divaricate del siriano gli arrivavano poco sotto l'altezza dei fianchi e quella posizione portava i loro volti esattamente l'uno difronte all'altro; una condizione nuova che gli provocò un gradevole calore nel petto ed un sorrisino ironico che scomparve però quasi subito, non appena riprese a parlare seriamente.

“Gli dei ti hanno portato tra le mie braccia ed io le ho chiuse attorno a te per impedir loro di separarti ancora da me.. non appena ho capito dove i pensieri continuavano a portarmi.”


 

Nasir non poté impedire alla propria bocca di socchiudersi ed incurvarsi teneramente dopo quella che, in un certo qual modo, doveva essere una dichiarazione d'affetto.

“Parole dolci per le labbra di un gladiatore.” - bisbigliò poco dopo, continuando a sostenere gli occhi chiari puntati nei suoi, nonostante l'uomo avesse appoggiato entrambe le mani accanto alle sue cosce, contro il ripiano sul quale lui era seduto, con un sospiro quasi seccato da quella constatazione.


 

“La sabbia dell'arena non mi ha reso meno uomo..” - continuò il germano, scuotendo debolmente la testa - “..né il sangue sparso su di essa mi ha privato della capacità di ascoltare. Ho ancora un cuore nel petto.. ed anche se sanguina per il dolore e cerca vendetta, da tempo ormai mi ripete il tuo nome.” - la facilità con la quale stava esternando quel sentimento lo confuse per qualche attimo, tanto che si fermò a guardare il giovane come se fosse in attesa di una replica a domande che non aveva, in effetti, posto.

E fu ancora una volta la luce languida negli occhi posati su di lui ed il suono di quella voce bassa e carezzevole a dare un senso al disordine di emozioni contrastanti che provava, assopendo quelle ostili e spingendo le altre verso un'unica direzione.


 

“Allora dillo.” - gli sussurrò il giovane dai lunghi capelli corvini, spostandosi leggermente in avanti col busto senza però sfiorare, in alcun modo, il corpo davanti al suo.

Sapeva di non aver bisogno di permessi o richieste per un contatto fisico con lui ed era certo che, se l'avesse iniziato, non sarebbe stato respinto, ma non era mai stato il primo a cominciarli.

A volte gli sembrava ancora di sentire al collo la stretta della schiavitù dalla quale era stato liberato, durante la quale qualunque gesto era stato impartito e richiesto esplicitamente, senza dare a lui alcuna possibilità di decidere o rifiutarsi.

Eppure era consapevole di essere considerato da Agron – come da chiunque altro – come un suo pari e la vicinanza che aveva con lui gli ricordava ogni giorno che era una volontà di entrambi, priva di alcun obbligo o forzatura.

Così si azzardò a continuare con un tono languidamente provocatorio per scatenare una qualche reazione nel gladiatore che potesse portarlo ad esternare ancora qualcosa di quel cuore che stava imparando a conoscere.

“Dillo. Come l'hai sussurrato accanto al mio giaciglio quando giacevo privo di sensi..” - proseguì, divertito dall'immediata espressione stupita sul suo volto a quell'affermazione - “..come io stesso ti ho sentito pronunciarlo quando le forze mi sono ritornate, prima che partissi per bruciare una parte del tuo passato.. e come l'hai ripetuto la notte in cui di nuovo hai superato queste mura, lasciandomi con un abito e la promessa del tuo ritorno.”


 

Agron, probabilmente, era rimasto ancora alla sua prima dichiarazione perché quello che fece, fu restare qualche attimo in un silenzio pensieroso per poi accennare un..

“Come sai che..” - non ebbe nemmeno il bisogno di terminare la domanda riguardo quel particolare che, il siriano, non poteva di certo conoscere, che la sua immediata risposta..


 

“Naevia..”


 

..gli strappò una risata divertita e, in parte, anche imbarazzata per il fatto che, quella notte, non si fosse minimamente accorto della presenza della ragazza quando era andato a fargli visita per trascorrere, accanto al giaciglio sul quale l'altro era disteso, le ore che precedevano la sua partenza per Capua nel tentativo di salvare Crixus e gli altri da morte certa.

