«Procedura automatica di identificazione: avviata».
La voce, metallica, risuona nella cabina in cui si sta svolgendo il processo di schedatura, con Yuuri che suda e si agita nella camicia che sua madre gli ha fatto infilare a forza: è una foto che finirà sulla tua pagina, ha dichiarato perentoria, il primo contatto tra te e il tuo futuro Alpha, mica vorrai fare brutta figura?
«Candidato: Katsuki Yuuri» scandisce il robot addetto all’identificazione. «Numero di matricola assegnato: Y8002346L. Età anagrafica: ventitré anni. Altezza attuale: centosettantatré centimetri. Gruppo sanguigno: A positivo».
Yuuri sospira, torcendosi le mani con aria nervosa. Fa decisamente troppo caldo, per quella camicia azzurrina, divenuta blu sulla schiena e sotto le ascelle.
«Occupazione: Disoccupato. Stato civile: Omega non legato» rumore di metallo cigolante. «Fissare la spia azzurra in attesa dell’attivazione fotocamera».
Click. Flash.
«L’Agenzia Gamma è lieta di darle il benvenuto» trilla una voce insolitamente umana. «La sua scheda verrà inoltrata al sistema informatico centrale ed, entro una decina di giorni, le verrà inviato il nominativo dell’Alpha per lei selezionato. L’Agenzia Gamma le augura una buona giornata».
[Omegaverse | Victuuri | Otabek/Yurio]

[Levi x OC]
Trama: Ad una nota criminale dell'Underground viene ordinato di uccidere quattro soldati del Corpo di Ricerca, Erwin, Levi, Isabel e Farlan, ma qualcosa nel suo piano va storto. Verrà costretta ad arruolarsi e a sottostare al capitano Levi. Ma la ragazza ha un'altra missione da portare a termine. I titani, il fato dell'umanità e il destino della ragazza, irrimediabilmente intrecciato con quello di Levi, stravolgeranno completamente i suoi piani e anche quelli del capitano.
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nsfw, vi prego di leggere attentamente la nota d'autore per maggiori chiarimenti circa le tematiche | aggiornamenti non regolari | iniziata nel novembre 2020 su Ao3 quindi anche lo stile sarà piuttosto irregolare, nei primi capitoli la mia scrittura era parecchio immatura, ma è così che è andata

"Incontrarsi è stata una fortuna, esattamente come perdersi" - Eren cantava continuamente le strofe di quella canzone che sembrava essere diventata un ossessione. E Levi nonostante tutto, non poteva che assecondare la sua follia, perché in fondo, incontrarsi era stata una fortuna.
Ma forse, anche perdersi.
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[ATTENZIONE: tematiche delicate, tema DRAMMATICO]
ErenxLevi
[ERERI]
[Da revisionare]

Arrabbiato, Levi si diresse verso la stanza di Eren a passo di marcia, come un toro in carica pronto a prendere a cornate chiunque gli si parasse davanti. Bussò ripetutamente alla porta, chiamandolo a gran voce, ma non ottenne alcuna risposta. All’ennesimo silenzio ricevuto, cominciò a preoccuparsi e decise di entrare a controllare che non fosse successo niente di grave al giovane universitario.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}

Erwin vede Levi perdere il controllo del dispositivo di manovra e cadere, lo vede schiantarsi contro il tetto del palazzo.
Non ha il tempo di urlare nessun ordine perché si sta già dirigendo il più velocemente possibile verso di lui. È vicino, ma il gigante lo è di più.
Urla il suo nome, ma non riceve risposta.
Levi è steso sulle macerie di quel tetto e non si alza. Il sangue gli cola dalla fronte sugli occhi chiusi, sulle labbra che lottano per rilasciare respiri rantolanti.
Lui no.
È questo che pensa il Comandante Erwin mentre lotta contro il tempo per arrivare prima di quel gigante.
Lui no.
Perché Levi vuol dire tutto, e perderlo vorrebbe dire non solo perdere la battaglia, ma anche la guerra. Perdere ogni cosa.

La mente protegge il cuore; dai ricordi, dal dolore e dalla sofferenza. Crea delle piccole scatole che tiene ermeticamente custodite affinché non possano farci del male. Ma nonostante questo i ricordi sono sempre lì... addormentati, annebbiati dal tempo, aspettando il momento in cui chiudiamo gli occhi per poterci fare visita.

[Assassin's Creed Valhalla]
[Vili x Eivor]
«Sei strano oggi, Vili. Che cosa sta succedendo?» Eivor fissava il contenuto color del miele all'interno della bottiglia che si muoveva fluido ogni volta che la inclinava. [...]
«Io domani vado via.»
Eivor scoppiò a ridere. «Falla finita. Voglio la verità, ti ho detto.»
Vili, però, non rideva per niente. «Sono serio, Eivor. Mio padre e il resto del suo clan partiranno per la Northumbria. E ci stabiliremo lì, quindi… Beh, temo che non ci vedremo per un po'.»