Kat Spencer.
Schietta, sveglia. Esteticamente nulla di particolare. Capelli nocciola, occhi marroni. Qualche lentiggine sul naso. A renderla attraente è il suo modo essere. Fidanzata con Frederik, troppo impegnato a giocare a calcio con gli amici per avere cura della loro relazione.
Luke Piterson.
Alto, capelli scuri occhi verde scuro. Sveglio e acuto.
Innamorato perdutamente di Val, la sua fidanzata storica. Fidanzato modello che asseconda con amore ogni richiesta della sua ragazza.
Due mondi completamente distanti che si scontrano. Il risultato di questo scontro cambierà la loro vita per sempre.

Lui: sadico, incontrollabile, perverso, cupo, perfido, quasi bestiale.
Lei: autolesionista, insicura, timida, quasi totalmente passiva.
Fratelli.
Gemelli.
Innamorati.
***
«Che differenza fa, come lo definisci? In qualunque modo lo chiami, è comunque un legame. Il nome è una convenzione».
***
Sono uniti per la mente, è vero, ma sono diversi.
Lontani.
Divisi.
***
In realtà lui lo sa che non è nella sua natura replicare, ribattere – perché non è nella sua natura contrastare, ribellarsi.
Lui la conosce bene, meglio di chiunque altro.
Eppure, lei gli è completamente incomprensibile.

«C’era una volta una città chiamata Alyeska, in cui regnava pace e serenità. Era abitata da una bellissima regina, Jennifer, amata da tutto il suo popolo per la sua saggezza e il suo giudizio.
La regina era protetta da quattro abili guerriere, le Prescelte, nate contemporaneamente alla loro regina dai quattro villaggi che circondavano la città. Come la tradizione voleva, ogni Prescelta nasceva legata a uno dei migliori soldati di Alyeska, il suo Protettore, che avrebbe avuto il compito di seguirla e proteggerla anche a costo della sua stessa vita.
Vissero in pace per molti anni, la regina ebbe una bambina, Selene, e ovviamente in quello stesso giorno nacquero quelle che sarebbero diventate le fedeli compagne della nuova principessa.
Ad un anno esatto da quel lieto evento, il regno subì l’attacco del vile Fritjof e del suo inarrestabile esercito.»
(…)
Il ragazzo, per la prima volta da quando erano partiti, aveva il cappuccio abbassato.
Fu quando incrociò il suo sguardo che comprese il motivo della sua titubanza.
«Tu… tu sei…» Balbettò incapace di formulare una frase di senso compiuto.
I suoi occhi del colore del ghiaccio le avevano provocato una stretta allo stomaco.
«Tu sei il mio Protettore.»

Alcune strade portano più ad un destino che a una destinazione; ed Eleonora lo capì nel momento esatto in cui i suoi occhi incrociarono in mezzo alla folla, quelli dell'uomo che molti anni prima le aveva stravolto l'esistenza.
Seguito di "Dall'altra parte della paura".

SEQUEL BISBETICA VIZIATA.
Dal Capitolo 1...
"In fondo è l’alba per tutti. E’ l’alba di un nuovo inizio. L’alba che porta con sé la notte, schiarendo il cielo, colei che reca luce e spensieratezza.
E’ questa la mia alba. Guardare avanti e capire che non bisogna fermarsi.
Come il tempo scorre, come la notte passa e arriva il giorno, così i cattivi pensieri svaniscono per dar spazio ad una pace interiore senza limiti. "

Mi chiamo Alessandra, ho 22 anni e frequento la facoltà di giurisprudenza.
Ritardataria di professione ed aspirante giurista per hobby, il mio sogno è quello di fare il magistrato.
Tutto filava liscio, fino a quando non incontrai lui: Marco Ferraro, l'assistente più stronzo che avessi mai conosciuto, quello che speri di non avere mai, quello con cui non vorresti mai capitare all'esame, quello per cui preghi affinché non accada; quello che da un po' di tempo a questa parte, mi sta rendendo la vita impossibile.
La mia aspirazione nel breve periodo è laurearmi nei tempi, quella nel lungo periodo, fare il pubblico ministero.
Ah, dimenticavo.
Ho una laurea ad honorem in figure di merda.
Sì, proprio così, perché è proprio da una figura di merda, che ha avuto inizio il mio inferno personale.
***
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Vi aspetto! Vostra siuri1

Lui, lei, loro.
 
Lui: lo stesso idiota di sempre, con qualche anno in più, ma molto probabilmente qualche neurone in meno.
 