“Non giocare con il fuoco, piccoletto.. non ti batti ancora così bene!” - esordì però, spostandosi in avanti per lambirgli le labbra in un rapido bacio, prima di allontanarsi per proseguire col lavoro interrotto - “..o anche la mia pazienza diventerà cenere come l'arena e prenderà facilmente il volo.”


 

Nasir alzò un sopracciglio sorpreso a quel gesto e, ancor di più, al repentino allontanamento successivo.

“Sono in grado di combattere ora.. ho salvato la tua vita una volta.. e non chiamarmi in quel modo!” - non riuscì a non ridere nel dire le ultime parole ma ciò non mutò la distanza ripresa dal gladiatore, il quale proseguì in quel dibattito mentre spostava, accatastava e gettava da una parte all'altra ceste vuote e suppellettili vari.


 

“Non solo la mia, a quanto ho sentito.”


 

“È quello che fanno i guerrieri, no?”


 

“Ma ancora tieni scoperto il fianco! Ti ho visto addestrarti qui fuori. Una ferita non è abbastanza?”


 

“Non cerco altre ferite..”


 

Forse, in quell'istante, fu la determinazione nella voce di Nasir a farlo desistere e a invogliarlo a riportare l'attenzione esclusivamente su di lui, ignorando l'imbarazzo di poco prima e qualsiasi altra emozione che lo faceva sentire debole ai suoi occhi.

“E cosa cerchi..?”


 

“Il mio scopo per cui impugnare una spada.. la mia ragione per cui combattere.” - sentenziò immediatamente il ragazzo, indicandolo poi con la mano - “La tua è la vendetta, come lo è per Spartacus.. vendetta per ciò che vi hanno fatto.. a sua moglie.. a tuo fratello.”


 

Il gladiatore annuì debolmente mentre tornava davanti a lui e, questa volta, posò entrambe le mani sui suoi fianchi quando gli fu vicino, tanto da sfiorare, col proprio bacino, le cosce che si erano aperte per fargli nuovamente spazio.

“Alcune ragioni sono scintille che causano un incendio così alto da oscurare anche il sole.. ma spesso le ombre fanno dimenticare il calore di un fuoco che ancora può bruciare.” - glielo mormorò ad un soffio dalle labbra, sostenendo quasi a fatica il suo sguardo come se, inconsapevolmente, sapesse che era in grado di leggergli dentro e di trovare, da solo, le risposte che cercava.

A volte sentiva chiaramente di non aver bisogno di dirgli niente perché anche le parole non dette erano a sufficienza per entrambi; altre invece avrebbe voluto gridargli ogni più piccola cosa gli passasse per la mente per liberarsi del fardello che portava.

In tutti e due i casi, però, aveva questa assurda e inspiegabile consapevolezza che quel giovane lo avrebbe accettato e aiutato sia nel silenzio che nelle grida.

Ed era quello il fuoco di cui parlava: quello che aveva ricominciato a sentire nel petto dopo sole poche ore dal suo arrivo nella Villa in cui il siriano era tenuto come schiavo. Un fuoco che era andato oltre l'iniziale interesse che aveva sentito per lui e per la sua figura alla quale, erroneamente, aveva guardato come a quella di Duro.

Il desiderio di proteggerlo e di diventare ciò che, per tutta la vita, era stato per suo fratello, aveva presto lasciato spazio ad una coscienza diversa da quando il suo cuore, pur nei battiti accelerati, aveva iniziato a trovare la pace solo quando riusciva a posare finalmente gli occhi su di lui.

“Vieni..” - esclamò però all'improvviso, interrompendo il silenzio calato su di loro e tirando verso di sé il giovane per aiutarlo a scendere al suo livello - “..aiutami a sistemare queste cazzo di cianfrusaglie prima che Lugo torni col..”


 

“No.”


 

L'espressione interrogativa comparsa sul suo volto a quel rifiuto strappò un sorrisino divertito al siriano che non mutò comunque il suo stupore quando l'uomo vide andare in fumo quel suo ennesimo tentativo di andare oltre quel dialogo diventato fin troppo profondo, anche a causa del vino che aveva bevuto poco prima in compagnia di Lugo per alleggerire il lavoro.


