Lady Vibeke
    
Membro dal: 30/09/07
Recensore Junior (170 recensioni)
       


stralcio di un sogno

L’altare era occupato quasi interamente da un cratere che si apriva nel pavimento, scavato grossolanamente nella nuda roccia. Candele sparse ovunque, di ogni forma e dimensione, ardevano silenziose di una luce laconica che gettava ombre dai contorni sfumati sullo spazio circostante.
    C’erano cinque statue disposte a semicerchio dietro al cratere. Avevano sembianze umane, scolpite in una pietra candida dai pallidi riflessi opalescenti. Sui piedistalli di marmo nero, in bassorilievo, i loro nomi laminati in argento: Innocentia, Tentatio, Peccatum, Expiatio, Redemptio.
    Regan si soffermò a scrutarle una per una, senza osare avvicinarsi, intimidita dall’atmosfera sacrale che sentiva incombere attorno a sè.
    Innocenza era una bambina dal viso tondo e paffuto che guardava verso una volta celeste immaginaria con occhi sgranati e colmi di genuino stupore. Stringeva tra le mani un mazzetto disordinato di fiori di campo, i piccoli piedi nudi che poggiavano delicatamente su un soffice cuscino d’erba. Al suo fianco, Tentazione era incarnata da un ragazzo dai folti riccioli che guardava con avidità alla propria sinistra, la bocca dischiusa in una piega vagamente sensuale, il ginocchio sinistro proteso di lato in uno slancio smanioso, frenato però dalla catena che gli imprigionava la caviglia destra al terreno. Seguendo il suo sguardo si incontrava la terza scultura.
    Peccato rappresentava due giovani amanti colti in un gesto di intimità: lei completamente abbandonata tra le braccia possenti di lui, la testa riversa all’indietro in uno stato di inconfondibile estasi. Spostandosi appena più in là, tuttavia, la prospettiva mutava completamente: la mano di lui reggeva un pugnale affondato tra le scapole di lei, lunghi rivoli di sangue rubino che le colavano sulla pelle, impregnando il tessuto sottile della veste abilmente scolpita. Amore e Morte, nella loro rappresentazione più tragica.
    Alla loro sinistra, Espiazione – un uomo emaciato coperto da cenci laceri, inginocchiato su sassi appuntiti – li fissava con sguardo tormentato, le mani ossute convulsamente strette al petto, dilaniato da profonde ferite. I suoi occhi scavati e sgomenti riflettevano una sofferenza angosciante.
    A chiudere il semicerchio, infine, bellissima e maestosa, Redenzione si ergeva nelle morbide forme di una donna che spalancava le braccia verso il cielo, due splendide ali angeliche spiegate alla sue spalle. Il suo viso, esattamente come quello di Innocenza, era rivolto verso l’alto, chiusi gli occhi, e portava impressa un’espressione di pace assoluta.
    Regan restò a lungo a studiarle, rapita dal realismo dei loro volti, dalla drammaticità dei loro gesti. C’era qualcosa di vivo e inquietante che pulsava sotto ai loro gusci di pietra.
    Involontariamente, il suo sguardo continuava a tornare a Tentazione ed Espiazione, dall’una all’altra, simili ed opposte. Entrambe si volgevano verso Peccato, entrambe dipinte di un’emozione esasperata, entrambe consumate dal loro stesso anelare.
    Fu con sorprendente stupore che, nell’arretrare incurantemente di un passo, Regan realizzò una cosa che la fece sentire strana.
Tentazione guarda Peccato e vede l’Amore. Espiazione guarda Peccato e vede la Morte.




Si scrive per la gloria e il piacere personale, è vero, ma anche per questo:

Il Matrimonio Del Mio Migliore Amico… Non S’Ha Da Fare rappresenta quella che definirei a tutti gli effetti una perfetta prova a contrario per chiunque soffra nei confronti delle RPF di un’insuperabile diffidenza. È infatti la negazione persino smaccata dello sgradevole pregiudizio per cui chiunque scriva di celebrità in generale – dei Tokio Hotel in particolare – sia una bambinetta con vistosi problemi ormonali. Lady Vibeke offre piuttosto una sintesi perfetta di passione da fan e volontà ludica.
La trama è quel che a buon diritto potrebbe definirsi un uovo di Colombo; la sua semplicità estrema, confligge nei fatti con l’evidenza nessuno abbia pensato prima di poter attingere a un delizioso topos narrativo. [...]
Chi cerca i Tokio Hotel, cioè, trova soprattutto loro: quattro ragazzi sull’orlo di una crisi di maturità, amici da eoni, rivali e complici al tempo stesso.
Chi dovrebbe leggere una commedia come questa?
Credo chiunque: perché è scritta bene – benissimo –, perché è intrisa di umorismo autentico e non di volgarità gratuite, perché rappresenta il fandom migliore: quello che lega il tributo al gioco, non all’esercizio di stile e neppure al sensazionalismo d’accatto.
Se poi tanto non vi fosse bastato, dovreste dare un’occhiata solo per conoscere meglio Iwen, il coniglio rosa, ed Elvis, il criceto di Bill.
Non ve ne pentirete: garantito!

Recensione by: eclectic_doll, presso: archivista;


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Innanzitutto, questo lavoro [Rette Mich - Salvami] parte da un assunto che per me – come lettrice e anche autrice – è fondamentale: come già eclectic_doll ha sottolineato nella sua recensione a Il matrimonio del mio migliore amico non s’ha da fare, chi cerca i Tokio Hotel trova soprattutto quelli, senza sconti o omissioni di alcun genere. È interessantissimo poi il fatto li ritrovi con i loro pregi e i loro evidenti difetti, in un lavoro di caratterizzazione molto piacevole.
La vicenda – di per sé – è sufficientemente semplice da imporre quasi un lavoro di cesello – lavoro che l’autrice compie a 360° - che porta il lettore a scandagliare aspetti che di norma non troverebbero probabilmente nemmeno spazio. [...]
La vicenda è poi lineare, si legge facilmente ed al contempo si fa leggere – grazie anche ad uno stile molto piacevole -.
Insomma, un lavoro da leggere, percorrere con i personaggi e – perché no? – considerare il punto di partenza – già ottimo – di un’autrice che sta ripercorrendo un processo di evoluzione narrativa assolutamente fastoso.

Recensione by: samwhity, presso: archivista;
Nessuna storia trovata.