Lei: o per meglio dire io, con un chiaro problema a controllare i miei istinti omicidi (e non solo) nei confronti dell'idiota sopracitato.
 
Loro: gli altri diciannove elementi a piede libero che costituiscono una pericolosa classe appena maturata e con un futuro davanti a sé tutto da costruire.
 
Ormai quello che si poteva studiare è stato studiato. 
Ora davanti a noi c'è il futuro e, prima ancora, la vacanza in Grecia.
Ma, guardandoci dentro, siamo davvero maturati? E se sì, quanto siamo cambiati? Ma, soprattutto, chi faceva quei rumori strani ieri notte?
 
"Io e te" si tinge di rosso e io...mi nascondo. Buona lettura!
 
 

"Lei bella, in verità, non ci si sente affatto, non più, e non quella sera.
Non si è truccata, lo fa raramente, ha indosso un paio di jeans semplici ed aderenti sulle lunghe gambe magre, accavallate, e un paio di scarpe dal taglio sportivo. [...]
Osserva i movimenti di Dario, che parlando e ridendo sta ultimando le solite incombenze prima della chiusura.
La maglia bicolore che indossa gli mette in evidenza il fisico asciutto e un poco muscoloso.[...]
E' separato. Ne hanno parlato, una volta. Anche lui ha un figlio, ma più piccolo di quello di Lidia, che vede di rado, perché con la madre non è rimasto in buoni rapporti. Niente di strano, oggi sembra essere questa la normalità. Le coppie che Lidia conosce sono quasi tutte separate o stanno insieme per tutto meno che per amore, o sono caleidoscopiche famiglie allargate.
Pochi resistono.
Lei resiste.
A che prezzo, se lo chiede spesso e non si dà mai una risposta."
Perché è notte. E di notte nulla esiste per davvero.

NB: 03/04/2018 Ho cominciato a revisionare la storia, anche se per ora non ho postato i capitoli corretti. Prevedo di farlo, una volta terminato. Per cui vi chiedo scusa per eventuali errori e spero che magari la rileggiate una volta revisionata.
*Dramione*
Dal capitolo sei:
«Ti ho lasciata senza parole? Ricordati il nostro patto, Lurida Mezzosangue»
«Se fossi la Preside quanti punti dovrei togliere ai Serpeverde?»
Cambio argomento ma lui mi ignora.
D’un tratto poi, come se fosse dimentico della mia presenza, lo vedo riprendere a sfregare.
«Non se ne andrà, lo sai Mezzosangue? Posso grattare, sfregare, tentare di coprirlo ma rimane sempre qui. A ricordarmi che...»
D’istinto, non so nemmeno perché lo faccia, arrotolo la manica della divisa.
Avvicino la mia cicatrice al suo marchio e sento gli occhi pungere. Lui mi fissa incredulo, probabilmente confuso e, se non fosse che sto parlando di Malfoy, oserei quasi dire dispiaciuto.
«Non sei l’unico a portarne i segni indelebili sulla pelle. E ci sono quelli peggiori, Malfoy, quelli incisi sul cuore.»

"Quando lo vidi per la prima volta, quando lo conobbi, quando lo toccai fui invasa da una morsa allo stomaco, un pugno di ferro che mi si piantò sulla bocca dello stomaco. Seppi per certo che sarebbe stato lui, la mia felicità e la mia rovina, il mio tutto e il mio niente, il mio odio e il mio amore.
Ma c’era quella parte di me che era andata distrutta. C’era il resto del mondo, un’illusione, un gioco, un esperimento. Loro mi volevano e mi vogliono. Mi guardano e mi parlano e so che mi desiderano e io desidero loro. Mi piace vederli sprecare parole per sedurmi, mi piace guardare i loro occhi eccitati, sentire le loro mani su di me, sentirli godere sopra di me. E non mi interessa cosa pensano alla fine, io li faccio sentire vivi e anch'io mi sento viva. Perché loro sono uomini incapaci di amare.
Ma io amavo lui. Lo amo con tutta me stessa."

Caterina sapeva la grammatica a memoria come l’Ave Maria, non c’era verbo latino o greco di cui sbagliasse un accento, declinazione e paradigma. Lei amava quelle lingue dimenticate persino da Dio, e per questo motivo veniva sbeffeggiata da tutti; era come se gli altri non capissero, o meglio non cogliessero, il fascino intrinseco di quei frammenti antichi eppure assurdamente attuali. [...]
Era davvero l’unica a commuoversi ogni dannata volta che si trovava a rileggere per puro masochismo il passo della morte di Didone?
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