 

“Sono il tuo uomo.. non il tuo schiavo.”


 

Lo stupore divenne apprensione nell'udire quella replica, ma Agron comprese subito dal sorriso sulle labbra del compagno che non c'era alcuna reale accusa nelle sue parole, se non un intento di affrontare quell'evidenza passata con un velo di leggerezza.

“Nessuno ti metterà mai più un collare..” - alzò entrambe le mani a quella frase, posandole sulle sue guance per rimarcare però, con più serietà del necessario, quella volontà - “..o lo strapperei io stesso coi miei soli denti per poi staccare a morsi le mani che lo hanno chiuso al tuo collo.”


 

Nasir sorrise di nuovo quando la decisione di quella voce lievemente arrochita per la situazione lo attraversò come un fremito lungo tutto il corpo.

“E chi è il cagnolino selvatico adesso..?” - commentò ironicamente, intrufolando le mani tra le braccia piegate dell'uomo per posare, a sua volta, le mani sul volto dell'altro - “Posso mordere anche io.. non ho bisogno di essere protetto.” - e quasi a voler mettere in rilievo quel fatto, socchiuse le labbra e le posò sulle sue, anticipando, questa volta, quel bacio che sicuramente avrebbe ricevuto.


 

Ancora però un unione superficiale, morbida e calda, accarezzata dal respiro in rapida crescita di entrambi fino a quando Agron si discostò quel poco che bastava per tentare di replicare.

“Non ho mai detto..”

Un tentativo, sì. Perché la frase gli si bloccò nella gola, e venne sostituita da un sospiro e da un nuovo, improvviso e appassionato bacio che lo portò a far scontrare nuovamente le labbra con quelle del ragazzo, ora però dischiuse per far sì che anche le loro lingue si incontrassero.


 

Nessuno dei due riuscì a capire chi fosse stato il primo ad iniziare quel contatto più profondo; quello che era decisamente evidente per entrambi era invece il desiderio di continuare ad approfondirlo in quella lotta paritaria che si spostava da una bocca all'altra, dettando un ritmo sempre più passionale e lascivo, tanto da portare anche le loro mani a stringere e afferrare, oltre che accarezzare come era accaduto fino a quel momento.

Le dita di Nasir erano scivolate sul petto nudo del gladiatore ed avevano percorso i muscoli tesi sotto alla lunga collana adagiata su di esso, per poi risalire al collo e li fermarsi mentre coi pollici gli carezzava il mento nel movimento ondeggiante che aveva intrapreso.
Di contro, le mani del gladiatore seguirono l'istinto dell'azione ormai insita nel suo sangue e ghermirono il corpo del compagno con una possessività dettata principalmente dal bisogno della sua vicinanza: ne chiuse una dietro la sua nuca, tra i capelli scuri, quasi a volergli impedire qualsiasi tipo di allontanamento, e gli circondò la vita con un braccio, afferrando lo stesso abito che gli apparteneva, sulla sua schiena.


 

Solo dopo un lungo momento il siriano ritrovò il fiato per ribattere con delle parole appena sussurrate come se il discorso non si fosse già concluso..

“Ma lo pensi..”


 

E come se, invece, anche il bacio fosse stato ingiustamente interrotto troppo presto, Agron si avventò un istante dopo sulle sue labbra, riprendendo a violarle con una foga selvaggia e forse, irrazionale, in quanto entrambi sapevano che non c'era motivo per quell'urgenza, se non il semplice e inappagato desiderio di sentirsi.

Il fuoco che gli stava bruciando l'anima in quel momento, la sensazione di stordimento e lo stomaco che gli si contorceva nell'addome erano tutte sensazioni tanto simili a quelle che provava ogni volta che infieriva sui soldati romani dalla perdita di Duro: quel macabro appagamento che la morte del nemico gli dava e che leniva flebilmente la sofferenza e la solitudine.

Eppure c'era anche molto altro dentro di lui: qualcosa di altrettanto potente e intenso ma che andava ben oltre il bisogno di vendetta che conosceva bene.

