Il desiderio che avevo di lei era opprimente. La voglia di averla vicino e sentire il suo odore annientava i miei sensi. La forza che traevo nell'osservarla e nel percepirla era talmente intensa da spingermi a tentare l'impossibile.
Lei era radiosa, solare e felice. Bella. Esattamente tutto ciò che mai avrei potuto avere.
Molti la paragonavano al sole... io, personalmente, odiavo porla in relazione con ciò che più odiavo e che non mi permetteva di vivere. La luna, invece, era un paragone decisamente più azzeccato, qualcosa senza il quale non sarei riuscito ad andare avanti.
La mia esistenza era stata lunga, tortuosa e ricca di talmente tante sfaccettature da non ricordarle neppure nella loro totalità. In verità, tutto quel che esisteva prima di lei scomparve nel momento stesso in cui la vidi, incapace di riflettere sul perchè il suo profumo fosse divenuto la mia unica ragione di vita.
Impossibile dimenticare il momento in cui, per la prima volta, i miei occhi scorsero i suoi, in una giornata di fine estate, quando il mio primo anno all'Istituto di Joskow ebbe finalmente inizio.

La prima volta che lo incontrai stava piovendo, ma non era una semplice pioggerellina leggera, era un vero e proprio acquazzone, di quelli che ovattano tutti i rumori e creano delle bolle silenziose intorno a te, nonostante l'acqua continui, imperterrita, ad inzupparti.
Era una sera di gennaio, le feste erano da poco trascorse ed io, come sempre del resto, ero uscito per comprare da bere.
Anche quella sera l'avrei passata a crogiolarmi nella mia solitudine e nell'ubriachezza più totale.
Non avrei mai pensato che, proprio in una di quelle serate noiose e solitarie, avrei incontrato la causa dell'inizio della mia fine.

Dal capitolo 3 "Lezioni di canto":
“Canta ora, qualsiasi cosa succeda…”
Iniziai ad intonare le prime note senza più leggere la partitura, anche se non ne avrei avuto bisogno neanche per la prima volta, e nonostante la posizione scomoda uscì qualcosa dalle mie labbra. Sentivo la parte del pianoforte canticchiata dalle sue labbra, continuai a cantare anche quando le sue mani abili e attente scesero sui miei fianchi per poi risalire fin quasi al seno. Un gemito di estasi stava per giungere alle mie labbra quando con uno scatto improvviso me lo ritrovai di fronte con le dita che affondavano gentili nelle costole all’altezza del seno, il viso ad un centimetro dal mio mentre lentamente mi guidava verso la sua direzione.

Londra, 1805.
Linnie Hamilton, duchessa dell'Hampshire, vive nel lusso e nello sfarzo, circondata dai genitori e dagli amici che la amano. Vive relegata tra le mura domestiche, istruita per diventare moglie e madre.
Quello che non sa è che la sua vita sta per essere sconvolta da un affascinate giovane, di qualche anno più grande di lei, che la coinvolgerà in un mondo che lei non sapeva neanche esistesse.
Tra misteri, complotti ed intrighi di corte, riuscirà la piccola Linnie a trovare l' amore?

Virginia ama Valerio, ex tossicodipendente ormai fuori di testa.
Valerio ama Virginia, ragazza a volte triste e a volte sorridente come tutte le adolescenti..
Valerio e Virginia si amano, ma loro non possono dimenticare una cosa fondamentale: sono fratello e sorella.

Fredda, bianca, elegante, affamata, cattiva, Giselle non aveva dubbi, nessuno poteva prendersi gioco di lei ma, al contrario, lei poteva prendersi gioco di loro. Era sempre stato così, da sempre. Ma il destino le riservò qualcosa, o meglio qualcuno, che fece crollare ogni sua certezza.

Mi chiamo Nick Dawson. Ho 32 anni e sono nato a Chicago, nello stato dell’Illinois. Mia moglie si chiama Genna e stiamo per avere un figlio. Oggi ho visto mia moglie morire diciassette volte.

Con uno scatto la ragazza si avventò su di lui con il pugnale sguainato in mano.
Lui si scostò solo di qualche centimetro e le prese il polso.
Con un movimento fluido la scaraventò contro il muro, puntellandole le braccia ai lati del suo corpo.Il pugnale cadde a terra.
Ora lei era sola e disarmata, tra le braccia del nemico, che la stava sovrastando di almeno trenta centimetri.
Sospirò e lo guardò negli occhi.
L’istante successivo le loro bocche si stavano baciando con rabbia, mordendosi, succhiandosi, lasciando che un’anima entrasse nell’altra.
Lei chiuse gli occhi e dopo un istante sentì un dolore lancinante alla spalla destra.
La stava marchiando, la stava marchiando maledizione!
Con le ultime forze che le rimanevano, cercò di spingere via quel magnifico corpo da lei, guardando che cosa le aveva fatto.
E il marchio era lì: una croce sulla spalla.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

Se c'era una persona in grado di spiegarmi ciò che poteva esser accaduto a Bill, quella era Eric. Sempre che non fosse stato lui ad avergli fatto del male, ovviamente, il che mi sembrava un'ipotesi più che plausibile. In entrambi i casi avrei dovuto parlargli.
Bill è sparito nel nulla e Sookie non può fare altro che chiedere aiuto a Eric e partire insieme a lui per cercarlo. E niente sarà più come prima...
Liberissimamente ispirata ai libri di Charlaine Harris da cui è tratto True Blood, questa storia prende il via dagli eventi descritti nell'ultimo episodio della seconda stagione, "Beyond here lies nothing", per poi imboccare una strada... un po' diversa da quella che abbiamo visto tutti nello show-verse. Nota: ho scritto questa storia prima della messa in onda della terza stagione.