E poi perché lo aveva fatto? Perché lo aveva tradito? Forse non lo amava?
Eppure ogni giorno non mancava di dirgli quanto lo amasse, quanto ci tenesse a lui e quanto volesse che lui stesse bene.
Forse Gerard meritava di sapere la verità. Frank non era quel bel visino che sembrava, non era per nulla una persona buona.

- Signore, avete bisogno di qualcosa? - Chiese timidamente il servo.
L'altro sembrò risvegliarsi da un sonno profondo e si voltò per fargli vedere il volto perplesso. Gerard era seriamente preoccupato, era successo qualcosa?
- Avete saputo del mio matrimonio? - Uno schiaffo. Per Gerard sarebbe stato molto meglio ricevere uno schiaffo in piena faccia anzichè sentire quella frase.

Ovviamente non si era ricordata che Mikey era l'essere più goffo, sbadato e incapace della terra. Come camminava e buttava giù tutti i libri, si sbrodolò irrimediabilmente con la salsa.

Si morse l’interno della guancia e fece un altro passo.
Qualche macchina suonò, altre lo schivarono velocemente.
Lui era solo una persona incontrata per strada, uno sconosciuto.
Quelle macchine lo evitavano come la vita aveva sempre fatto con lui.
Quelle persone, tornate a casa dalle loro belle famiglie, stanche dal lavoro, si sarebbero dimenticate in fretta del pazzo che avevano evitato mentre erano in auto.
Frank non era nulla.
Un altro passo e fu come se non avesse più paura.

E, ammettiamolo, si sentiva completamente cotto. Si era innamorato di una puttana in un vicolo! Di nuovo, ridicolo.

« Ci sono così tanti modi diversi di amare – disse Gerard, tornando serio – Io voglio bene a tua madre, adoro te, Bandit, sei la mia ragione di vita. E Frank lo amo... È la mia ragione di essere. »

Il mio cervello si spense e agii d’istinto, sentendo che stavo facendo la cosa giusta.
Mi avvicinai di un paio di passi al biondo e piantai i miei occhi verdi nei suoi, come a volerlo immobilizzare lì in quel preciso punto.

Mi morsi il labbro inferiore e presi a torturarlo con gli incisivi. Avevo un agitazione tremenda in testa. Dovevo fare il punto della situazione.
Louis non era umano.
Aveva ucciso Jane, mia cugina.
Voleva uccidere me.
Ma non poteva farlo perché... Perché? Se aveva fame di me perché non mi aveva già divorato? Una nuova forza si impadronì di me e alzai il volto, senza pensare due volte.

«Mi sei mancato...» Sussurrò sulla mia pelle e un brivido mi invase la schiena. Le sue mani esploravano i miei fianchi stretti per poi scendere sul cavallo dei pantaloni, già rigonfio.
«Anche tu.» Borbottai tra i suoi capelli lisci.
Alzò il volto e mi sorrise. Non mi sorrise come al solito, non come faceva con le altre persone e non come avrebbe fatto in pubblico. Era un sorriso famelico ma soddisfatto; sapeva cosa sarebbe successo entro poco tempo.

Harry, come a dar risposta ai miei pensieri, prese ad accarezzarmi il collo con il naso, lentamente.
Quel movimento mi mandò in completo visibilio e il mio membro reclamò più attenzione.
Strinsi le mie mani sui fianchi di Harry e lo feci sedere a cavalcioni su di me.
Lui sorrise della mia audacia; io ero troppo fuori di me per provare timidezza.