Una fiamma ardente che gli lambiva il petto, portandolo ad alzarsi e abbassarsi ad un ritmo quasi insostenibile, come insostenibile ed incontrollabile era quella che aveva preso possesso dei suoi lombi mentre li premeva con forza tra le cosce del compagno, le quali, avevano creato una morsa attorno alla sua vita da cui non avrebbe più voluto liberarsi.

“Cerco solo di proteggere il mio cuore..” - mormorò ad un tratto con le labbra ancora premute contro quelle del ragazzo, oramai umide quanto le sue ma arrossate per la barba accennata che invece ricopriva il suo mento - “..per evitare.. di essere privato del suo battito.”


 

Nasir si ritrovò a fissare quegli occhi verdi di nuovo ancorati ai suoi, totalmente incapace di proferire una qualche risposta concreta che potesse anche solo minimamente mantenere fede a quanto sentisse in quell'istante.

Non voleva parlare soltanto di amore perché non era certo di conoscerlo abbastanza per potersi definire sua preda, ma anche se fosse stato quello il sentimento che stava nascendo tra loro, sarebbe sicuramente stato compagno del rispetto, dell'uguaglianza, della fiducia, del bisogno reciproco e di quello incondizionato di dare e ricevere conforto.

Altri desideri, invece, li conosceva bene ed erano quelli che rendevano l'uomo schiavo di istinti che potevano essere appagati solo con la brama carnale; istinti che aveva dovuto imparare a provocare e a saziare per restare in vita, ottenendo per merito una posizione e del rispetto tanto effimeri quanto una nuvola di fumo al primo soffio di vento.

Lo aveva compreso presto, dopo essere stato liberato dalle catene del suo Dominus; aveva compreso che non era il suo corpo la moneta con cui barattare il rispetto e sulla quale confidare per continuare ad avere respiro, e stava facendo del suo meglio per ridare a se stesso quell'onore che, in realtà però, lui non aveva mai perduto.

Ed in quel momento, nonostante avvertisse contro di sé il desiderio fisico di Agron e avesse sentito, ancor più palesemente, il proprio, crescere tanto irruentemente quanto quel bacio appena interrotto, l'unica cosa a cui riusciva a pensare, era a quanto, per la prima volta, volesse veramente qualcuno. Non per obbligo, non per abitudine, non per necessità, ma per desiderio, per passione e per sua libera e determinata volontà.

Fu però nell'attimo in cui sentì le prese su di sé allentarsi e scorse un debole sorriso sulle labbra che aveva da poco lasciato, che si rese conto di aver fatto intendere, col proprio silenzio, qualcosa di sbagliato al gladiatore davanti a lui, il quale aveva iniziato ad indietreggiare di un passo, immaginando che, quell'assenza di replica, significasse un comprensibile rifiuto ad andare oltre quanto già condividevano.

Fraintendimento a cui, immediatamente, Nasir cercò di rimediare, afferrando la lunga collana che l'uomo portava per attirarlo di nuovo a sé ed aiutandosi, nell'azione, con l'altra mano che portò, di scatto, tra i suoi capelli, stringendo le dita tra di essi per quanto gli fosse possibile.

“Allora.. lascialo battere.” - gli bisbigliò non appena lo ritrovò tra le proprie ginocchia con le labbra separate dalle sue dal solo respiro affannoso di entrambi.


 

“Maledetti siriani!” - proruppe allora il gladiatore con una risata sollevata che rubò un sorriso anche al giovane prima di affievolirsi in un sospiro che si spense infine in un nuovo bacio irruento e appassionato tanto quanto quelli precedenti.


 

Per alcuni attimi la battaglia senza vincitore tra le loro lingue venne eguagliata da quella tra le loro braccia che, per qualche insolita e divertente ragione, non trovarono un accordo sulla posizione da prendere e su dove e come le mani dovessero afferrare per lasciare che quell'unione proseguisse, questa volta, senza ulteriori interruzioni.

Fu solo dopo un ennesimo tentativo di Agron di far scendere il compagno al proprio livello, unito a quello esattamente opposto del ragazzo di trascinare l'uomo sul ripiano dove lui era invece seduto, che il gladiatore si arrese all'evidenza di essere stato battuto dal desiderio e dal sentimento che provava e decise di assecondarlo.

Continuando a tenere un braccio attorno alla sua vita, si fece forza con l'altra mano, appoggiando il palmo sul piano e si issò su di esso, rialzando la gamba e lasciando scivolare il ginocchio sotto la coscia di Nasir per avere un appiglio anche con esso.

Il movimento, lento e instabile inizialmente, venne favorito anche dal siriano che si spostò, contemporaneamente all'indietro, afferrando l'uomo per le spalle e finendo così, inevitabilmente, sotto di lui quando quest'ultimo lo spinse sul pavimento col proprio corpo, ad un soffio dal bordo da cui era risalito.


 

“La tua ferita..?” - si fermò però a chiedergli Agron, tenendosi sollevato con le braccia per non pesare su di lui con la parte superiore, benché quella inferiore fosse ormai completamente a contatto col suo bacino e con quel desiderio carnale che le stoffe sui loro fianchi non nascondevano.


 

“È chiusa..” - lo tranquillizzò subito il ragazzo, aggiungendo poi con un sorriso divertito - “..e se non si è riaperta dopo.. l'amichevole accoglienza di Lugo.. credo di essere al sicuro!” - soffocò un'altra risata del compagno con le labbra, quando questi si abbassò per baciarlo, ma si rese conto che quella sicurezza non aveva mutato in alcun modo la posizione dell'altro che, ancora, tentennava dal lasciarsi cadere completamente su di lui.

Così fu lui stesso a dare una svolta decisa alla situazione, approfittando della libertà di movimento che aveva e spingendo il gladiatore di lato per poterlo sovrastare e mettersi a cavalcioni sui suoi fianchi.

“Questo diminuisce il rischio..” - esclamò allora, premendo le mani sui suoi pettorali scolpiti, sopra ai quali era piegato - “..e non priva di altri.. vantaggi.” - fece per rialzare la schiena ed aggiungere dell'altro ma si rese conto che, nel movimento, il lungo abito aperto che indossava era, in parte, finito sotto il corpo del germano e che lui era, così, nella totale impossibilità di azione, se prima non si fosse liberato della stoffa dalle spalle.


 

Imprevisto di cui si accorse subito anche Agron, il quale ridendo e mugugnando tra sé..

“Questo.. cazzo di..” - riuscì a rialzare la schiena e a sfilarselo da sotto di essa quel tanto che bastava per toglierlo rudemente dalle braccia del siriano e abbandonarlo con noncuranza sul lato.


 

“Fa attenzione a non.. strapparlo!” - ridacchiò nel mentre Nasir, rialzandosi finalmente seduto sopra di lui quando ci riuscì, per poterlo guardare per la prima volta dall'alto con un sorrisino soddisfatto - “Ricordati che è tuo!”


 

“Come l'uomo che lo indossava.” - mormorò rocamente il gladiatore, perdendosi per alcuni istanti nella visione di quel corpo sopra di sé, dalla pelle d'alabastro velata di sudore e perfetta, se non fosse stato per la benda bianca che proteggeva ancora la parte bassa dell'addome - “E la mia attenzione è riservata a lui in questo momento.” - cercò di rialzarsi seduto per arrivare a baciarlo ancora ma il siriano glielo impedì, bloccandolo sul pavimento con tutta la forza che possedeva.

Era più che sicuro di poter prevalere su di lui visto che era decisamente avvantaggiato in quanto a prestanza fisica, ma nemmeno per un attimo pensò di volerlo veramente fare, e così si abbandonò totalmente alla sua volontà, sorridendo però divertito quando Nasir gli afferrò i polsi e glieli portò ai lati del viso con una determinazione che gli fece avvampare il basso ventre più di quanto già non stesse facendo quella situazione.


 

Il giovane mantenne quella presa salda anche quando si chinò su di lui per catturargli le labbra in un breve bacio, dopo il quale gli sussurrò sensualmente..

“E quali attenzioni sei intenzionato a concedergli..?” - gli sfuggì un basso gemito non previsto in quell'istante e lo sguardo di sfida con cui stava fissando il compagno si velò di una arrendevolezza incondizionata per via della movenza incontrollabile che, entrambi, avevano accennato coi propri bacini, spingendo le virilità a toccarsi e sentirsi, nonostante le stoffe che ancora le tenevano divise.


 

“Tutte quelle che richiederà da me.” - la replica di Agron non si fece attendere come l'occasione, per quest'ultimo, di ribaltare nuovamente le posizioni e tornare sopra il corpo del siriano che lo stava facendo spasimare per qualsiasi tipo di contatto carnale potesse ottenere.

La brama animalesca con cui aveva posseduto, in un passato ormai quasi dimenticato, gli amanti che aveva avuto da ragazzo, lo spingeva ancora ad avere tutto quanto, ad esigerlo e a concederlo senza freni.. ma quel calore incredibilmente perfetto che provava dentro di sé in quel momento, sarebbe stato in grado di annullare ogni sua volontà e di lasciarlo in balia di ogni singolo desiderio del compagno, anche a discapito dei propri.

Si chinò su di lui, prendendo nuovamente tra le mani il suo viso come se fosse l'oggetto più fragile e prezioso che avesse mai toccato; un tocco delicato e completamente diverso dalla rude presa che usava per impugnare una spada o dalla violenza con cui era capace di colpire, perché forse, in fondo, Nasir era diventato anche quello per lui: un soffio di vita dove la vita sembrava non avere più valore.


 

“Agron..”


 

Fu il solo suono del proprio nome a scuotere il gladiatore e a riportarlo a quella inaspettata e follemente perfetta realtà che stava vivendo in quell'istante, pronunciato dal siriano con un tono incuriosito per via di quel cambio di intenzioni che li aveva portati ancora a baciarsi con una dolcezza disarmante.

Ed allora la passione trattenuta troppo a lungo esplose nuovamente con lo stesso impeto della corsa di un cavallo liberato dalle briglie che ne frenavano il passo.

Agron mise in quel bacio l'impetuoso desiderio che lo stava muovendo, arrivando, al contempo, ai polsi del ragazzo, per essere lui, questa volta, ad imprigionarlo sotto di sé; intrecciò le dita con le sue quando gli portò le mani sopra la testa e scese con le labbra sul suo collo, bagnandogli così la gola con umidi e intensi baci fino a raggiungergli le spalle dove succhiò la pelle morbida in ogni punto che riusciva a lambire, senza doversi rialzare da lui e da quelle cosce che si erano chiuse attorno ai suoi fianchi.

Nonostante la presa, riuscì comunque a spingere e muovere il bacino contro al suo, gemendo più di quanto si credesse capace per quel solo contatto che c'era tra le loro carni pulsanti di desiderio, e si diede costantemente dello stupido perché sarebbero serviti soltanto alcuni istanti e, delle stoffe che li dividevano, non sarebbe rimasto altro che un vago ricordo.


 

Forse, però, gli dei li avevano fatti indugiare fino ad allora per un motivo ben preciso, perché proprio nell'istante in cui, in tacito accordo, le mani di uno scivolarono sui fianchi dell'altro per abbassare gli indumenti, delle voci elevate e delle risate risuonarono nel corridoio che portava proprio da loro.


 

Nasir non le udì subito per via del respiro affannoso dell'uomo sopra di lui che gli riempiva, non solo le orecchie, ma anche ogni pensiero razionale; fu pertanto Agron a fermare quel gesto con un pesante e irritato sospiro, appoggiando però la fronte alla spalla del ragazzo per cercare di riprendere possesso delle proprie capacità mentali e fisiche.

Aveva riconosciuto le voci di Lugo e di Saxa, e di certo, non era tra le sue fantasie quella di dare mostra ai suoi conterranei delle sue arti amatorie né, principalmente, voleva esporre Nasir ai loro occhi per via di quell'inarrestabile istinto di protezione che, pur negandolo, comunque sentiva nei suoi confronti.

Così, conscio di stare rinunciando a qualcosa a cui avrebbe pensato per ogni singolo attimo della giornata e che, il suo corpo, gli avrebbe a sua volta ricordato insistentemente, si lasciò sfuggire l'imprecazione con cui, solitamente, apostrofava altri popoli – uno, nello specifico – ..

“Maledetti..” - che frenò però sul nascere quando scorse le labbra del siriano spalancarsi per la sorpresa di udire quelle parole, benché lui stesso avesse formulato nella mente insulti molto simili in quella condizione.

“Frena i pensieri! Non lo direi mai.” - mugugnò allora, scuotendo la testa e rimettendosi in ginocchio con la poca forza di volontà che era riuscito a recuperare - “Nemmeno se fossimo stati già uniti da molto più di un intimo desiderio.”


 

Nasir non trattenne una risata a quel tentativo del gladiatore di eludere ciò che invece stava evidentemente esclamando.

“Leale verso il tuo popolo fino all'ultimo!” - commentò allora divertito, rialzandosi lentamente al suo fianco. Continuò a guardarlo intensamente, benché ogni prospettiva di condividere con lui qualcosa che andasse oltre dei baci fosse svanita nel nulla con l'avvicinarsi dei germani, ma anche se ogni fibra del suo essere fremeva ancora per avere quella vicinanza di cui era stato privato, sulle sue labbra tornò un dolce sorriso quando Agron si chinò per prendere l'abito che gli aveva strappato goffamente dalle braccia e porgerglielo nuovamente.

“È mio, adesso..?” - gli chiese ironicamente mentre se lo infilava sulle spalle.


 

“Come lo è l'uomo che te lo ha dato.” - ribatté subito Agron, avvicinandosi abbastanza a lui per guardarlo intensamente dall'alto come ormai amava fare - “Se non hai impegni a cui attendere al tramonto..” - aggiunse poi, mormorandogli debolmente con la voce ancora provata dalla passione interrotta - “..potremmo continuare la nostra conversazione in un luogo meno.. affollato.” - non poté trattenere un sorriso quando vide quello d'approvazione che si dipinse subito sulle labbra del ragazzo e, d'impulso, alzò ancora un'ultima volta la mano per accarezzargli teneramente la guancia col palmo.

Si limitò poi a seguirlo con lo sguardo quando Nasir si incamminò per lasciarlo ai lavori che stavano per riprendere, ma poi, d'improvviso, lo richiamò con una domanda..

“L'hai trovato..?” - comprese dagli occhi scuri che si erano posati nei suoi la sua incertezza nel rispondere ed allora specificò - “Il tuo.. scopo per cui impugnare una spada.. la ragione per cui combattere.”


 

Ma Nasir non gli diede comunque un'effettiva risposta.

Gli sorrise semplicemente.. con uno di quei sorrisi che erano in grado di riportare la luce sul volto del gladiatore anche in una notte piena di ombre e priva di luna, e in silenzio si voltò, proseguendo lungo il corridoio dal quale stavano arrivando senza fretta Lugo e Saxa.


 

Non guardò indietro verso Agron, ma di sicuro, non faticò ad immaginarsi una sua risata divertita quando, immancabilmente, finì preda di una nuova pacca amichevole del guerriero e di un ennesimo abbraccio fin troppo fraterno, questa volta, della donna.

 

°^°^°^°
 

Note: Poche volte mi è capitato di sentire l'assoluta necessità di dover scrivere qualcosa. E di sicuro, mai mi è successo riguardo a personaggi dei quali ancora non ho un quadro preciso in testa, personaggi che ancora devono essere sviluppati sullo schermo e che non hanno raggiunto una – come definirla.. mmm – esistenza precisa nella loro storia.

Ecco.. per Agron e Nasir invece mi è successo proprio questo ^O^

Dalla seconda puntata di Spartacus Vengeance è stato.. amore – mio per loro...eheh non loro.. tra loro.. cioè, sì, anche ma.. stavo dicendo? Heheh – insomma: da quando ho visto Nasir (o all'epoca Tiberius) ho avuto un colpo di fulmine – un po' come mi era successo con Legolas e chi mi conosce sa cosa significa ^O^ - mentre con Agron.. beh, con lui avevo già una “relazione” perché lo adoravo in Blood And Sands e ho pianto come una pazza all'ultima puntata, ma poi mi faceva leggermente paura all'inizio di Vengeance per le sue reazioni °O°

Ma poi DeKnight ha fatto la magia, non si sa come.. e ha fatto avverare ogni desiderio! Heheheh

Seriamente: questi due dovevano stare insieme dal primo istante in cui si sono guardati! OH! Ok, posso concedere il beneficio del dubbio nelle prime scene ma poi è bastato un dialogo riguardo un nome e dei fratelli e basta, fine dei giochi! *O*

Amo alla follia il modo in cui li stanno caratterizzando – specialmente Agron – e non vedo l'ora di sapere di più anche su Nasir, ed anche se, ovviamente, meriterebbero più spazio, non si può chiedere l'impossibile e nei momenti che hanno a disposizione riescono a ricreare quella storyline fatta anche di cose non esternate ma lasciate sotto intese negli sguardi e negli atteggiamenti.


 

Per quest'ultima cosa, soprattutto, mi ha fatto strano scrivere di loro perché è difficile che mi metta a scrivere di qualcuno che non “sento” completamente e del quale ancora non riesco a farmi un'idea più che precisa – nella mia testa, ovviamente eheh – visto che mi mancano delle parti future, ma è stato davvero più forte di me! Dovevo assolutamente scrivere delle loro emozioni, del sentimento che ha iniziato a legarli, dei dubbi e via dicendo.. forse perché mi manca questa parte di relazione sullo schermo ed anche se mi piacerebbe tantissimo vederli “abbracciati in intime conversazioni” (come diceva Chadara ^O^) so che non è umanamente possibile che venga inserito tutto nella serie.


 

E quindi.. mi è uscita questa breve – seee, breve per la mia incapacità di sintesi, ovviamente eheh – fanfic in cui succede tutto e niente ^___^

Anche se, l'idea iniziale, era quella di farli arrivare ad avere un rapporto completo, mi è rimasta così perché, pur mancandomi anche l'inevitabile aspetto fisico – mooolto fisico *.* - della loro relazione, forse per adesso ancora sono fissata sui.. preliminari wahahha – scene che mi diverto sempre di più a scrivere rispetto che al sesso in sé, non so perché °.° -

(O forse perché ancora sono curiosa di vedere come li farà amare – sì, perché si amano ed è palese!>.< - il caro Steven quando finalmente si deciderà. Perché sinceramente: non è umanamente possibile inserire tutte le scene loro in cui parlano.. ma neanche è umanamente possibile che due così si sbaciucchino e basta! Wahahah Sì, c'è la scusa della ferita.. e delle cose da fare.. ma insomma.. eh!^O^)


 

Per concludere, tornando alla fanfic: non so bene cosa è uscito eheh Non so quanto OOC i personaggi possano sembrare (dato che Agron m'è uscito forse più poetico di quanto dovrebbe essere ma dopo “To set eyes again upon your heart..I understand now why a man would risk alla for such a thing” m'è partito l'animo romantico anche per lui whahaha) ma chiedo venia, in tal caso.

Come nemmeno so se, effettivamente, come personaggi ci può stare la questione del “Sei mio e io sono tuo” ma è colpa di Agron – anche qui -.- ma sarai infido! Eheh – e del fatto che va da Naevia e le dice che è in debito con lei perché se non fosse stato per il suo intervento, Nasir sarebbe morto.

Ordunque: da quando Nasir è roba tua e devi sentirti *tu* in debito con qualcuno per quello che gli fanno? ^O^

Ok, mi piaceva così e basta ehehhe


 

Ultima cosa: è incredibilmente difficile scrivere in italiano quando in testa si hanno i dialoghi i inglese! Mamma miaaa! E odio la traduzione che non rende per niente!

Voglio mettere: fucking syrians, wild little dog, little man e via dicendo.. ma non si può uffaaa eheh


 

Sproloquio terminato.. e grazie a chi è arrivato fino a qui! ^___^


 

Nagron 4ever! ^O^

   
 
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